Vicolo Cieco!

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  1. Anselmo
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    Il corridoio era lo stesso, l'avevo percorso innumerevoli volte per le questioni più svariate. In alcuni casi, sebbene rari, avevo diretto i miei passi verso l'Ufficio dell'Hokage, ma non era questo il caso. Infatti vi passai difronte senza fermarmi. Sapevo che era vuoto, la porta chiusa a chiave; chiave che sarebbe stata consegnata solo nelle mani del nuovo eletto per presiedere il gradino più alto nella gerarchia dei Villaggi Ninja. Quando al mio passaggio il luccichio del pomello dorato riflettè uno sfavillio accecante nei miei occhi, non potei fare a meno di indirizzare un pensiero verso Nube. Mi figurai il suo volto sapiente, in sui sorrisetto saggio, i lunghi e candidi baffi che ispiravano equilibrio e ragionevolezza assoluti. E nell'immaginarmelo, arrivai a chiedermi quale espressione dovesse aver assunto un attimo prima di morire, con le macerie del suo Villaggio riflesse negli occhi lacrimanti. Certamente un espressione di patetica resa difronte all'evidenza dei fatti. Lui e le sue malate convinzioni avevano fatto la fine che meritavano, questo era tutto ciò che riuscii a pensare lasciandomi la porta dell'ufficio alle spalle. Mio malgrado ero diretto verso un luogo dove l'ipocrisia, se possibile, era ancor più radicata: la sala riunioni dove si teneva il Consiglio degli Anziani della Foglia, temporaneamente deputati al governo del Paese.
    Varcai la soglia, mi richiusi la porta alle spalle e mossi qualche passo verso il tavolo ovale al centro del locale. Assunsi la posizione rigida che si confa ad un militare difronte ai propri superiori, gambe leggermente divaricate, petto in fuori e mani unite in fondo alla schiena. Il mio sguardo corse sui volti dei presenti, seduti attorno al massiccio tavolo ovale. Il disprezzo mi incurvò il labbro superiore: decrepiti volti sfigurati dalla debolezza che li aveva aggrediti nel tempo. Un perfetto ritratto del cancro che succhia vitalità dall'uomo. Barbe lunghe, guance flaccide, capelli bianchi, occhi iniettati di sangue, espressioni austere, vecchiaia nella sua forma più esplicita. Ma tentai di contenere il forte senso di repulsione al meglio. D'altronde ero lì per ottenere il loro consenso.

    Nonubu Senju, Capitano dell'Armata Ricognitiva di Konoha.

    Esordii, attirando l'attenzione di tutti. Uno degli anziani chiuse il fascicolo che aveva di fronte ed intrecciò le dita, dicendo:

    Qual'è il significato di tutto ciò, capitano? Non un nome, un luogo, un fatto concreto, un... volto. Solo un mucchio di rapporti su accaduti privi di importanza, senza alcuna informazione utile.

    Me ne rendo conto, ma è tutto ciò che abbiamo su di lui...

    Sempre che si tratti di un lui, eh ehe eh eh.

    Sbottò un altro vegliardo, seguito a ruota da un'altra voce inacidita dall'arroganza:

    Ci proponi una caccia ai fantasmi, nient'altro. E' ridicolo!

    Contrassi il muscolo della mascella, facendo scricchiolare i denti. Non stava andando affatto bene, ma in un certo senso me lo ero aspettato. Rimasi comunque profondamente irritato; in realtà qualsiasi cosa avrebbero detto sarebbe stata causa di irritazione. La loro stessa presenza sotto ai miei occhi mi irritava.

    Ridicolo è lasciare che Zero continui a vagare rimanendo impunito!

    Impunito... difficile dire a cosa mi riferissi di preciso. Malefatte da fuorilegge? Oppure mi riferivo al conto in sospeso che aveva con me, alla vendetta che gli dovevo? Il consigliere fece per controbattere, ma fui più svelto io:

    E' vero, dal suo tradimento non si è mai rivelato apertamente ostile alla Foglia, non ha mai agito direttamente contro di essa. Ma non ci si può illudere che si sia esiliato dal mondo per coltivare i propri affari. Si sta muovendo, si è sempre mosso! Voltatevi, guardate il vostro Villaggio, le macerie... Quelle sono cicatrici che solo un potere sconfinato può lasciare al suo passaggio. Pochi mesi fa era qui, a pochi metri da dove ora noi ci troviamo. Zero è venuto al Villaggio della Foglia! Credete che un Mukenin qualsiasi possa decidere di far visita alla sua vecchia casa, per poi andarsene lasciandosi dietro tutto questo, uhm?! Nessuno sa di preciso cosa sia accaduto, ma la sua presenza non era casuale.

    Qualcosa ero riuscito a smuoverla, perchè scrutando quei volti puntati su di me, non notavo più alcuna traccia di stupido divertimento o arrogante saccenza. V'era invece un misto di turbamento, ansia e probabile odio nei miei confronti per aver sbattuto loro in faccia la realtà con tanta violenza. Dovevo cogliere assolutamente l'attimo.

    Immagino ve lo sareste chiesti anche voi, ognuno di voi: quale sarà il prossimo passo? La guerra è finita, certo. Ma non nel modo in cui tutti speravano, lo si legge sul volto della gente. La situazione continua a rimanere critica. E c'è un Mukenin libero, uno che ci ha appena dimostrato di cosa è capace. Siamo una preda indifesa ma, come si suol dire, la miglior difesa è l'attacco. Andrò a caccia di Zero!

    Seguì un lungo silenzio, le facce erano tirate, i respiri accelerati. Ma non il mio. Io non mi smossi affatto. Dovevo ispirare fiducia in quegli animi deboli e spauriti. Lasciai che realizzassero la veridicità delle mie parole, finché uno dei dieci vecchi non si schiarì la gola e, osservato da tutti gli altri, disse:

    E come pensi di trovarlo? Qui non...

    Cominciò accennando al fascicolo che avevo precedentemente fornito loro. Ma avevo già la risposta pronta:

    Ciò che mi serve sapere, lo so. Il suo volto mi è stato marchiato a fuoco nella mente, e così il suo nome. Volete sapere chi mi ha fatto queste cicatrici?

    Torsi il capo esponendo alla luce del giorno il repellente intrico di cicatrici deformi che mi deturpava la parte destra del viso. Vidi degli sguardi abbassarsi ed altri farsi timorosi. Forse non era il momento per simili scenette. Mi schiarii la gola e decisi di terminare; anche se non direttamente, avevo già ottenuto la loro necessaria apporvazione:

    Comincerò dai sobborghi di Ame. Ora che che la pioggia è nelle mani dell'Alleanza, sarà molto più facile eludere qualsiasi difesa e mischiarmi dove sappiamo esserci i maggiori traffici.
    Ah, porterò con me Kiroachi Momuro...


    Aggiunsi mentre mi voltavo per andarmene.

    Il Chunnin con l'Arte del Legno. Perchè...?

    Ho combattuto contro di lui, lo conosco meglio di quanto conosca chiunque altro.





    Parteciperemo assieme ad una missione ufficiale per conto del Villaggio della Foglia nelle terre della Pioggia. Tra due giorni, alle sette di sera, fatti trovare a Sud-Ovest di Ame. A circa otto chilometri dal Villaggio troverai una vecchia locanda. Ci incontreremo là, chiedi di Ryuzaki. Liberati di qualsiasi cosa ti faccia sembrare uno Shinobi. Attento a non farti seguire. E distruggi questo messaggio.
    . . . Capitano dell'Armata Ricognitiva


    Inchiodai il messaggio alla porta d'ingresso dell'abitazione di Kiroachi, poco prima di avviarmi verso il punto d'incontro.

    Lascio a te la descrizione della locanda e del locandiere che ti dice dove trovarmi. Poi entrerai nella stanza, mi trovi, boh, seduto su una sedia :asd: E li parleremo.
    In questa missione dovrai dare il meglio. Si tratterà di dire le cose giuste nel momento giusto. Se sbagli le cose precipiteranno in modo grave, letale.
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Avevo appena imparato a modificare la composizione del mio Mokuton, trasformandolo in qualcosa di più letale e pericoloso del semplice legno del primo HoKage. Nessuno ne era ancora a conoscenza, né mio padre né i miei amici più fidati. Tornato dall'allenamento nella foresta andai in biblioteca ad accrescere ulteriormente le mie conoscenze e successivamente in armeria per rifornirmi con tutto l'equipaggiamento che mi mancava. Col tempo mi ero raccolto un bel gruzzoletto e nonostante avessi speso moltissimi soldi nel negozio d'armi mi restò ancora qualcosa messa da parte.
    Pur avendo trovato un nuovo mezzo per combattere non ero ancora pronto però per scontrarmi con Nonubu, dovevo migliorare ancora, nel corpo e nell'anima. Perfezionare l'erba fiorente mi avrebbe permesso di raggiungere un livello superiore a quello di qualsiasi Shinobi, non mi restava che provarla direttamente sul campo di battaglia.
    Entrai a casa e trovai mio padre solito con le sue faccende. Stava seduto a tavola a comporre sigarette con cartine e tabacco.

    Hei Kiro, ti è arrivata una lettera.

    Ciao pà, quale lettera?

