Team K. - il Rotolo Rubato

P.Q.

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    Sakuya
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    Il kunai vibrò nella mia direzione tagliando l'aria ed emettendo un sibilo metallico finissimo. Mi spostai in tempo per vederlo conficcarsi nel tronco dietro di me. Il manico vibrò leggermente ma non restai a guardarlo, non potevo permettermelo. Mi sostituii giusto in tempo per eludere un altro kunai che viaggiò nella mia direzione, portandomi dietro il mio avversario. Aveva le spalle al grande tronco d'albero, e, ai lati, altre due presenze fecero la loro apparizione.

    - Ora! -

    - Coraggio! -

    - Uatah! -

    Ormai non poteva più scappare, l'avevamo acciuffato. Il mukenin si dibatteva e sbraitava ma la mia gabbia di sabbia lo teneva stretto e con Sakuya e Momo a minacciarlo al mio fianco non sarebbe stata una buona idea per lui, tentare la fuga. Sospirammo, osservando il nostro operato. Quello che avevamo davanti non era uno di quei traditori pericolosi, però era ricercato e la nostra missione era riportarlo in gatta buia, dove era il suo posto. Un senso di soddisfazione crebbe dentro di me: era la nostra prima missione insieme ed era filato tutto liscio come l'olio! Senza perdere tempo, ci caricammo dietro il prigioniero per riportarlo a Konoha, non troppo distante da noi, forse metà giornata di viaggio. Il nostro inseguimento era durato qualche ora, l'avevamo trovato quella stessa mattina, mentre tentava di lasciare il villaggio della Foglia, così gli eravamo corse dietro perché la nostra missione era di riportarlo indietro. Era stata una missione breve, francamente credevo sarebbe durata di più. Che fosse davvero così facile scovare un Mukenin? Sakuya apriva la fila, facendo strada a me a Momo che proseguivamo più dietro. La ragazza alta dai capelli biondi teneva la katana sguainata, minacciando l'uomo dai capelli scuri, mentre io, che chiudevo la fila, stavo di poco dietro di lui, tenendo stretta la gabbia di sabbia, in modo che non potesse fuggire. Anche quella era una parte delicata della missione: quel tipo poteva scappare da un momento all'altro alla nostra minima distrazione.

    - Dopo che avremo finito con lui, propongo di andare a festeggiare da Ichiraku! -

    Esclamò Sakuya, alzando un pugno in aria con aria trionfante. Ichiraku era un chiosco che esisteva da decenni, ormai, e vantava di preparare il Ramen più buono del Paese del Fuoco. Non sarebbe stato male fermarci lì, ma Momo non era per niente d'accordo con l'altra.

    - Eh? Se mangiamo lì non avrò più forza per tornare a Suna! Molliamo 'sto tizio e torniamocene a casa, possiamo mangiare da Atsushi! E' moolto più buono ed è aperto fino a tardi! -

    - Sei matta?! Guarda che la ricetta segreta del ramen di Ichiraku è composta da quindici ingredienti segreti che rendono il ramen prelibato! Non posso credere che tu preferisca Atsushi! -

    - Ma ti stai sentendo? Da quando frequenti così tanto il Villaggio della Foglia da poter affermare certe cose? -

    Eccole che ricominciano...

    Erano passati anni dal nostro incontro, da bambine eravamo divenute giovani donne, eravamo nel pieno dell'adolescenza. Eppure, quelle due erano rimaste le stesse, sempre a litigare per le cose più stupide. Tentai di ignorarle mentre si infastidivano a vicenda, ignorando del tutto il Mukenin, che le guardava a metà tra lo stupito e il confuso. Certo, non ci facevamo mica una bella figura, così.

    - ... E allora mettiamolo ai voti! Yuka! -

    - E va bene! Yuka, ascoltaci! -

    Ecco. Questo non andava proprio bene. Non mi piaceva essere coinvolta nelle loro litigate, non tanto perché, in quanto amica di tutte e due allo stesso modo, non volevo prendere posizione, ma perché, alla fine, in un modo o nell'altro finivo per prendercele sempre io. E non avevo mai capito il motivo.

    - mmm... Che c'è? -

    - Vuoi mangiare da Ichiraku... -

    - O da Atsushi? -

    La verità? Non faceva alcune importanza per me, mi sarebbe bastato stare con le mie amiche e festeggiare la riuscita della nostra prima missione, ma sembrava che non avessi scelta. Mi fermai e loro fecero di conseguenza. Estrassi una monetina dalla tasca e la mostrai alle due, che la guardarono concentrate.

