Il primo tassello

P.Q Yuki Shirasu

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    Il suono rapido e incessante delle pioggia faceva da sfondo alla piacevole chiacchierata che stava avendo luogo a casa mia. Io e Moe avevamo deciso di saltare l’allenamento, per quanto mi piacessero le giornate piovose volevo evitare di tornare a casa bagnata fradicia come al solito, una pausa ogni tanto poteva solo che farci bene.
    La discussione che ci stava tenendo impegnate riguardava per l’appunto il tipo di allenamento da sostenere, eravamo rimaste solo in due e non intendevamo far entrare altre persone nel nostro gruppo visti i precedenti poco piacevoli. Il fatto era che dovevamo riuscire ad adattare strategie di combattimento tra due arti completamente differenti tra loro, se non contrastanti.


    - Io non ho idea di come faremo, forse dovremmo semplicemente tornare al vecchio metodo, io te una contro l’altra…tralasciamo per un po’ le metodologia di combattimento combinato, lì si tratta anche un po’ di improvvisazione alla fine, ce la caviamo bene da quel punto di vista

    Moe aveva ragione, andavamo avanti da mesi ormai con quel tipo di allenamento, era ora di tornare ai vecchi metodi, d’altronde avevamo poca scelta.
    Quando il sole fece capolino dai grigi nuvoloni in cielo decidemmo di uscire, avevamo ancora il resto del pomeriggio a disposizione per fare qualsiasi cosa e intendevamo sfruttarlo tutto, dopo un’intera mattinata passata dentro a casa a parlare del più e del meno.
    Le vie principali del villaggio erano quasi completamente deserte, mi sembrava di scorgere del movimento al palazzo del Raikage ma nulla di veramente preoccupante, non gli diedi troppo peso lì per lì.
    Moe doveva comprare dell’attrezzatura, secondo lei viaggiamo sempre troppo leggere e non riuscì a dargli torto, io l’unica arma che mi portavo costantemente dietro era la katana di mio cugino che tra l’altro utilizzavo poco. Non avevo bisogno di armi da lancio o di esplosivi, erano strumenti che preferivo non utilizzare se non strettamente necessario.
    Mentre aspettavo che Moe finisse di comprare il necessario il mio pensiero era rivolto a mio cugino e ai membri dell’organizzazione, ormai sapevo quale era il loro obbiettivo ma ero preoccupata perché io stessa non avevo la più pallida idea di come sarebbero riusciti nell’impresa, erano certamente tutti ninja di alto livello ma per colpire qualcuno di potere nel villaggio sarebbero dovuti entrare, colpire e fuggire, cosa non affatto facile. Sapevo che alcuni di loro erano infiltrati ancora all’interno e che quindi potevano passare informazioni sensibili agli altri. L’unica soluzione era sperare che gli obbiettivi uscissero da Kumo, sapendo che avrebbero potuto farlo in compagnia di altri.


    - Io qui ho finito, ho preso qualche carta bomba e delle armi da lancio

    Mi sentì improvvisamente osservata e mi girai di scatto cercando di capire a cosa fosse dovuta tale sensazione. Intorno a noi c’erano poche persone e tutte occupate a farsi i fatti loro, nessuna di loro mi stava fissando e quindi credetti di essermelo immaginato anche se quella sensazione non svanì.
    Tornai a casa qualche ora dopo decisa a cucinarmi qualcosa e ad andare a letto, avevo della stanchezza arretrata e con le giornate frenetiche che mi capitava di avere non riuscivo quasi mai a recuperare. Quando salì in camera mia per posare della roba notai subito una lettera, era poggiata sul mio letto e io ero sicura di non aver lasciato nulla lì. La finestra era chiusa e non c’erano segni di forzatura sulla porta, me ne sarei di certo accorta. Presi il foglio per leggerlo, vi erano solo poche parole anche se molto chiare.


    Ore 00:00 al campo di allenamento numero cinque.