    Parlavo mentre lo salutavo con il solito ''guancia e guancia''. Poi mi porse il mandato che mi era arrivato. Non si era permesso di aprirla e gli ero grato per il rispetto, ma non avevo segreti, anche se l'avesse fatto non me la sarei comunque presa. Non persi tempo e strappando la busta mi misi per leggerla ad alta voce:

    NONUBU?!

    Il mio stupore era evidente, il capitano dell'armata ricognitiva mi aveva convocato per una missione di alto rango e non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Com'era possibile? Voleva ri-testare le mie capacità? Ero maturato dall'ultima volta che lo affrontai, ma non mi ritenevo ancora pronto per sconfiggerlo.

    ...

    Fortunatamente ero stato prudente, dando un'occhiata veloce prima di iniziare vidi che non era sicuramente una cosa da prendere alla leggera, non era sicuro parlarne ad alta voce.

    Scusa papà, non posso leggertela.. devo partire in missione.

    Tranquillo, è giusto così. Infondo sei uno Shinobi!

    Mi consolò con uno di quei sorrisi che solitamente mi faceva mia madre Mayako, ma non sortiva lo stesso effetto. Così corsi nella mia stanza e mi preparai di fretta. Dovevo fare il possibile per non sembrare un Ninja, indi non potevo portare coprifronte e mettere armi in vista. Il Fuuma shuriken dovevo lasciarlo a casa per quella volta e la cosa mi dispiaceva. Mi sarei portato solamente i borselli e i taschini, che erano comuni a tutti. Ovviamente con gli oggetti e le varie armi che potevo nasconderci dentro. Indossai il mio solito completo grigio, evitando di mettere il giubbotto Chunin che dava troppo nell'occhio. Così restavo solo con lo smanicato grigio e dei pantaloni a tuta scuri.
    Infine non mi restava che usare un tocco di classe, una cosa che avrei indossato e mi avrebbe protetto senza dare nell'occhio:

    Mokuton Henge..

    Sussurrai il Jutsu dentro la mia stanza e successivamente dal mio corpo si estesero dei rami che mi ricoprirono interamente, fino a diventare un armatura di legno di me stesso. L'idea l'avevo presa da un Genin inesperto ma ingegnoso, aveva usato la trasformazione lignea ritrasformandosi in se stesso per sfruttare il suo secondo effetto, ovvero la protezione. Era una cosa intelligente, nessuno poteva accorgersene e mi garantiva una protezione non indifferente. Inoltre le proprietà della mia erba fiorente mi avrebbe reso immune al fuoco e questo aumentava la mia garanzia di ''vita''. La missione era pericolosa e dovevo usare tutte le mie carte per uscirne vivo.
    Prima di uscire di casa bruciai la lettera ricevuta e dopodiché mi misi in viaggio.

    Avevo due giorni di tempo per arrivare al luogo stabilito indi feci tutto con molta calma, assicurandomi costantemente di non essere pedinato. Ogni sessanta secondi mi concentravo per percepire eventuali fonti di Chakra vicine, mentre il mio olfatto era costantemente in allerta. Fortunatamente andò tutto bene e varcai il confine del paese del fuoco verso le 17:00, entrando così nelle terre devastate dalla precedente guerra.
    Impiegai poco tempo per trovare la locanda che mi aveva indicato il Capitano, otto chilometri dal villaggio, sud-ovest. Le coordinate erano esatte e infatti la notai da un centinaio di metri di distanza, semi-nascosta da alberi spogli e spenti. Era una struttura modesta, piano terra più un piano superiore, fatta in legno con un piccolo portoncino al centro. Il legno era per la maggior parte fradicio, inumidito dalle frequenti piogge di quel paese.
    Fuori il locale v'erano alcuni uomini che fumano delle comuni sigarette, non portavano coprifronte. La sera stava cominciando a farsi spazio e non appena avanzai per avviarmi verso l'entrata un fulmine annunciò una pioggia imminente. Feci per sbrigarmi, non degnando gli uomini fuori nemmeno di uno sguardo per eliminare qualsiasi sospetto mentre l'acqua prese a piovere a catinelle. All'aprirsi della porta d'ingresso, graffiata e malconcia, risuonò un campanaccio appeso al soffitto, colpito dalla parte superiore della tavola di legno che faceva da ingresso, tutto per allarmare il proprietario del vano dell'arrivo di nuovi clienti. La luce che illuminava il posto era giallastra e un camino posto di fronte al bancone riscaldava l'ambiente umido. Vari tavolini sparsi per tutto il luogo ospitavano diversa gente, soprattutto uomini sulla quarantina con grandi boccali di sakè. Io mi avvicinai lentamente al barista mentre tutto il ''pubblico'' mi guardava incuriosito, chiedendosi probabilmente cosa ci faceva un ragazzino così piccolo come me in un posto del genere. Cercai di muovermi il più sciolto possibile, tentando vanamente di passare inosservato a quegli occhi intriganti.

    Salve, sto cercando un certo Ryuzaki. So che si è fermato quì.

    Il banconista alzò lo sguardo, interrompendo temporaneamente di asciugare il bicchiere che poco prima aveva sciacquato. Mi scrutò dalla testa ai piedi, io feci lo stesso. Capelli ''pisciati'' verso destra, baffi scuri e degli occhiali spessi che gli rendevano gli occhi enormi.

    Primo piano, stanza 13.

    Grazie.

    Così mi avviai verso il piano superiore, salendo per le scricchiolanti scale di legno. Percorsi il lungo corridoio che ospitava le camere degli ospiti, arrivando infine nella porta con su scritto ''13''. Bussai due volte, poi entrai:

    È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, Ryuzaki.

    Lui era lì, seduto su una sedia con lo sguardo rivolto verso la finestra. Il Capitano dell'armata Ricognitiva, Nonubu Senju.

    Azioni:
    - Trasformazione Lignea

    Dato che passano due giorni non penso di dover spendere il chakra, poi non so, in caso scalo.


    Edited by †Akito† - 22/9/2014, 13:23
     
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  3. Anselmo
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    Nove giorni prima, Archivio Dati Armate di Konoha, ore 23:58...


    Convincere il custode a farmi passare era sempre stato il peggiore dei modi per iniziare le mie ricerche. Non avendo l'aspetto, la divisa e soprattutto il tatuaggio da Anbu, grado necessario per accedere agli archivi, dovevo ogni volta ripetere nel modo più convincente possibile che io, in quanto Capitano delle Armate Ricognitive, ero comunque in possesso del permesso per accedere alle informazioni segrete. Ero certo che qualche decina di anni in meno avrebbe permesso al custode di ricordarsi la mia faccia più a lungo. Uscii talmente irritato dalla discussione avvenuta, che quando fui negli archivi, mi ritrovai a fissare con sguardo perso una lunga serie di scaffali nella penombra, senza più sapere per quale motivo mi fossi diretto lassù. Che il custode mi avesse attaccato i problemi alla memoria che lo affliggevano?

    Ah già, Yukino...

    ...Sabaku. Un nome che avevo sentito pronunciare solo una vota, molti anni prima, ma che mi era rimasto impresso a fuoco nella mia mente, come d'altronde l'intera nottata che aveva ospitato il nostro incontro. Ma ancora meglio del nome, ricordavo il volto e... l'odore delle sue carni che bruciavano. Le mie notti erano spesso disturbate dagli incubi del mio primo ed unico vero incontro con Zero, incubi che terminavano col mio giaciglio che andava a fuoco e da cui salivano a spirale dense volute di fumo recanti quell'unico ed indelebile odore. L'odore della ragazza che per salvarmi la vita aveva usato il proprio corpo per farmi da scudo contro l'ondata infernale che Zero ci aveva sguinzagliato contro. Aveva esalato il suo ultimo respiro contro il mio corpo, mentre bruciava lentamente, consumata fino alle ossa. Yukino Sabaku... non mi sarei mai scordato di lei. Quel che però non riuscivo a spiegarmi era l'improvviso bisogno di doverne sapere di più. dopo aver constatato che i pensieri diretti a lei mi avrebbero tenuto sveglio tutta la notte, avevo deciso di recarmi agli archivi per fare qualche ricerca. Ed eccomi lì, il mio sguardo che già vagava sull'immensa quantità di sigle e titoli dei vari fascicoli.
    Le mie speranze di trovare informazioni, però, erano state fin dall'inizio altamente scarse ed infatti, dopo tre ore e mezzo di lettura, oramai immerso tra le pile di scartoffie, ancora non avevo trovato traccia dei suo nome. D'altronde stavo cercando nel Villaggio sbagliato. Ma speravo che una qualche sua visita alla Foglia fosse stata registrata e sapevo che non mi sarei messo il cuore in pace finché non avessi accertato che di informazioni, su di lei, non ve n'erano. Fatto che smentii pochi minuti dopo, quando in un fascicolo recante il titolo "Forze della Sabbia dislocate a Konoha in date... " trovai esattamente ciò che cercavo.

    Sabaku Yukino... Anbu... mmmh, vediamo... soggiorno di tre mesi negli alloggi militari Nord. Lascia la Foglia per una missione di scorta, diretta... diretta al paese natale. Ma cos'ha fatto qui a Konoha...? Niente, non ci sono informazioni. Uhm, peccato.