    - Testa Ichiraku. Croce Atsushi. -

    Lancia la monetina in aria che si rigirò più volte su se stessa mentre ricadeva nella mia mano. La afferrai, stesi l'altro braccio e aprii il pugno, chiudendo la monetina tra il dorso e il palmo dell'altra mano. Il silenzio era immane. Alzai la mano destra di scatto e...

    - Testa! -

    - Siiiiiii!!! -

    Saltellò Sakuya mentre Momo cadeva a terra, coprendosi il volto con le mani. La destinazione era decisa, adesso potevamo riprendere il nostro cammino. Camminai ma c'era qualcosa che non andava. Mi sembrava tanto di essermi dimenticata qualcosa di importante. Poi, la mia mente ebbe il flashaback di me che afferravo la monetina in aria e aprivo il palmo dell'altra mano. Aprivo l'altra mano. La mano che mimava la gabbia di sabbia.

    - CAZZAROLA! -

    Le altre due alzarono lo sguardo e furono invase dal terrore. Non c'era più. Il Mukenin non c'era più. Ci girammo nello stesso momento, in tempo per vedere l'uomo dal naso lungo che ci sorrideva, riprendendo la sua corsa verso la libertà.

    - TORNA SUBITO QUI!! -

    Gridammo all'unisono, precipitandoci dietro di lui, inseguendolo. Che dire, ne avevamo di strada da fare.

    [...]


    - Fiuuuu! Che mangiata! -

    Esclamò Momo, lasciando cadere le bacchette nella sua ciotola, stiracchiandosi come un gatto. Sakuya la guardò torva, chinata sul suo ramen.

    - Non eri quella che voleva andare da Atushi? -

    - Il cibo è cibo! Non importa dove lo mangi! -

    Recitò saggiamente la ragazza dai capelli biondi, mentre Sakuya le puntava le bacchette contro. Tentai di ignorarle, concentrandomi sul finire la mia ciotola di ramen, che per inciso, erano buonissimi, davvero. Tirai un sospiro di sollievo pensando che alla fine eravamo riuscite a recuperare il fuggitivo, anche se avevamo rischiato grosso. Eravamo ancora troppo giovani, forse, ma mi sarei impegnata per evitare che una cosa del genere accadesse nuovamente. Non lo avrei fatto solo per una questione personale, ma anche perché, secondo le nuove direttive della Kazekage, ero il leader del team Kitsune, il nostro team. Eravamo state convocate qualche giorno prima perché Nami-sama aveva ordinato di comporre nuove squadre chunin, formate da tre persone, di cui un medico, che si occupassero delle questioni del villaggio. Conoscendo la nostra radicata amicizia, Nami-sama aveva deciso infine che saremmo state una squadra, al patto che Sakuya portasse avanti i suoi studi sull'arte medica. Era portata, ma era sempre stata pigra, molto più di me e Momo. La fissai per un attimo, ricordandomi come, con gli stessi occhi blu scuro e i capelli color inchiostro, si era piantata davanti al mio banco, quel giorno in accademia. Era stato l'inizio della nostra amicizia, avvenuta tre anni prima, eppure Sakuya aveva mantenuto il suo carattere per quello che era: pigra, scontrosa e furba. Momo, in vece, era sempre spensierata, esagerata e distratta come sempre. Non avrei potuto desiderare di meglio, adoravo le mie amiche nonostante i loro difetti, le rendeva più "vere". Anche se avrei tanto voluto che le loro litigate fossero tutto tranne che "vere".

    - Ah! Quindi lo ammetti che è meglio Ichiraku! -

    - Non dire cose che non ho detto! Atushi resta il migliore! Però da Ichiraku il ramen costa di meno! -

    - Di nuovo! Il ramen a miglior prezzo è sempre più buono! Quindi lo stai ammettendo davvero! -

    - Col cavolo! E' solo più economico ma questo non influenza affatto il gusto del ramen! Altrimenti posti come "da Bamba" sarebbero i numeri uno! Invece il ramen costa poco perché fa schifo! -

    - Quindi Ichiraku fa schifo perché costa meno di Atushi? -

    - La roba buona costa! -

    - Ehm... ragazze... -

    Alzammo lo sguardo e il proprietario di Ichiraku non sembrava aver gradito la conversazione. Ci scusammo e scappammo via prima che i suoi mattarelli potessero colpirci. Prima il Mukenin e ora questo! Non avemmo altra scelta che andare a cercare un albergo dove riposare, per partire all'indomani. Il silenzio era pesante, per questo tentai di tirare su il morale alle mie amiche.