    Moe non poteva essere, l’avevo appena salutata e se avesse dovuto dirmi qualcosa me l’avrebbe detta. Non mi venne in mente nessun’altro che volesse parlarmi all’interno del villaggio, ma come al solito la mia curiosità prevalse sull’istinto di sopravvivenza, dopotutto mi veniva chiesto di dirigermi in un posto all’interno del villaggio, se avessero voluto farmi fuori per qualsivoglia motivo mi avrebbero prima portata fuori, sarebbe stato più sicuro.
    Mancava ancora un’ora a mezzanotte, quindi decisi di mangiare qualcosa prima di dirigermi al campo di allenamento. Ovviamente non feci altro che pensare a chi poteva volermi parlare di notte in un posto che sicuramente sarebbe stato vuoto e lontano da occhi indiscreti. Sicuramente quella che era stata una giornata abbastanza noiosa si sarebbe potuta tramutare in qualcosa di interessante.
    Finito di mangiare salì nuovamente in camera mia, presi la katana e brucia la lettera per sicurezza, non volevo che qualcuno potesse trovarla visto che non sapevo ancora cosa aspettarmi.
    Prima di uscire passai in camera di Eiji, lì era rimasto tutto come lo aveva lascito lui. Visto come si era comportato con me facevo addirittura fatica a sentire la sua mancanza, eppure era tanto che non capitava di vederlo.
    Scesi le scale fino al piano terra, dopodiché varcai la porta principale ritrovandomi per le strade di Kumo, ormai completamente deserte e silenziose.
     
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    Il cielo era limpido e tirava un leggero vento da est, c’era un silenzio surreale, le persone come me che giravano per il villaggio a quell’ora tarda si potevano contare sulle dita di una mano. Ero diretta al campo di allenamento numero cinque a passo lento, leggermente in anticipo come al solito, non mi piaceva fare tardi.
    Passai davanti a qualche ristorante in fase di chiusura, nonostante avessi appena mangiato avevo ancora una certa fame, gli odori provenienti dalle cucine non aiutavano.
    Giunsi al luogo prestabilito e come previsto non vi trovai nessuno, mancavano ancora cinque minuti circa a mezzanotte e ne approfittai per guardarmi intorno. L’area sembrava completamente deserta, non riuscivo a scorgere nessun rumore sospetto quindi mi limitai ad attendere seduta su un masso.
    Trascorsero dieci minuti ma del misterioso individuo nessuna traccia, poi all’improvviso sentì qualcosa muoversi poco distante da me, mi voltai e non vidi nulla.


    - Grazie per essere venuta, speravo proprio che ti presentassi

    Una voce alle mie spalle mi fece sobbalzare e istintivamente mi allontanai di qualche passo. Un ragazzo giovane con i capelli argentai era in piedi davanti a me, aveva una katana con un ciondolo attaccato all’elsa e non sembrava avere cattive intenzioni.



    - Puoi stare tranquilla Yuki, il mio nome è Aki e sono un amico di tuo cugino…mi ha chiesto lui di contattarti

    Avevo già sentito quel nome, o per meglio dire lo avevo letto, subito dopo aver decifrato la pergamena che conteneva la scala gerarchica dell’organizzazione. Aki me lo ricordavo molto bene perché il suo nome compariva accanto a quello di mio cugino. L’agitazione iniziale svanì e inizia a tranquillizzarmi, era un membro dell’organizzazione.

    - Sta per accadere qualcosa di grosso e ci serve il tuo aiuto far sì che l’operazione vada in porto

    Non avrei mai pensato che avessero bisogno di me, avevano agganci all’interno del villaggio, ninja sottocopertura che facevano il doppio gioco passando informazioni. La risposta ai miei dubbi arrivò immediatamente.

    - Uno dei nostri obbiettivi sta per uscire dal villaggio, è la nostra grande occasione…il problema è che sa di essere in braccato da Ōrora, per cui adotterà un basso profilo. Gli era stato consigliato di uscire con una squadra anbu per maggiore sicurezza ma lui ha detto di no, dice che il modo migliore di tutelare la sua vita è passare inosservato e non tentare un gioco forza con l’organizzazione. Detesto dirlo ma ha avuto una bella intuizione, io stesso avrei fatto parte della squadra che lo avrebbe scortato, sarebbe stato più facile ucciderlo se avesse dato retta agli altri…Comunque, ha deciso di spacciarsi per un mercante e di chiedere una scorta di genin come da prassi, una semplice missione di livello C per te. I dettagli della missione verranno dati solo alla squadra di genin una volta fuori dal villaggio, ha tenuto all’oscuro tutti per maggiore sicurezza. Abbiamo bisogno che tu faccia parte della squadra insieme alla tua amica e che conduca il “mercante” dove vogliamo noi.