    Sollevai il capo e feci per richiudere il fascicolo, ma nel farlo un nome mi attraversò la mente, ed assieme ad esso la tipica sensazione di aver visto qualcosa di sfuggita, quella sensazione che poi ti fa tornare sui tuoi passi. Tornai quindi a posare gli occhi su quelle righe monotone e continuai a leggere.

    Missione di scorta... livello di pericolo: basso. Famiglia Mit... MITARASHI?!

    Strabuzzai gli occhi mentre la mente intorpidita dalla stanchezza si risvegliava grazie ad una possente botta di adrenalina....
    Circa trenta minuti dopo affrettavo il passo verso l'Ufficio Postale Militare. In mano stringevo una busta sigillata indirizzata all'unico individuo di Suna che conoscevo abbastanza bene da avere la certezza che avrebbe fatto tesoro del suo contenuto: Kuroda Akasuna. Righe scritte di fretta, ma che contenevano l'essenziale:

    Mi serve il tuo aiuto, devi svolgere delle ricerche per me. Il soggetto è Sefiro Mitarashi, il Mukenin che ha preso parte alla distruzione di Konoha. Forse lo conosci con il soprannome "Zero". Ho scoperto che lui e la sua famiglia, nove anni fa, sono partiti per Suna. A Konoha sono tornati solo il Mukenin e le sue sorelle. I genitori sono rimasti nel tuo Villaggio. Trovali, scopri cosa sanno del figlio, scopri come trovarlo. A breve partirò alla sua ricerca. Raggiungimi nei sobborghi di Ame se ottieni informazioni importanti. Mi farò chiamare Ryuzaki.
    Grazie!






    Il crepitio delle fiamme che aggredivano i ciocchi di legno umido nel camino diedero un tocco di accoglienza a quella stanza altrimenti sterile e buia, resa ancora più inospitale dalla pioggia che ticchettava insistentemente contro la finestra ed il gelo che filtrava da varie fessure nella porta ed in chissà quali altri posti. Se non fossi stato capace di accendere il fuoco con la sola volontà, non ci avrei nemmeno perso del tempo; la persona con cui dovevo incontrarmi sarebbe arrivata a momenti, sempre che la puntualità fosse parte delle sue caratteristiche. Ma conoscendolo, e soprattutto sapendo dell'ammirazione che ero riuscito ad instillare nel suo animo dopo il nostro combattimento, dubitavo si sarebbe fatto attendere. Approfittai di quei pochi minuti di attesa per scogliere le membra irrigidite dal freddo. Stravaccato su una sedia scricchiolante, i piedi maleducatamente posati sul tavolo, godei del calore del camino osservando l'argenteo alone della luna che cresceva oltre a pioggia. Tirai le somme degli ultimi avvenimenti, cercando di riordinare le mille cose che mi frullavano in testa e di dare un freno alle aspettative fin troppo ottimistiche che serbavo nei confronti della mia caccia a Zero: la famiglia dell'Uchiha, che avevo dato per scontato essere scomparsa, aveva invece lasciato una traccia; i suoi genitori si trovavano infatti a Suna. E Kuroda, che nove giorni prima avevo contattato, in quel momento doveva aver già scoperto tutto ciò che c'era da scoprire. Non avevo atteso che mi informasse sui frutti della sua ricerca, perchè infondo dubitavo potessero esserci. Zero, per quel poco che sapevo di lui, non mi pareva un individuo legato alla famiglia. Che avesse tagliato tutti i contatti con i genitori nel momento stesso in cui l'aveva fatto con il suo Villaggio, era una prospettiva assolutamente concreta. Ma ci speravo, dovevo sperarci, perchè stavo iniziando una caccia alla cieca. Infine cercai di stabilire cos'avrei fatto nell'ipotesi che mi fossi trovato difronte a lui. Costringermi ad agire in un certo modo piuttosto che lasciare l'istinto al comando poteva sancire una vittoria piuttosto che un misero fallimento. Dopo varie congetture, mi dissi che l'avrei trattato come un comune criminale, ma che l'avrei ucciso piuttosto che catturarlo, per non correre rischi, o forse perchè volevo farlo...
    Questi ed altri pensieri mi rinchiusero in un mondo senza tempo, da cui uscii quando un breve bussare alla porta ruppe il silenzio nella stanza.

    È passato un po' di tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, Ryuzaki.

    Disse la figura che varcò la soglia nella penombra.

    Entra, chiudi la porta.

    La sola idea di scambiarci i soliti convenevoli mi dava il voltastomaco. C'era troppo in palio per dar spazio alla cortesia.

    Stiamo per fare qualcosa pericoloso, molto pericolo, e ci sono alte probabilità che non torneremo indietro. Diciamo che presto potresti riconciliarti con la tua mammina...

    Una battuta infelice, ma forse l'unico modo per rendere al meglio l'idea. Prima che potesse in qualche modo ribattere, continuai:

    Coprifronte e giubbotto li hai lasciati a casa, bene. Ma per nasconderti meglio quei borselli, mettiti questa.

    Gli passai un indumento simile a quello che indossavo io, ovvero un poncho vecchio e logoro, di cordura color olivo, dotato di un cappuccio abbastanza grande da nascondere nella sua ombra il volto. Infilai poi una mano nel borsello ed estrassi due trasmittenti wireless formato auricolare. Ne indossai una, l'altra la porsi a Kiroachi sul palmo della mano. Prima che la prendesse, feci comparire sullo stesso palmo un piccolo seme dall'aspetto di un nocciolo d'oliva.

    Questa è una trasmittente e questa una Pillola Lignea. Non penso servano ulteriori spiegazioni, conosci già le loro funzioni. Dammene una di tua creazione.

    Una volta indossate le trasmittenti e nascosta in una tasca la pillola, mi diressi alla finestra e la spalancai, dicendo:

    Non so te ma io non ho intenzione di pagare per un servizio così scadente, eh eh...

    E mi gettai dalla finestra, immergendomi nel gelo e nella pioggia. Fianco a fianco solcammo rapidamente l'oscurità diretti a Nord-Est, verso il Villaggio. I nostri piedi macinarono otto chilometri di fango ed acqua in breve tempo e quando nella foschia cominciammo ad intravedere le scarse luci di Ame, presi a dare istruzioni:

    Quel che faremo stanotte sarà passare al setaccio i sobborghi di Ame che, come ben saprai, brulicano dei traffici più illeciti di questo mondo. Il nostro obbiettivo è Zero, il cui vero nome è Sefiro Mitarashi, un Mukenin... estremamente pericoloso. Ci divideremo, dovrai cercare informazioni su di lui. Guardati in giro, trova quelli che ti sembra possano aver fatto degli affari con lui, fai domande, costringili a parlare se necessario, fatti guidare dall'istinto. Ma attento a dove metti i piedi e soprattutto non dare nell'occhio! Se lo trovi, per prima cosa chiamami con la trasmittente, capito? Ah, scegliti un bel nome in codice.
    Bene, entriamo...


    Ci addentrammo nella periferia, una fitta rete di baracche fatte di assi e lamiera, vecchie e semi-sommerse nel fango. Ma più avanzavamo, più il numero di persone che calpestavano le vie si intensificava. Le baracche vennero sostituite dai tipici edifici della Pioggia, con luci al neon mal funzionanti, cassonetti, bancarelle vuote e condutture scoperte ad ogni angolo. La notte era oramai calata, eppure pareva che solo ora la periferia di Ame prendesse vita. Camminavamo per le vie rumorose con i cappucci calati sul volto, scansavamo chi cercava di attirare la nostra attenzione con proposte che andavano dal divertente all'osceno, ma i miei occhi non cessavano mai di rastrellare le strade alla ricerca di qualcosa che mi facesse pensare di essere giunto a destinazione. Nonostante tutti sapessero quale posto malfamato erano i sobborghi di Ame, i malavitosi si sapevano nascondere bene, non erano degli sprovveduti. Decisi di essere arrivato in un buon posto per iniziare seriamente le ricerche, quando cominciai a notare occhi puntati su di noi. Persone intente a valutare chi fossimo e decidere se era il caso far finta di niente, stare allerta o prendere contatto. A quel punto dissi al mio compagno:

    Dividiamoci ora. Buona fortuna!

    E prendemmo due vie diverse.

    HsLvUIl



    D'ora in poi fai più attenzione al metagame: non puoi sapere che la missione è di alto livello e che è pericolosa solo da quel messaggio che t'ho scritto. Niente di grave, ma da fastidio in una missione seria :si2:
    Allora, comincia a fare le ricerche come ti ho spiegato tramite il mio Pg. Impersona pure le persone con cui decidi di parlare, nel senso che puoi ruolare sia la domanda che la risposta, non so se mi spiego. Dai spazio alla fantasia, secondo me con un'ambientazione del genere ti puoi sbizzarrire e divertire. Sei nei sobborghi di Ame, mica cazzi :asd: C'è tutto il peggio riunito in un singolo posto. Ma ovviamente non scoprirai nulla di interessante su Zero finché io, come gestore della missione, non vorrò che ciò accada.


    Edited by Anselmo - 24/9/2014, 19:55
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Non era seduto a casa propria, ma si sentiva come se lo fosse dal metodo viziato con cui poggiava i piedi sul tavolo della stanza.