    - Bhe... Almeno non abbiamo pagato... -

    - Già, Ichiraku costa troppo. -

    - MA SEI SERIA?! E DA ATUSHI, ALLORA?! -

    - Sul serio... smettetela... -

    La calma si ristabilì e, finalmente, una locanda piuttosto logora ma dall'aria discreta apparve davanti a noi, come richiamata dal nostro desiderio di trovare un posto dove alloggiare. L'insegna era poco illuminata, ma Momo, che era capace di vedere molto bene, lesse ad alta voce per noi.

    - Locanda, lo Yokai impazzito... -

    - C-che nome è?! -

    - Mette i brividi! -

    Destammo sulla soglia per qualche minuto, prima che il destino ci fece capire che sarebbe stato meglio entrarvi. Goccioline iniziarono a cadere e il cielo si oscurò.

    - Piove... -

    - Ma che fortuna, proprio. -

    - Uff! Entriamo e basta! -

    Ordinò Sakuya, spingendo la pesante porta di legno della locanda.

    continua...
     
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    L'interno della locanda era buio e per un attimo pensammo fossimo nel posto sbagliato. Magari quello era un edificio abbandonato da tempo, e noi, stupide, non l'avevamo capito. Ma, improvvisamente, una luce si accese e sobbalzammo per al sorpresa.

    - Chi va là? -

    Esordì una voce minacciosa, appartenente a quella che sembrava essere una vecchina. Stringeva una padella con la mano e con l'altra tentava di sorreggere una torcia piuttosto pesante. Sembrava spaventata, forse non era abituata a clienti. Possibile che fossimo davvero in un posto abbandonato da tempo immemore? La fissammo per alcuni secondi, cercando di trovare qualcosa da dire e farle abbassare quella padella.

    - Non si allarmi, nonnina! Siamo clienti! -

    - Clienti paganti, eh! -

    Purtroppo le mie amiche non avevano mai avuto molto tatto, eppure la vecchietta abbassò leggermente l'arma impropria, avvicinando la candela ai nostri volti per guardarci meglio. Sembrava star valutando il da farsi. Sakuya estrasse dalla tasca un sacchetto e lo sventolò davanti a se: fu il rumore delle monete a far abbassare l'arma alla vecchietta.

    - Oh, potevate dirlo subito! GAI! VIENI SUBITO QUI! CI SONO DEI CLIENTI!! -

    Urlò e fu un urlo davvero poderoso. Ci sorrise e fece scattare l'interruttore dietro di se che illuminò la stanza in un batter d'occhio, tanto che mi coprii gli occhi con le mani, arretrando. Momo mi spinse in avanti e Sakuya indietro.

    - Lasciatemi stare! -

    Protestai, proprio mentre dei passi pesanti provennero dal piano di sopra. Qualcuno stava scendendo le scale e, pochi secondi dopo, capimmo che si trattava di un vecchietto piuttosto in carne, quasi del tutto calvo, con un naso da maiale e orecchie a sventola molto rosse. Ci fissò per qualche secondo, prima di sorridere e venire a stringerci le mani con molta foga. La vecchietta, stava dietro al bancone, visto che quella era la reception, e stava aprendo un librone tutto impolverato.

    - Benvenute! Che bello avere qui tre giovani, belle, prestanti e formos... -

    - SMETTILA SUBITO, VECCHIO PERVERTITO! -

    Gli urlò la vecchietta, lanciandogli il libro dietro. Momo lo afferrò in tempo per non farlo schiantare al suolo, e, in men che non si dica, la vecchietta era di nuovo davanti a noi, sorridendo educatamente. Senza tante cerimonie, ci disse di seguirla su per le scale, verso il piano superiore e noi obbedimmo. Ci lasciammo alle spalle il vecchietto, ancora per terra, tremante per il dolore. La locanda era in buono stato, ora che potevamo vederla, per questo mi chiedevo come mai nessuno vi alloggiasse.

    - Scusate per l'accoglienza, ma sapete, noi non riceviamo clienti molto spesso, di questi tempi. Gli affari non vanno per niente bene, sembra quasi che la gente eviti questo posto... mi domando il perché... -

    Ammise la vecchia, mentre percorreva un lungo e pulito corridoio. Si fermò davanti ad una porta scorrevole che aprì, accendendo la luce. La stanza era spaziosa. C'erano armadi, comodini e un letto matrimoniale in bella vista, poco più sotto, un semplice futon, ripiegato per bene e lasciato a terra.