    Semplice da capire anche se i rischi erano alti, ci saremmo dovute comportare come in ogni altra missione di scorta. Il vantaggio era che il mercante avrebbe dovuto seguire le nostre direttive, quindi se avessimo deciso di scegliere un percorso diverso da quello prestabilito a lui doveva star bene per forza, l’importante era arrivare a destinazione sani e salvi.

    - Va bene, ci sto…credo vada bene anche per Moe

    Aki sorrise e mi spiegò che secondo alcune indiscrezioni era diretto a Konoha, anche se la cosa non era certa, e che quindi avrei solo dovuto deviare il percorso verso il covo dell’organizzazione. Cercò di spiegarmi brevemente dove era situato, la zona la conoscevo già ma non il punto esatto.

    - Questo è il foglio della missione che sto andando ad affiggere, scrivi il tuo nome e quello della tua amica e presentati domani a ora di pranzo al cancello sud, da lì in poi sai cosa fare

    Aki mi passò il foglio, che compilai come richiesto prima di riconsegnarglielo, dopodiché mi saluto con un cenno della mano e si dileguò, lasciandomi sola con i miei pensieri in quel luogo buio e silenzioso.
    Tornai a casa mia, i miei buoni propositi di andare a letto prima erano ormai andati in fumo, ma dopotutto non era nemmeno troppo tardi e speravo di potermi svegliare leggermente più tardi del solito.
    Il mattino seguente la prima cosa che feci dopo essermi preparata fu quella di andare ad avvertire Moe e a spiegargli la situazione. La trovai al solito posto dove ci incontravamo tutte le mattina prima di andare ad allenarci, e la ragguagliai in merito agli ultimi avvenimenti.


    - Figo, facciamolo allora…vista l’ora credo sia inutile allenarci visto che dopo pranzo dobbiamo farci trovare pronte

    Ero d’accordo con Moe, era meglio passare il tempo che ci rimaneva a prepararci psicologicamente. Dovevamo comportarci normalmente come avevamo sempre fatto, facendo finta di non sapere nulla di ciò che stava succedendo.
     
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    Auto convincersi di essere estranei alla faccenda era il modo migliore per sembrarlo, ed io ero molto brava in questo, se le cose si fossero messe male sapevo cosa fare.
    Guardai Moe per osservare il suo comportamento, non sembrava trasparire nervosismo contrariamente a quanto pensavo, lei d’altronde era stata coinvolta in quella faccenda solo perché era mia amica, e anche se in passato mi aveva sempre dato la sua piena disponibilità in ogni cosa non ero totalmente convinta che fosse giusto nei suoi confronti.
    Il tempo restante alla partenza passo velocemente, e ci dovemmo recare al cancello sud per aspettare il nostro obbiettivo. Un tipo anziano con una barba grigia e un cappello che gli copriva il viso si avvicinò a noi senza dire nulla, facendoci solamente segno di andare con lui. Atteggiamento strano ma comprensibile visto che praticamente stava cercando di non far capire a nessuno chi fosse, non che io o Moe lo conoscessimo però evidentemente la prudenza non era mai troppa.




    Il tragitto che ci attendeva era molto lungo e passarlo totalmente in silenzio non era la migliore delle cose, provai più volte ad interagire ma non voleva saperne di aprire bocca. Poco male, tanto di lì a qualche ora sarebbe morto, se voleva trascorrere le sue ultime ore di vita in silenzio per me non c’erano problemi.
    Il tempo si annuvolò e in breve tempo iniziò a piovere, noi ovviamente continuammo a camminare visto e considerato che ci trovavamo nel bel mezzo delle pianure del paese del fulmine, anche volendo trovare un riparo sarebbe stato molto difficile.
    Passarono le ore e pian piano smise di piovere, lasciando il terreno poco praticabile e in alcuni punti fangoso. Già mi ero stufata di muovermi in quelle condizioni, e per giunta stava calando la sera. Eravamo a qualche kilometro dal confine sud del paese del fulmine, avevamo già deciso in precedenza che ci saremmo accampati lì.


    - Dobbiamo proseguire tutta la notte, non ho tempo da perdere

    Fu le prime parole che il tizio pronunciò da quando ci eravamo incontrati al villaggio.