    Entra, chiudi la porta.

    Feci come chiesto, chiudendo la porta alle mie spalle e avvicinandomi al capitano.

    Stiamo per fare qualcosa pericoloso, molto pericolo, e ci sono alte probabilità che non torneremo indietro. Diciamo che presto potresti riconciliarti con la tua mammina...
    Coprifronte e giubbotto li hai lasciati a casa, bene. Ma per nasconderti meglio quei borselli, mettiti questa.

    Afferrai velocemente la veste che mi porse e risposi con altrettanta fretta:

    Non ti permetto di parlare così di lei! Non mi preoccupa la missione, se devo morire sono contento di morire per il mio villaggio.

    Volevo mettere le cose in chiaro, non mi piaceva che si prendeva la briga di scherzare sulla morte di mia madre, era una cosa che mi faceva andare su di giri e potevo perdere facilmente il controllo anche se era passato poco più di un mese.
    Solo pochi secondi dopo potei notare con più concentrazione il mantello che mi aveva chiesto di indossare. Era uno di quelli che si usava solitamente dai Mukenin, o comunque da gente che vuole passare inosservata. Il cappuccio permetteva perfino di nascondere gran parte del volto e rendere quindi irriconoscibile la persona al suo interno. Dopodiché mi porse una trasmittente wirless insieme ad una pillola lignea, nascosi la prima all'orecchio e la seconda nella tasca del manto olivastro.

    Questa è una trasmittente e questa una Pillola Lignea. Non penso servano ulteriori spiegazioni, conosci già le loro funzioni. Dammene una di tua creazione.

    Feci come chiesto e ne generai una all'istante, porgendogliela con l'altra mano.

    Non so te ma io non ho intenzione di pagare per un servizio così scadente, eh eh...

    Io non devo nulla a questa gente, non ho consumato né affittato camere.

    Aprì la finestra e si lanciò giù, uscendo così dal retro della locanda. Io feci lo stesso e non appena atterrai nel suolo di terra inumidito la pioggia mi infradicì di colpo tutti i vestiti, bagnandomi come in una continua e incessante doccia. La sera ci permetteva di avanzare come dei fantasmi verso il villaggio della pioggia, il nostro passo era costante e deciso, non ci fu alcuna interruzione o problema di qualsiasi genere. Ma poco prima di arrivare nei pressi delle mura Nonubu prese a parlare e la cosa mi fece sobbalzare dato che durante il tragitto non aveva osato proferire alcuna parola:

    Quel che faremo stanotte sarà passare al setaccio i sobborghi di Ame che, come ben saprai, brulicano dei traffici più illeciti di questo mondo. Il nostro obbiettivo è Zero, il cui vero nome è Sefiro Mitarashi, un Mukenin... estremamente pericoloso. Ci divideremo, dovrai cercare informazioni su di lui. Guardati in giro, trova quelli che ti sembra possano aver fatto degli affari con lui, fai domande, costringili a parlare se necessario, fatti guidare dall'istinto. Ma attento a dove metti i piedi e soprattutto non dare nell'occhio! Se lo trovi, per prima cosa chiamami con la trasmittente, capito? Ah, scegliti un bel nome in codice.

    Ho sentito parlare di questo Zero, è quello che ha combattuto sui volti degli HoKage durante l'ultimo attacco a Konoha. Ho visto qualche sua foto sbirciando nei Bingo book.. fa parte degli Uchiha, i nostri rivali di sangue..
    E va bene, cercherò informazioni su di lui e se lo trovo ti contatto, chiamami.. mmh.. Hunter!


    Bene, entriamo...

    Si trattava di una missione di spionaggio particolare. Dovevamo cercare informazioni su un Mukenin della foglia, non mi sembrava poi così pericolosa come diceva il Capitano.
    Varcammo le porte dl villaggio entrando nel cuore di Ame, nei suoi sobborghi. Da sempre quel luogo era stato il covo dei più pericolosi e spietati criminali del mondo, proprio perché non vi era nessuna forza militare a garantirne la sicurezza. Se qualcuno si cacciava nei guai lì dentro, lì dentro restava. Nessuno sarebbe potuto andare in suo soccorso. Per questo forse Nonubu si preoccupava tanto, io mi sentivo comunque al sicuro dentro la mia protezione lignea.
    Le vie erano strette e abbastanza lunghe, piene di piccoli negozietti e persone di ogni genere. Nonostante fosse notte v'era molta gente per le strade, alcuni urlavano per cercare di vendere la propria merce, altri tacevano nel proprio silenzio con la speranza che qualcuno li notasse. Noi camminavamo a testa bassa, coperti interamente dalle lunghe vesti che il Capitano ci aveva procurato. La pioggia aveva diminuito la sua intensità ma non si decideva a cessare del tutto. Mentre ci inoltravamo per i vari vicoli e stradelle persino io mi accorsi dei diversi uomini che cominciavano ad osservarci, e camminarci dietro come se avessimo delle lunghe code.

    Dividiamoci ora. Buona fortuna!

    Tacqui del tutto imboccando un vicoletto sulla destra mentre il superiore svoltò a sinistra. Nonostante la distanza conoscevamo entrambi costantemente la distanza dell'altro attraverso le pillole lignee che avevamo posizionato qualche ora prima. Mi ritrovai in uno spiazzale vuoto dietro dei grossi palazzi, e mentre mi giravo e rigiravo per fare il punto della situazione i miei timpani udirono dei passi imbattersi nel fango mentre il mio naso percepì degli odori che si stavano avvicinando velocemente. Feci la cosa più ovvia, ovvero nascondermi, sgusciando sotto terra tramite la tecnica del viaggio sotterraneo.

    È scomparso.

    Te l'avevo detto che non aveva preso di qua! Imbecille!

    Ci stavano inseguendo, proprio come pensavo. Non è saggio uscire da quì però.. devo evitare qualsiasi combattimento.
    Viaggiai per una manciata di metri sotto il suolo, tornando in superficie qualche minuto dopo, accanto dei cassonetti dell'immondizia. Anche se mi avessero visto potevano pensare che stessi frugando nella spazzatura, indi poteva sembrare tutto normale fino a quel momento. Poi ripresi a marciare per il quartiere, scrutando ogni singolo individuo che poteva assomigliare all'obbiettivo. Quando provai a usare la percezione del Chakra per individuare qualche Ninja vicino venni tempestato da un mare di fonti di Chakra tutt'attorno a me. Non era quindi il caso di dare spettacolo o fare qualche passo falso. Cercavo di origliare a più non posso i discorsi dei vari abitanti, ma nessuno parlava di Zero o della guerra. Decisi così di prendermi una specie di pausa, sempre con l'intento di provare a trovare qualcosa di utile. Era già passata poco più di un ora ma ancora né io né Nonubu avevamo trovato niente, altrimenti mi avrebbe contattato. Mi sedetti in un bar, in un tavolino a caso accanto a tre individui. Ordinai un caffè e mentre presi a sorseggiarlo ascoltavo indifferentemente i discorsi altrui.

    Konoha è stata distrutta. Sarebbe una buona occasione per conquistarla. C'è una persona quì ad Ame che potrebbe aiutarci, faceva parte della foglia, i suoi occhi sono stati utili al vecchio HoKage.

    Zero faceva parte del villaggio e i suoi occhi sono speciali, possiede lo sharingan, non ci credo!
    Un indizio, una pista da seguire. Le ipotesi combaciavano, la descrizione poteva fare al caso del mio obbiettivo e una parte di me mi diceva che avevo fatto bingo. Dovevo concentrarmi maggiormente e non perderli di vista, con tutta calma feci finta di niente, restando immobile. Memorizzai bene l'odore impresso sui loro vestiti nel mio naso così da ritrovarli subito nel peggiore dei casi.

    Come puoi pensare di conquistare uno stato con così pochi uomini?! Per quanto forte possa essere questo tizio che dici tu è impossibile riuscirci. Dobbiamo aspettare!

    Lui è in grado di aggirare le difese della foglia, l'ha già fatto ed era lì durante l'ultimo attacco!

    Ma chi diamine è?!

    Si chiama Z..

    Ero lì, ad un passo dalla verità. Facevo finta di niente ma in realtà dentro di me fremevo per sentire quel nome, ci speravo enormemente.

    È meglio non parlarne quì, andiamo da qualche altra parte.

    Cazzo!
    Avrei sbattuto il pugno sul tavolo per i nervi se solo avessi potuto farlo. Non aveva finito la frase e se ne stavano andando, non potevo perdere quei potenziali sospetti. Mi alzai e mi indirizzai verso la cassa per pagare la consumazione.

    Grazie, arrivederci.

    Uscì dopo diversi secondi che lo fecero loro, tenendoli sotto controllo da lontano tramite la vista e l'olfatto. Li seguì per un bel pezzo di strada, mantenendomi a distanza di sicurezza per destare qualsiasi sospetto nei miei confronti. Portavano borselli e taschini porta armi, uno di loro anche il giubbotto ninja e delle protezioni laminate, erano degli Shinobi, questo era scontato. Non appena si fermarono mi nascosi dietro un grosso container e ripresi ad origliare.

    Sta arrivando, chinatevi al suo cospetto.