    - Sono duecento ryo a testa per una notte, ma avete a disposizione le terme sul retro, tutto compreso! -

    Spiegò la vecchietta e subito le lasciammo la caparra, cinquanta ryo a testa. La vecchietta intascò i soldi e sorrise ancora di più.

    - Perfetto, allora vi lascio alle vostre cose. Se rompete qualcosa è chiaro che dovrete risarcire i danni, ma sono sicura che non ci saranno problemi! -

    Di questo dubitavo fortemente. Sakuya e Momo erano... bestie selvagge, il più delle volte.

    - Lasci fare a noi, nonnina! -

    - Questo posto splenderà più di prima! -

    - Non siamo mica un'impresa pulizie! -

    La vecchietta ci sorrise e ci lasciò sole nella stanza. L'orologio sulla parete, in alto, indicava le dieci passate, l'orario esatto per dormire, se solo avessi potuto farlo. Spegnemmo le luci quasi due ore dopo, non appena finimmo di prenderci a cuscinate, fare giochi da stupide e parlottato di scemenze. Dopodiché il sonno venne naturale alle mie amiche, e anche io feci finta di dormire. Provai per lo meno a riposare, visto il viaggio che ci attendeva il mattino dopo. Il rientro a casa sarebbe stato gradito e desiderato, ma, in quel momento, nessuna di noi poteva immaginare cosa stesse accadendo a Suna.

    [...]


    Il giorno seguente ci svegliammo all'alba, o almeno Sakuya e Momo, io feci solo finta. Sbavai il cuscino di proposito per farglielo credere, e dalle loro espressioni schifate, direi che se l'erano bevuta alla grande. Le due erano ancora un po' assonnate ma non potevamo rimandare la partenza, era necessario tornare dalla Kazekage il prima possibile, avevamo già sforato con la notte appena passata in terra straniera. Informare Nami-sama che la missione assegnataci era andata a buon fine era il nostro compito, ora che eravamo una squadra, ed essendo, appunto, la prima missione, non volevamo fare figuracce. Ci alzammo, sistemando i futon alla buona, per non far trovare alle povera vecchietta e a quel maniaco del marito troppo casino. Ci lasciammo la stanza alle spalle, portandoci i nostri effetti personali dietro, anche se ci mettemmo un po' prima che Momo ritrovasse la sua dannatissima Zanbatou, eppure era impossibile perderla: era enorme! Ma lei riusciva a perdere qualsiasi cosa tanto aveva la testa tra le nuvole, ci eravamo abituate col tempo. Scendemmo le scale avvicinandoci al bancone, dove stava già la vecchia signora. Ci sorrise affabile e sembrò più vecchia e mansueta del giorno prima.

    - Oh, già ve ne andate? -

    - Purtroppo si, signora. Non siamo di qui e dobbiamo proprio rientrare. -

    Spiegai, mentre, assieme alle altre due, lasciavo i ryo sul tavolo. La vecchina ci invitò a tornare ogni qual volta passavamo per il villaggio della foglia e le dicemmo che, probabilmente, così sarebbe stato. In fondo quelle terme erano fantastiche. La salutammo e ci chiudemmo la porta d'ingresso alle spalle, venendo investite dalla luce del cielo. Era meno splendente che a Suna, ma l'arietta di qui era davvero piacevole in confronto all'afa costante del villaggio della sabbia. Guardandoci in torno per qualche secondo, respirammo a pieno quell'aria, dopo di ciò ci incamminammo verso la porta ovest del villaggio: due giorni di cammino ci attendevano. O meglio, metà giornata se avessi utilizzato la sospensione del deserto, ma non ne avevo molta voglia a dire la verità. Mi sarebbe costato troppo sforzo creare una nuvola più grande per tutte e tre. Ma le altre due sapevano di poter risparmiare tempo con questo stratagemma, per questo iniziarono a punzecchiarmi per tentare di convincermi ma questa volta non avrei ceduto. Fu allora che notai quando la Zanbatou di Momo potesse essere grande, così vicina al mio viso. Sospirai, calcificando la terra che ci circondava per creare una grande nuvola di sabbia, forse la più grande ch'avessi mai creato. Avrei potuto sdraiarmici sopra e non avrei comunque toccato i bordi, neanche se avessi allargato le braccia. In un certo senso ne ero soddisfatta, questa volta mie ero davvero superata.