    - Non esiste, dobbiamo riposarci…domani prenderemo una scorciatoia se ha fretta, ma questa notte la passeremo qui

    Non obbiettò nonostante sembrò contrariato, si limitò a sbuffare e a sedersi poco distante da me e Moe, tirando fuori dal suo zaino del cibo. Feci lo stesso anche io visto che la fame iniziava a farsi sentire, l’agitazione che provavo e cercavo di reprimere di certo non aiutava. Moe si occupò di accendere un fuoco e di disseminare qualche trappola nel perimetro intorno a noi.
    Il finto mercante ben presto si addormentò ed io lo seguì a ruota pochi minuti dopo, lasciando da parte ansia e pensieri che altrimenti mi avrebbero tenuto sveglia.
    Sentì qualcosa di bagnato sulla palle e un rumore forte di sottofondo, mi alzai e notai che aveva iniziato nuovamente a piovere. Doveva essere l’alba a giudicare dalla luce, ma era difficile dirlo con precisione. Mi occupai di svegliare anche Moe e il “mercante”, sgomberammo il piccolo accampamento che avevamo messo in piedi e continuammo il nostro percorso.
    Sarà che essendo in territorio neutrale ero più concentrata su eventuali rumori, ma notai che vi era un rumore di ferraglia insolita provenire dal nostro obbiettivo, come se portasse con se un bel numero di armi da lancio. La cosa non piaceva per niente, volevo avvertire anche Moe ma era difficile farlo senza farsi sentire, quindi mi tenni quella cosa per me.
    Dopo l’intera giornata passata a camminare la voglia di fermarsi qualche minuto era tanta, ma non potevamo permetterci di tardare o di far insospettire il nostro bersaglio, avremmo proceduto come ci era stato chiesto di fare, portando il finto mercante vicino al rifugio dell’organizzazione, poi da lì in poi probabilmente sarebbero arrivati gli altri a sistemare il tutto.
    A sera inoltrata arrivammo finalmente nel sentiero in mezzo alla foresta, quello che conduceva a Konoha, sapendo che il rifugio non era lontano provai a fare la mia mossa.


    - Prendiamo quella scorciatoia come le avevo detto…tranquillo, conosco molto bene la zona

    Provai a tranquillizzarlo vista la sua titubanza, non sembrò funzionare molto a dire il vero, ma non aveva altra scelta se non quella di seguirci.
    Non sapevo con esattezza dove andare, conoscevo a grandi linea l’area in cui poteva trovarsi il rifugio ed era proprio lì che stavamo andando, una volta arrivati non sarebbe stato più un nostro problema. Saremmo rientrate al villaggio molto scosse dicendo che ci avevano teso un agguato, e che eravamo riuscita a scappare per miracolo.


    - Sei sicura che questa sia una scorciatoia? Io non la conoscevo

    Mi limitai ad annuire. Iniziava a preoccuparsi e la cosa non mi piaceva, ormai eravamo poco distanti dalla zona da raggiungere, dovevo solo portarlo più avanti.

    la continuo poi
     
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    Quando iniziai ad avvertire i primi rumori in lontananza capì che avevamo quasi raggiunto il nostro scopo, non sapevo come i membri dell’organizzazione avrebbero agito, ma di certo non si sarebbero mossi con me e Moe in mezzo, almeno era quello che credevo. Mi sbagliavo ovviamente, successero talmente tante cose contemporaneamente che non capì assolutamente nulla. Chiusi gli occhi per qualche attimo e quando li riaprì l’uomo che stavamo scortando era immobilizzato, e l’intera area circondata da persone. Alcune le conoscevo anche se solo di vista, altri non li avevo mai visti prima. La prima che si fece avanti fu una ragazza dai lunghi capelli rossi che conoscevo bene e che avevo già incontrato in una circostanza diversa.



    Akemi era la ragazza di mio cugino nonché il capo dell’organizzazione, non conoscevo le sue abilità in quanto non l’avevo mai vista combattere, ma sapevo che era molto in gamba. L’ultima volta che l’avevo vista credevo fosse una mia nemica.

    - Ciao Akira, quanto tempo… -

    L’uomo che avevamo accompagnato fino a quel punto sembrò terrorizzato, era incapace di muoversi, forse bloccato da una qualche sigillo o da una trappola posta sotto di lui. Cercò noi con lo sguardo ma io mi limitai a fare qualche passo indietro.