    Dall'oscurità profonda di un garage fuoriuscì un uomo alto, con dei lunghi capelli biondi che gli arrivavano fino al fondo schiena e delle venature esposte nei contorni degli occhi.

    Lord Zashi.

    Maledizione! È solo uno Hyuga!

    Mi sono fermato quì così puoi anche usare la cosa a tuo favore se vuoi. Stava venendo troppo lungo, per questo mi sono fermato. :sisi:
     
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  5. Anselmo
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    Una notte nera, un individuo solitario, una veste logora a nasconderlo; come un'ombra a vagare nei sobborghi della Pioggia, gli occhi vigili ed avidi di incrociare quella singola traccia che avrebbe condotto la sua persona alla meta. Nonubu si presentava così, e così si presentava Kiroachi. Entrambi richiamavano alla perfezione l'immagine di un Mukenin in particolare che, in una notte uguale a quella, si era trovato proprio lì, ad agire come loro. Accadeva alcuni anni prima. Zero...
    L'obbiettivo era il medesimo: scovare i peggiori rifiuti della società, spremerli ed indurli ad eseguire un ordine. Ma ancora il Capitano macinava ciottolato, le mani ficcate in tasca ed il volto nascosto dal cappuccio, sterzando ad ogni via secondaria nella speranza di incontrare qualcosa o qualcuno che suscitasse il suo interesse. Ma niente, non sembrava esservi alcuna traccia del fantomatico esercito di reietti di cui si mormorava. Se mai quel posto era stato abitato dai fuorilegge, questi lo avevano abbandonato senza lasciarsi nulla dietro. O forse si nascondevano maledettamente bene... Sta di fatto che il cielo continuava a riversare il suo torrente nero sul Villaggio e lo Shinobi della foglia rimaneva con un nulla di fatto per le mani. Continuò a camminare, girò l'angolo, sparì nel buio. Dove sarebbe andato a finire?

    La situazione era decisamente diversa per Kiroachi o, per meglio dire, Hunter. Era incappato in qualcosa, forse la giusta pista, difficile dirlo. Aveva seguito due uomini, guidato da chissà quale sospetto, e ciò l'aveva portato ad incontrarne un terzo. Nascosto al buio, ascoltò una breve conversazione per nulla interessante, ma continuò in una maniera inaspettata:

    Sta arrivando, chinatevi al suo cospetto.
    Lord Zashi...


    Lord che?! Piantatela con le cazzate, idioti!


    Rispose con riluttanza l'uomo comparso poc'anzi dall'ombra. Camminò verso gli altri due individui e passando in mezzo a loro lì colpì con una doppia sberla dietro la nuca, continuando:

    Abbiamo una persona da incontrare, è importante! Quindi vedete di fare i seri.

    Cercavamo solo di divertirci un po' Zashi...

    Già...

    Andiamo.


    Fece lui proseguendo, seguito poco dopo dai suoi compari. Si diressero in uno stretto vicolo, tra i torrenti di pioggia che pendevano dai tetti ed rifiuti di dubbia provenienza al suolo. Continuarono poi per qualche minuto lungo una strada più affollata, percorsa a destra ed a manca da uomini che coprivano le armi sotto la veste o altro che spingevano i loro carrelli cercando di rifugiarsi dalla pioggia. Qualcuno cercò di attirare la loro attenzione per scambiare qualche affare illecito. Vennero persino chiamati per nome, probabilmente erano conosciuti nella zona. Ma loro continuarono imperterriti, senza guardare in faccia nessuno e senza fermarsi. Ed ogni tanto si scambiavano qualche parola, più o meno importante:

    Fra poco arriveremo al "Coltello". Entrerò io per primo per incontrarlo. Voi aspettate qualche attimo prima di entrare, e sedetevi abbastanza lontano da non essere visti, ma abbastanza vicino da intervenire in tempo. Tratterò io con lui, non voglio che voi roviniate tutto. Siamo intesi?!

    Si...

    Ma perchè tutta questa tensione io mi chiedo... Dobbiamo trattare con lo scagnozzo di un trafficante d'armi, non con uno spietato assassino su commissione. L'abbiamo fatto un sacco di vo...

    Perchè gli affari non vanno affatto bene per il momento! Non dobbiamo farci sfuggire questa occasione. Mica vorrete tornare a rischiare l'osso del collo attaccando le carovane?

    No, certo che no...

    Ben detto, mai più!

    Bene, dovremmo esserci. Qui da qualche parte...


    Erano giunti al Distretto 767. In pochi lo conoscevano per quel che era davvero: il centro nevralgico della vita dei fuorilegge di Ame. Gli occhi di Zashi scattarono a destra ed a sinistra, finché non individuarono una vecchia insegna di legno marcio che dondolava sopra un massiccio portone di pesanti assi. Vi si diresse. Poi, sulla soglia, scambiò qualche parola in silenzio con i suoi due compari ed entrò, seguito poco dopo dai due. Nella taverna "Il Coltello" volavano boccali di birra, la luce delle lanterne era fioca ed i banconi affollati da schiamazzanti individui burberi. Il fumo delle pipe e dei sigari rendeva l'aria pressoché irrespirabile per i nuovi arrivati, ed il pavimento era reso scivoloso dagli alcolici traboccanti. Ma un occhio attento avrebbe individuato, negli angoli bui della grande e rumorosa taverna, dei tavoli immersi nell'oscurità attorno ai quali si mormoravano degli affari più illeciti...


    Un paio di cose:
    - noi non dobbiamo proprio cercare informazioni su Zero. Noi dobbiamo trovare Zero e catturarlo.
    - quando descrivi ciò che ti circonda, insisti di più su quanto è malfamata la zona. Il bar, per esempio, dovrebbe essere più una bettola pulciosa che un ristorante/caffè :asd: Questo sia perchè siamo nei sobborghi di Ame (e non dove si concentrano gli abitanti, ma dove si concentrano gli affari illeciti) e soprattutto perchè la guerra ha distrutto il Villaggio. Infatti voglio che tu legga il topic della seconda trama, dove è spiegata bene la situazione di Ame.
    - mettici un po' di tensione. Sei troppo coraggioso per essere un tredicenne Chunnin in una missione di livello S tra i mukenin. Non sei molto coerente se ruoli così.
    Comunque bel post.

    Ah, come ben vedi non posso postare spesso, quindi cerca di metterci tanto a fare il prossimo, altrimenti attendi ancora inutilmente.
    Il mio post penso faccia cagare; ne ho scritto un pezzo in treno, uno a pausa pranzo, un pezzo appena svegliato o prima di addormentarmi e così via per tipo una settimana.

    Passando al tuo post: ti trovi nella taverna chiamata "Il Coltello". E' piena zeppa di Mukenin, quindi vedi te cosa raccontare e come muoverti, io ho descritto poco per lasciarti più spazio. Sta di fatto che al termine del post devi aver fatto "qualche domanda a qualcuno" per avere le tue informazioni. Sarò io, nel mio post, a rispondere. Ma se ti fai gamare, succede un macello :soso: Quindi attento alle parole che usi.


    Edited by Anselmo - 27/11/2014, 21:04
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    Lord che?! Piantatela con le cazzate, idioti!

    Sembravano scherzare i tre individui che mi avevano appena fatto perdere più di due ore inutilmente.
    A dir la verità l'argomento sulla conquista di Konoha aveva suscitato il mio interesse ma non c'entrava comunque nulla con la missione corrente. Dovevo cercare Zero il Mukenin, non dei piani illeciti contro il villaggio della foglia, anche se la cosa non mi andava giù per niente. Magari più in là avrei indagato sulla faccenda e dato che al momento non avevo una pista da seguire, non mi restava che continuare a seguire quei uomini.
    Si mossero in fretta e il nuovo arrivato faceva strada, io li seguivo costantemente tenendomi a distanza. Erano curiose le strette e intrecciate vie del villaggio, sembravano per lo più una specie di labirinto infinito e pur sapendo di trovarmi nei sobborghi non avevo la minima idea di dove andare per uscirne in futuro. Avrei fatto il punto della situazione salendo sopra la torre più alta nelle vicinanze ma volevo evitare di attirare l'attenzione, così mi limitavo a seguire i tre tizi fiduciosamente.
    Quel paese era stato proprio ridotto alle ceneri dalla guerra, da quando entrai ad Ame non avevo incontrato neppure una casa completamente illesa dalla battaglia, o almeno in una buona parte. Le macerie e i cumuli di detriti erano ovunque, lo stesso si poteva dire delle vittime di guerra, gli uomini e le donne accasciate per le strade si trovavano spesso, alcuni per la fame, altri per le ferite. Molti rimasero senza un tetto stabile, se non tutti. E come se non bastasse i Mukenin e i criminali aumentarono esageratamente, non v'era persona che mi passava accanto senza un arma pronta a difenderlo. Diversa gente nascondeva merce illegale e armi sotto la veste convinti che nessuno li avrebbe controllati o disturbati. Coloro che potevano permettersi qualcosa in più degli altri si divertivano a pestare i più bisognosi dietro i vicoli, rubandogli quel poco, se non pochissimo che avevano. Non mi sentivo a mio agio in quel posto, se non avessi portato il mantello e il cappuccio magari vedendomi più piccolo ci avrebbero provato anche con me. Ero abbastanza teso ma determinato nel mio fare, proprio mentre riflettevo su una probabile rivolta lo Hyuga prese a parlare coi suoi subordinati:

    Fra poco arriveremo al "Coltello". Entrerò io per primo per incontrarlo. Voi aspettate qualche attimo prima di entrare, e sedetevi abbastanza lontano da non essere visti, ma abbastanza vicino da intervenire in tempo. Tratterò io con lui, non voglio che voi roviniate tutto. Siamo intesi?!