    - Yaaaaaawn! -

    Sbadigliai mentre mi sdraiavo, guardando il cielo con occhi socchiusi. Era una bella sensazione sentire il vento scorrere attorno a me in quel momento di assoluto silenzio. Momo si era per un attimo staccata dalle sue preziose armi, per godersi un po' il panorama, mentre Sakuya si era seduta sul bordo, facendo sporgere le gambe verso il basso, ciondolando. Era così rilassante che trascorremmo l'intera mattinata a sonnecchiare e giocare a carte (con naturale vincita di Momo, che al gioco era la più fortunata), un passatempo da ragazze le quali eravamo. Incredibile come potevamo essere del tutto ignare di cosa stesse accadendo al villaggio, ma ce ne accorgemmo non appena varcammo la porta dell'ufficio della Kazekage, dieci ore più tardi. Senza neanche bussare, il Jonin di quel turno aprì la porta e non ci ritrovammo la solita stanza illuminata con Nami-sama che sorseggiava del te o consultava qualche rotolo. Era buio, in penombra, solo delle candele erano accese e la cosa mi fece accapponare la pelle. Restammo sulla soglia per qualche secondo, tentando di valutare bene la situazione. Ma non avemmo tempo perché una voce femminile ci chiamò con un sussurro infastidito.

    - Che diavolo aspettate? Entrate, su! -

    Era inusuale sentire Nami-sama rivolgersi in quel modo, così ci scusammo e, chiudendo la porta, restammo nella stanza. La Kazekage era seduta dietro la sua scrivania e sembrava più vecchia, stanca, come se i numerosi pensieri che vorticavano nella sua mente la appesantissero a tal punto da farla apparire in quel modo. Aveva le mani intrecciate tra loro, davanti alla bocca, i gomiti poggiati sul tavolo e la schiena incurvata. Fissava un punto fisso che non corrispondeva a nulla se non al vuoto più totale. Intorno a lei, c'erano delle sedie, cinque in tutto, tre delle quali vuote e scommettevo che erano proprio per noi. Ci sedemmo in silenzio, fissando la donna in attesa, confuse e, nel mio caso, un po' spaventate. Lanciai una rapida occhiata alle alte due, sedute vicino a noi. Non volevo sbagliarmi ma le avevo già viste da qualche parte, anche se non ne ero pienamente sicura. Ma i miei pensieri furono interrotti da Nami-sama, che si era decisa a rivelare il perché di tutta quella scena. Per un attimo si rimise dritta, lanciando una rapida occhiata nella nostra direzione.

    - Squadra Kitsune, la missione è andata a buon fine? -

    Cosa? Ci chiede della missione? No... forse vuole solo sapere come ' andata prima di dirci qualcosa di più importante... Altrimenti non avrebbe senso tutto questo...

    Momo ed io ci voltammo verso Sakuya, che era stata designata come capitano del team. Sembrò interdetta per un attimo ma rispose chiaramente. Era ovvio che tutte e tre ci stavamo chiedendo cosa stesse succedendo.

    - Si, Nami-sama. Tutto apposto. -

    La donna non rispose, si limitò a dare l'assenso con un cenno della testa, ma poi si chinò nuovamente in avanti. Ora ci scrutò con gli occhi ambrati, una per una, comprese le altre due ragazze. Loro sembravano più preoccupate che incuriosite o confuse. Forse già erano al corrente di qualcosa. Ora che lo osservavo bene...

    Ah! So chi sono! Sono un'altra squadra! Ma sono solo in due... e la terza... non era proprio...

    - Abbiamo un problema. Un problema serio, stavolta. Team Kitsune, conoscete sicuramente il Team Umigame, -

    Le due ragazze e noi ci scambiammo un'occhiata. Avevo ragione, erano un altro team, anche se mancava un membro. E avevo paura di sapere di chi si trattasse. Ma forse stavo correndo troppo. Il capitano non doveva per forza essere immischiato in qualcosa di losco o pericoloso, magari non si era presentato per altri problemi, forse era in missione o in allenamento. Conclusioni una meno probabile dell'altra. Iniziavo a preoccuparmi ma non potei condividere i miei dubbi con Sakuya e Momo, non ora, comunque.