    - Siete riusciti a corrompere anche dei giovani genin, ammirevole…ma quando io me ne andrò da qui vi darò la caccia, e loro due verranno imprigionate

    Akemi sorrise, sembrava quasi divertita.

    - E cosa ti fa pensare di riuscire a fuggire…avrai sicuramente notato chi siamo, d’altronde ci hai conosciuti tutti. Non hai alcuna speranza di farcela anche sciogliessimo il sigillo che ti blocca, cosa che non succederà

    Qualcosa non andava, il tizio era troppo sicuro di se, e ammenochè non stesse mentendo la faccenda si stava per scaldare. Presi il braccio di Moe tirandola ancora più indietro. Akemi si arrestò all’improvviso fissando il busto dell’uomo, aprì la sua giacca e quello che vedemmo non fu piacevole. L’uomo era ricoperto completamente di carte bomba, sopra di esse vi erano legati una moltitudine di oggetti come shuriken e kunai, così che l’esplosione risultasse più letale. Una delle carte bomba iniziò a fumare e tutti ci allontanammo il più velocemente possibile senza guardarci indietro. Quello che successe dopo fu strano, l’esplosione ebbe luogo ma con un potenziale molto ridotto, quando mi voltai per capirne il motivo vidi quattro membri dell’organizzazione, tra cui mio cugino, che avevano creato una barriera contenitiva, limitando il danno ad un’area ristretta.

    - Merda, deve essersi sostituito all’ultimo secondo…sento una presenza in quella direzione, sono sicuro sia lui

    A parlare fu lo stesso ragazzo che ci aveva individuate l’ultima volta, era chiaramente un ninja con poteri sensoriali notevoli. Quando indicò la direzione in cui andare tutti si fiondarono all’inseguimento. Io e Moe provammo a stare al passo ma con scarsi risultati, quella faccenda ormai riguardava direttamente anche noi, se quel tizio fosse tornato al villaggio noi saremmo diventate traditrici, quindi era fondamentale fermarlo.
    Avevamo perso di vista tutti quanti, riuscivo a sentire ancora qualcuno in lontananza grazie al mio udito, ma vista la loro velocità era sicura di non poter riuscire a raggiungerli. Tutto il trambusto dato dagli spostamenti cessò, si erano fermati. Fu allora che si scatenò l’inferno, esplosioni fortissime e forti raffiche di vento fecero da sfondo ad uno scenario quasi apocalittico. Io e Moe ci mettemmo al riparo, tenendoci lontano dal luogo dello scontro per non rimanere coinvolte. Il susseguirsi di esplosioni durò solo pochi secondi, poi tutto tacque. Mi avvicinai abbastanza da poter avere nuovamente il contatto visivo, e vidi Akira steso a terra, ancora vivo ma gravemente ferito. Akemi gli puntava la katana alla gola e gli altri si limitarono a guardare.


    - Eliminare me non vi porterà da nessuna parte, sapete benissimo che sono solo un pezzo del puzzle

    - Tranquillo che abbiamo i nostri metodi per scovare gli altri topi di fogna…quando vi avremmo eliminati tutti magari Kumo ritornerà quella di una volta, tu sei solo il primo, dovresti ritenerti onorato

    Ero curiosa di saperne di più, che ruolo avevano avuto nel villaggio i membri di Ōrora? E che cosa li aveva spinti a diventare traditori pur di salvare Kumo? Io sapevo solo che gli obbiettivi dell’organizzazione erano dei corrotti, una lista di obbiettivi ben precisi. Il tipo che avevamo accompagnato fino a lì non sapevo nemmeno chi fosse e che ruolo avesse nel villaggio, sicuramente un ruolo importante ma era l’unica cosa che sapevo con certezza.
    Ormai stava calando la sera e con quest’ultima anche un leggere fresco, che a dire il vero non mi dispiaceva affatto. Akemi era sul punto di sferrare il colpo decisivo ad Akira quando si fermò.
     
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    Uno dei ragazzi dell’organizzazione si fece avanti, dirigendosi verso Akira. Sembrava emotivamente coinvolto a giudicare dalle sue movenze e dallo sguardo che aveva. Akemi si fece da parte rinfoderando la katana.

    - Sarò io a farlo fuori

    Il ragazzo a prima vista non sembrava una persona cattiva, aveva dei capelli biondi e un tipo di corporatura atletica. In suo sguardo era mutato quando si era trovato davanti l’obbiettivo, traspariva odio e non lasciava spazio alla pietà.