    Si...

    I due sottoposti si lamentavano continuamente, parlavano di assalti alle carovane e di un incontro con un trafficante d'armi. Sicuramente non si trattava del mio bersaglio ma questo ''Coltello'' sembrava un posto conosciuto nel quartiere, magari si poteva rilevare utile per cercare degli indizi su Zero. Intanto continuavo a sperare in un'eventuale richiamo di Nonubu, magari riusciva a trovarlo prima di me dato che si trovava in un altro distretto. Ma per tutto il tempo trascorso ad Ame la trasmittente non aveva emesso nessun suono, neppure un segnale per verificare il mio stato.

    Bene, dovremmo esserci. Qui da qualche parte...

    La pioggia continuava il suo corso con gran foga, come se volesse far annegare l'intero villaggio. Ero bagnato fradicio ma non mi preoccupavo più di tanto, l'ansia e la tensione invece non mi abbandonavano neppure per un secondo. Avrei tanto voluto non separarmi dal capitano, un alleato accanto mi avrebbe fatto più che bene in una situazione del genere.
    Un'insegna marcia e semi distrutta indicò l'entrata della taverna che cercavamo, non sembrava un posto curato o comunque adatto a dei normali cittadini. Le luci esterne lampeggiavano molto lentamente, rendendo l'ambiente più cupo e misterioso di quanto non lo sia già.
    Non appena entrarono i tre tizi che pedinai aspettai qualche minuto fuori, giusto il tempo di farli sedere e assicurare la mia copertura anche perché in ogni caso non mi interessavano più.
    Poi entrai con calma, come se avessi a disposizione tutta la giornata da perdere. Il tanfo che mi inondò le narici fu incredibile, tanto da stordirmi qualche secondo. Continuai comunque la mia avanzata per non destare sospetti, mi sentivo stonato e la testa mi girava come in una giostra. Fortunatamente l'effetto svanì non appena arrivai al bancone e quando vidi il barista impegnato con diversi clienti sfruttai l'occasione per fare il punto della situazione. Schiamazzi e rutti provenienti dagli ubriaconi riempivano il locale, uniti ai più anziani che con le pipe e i sigari appesantivano l'atmosfera a più non posso. Ecco cos'è stato, l'eccessivo fumo dinnanzi all'entrata aveva creato una piccola coltre di nebbia trasparente e non essendoci abituato ne risentì maggiormente. Il pavimento era talmente bagnato dalla birra che continuavo a chiedermi come avevo fatto a non scivolare fino a quel momento, per non parlare della debole luce che illuminava il posto, costringendomi a sforzare gli occhi per guardare il tutto. La maggior parte dei tavoli con i vari ''individui'' si trovava al centro della taverna, ma riuscì a notare che alcuni v'erano messi in disparte ove l'illuminazione era completamente assente. Poi inquadrai un uomo seduto a solo, non lontano dai tavolini immersi nell'ombra.
    Non potevo continuare a girovagare a vuoto, dovevo darmi una mossa se volevo ottenere qualche risultato. Che fare? Ci andavo e lo interrogavo? E perché avrebbe dovuto rispondermi e non mandarmi a quel paese? Dovevo cercare di rendermi simpatico..

    La mandi in quel tavolo, a quell'uomo laggiù.

    Dopo aver constatato che la birra era molto comune in quella locanda ne ordinai un boccale, mandandoglielo all'individuo che avevo scrutato poco prima. Poi inghiottì la saliva e mi ci avvicinai, sedendomici di fronte. Da quel momento in poi dovevo fare molta attenzione, non conoscevo il carattere di quell'uomo e partivo in svantaggio. Anche se dovevo soltanto chiedere delle informazioni avevo comunque paura di sbagliare qualcosa, se prima era molto ansioso e preoccupato, figuriamoci adesso.

    Offro io, tranquillo.

    Parlavo lentamente, scandendo bene le parole e cercando di dare l'impressione di essere indifferente a tutto. La calma era la virtù dei forti e fortunatamente ero un tipo paziente.

    La guerra ha colpito tutti.. Se non ci aiutiamo a vicenda sprofonderemo nel caos più di quanto non lo siamo già..

    Non so nemmeno da dove mi uscirono quelle parole, ma il tizio sembrava ascoltare, così continuai:

    Sto cercando una persona che ogni tanto bazzica da queste parti, si fa chiamare Zero. Sappiamo tutti e due che non è una sorpresa che gente del suo calibro passa molto del proprio tempo in questi sobborghi. Penso che tu possa aiutarmi a trovarlo..
    Non avevo idea di cos'altro chiedere in realtà.
     
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  7. Anselmo
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    Fumo, alcol, chiacchiere, musica, grida, e chi ne ha più ne metta. Un locale movimentato quel "Coltello". Pareva il tipico posto dove i veri uomini, quelli duri, si rilassano spendendo la paga sudata. Ed in un certo senso lo era. Ma un piccolo particolare lo rendeva un luogo pericolosissimo dove mettere piede se "non si era del giro": lì, a spendere la paga, c'erano solo mercenari e fuorilegge. Le chiacchiere che si sentivano trattavano di argomenti il più illecito immaginabile. Le risse si scatenavano come fiori che sbocciano in un prato primaverile. Difficile entrare a far parte di un atmosfera simile se si ha qualcosa da nascondere come Kiroachi. Eppure sembrò abbastanza sicuro di sé quando interpello il barista indaffarato per mandare una bevanda omaggio allo sconosciuto in ombra.

    Offro io, tranquillo.

    Mmmh...

    Un grugnito emblematico emanò dal volto totalmente in ombra. L'ampio cappuccio pendeva sui tratti facciali e dai lembi, lunghi capelli viscidi scivolavano giù per il petto. Difronte al giovane di Konoha poteva esserci chiunque, persino l'obbiettivo stesso della missione. Impossibile dirlo. Nonostante Kiroachi fosse seduto allo stesso tavolo dell'uomo, tra i due parevano esserci miglia e miglia di nebbia. Quella particolare combinazione di calda aria densa di fumo e luce soffusa rendevano le comunicazioni complicate anche dal punto di vista fisico, per non parlare del fatto che l'uomo non dava alcun segno di vita. Eppure due mani sporche e dure scivolarono sul legno segnato ed avvolsero in una rigida presa il boccale, per poi trascinarlo verso il suo proprietario. Nonostante il caos indecente, il suono della bevanda ambrata che colava giù per la gola assetata dell'individuo fu perfettamente udibile. Un rivoltante sorso, due... della schiuma colò lungo la sua gola e giù per il vestito, tre... il boccale tornò sul tavolo, già vuoto per un terzo.

    La guerra ha colpito tutti.. Se non ci aiutiamo a vicenda sprofonderemo nel caos più di quanto non lo siamo già..

    Uhm...

    Quel verso doveva essergli costato parecchie energie, perchè la restante mezza pinta fluttuò nuovamente verso il pozzo ed ivi venne versata. Questa volta continuò a tracannare, senza sosta, anche mentre Kiroachi scopriva il suo poker d'assi:

    Sto cercando una persona che ogni tanto bazzica da queste parti, si fa chiamare Zero. Sappiamo tutti e due che non è una sorpresa che gente del suo calibro passa molto del proprio tempo in questi sobborghi. Penso che tu possa aiutarmi a trovarlo..

    Un rumore liquido di risucchio annunciò che il boccale era stato totalmente svuotato. Venne sbattuto con determinazione sul tavolato, mentre l'altra mano volava verso il cappuccio e spogliava la testa dell'uomo della sua doccia d'oscurità. Ciò che il ragazzo si trovò difronte fu un muso sporco e burbero, solcato da cicatrici di ogni dimensione che sfoggiava un sorriso gocciolante birra più simile ad un ringhio ferale che ad altro.

    Grazie per la birra, giovane! ...

    Sbraitò a gran voce, alzandosi improvvisamente in piedi ed afferrandolo per il colletto. Il possente braccio alzarò Kiroachi dalla panca dov'era seduto senza il minimo sforzo. Si ritrovò ad osservare l'intero locale da una posizione sopraelevata e non poté non accorgersi dei volti che, uno dopo l'altro, si stavano girando verso di lui. Di certo aveva trovato un modo rapido per attirare l'attenzione di... tutti.

    Ma hai scelto il momento, il luogo e soprattutto le parole sbagliate per presentarti.

    Un destro micidiale, da privare i polmoni d'ossigeno per una buona manciata di secondi, volò nel ventre del ragazzo.

    ZERO?! Vieni qua a cercare... ZERO?! D'AHAAHHA, maledetto idiota! Solo uno Shinobi dell'Alleanza potrebbe pensare a questo come l'unico posto dove trovare SICURAMENTE quel Mukenin. Prevedibili... Chi ti ha mandato?! Chi è il pazzo che ha pensato bene di mandare al suicidio uno dei suoi soldatini?! Pagherai con la vita per ciò che sei!


    La montagna di muscoli lanciò il Chunnin della Foglia dritto contro il bancone dall'altra parte del locale, sfondandolo e mandando schegge di vetro e birra dappertutto. La marmaglia che fino a poco tempo prima stava ivi godendosi il proprio veleno, si scostò dal proiettile chiamato Kiroachi. In breve tempo lo Shinobi, tra frammenti di legno e cocci di vetro, si ritrovò al centro di un ampio cerchio formato da spettatori imbestialiti ed euforici allo stesso tempo. Alcuni ringhiavano, impazienti di vedere quell'individuo sconosciuto venir punito per aver disturbato la loro bevuta. Altri ridevano ed imprecavano come pazzi, ansiosi per l'inizio di quell'incontro gratuito. Altri ancora incitavano al combattimento intonando un coro selvaggio ed agitando i pugni. Il frastuono che si creò fu, se possibile, ancor maggiore di quello che ogni istante impregnava l'aria del Coltello. Il cerchio si ruppe da un lato, permettendo al mercenario di emergere dalla folla e posizionarsi al centro del Ring umano. Abbassò lo sguardo sulla sua preda, facendo scrocchiare il collo e sciogliendo il torpore alle spalle con ampi movimenti delle braccia.

    Alzati, microbo! Ora ti svito il cranio e ti farcisco di botte!
    Temi tu la morte? AHAAAAHAHAHAHAHA!

    hjFcjog



    Uuuuh rischiooo, situazione criticaaaa!
    Non farò arbitraggi per ora, deciderò l'esito in base all'eleganza delle tue azioni sia a livello di combattimento che di "cose che dirai". Tipo che se dici le cose giuste potresti anche evitare la rissa. Oppure che se piazzi i colpi giusti potresti mandarlo KO senza farti male. Chissà quanto è forte, boh.
    Lui sembra che ti abbia smascherato, ma in realtà è solo un pazzo che ha sentito la puzza di qualcosa. Questa per te potrebbe essere l'occasione per provare a tutti il contrario.
    Ricordati che è una missione di grado S e tu sei un chunnin... da solo. Stai rischiando un sacco ragazzo mio :asd:
     
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  8. Anselmo
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    Avrei potuto lasciare questa missione nel dimenticatoio ma la mia indole mi costringe a concludere le cose, altrimenti non dormo la notte.
    Oramai è impossibile continuarla con Akito, sempre che tornerà mai, perchè tutte le cose previste per lui sono andate a quel paese: dovevano avvenire in parallelo alla missione di trama, ma essendo scomparso Akito ci siamo arrangiati in altro modo e quindi Akito sarebbe impossibile da incastrare negli eventi già avvenuti.
    Di conseguenza ho deciso di spostare sta missione in Dentro e fuori la Pioggia e renderla una PQ di introduzione alla missione di trama. A breve invierò gli ultimi due post conclusivi e chiedo che uno staffer mi assegni exp come fosse una PQ.

    Ah, Akito mi ha dato il permesso di manovrare il suo PG per concludere gli eventi che ha bloccato, altrimenti non potrei fare queste cose :soso:
     
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  9. Anselmo
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    SI, FALLO DANZARE CON TE... AMMAZZALO... QUATTROCENTO RYO CHE NON DURA DUE MINUTI... VOGLIO IL SANGUE... ALLA SALUTE DELLO SMIDOLLATO... DAGLI UNA LEZIONE... COMBATTETE... BOTTE! BOTTE! BOTTE!

    La maramaglia che aveva formato un cerchio attorno al gigante tutto muscoli ed alla sua povera vittima arrivata dritta da Konoha, era presa dalla totale frenesia per l'imminente pestaggio. Gridavano, si spingevano, piazzavano scommesse, ridevano sguaiatamente, incitavano al combattimento e mollavano pugni e gomitate per guadagnarsi la prima fila. Intanto il Chunnin era a terra, inuna pozza di birra e vetro, cercando di ripredere fiato dopo aver sfondato con la schiena la lunga tavolata. Mise una mano al suolo, ferendosi con i cocci e tingendo di rosso la bevanda ambrata che lo circondava. Sopportò a denti stretti, perchè a lunghi passi si stava avvicinando il losco individuo che aveva deciso di rendere la sua giornata un inferno.
    Kiroachi ruotò su un lato, facendo scricchiolare il vetro sotto di se e con un agile mossa fu in piedi. Si guardò attorno, tutto il corpo teso e pronto a reagire. Per quanto coraggioso, era circondato da un esercito di potenziali nemici e difronte a se aveva un vero e proprio mostro affamato di violenza. La paura intonava un ritmo frenetico nei dintorni del suo cuore. Deglutì e scacciò ogni timore.

    Bene bamboccio, cominciamo!

    La bestia schiaffò il pugno destro nella mano sinistra, emettendo uno schiocco minaccioso e si fece sotto. Si lanciò in avanti caricando un montante, che andò a piantarsi dritto nel volto di... un manichino! Il Senju non siera fatto cogliere di sorpresa, ed anticipando il colpo aveva eseguito una sostituzione lignea. Il detromandò in mille pezzi il fantoccio, i cui resti volarono dall'altra parte del locale.

    ARGH, CAZZO! Dove sei?!

    Mormorò voltandosi per scovare Kiroachi. Ma questo aveva già disteso in avanti il braccio, da cui proiettò dei tentacoli di legno che si annodarono nel fumo che li separava e circondarono la montagna di muscoli, per poi stringersi. L'incatenamento liscio compì il suo sporco lavoro alla perfezione, e l'uomo si ritrovò intrappolato in numerose lingue di legno strette fino a bloccargli la circolazione.

    D'AAAAAAAH...

    Gridò richiamando tutta la potenza dei suoi muscoli. Le vene della gola si gonfiarono tanto da dare l'impressione che il capo gli sarebbe esploso in una fontana di sangue e pezzi di cranio da un momento all'altro. E non fu fatica sprecata, perchè dopo una serie di sonori scricchiolii, il legno del Senju andò in briciole.
    Il divertimento mutò a quel punto in furia, perchè l'energumeno scoprì di avere difronte un vero avversario, piuttosto che un microbo da schiacciare. La differenza nella loro costituzione era palese, ma il giovane aveva il Ninjutsu dalla sua parte che, per quanto complicato da usare in spazi tanto ristretti, risultava comunque una buona arma.
    Ancora una volta gli si gettò contro, questa volta a braccia aperte per afferrarlo per le spalle e far di lui quello che voleva. Ma quando le sue grosse mani nodose si chiusero sul corpo dello Shinobi, non afferrarono altro che acqua. Una sostituzione acquatica eseguita appena in tempo, ma questa volta il ragazzo non esitò: si ricompose alle sue spalle e prima che il bestione potesse accorgersene, unì i palmi delle mani con uno schiocco sonoro che sprizzò sangue in ogni direzione e mormorò:

    Mokuton...

    Le dalle travi di legno che componevano il soffitto si estroflesse un singolo ramo che saettò verso il basso ed avvolse entrambe le sue gambe, per poi trascinarlo verso il soffitto a testa in giù.

    EHI FARABUTTO, ORA TI...

    Gridò dimenando le braccia verso il Chunnin. Questo non si scompose minimamente, aveva la situazione in pungo. Ficcò una mano nel borsello porta-armi e ne tirò fuori un Kunai. Gettandosi in avanti, lo diresse dritto alla gola dell'uomo, per porre fine al problema nel più rapido dei modi. Ma l'altro dimostrò una rapidità che non gli si addiceva affatto: appena Kiroachi fu nel raggio d'azione delle sue braccia, le dita gli avvolsero la calotta cranica e con vigore la scaraventarono al suolo. Il ragazzo sbatté la faccia con violenza sulle tavole di legno, spezzandole a metà, mentre l'armadio di carne spezzava i legacci lignei e precipitava al suolo.

    Aaah, che dolore!

    Gemette Kiroachi sollevandosi dal pavimento, con un filo di sangue che gli pendeva dalle labbra.

    E questo è niente, hm, hm, hm ha ha ah ah ah ah!

    Ridacchiò il colosso mentre lo afferrava per il colletto e lo sollevava, per poi stringere una mano attorno alla sua gola ed erigerlo in alto, per mostrare a tutti un povero ragazzino morire soffocato.

    G-Ghh hah... d'ah...

    Kiroachi afferrò il polso dell'avversario con entrambe le mani, nel tentativo di torcerlo, ma la sua limitata forza fisica gli impediva di procurargli anche il minimo dolore. Ed intanto l'ossigeno contenuto nei suoi polmoni diminuiva, privandolo gradualmente delle forze e della lucidità, con un dolore opprimente al petto che si faceva sempre più bruciante. Più i secondi passavano, e più percepiva la forza vitale abbandonare il suo corpo. Persino il dolore ai polmoni prese a scemare per via dell'intorpidimento del corpo. Arrivò alla pericolosa sensazione in cui lasciarsi andare all'apparente stanchezza pare la cosa più giusta. Lo sfiorò l'idea di agire proprio in questo modo; si sentiva stanco come non mai, colto da una sonnolenza improvvisa e lasciarsi semplicemente andare pareva la cosa più semplice in assoluto. Un piccolo riposino e tutto si sarebbe risolto. Quella era forse la fine di Kiroachi Momuro, Chunnin della Foglia: morire strangolato in una bettola dei sobborghi dei Ame, ucciso da un fuorilegge barbuto e senza nome....
     