    Passò la sua mano sinistra dentro il borsello porta armi e ne tirò fuori un kunai. Si portò alle spalle di Akira e lo colpì dietro le ginocchia per farlo cadere. Quello che doveva essere un omicidio rapido si stava trasformando in una vera e propria esecuzione, e io non ero certa di voler assistere.

    - Hideki…sapevo che sarebbe finita così. Comunque vada, per me resti sempre un fallito

    La mano armata del ragazzo si levò al cielo e un rapido fendente tagliò la gola di Akira, facendolo stramazzare al suolo in una pozza di sangue. Non era ancora morto e Hideki non accennava a volergli dare il colpo di grazia, sembrava lo volesse far soffrire fino alla fine. Feci per andarmene per evitare di vedere quella scena ,ma qualcosa attirò la mia attenzione. Akira con una mano si stava tenendo la gola mentre con l’altra si stava aprendo la veste, ma questa volta non sembravano esserci carte bombe o trappole esplisive, solo dei segni neri lungo il suo corpo. Non sapevo con esattezza di cosa si trattasse, anche perché era disteso a pancia in sotto e non riuscivo a vedere bene, sicuramente non era nulla di buono. Non fui l’unica ad accorgermi della cosa, anche altri avevano notato i simboli sul corpo di Akira, ma a quanto pare loro sembravano conoscerne la provenienza in quanto apparvero tutti agitati. In pochi attimi l’intera organizzazione si disperse, Hideki lascò lì il suo obbiettivo e Ryuu mi portò via il più lontano possibile. Seppi ben presto il motivo di tutta quell’agitazione. Non fu un esplosione vera e propria, ma dal corpo di Akira si generò una sfera in rapida espansione che distrusse tutto ciò che incontrava, lasciando un’enorme vuoto nella foresta. Fortunatamente noi eravamo riuscite a portarci fuori il raggio di azione, così come tutti gli altri membri dell’organizzazione.

    - Il sigillo inverso dei quattro simboli, quel lurido bastardo le ha provate tutte fino alla fine

    Quella che fino a poco attimi fa era una porzione di foresta con fitti alberi e tanto verde, era diventata una voragine di circa trenta metri, al centro di quest’ultima il corpo privo di vita di Akira.
    Hideki scivolò lungo il bordo della voragine e andò verso il corpo di Akira, rimase a fissarlo qualche secondo e poi si allontanò, raggiungendo gli altri membri dell’organizzazione.


    - Cosa è successo tra quei due?

    Chiesi a Ryuu, la curiosità si era fatta troppo forte.

    - Akira era un bastardo senza scrupoli, lo odiavamo tutti…Hideki in particolare aveva un conto in sospeso con lui

    Ryuu sembrò esitare.

    - Be vedi, Akira era il padre di Hideki, se così lo si può definire…non si è mai comportato come tale, anzi, ha anche provato ad ucciderlo una volta, non sto qui a spiegarti il perché…

    Non mi capacitavo della cosa, non credevo fosse possibile provare tanto odio per un genitore, così come non credevo fosse possibile tentare di uccidere un figlio per un qualsivoglia motivo.
    Ryuu accompagnò me e Moe ancora più dentro alla foresta, fino a quando iniziamo ad intravedere quella che aveva tutta l’aria di una fortezza, molto ben mimetizzata e con l’aspetto abbastanza vissuto.




    Il nuovo rifugio dell’organizzazione, era da un po’ che mi sarebbe piaciuto andarci. Io avevo visto il vecchio, ma proprio a causa mia lo avevano dovuto abbandonare e trasferirsi in quello di emergenza. Immaginavo ne avessero già pronto un altro nel caso le cose si fossero messe male lì, d’altronde era sempre meglio spostarsi frequentemente non rimanere troppo a lungo nello stesso luogo.
     
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    Sapevo benissimo di non potermi trattenere molto a lungo, avrei dovuto fare rapporto e sembrare molto convincente sulla storia. Mi ero già preparata una versione con tanto di faccia sconvolta e parole confuse, le lacrime per un avvenimento del genere mi sembravano esagerate e sarebbero potute risultare poco credibili.
    Alcuni dei membri dell’organizzazione erano rientrati nel rifugio, altri girovagavano intorno al perimetro chiacchierando tra loro o semplicemente controllando che nessuna presenza ostile potesse avvicinarsi. Ryuu si avvicinò a me sorridente.


    - Avete fatto un ottimo lavoro, e vi ringraziamo per questo…Akemi ti è molto grata, anche se non è qui a dirtelo di persona, sta già progettando l’attacco al prossimo obbiettivo

    - Questo non dovrebbe essere il momento di festeggiare la vittoria? Anche se a pensarci bene c’è poco da festeggiare…quanti ve ne mancano ancora?

    - Hmm…escludendo Akira ne rimangono altri cinque, ma purtroppo trovare un modo per farli fuori sarà sempre più difficile. Con la morte del loro compagno il livello di allerta salirà e non usciranno mai dal villaggio se non strettamente necessario

    Gli obbietti dell’organizzazione mi erano ancora ignoti, mio cugino non me ne voleva parlare per evitare di mettermi nei guai, ma sapevo che erano tutti membri di spicco nel villaggio. Persone che avevano potere decisionale, corrotti capaci di qualsiasi cosa pur di raggiungere i loro sporchi obbiettivi.
    Sarei rimasta volentieri con loro ma sapevo benissimo di non poterlo fare, il mio posto era al villaggio della nuvola. La consapevolezza che il marcio regnava ancora a Kumo non mi confortava molto, ma c’era sempre stato e io fino a quel momento non ne avevo risentito al livello personale, anche se sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo.
    Era il momento di tornare a casa, ci avrebbero atteso altre lunghe ore di cammino, e il solo pensiero mi demoralizzava. Mio cugino sembrò vedere il mio turbamento e chiamò Haruka, che mi si avvinò mettendo una mano sulla spalla a me e a Moe.


    - Vi porto vicino al villaggio, almeno potete spiegare la situazione direttamente alle guardie del cancello

    Haruka sapeva utilizzare la dislocazione istantanea, e per noi fu un grande sollievo poter arrivare tra le montagne di Kumo in un istante. Riconobbi subito il posto, non eravamo a più di cinquecento metri dal villaggio.

    - Ragazze, io vi saluto…alla prossima

    Disse scomparendo un attimo dopo.
    Io e Moe risalimmo la montagna e imboccammo il sentiero che portava al cancello sud di Kumo, giunte dinnanzi le guardie iniziammo con la recita. Inscenammo un vero e proprio spettacolo, finta disperazione con lievi tentennamenti nel pronunciare delle frasi, mi sorpresi di me stessa. Sta di fatto che le guardie sembrarono credere a quanto detto da noi e andarono subito ad avvertire qualcuno, mentre noi ci dirigemmo a casa mia. Ero assolutamente certa che non sarebbe finita così, sicuramente quelli della squadra speciale avrebbero voluto interrogarci, ma sapevo anche che in quella squadra vi era almeno un infiltrato dell’organizzazione, quindi ero abbastanza tranquilla.
    Ero così concentrata sulla missione che ci era stata assegnata che avevo dimenticato una cosa, Eiji. Durante quell’azione non lo avevo visto da nessuna parte, eppure ero certa che fosse insieme all’organizzazione. Forse era impegnato altrove, o forse mio cugino aveva preferito tenerlo lontano da me per evitare ulteriori complicazioni. In effetti era da tanto che non mi capitava di vederlo, e non ero certa di come avrei reagito se mi fosse capitato a tiro. D’altra parte mi aveva pugnalata alle spalle, fingendosi il caro e dolce fratellastro fino a quando gli aveva fatto comodo, e non appena aveva avuto l’occasione se ne era andato, trattandomi come una persona che aveva sempre odiato. Facevo ancora fatica a capacitarmi della cosa, e quella che sul momento percepì come tristezza era ormai mutata in rabbia, quindi se quella di non farmi vedere Eiji era stata un’idea di Ryuu non potevo biasimarlo, anche io avrei fatto lo stesso.
    Giunsi a casa insieme a Moe e per prima cosa posai la katana, che ormai era più un amuleto che un’arma per me, in quanto non è che fossi molto abile nel maneggiarla, non ancora almeno. Mi sedetti sul divano insieme alla mia amica e restammo in un religioso silenzio per diversi minuti, ognuna assorta nei propri pensieri. La giornata era stata lunga, e per quanto mi riguardava avevo bisogno di riordinare le idee.


     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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