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  10. Anselmo
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    UUUUH UH UH UH FUORI LA GRANA PERDENTI! L'AVEVO DETTO CHE NON DURAVA DUE MINUTI.

    Risuonò la voce roca di uno dei tanti pezzenti che avevano scommesso sulla morte del microbo. Le mani di Kiroachi intanto scivolavano dalla presa che avevano esercitato fino a quel momento sul polso dell'uomo, e caddero prive di vita, abbandonate lungo i fianchi. Una scena penosa, quel corpo somigliante ora ad un burattino inanimato che veniva tenuto in alto dal possente braccio di un gigante alto più di due metri. Un brutale omicidio consumato nel divertimento di un gruppo di fuorilegge ubriachi. Che fine indegna...
    Ma un barlumedi vitalità ancora risplendeva ancora, seppur debolmente, sotto le palpebre quasi completamente abbassate del ragazzo. Sapeva chiudere gli occhi significa morte certa. Il pensiero lo trafisse ed assieme ad esso un colpo di genio. Le mani si sollevarono lentamente e scosse da violenti tremiti, ma riuscirono ad unirsi a formare il sigillo del serpente. Non poté pronunciare il nome del Jutsu, ma gli effetti furono evidenti, anche se non quanto lo sarebbero stati se ad eseguirlo fosse qualcuno non in punto di morte. Quel tronco di muscoli che aveva il colosso per braccio assunse gradualmente una colorazione marrone smorto. Poi, ad iniziare dalla mano e proseguendo verso il gomito, la pelle rinsecchita venne percorsa da una fitta rete di crepe. Nel vedere il suo braccio mutare, l'espressione di feroce divertimento dell'uomo mutò in puro orrore.

    NO, COSA DIAMINE... OH... DIO...!

    Lasciò andare a presa gettandosi indietro ed afferrandosi il braccio, che si sgretolava gradualmente nel suo grembo. L'effetto della tecnica della pietrificazione, seppur debole, si stava diffondendo a tutto il corpo. Tra le sue grida di orrore e lo sbigottimento dei presenti, decine di occhi osservarono la mano andare in polvere, poi l'avambraccio, l'intero braccio, la spalla ed infine il chakra pietrificante raggiunse il capo. A quel punto tutto tacque, il gigante era stato abbattuto.
    Intanto Kiroachi era caduto sul pavimento e qui si era accartocciato su se stesso, afferrandosi la gola martoriata. Emise un profondo rantolo introducendo per quella che gli parve la prima volta nella sua vita un po' di amato ossigeno nei suoi polmoni rinsecchiti. Per lui fu come rinascere. Artigliò le assi di legno, spezzandosi varie unghie, mentre la vitalità si riappropriava rapidamente del suo corpo. Si sollevò a quattro zampe, con il campo visivo che ondeggiava pericolosamente ed una morsa gelata al cranio, ignorando totalmente le ultime grida del suo avversario. Poi, finalmente riacquistò completo dominio su se stesso e si rimise in piedi. Si voltò verso il mucchietto di polvere, l'unico resto del nemico, e fu anche lui sorpreso di ciò che vedeva, ma non lo dava a vedere; sarebbe stata una pessima mossa.
    Intorno a lui il cerchio umano si allargò, tutti spingevano indietro per mettere più spazio possibile tra se stessi e quell'individuo sconosciuto che aveva ridotto in briciole un pericoloso fuorilegge. Ma poi una voce si fece largo tra il silenzio:

    Quel bamboccio mi ha appena fatto perdere la ricompensa di un mese di lavoro...

    Fu appena un mormorio, ma lo udirono tutti i presenti. Ne seguì un altro, poi un altro ancora, e come una reazione a catena furono tutto colti da una violenta frenesia omicida.

    FACCIAMOLO A PEZZI... VOGLIO VEDERE LA SUA TESTA APPESA ACCANTO A QUELLA DELL'ORSO...

    Varie lame vennero sguainate, randelli sollevati in alto e pugnali spuntarono da sotto le vesti logore. In breve Kiroachi si ritrovò in un pericolo ancora maggiore, e sta volta combattere sarebbe stato inutile. Deglutendo portò la mano all'orecchio e premette sulla ricetrasmittente:

    Ehm... Capitano, sono nei guai... guai seri.

    Ma non ci fu risposta. All'altro capo dell'apparecchio di Nonubu restava gran poco. Kiroachi indietreggio, si voltò, era accerchiato. Usare tecniche su grande scala avrebbe di certo attirato l'intera forza armata della Pioggia, e ciò avrebbe di certo mandato all'aria l'intera missione. Era fuori discussione. Appena sfuggito per un soffio alla morte, ed eccola che bussava nuovamente alla sua porta.
    Ma poi qualcosa di inaspettato accadde: in tutto il locale ci furono multiple esplosioni ed in breve il fumo invase totalmente Il Coltello. Impossibile vedere anche ad un palmo dal naso, ed in quella cecità che si riempì delle imprecazioni del branco affamato, Kiroachi si sentì afferrato per la veste e trascinato. Nella confusione, non porre resistenza gli parve la migliore delle soluzioni. Essa si rivelò azzeccata, perché dopo esser stato sbattuto di qua e di là emerse dal fumo, e si trovò all'esterno della bettola. Voltandosi vide diverse colonne di fumo eruttare dalle finestre e dall'entrata.

    Ihihihihi... solo qualche fumogeno lanciato al momento giusto.

    Kiroachi si voltò nuovamente, ma verso l'individuo che lo stava trascinando sotto la pioggia. Con uno strattone si liberò dalla presa e si piantò lì dove stava. L'altro non parve farci caso e continuò a camminare, ma prima che il Chunnin potesse aprire bocca, disse:

    Taci e seguimi, me lo devi. Ti ho appena salvato il culo, no?

    Solo dopo qualche attimo lasciò perdere ogni perplessità e decise che effettivamente era meglio non perdere di vista l'uomo che lo aveva tirato fuori dal Coltello. Lo seguì in un vicolo scuro e qui si sentì afferrare per le spalle e sbattere contro il muro. Il volto che gli si presentò difronte, anche se semi-sommerso nell'oscurità, lo fece comunque rabbrividire.

    zKKwl30


    Chi sei?

    L'individuo allungò l'indice verso gli occhiali e li spinse su per il naso, sorridendo ed avvicinando il proprio volto a quello del Chunnin, tanto che entrambi poterono percepire il respiro dell'altro.

    Chi sono io non è importante, ih ih ih ih... Ma so chi sei tu, da dove vieni e perchè ti trovi qui per le mie strade. Zero, non è così? Posso dirti dove si trova, ed anche dove si trova il tuo compagno... ti stuzzica l'idea?

    Rimanere sbigottiti era naturale dopo simili rivelazioni, ma il Senju non era stupido.

    Ed in cambio cosa vuoi?

    Assolutamente nulla. Vedi, in questo momento Nonubu e Zero se le stanno dando a morte proprio laggiù.

    Ridacchiò il dottore pazzo accennando con il capo ad una via laterale. Lasciò andare le spalle di Kiroachi e fece un passo indietro.

    Su, che aspetti? Corri piccolo amico, hehehihihi...

    P-Perché mi vuoi aiutare...?

    Beh, non vorremmo mica che la missione fallisca, no?


    Per Kiroachi fu abbastanza; che quell'uomo lo stesse giocando o dicesse il vero, non era importante. Aveva finalmente una traccia, e non se la sarebbe lasciata sfuggire. Mosse timidi passi lateralmente, senza distogliere il suo sguardo diffidente dal misterioso individuo che se la rideva soddisfatto. Poi imboccò il vicolo e prese a correre. Avanzò sempre dritto, prendendo qualsiasi via potesse portarlo nella direzione indicata, finché dopo alcuni minuti temette di essersi perso. Ma il timore sparì poco dopo, quando percepì un immenso boato ed una scarica luminosa che per qualche istante illuminò a giorno ogni cosa. Concentrò il chakra nei piedi e con un balzo aderì alla superficie di un alto edificio alla sua destra. Prese a scalarlo ed in breve ne raggiunse la sommità. Da qui non poté che assistere impotente allo spettacolo che si consumava sotto i suoi occhi.

    Incredibile...

    Ecco fatto, evento concluso. Fiuff...
    Attendo exp per questi sei post. Considerate comunque che non hanno la qualità che in genere riservo alle mie PQ, perchè non riguardano il mio PG ed ho narrato vicende improvvisate sul momento. Inoltre questi ultimi due li ho scritto nell'arco di qualche settimana sfruttando il tempo libero che avevo tra cose decisamente più importanti. Quindi non state troppo alti con l'assegnazione.
    Grazie :soso:
     
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  11. Anselmo
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    mmm direi 66 per i primi e tre e 61 per gli altri tre!
     
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11 replies since 20/9/2014, 13:03   278 views
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