    - L'altra sera è stato rubato un rotolo contenente una tecnica proibita dalla biblioteca del villaggio. Si tratta di una tecnica molto pericolosa che non deve assolutamente finire nelle mani sbagliate. -

    Cavolo, questa si che era una bella rogna. Era necessario recuperare il rotolo il prima possibile. Tuttavia, i miei dubbi si intensificavano più la donna andava avanti col suo discorso. Iniziavo a capire perché, al momento, la squadra Umigame contasse solo due membri, ma francamente stentavo a crederci. Tutte noi conoscevamo Ino. Era una rompiscatole, boriosa, impicciona e strana ragazza, all'accademia il suo passatempo preferito era tormentarci, ma non potevo credere che fosse una ladra. Eppure, le parole che ascoltammo subito dopo misero fine ad ogni dubbio.

    - Testimoni oculari hanno riferito che a rubare il rotolo è stata Ino Yabakune, capitano del team Umigame. -

    continua...
     
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    Restammo a bocca aperta, incredule. No. Questo non poteva essere vero. Momo abbassò lo sguardo, incapace di figurarsi Ino con il rotolo mentre abbandonava il villaggio, Sakuya, invece, non lasciò i suoi dubbi all'immaginazione.

    - Questo non è vero! Ino non l'avrebbe mai rubato, mi creda! -

    Tutti i presenti la fissarono, alla luce delle candele il suo volto sembrava più cupo che mai. Fissò dritta negli occhi la Kazekage, alzandosi in piedi con uno scatto. Momo tentò di fermarla ma la ragazza allontanò le sue mani con un gesto impaziente.

    - Nami-sama, tutte noi conosciamo Ino! E' orgogliosa e attaccabrighe ma non è una ladra! Non avrebbe mai rubato un rotolo proibito, non ha mai fatto nulla del genere. Ci deve essere stato un errore, sicuramente uno scambio di persona! Posso giurarle sulla mia vita che Ino Yabakune non è una ladra, è una Shinobi al servizio di Suna, non farebbe mai nulla del genere! -

    Nami-sama la fissò un po' stupita e le altre, compresa me ammutolirono. Era quello che avevo sospettato fin da subito, non appena avevo notato la sua mancanza a questa riunione. Ma diavolo, davvero era stata Ino? Non c'è dubbio che non fosse proprio uno stinco di santo, come ragazza, ma Sakuya aveva ragione, non avrebbe mai fatto nulla di così tanto grave. Eppure continuavo a non spiegarmi al sua mancanza... In realtà un dubbio l'avevo, ma speravo di sbagliarmi. Anche se a sentire ciò che diceva la Kazekge c'era la possibilità che non sbagliassi affatto.

    - Sakuya! Sta giù! -

    Sussurrò Momo e riuscì a farla sedere. Nonostante questo, c'era ancora silenzio e gli occhi scuri della ragazza e quelli ambrati della donna non volevano staccarsi. Ma poi l'espressione dubbiosa della Kazekage mutò in una smorfia seccata. Non l'avevo mai vista sotto quella luce, faceva quasi paura.

    - Se quello che dici è vero, forse non hai aperto abbastanza gli occhi, Hakurei Sakuya. Ti sei chiesta perché la ragazza che difendi tanto non è qui presente nonostante il resto del suo team lo sia? -

    Adesso era Sakuya ad essere in difficoltà. Potevo quasi vedere gli ingranaggi del suo cervello mettersi in funzione alla ricerca di una spiegazione logica. Ma, a giudicare dall'improvvisa espressione stupefatta, dedussi che era arrivata alla mia stessa conclusione. Non rispose a Nami-sama, si limitò ad abbassare lo sguardo. Ma la Kazekage si era offesa per la mancanza di riguardo nei suoi confronti, non esitò a dire le cose per quelle che erano.

    - Ino ha lasciato il villaggio assieme al rotolo. Ieri notte. A me non sembra un comportamento da Shinobi, che dite? -

    Mi rifiutavo di crederci. Davvero Ino aveva rubato un rotolo di una tecnica proibita e aveva abbandonato il villaggio? Non era un comportamento da lei, sicuramente c'era una spiegazione a tutto questo. Poteva esserci stato un complotto, uno scambio di identità, ma questa ipotesi era da escludersi, perché Ino non era lì con noi. Forse qualcuno l'aveva costretta, forse era stata ingannata.

    - Nami-sama, che tecnica conteneva il rotolo proibito? -

    Chiesi, cercando di riportare la conversazione a quello che era prima, evitando di trasformarla in quel silenzio imbarazzante. Nami-sama mi guardò e si nascose il volto tra le mani. Ci allarmammo della sua reazione ma fortunatamente era solo un gesto di stanchezza, anche se quando parlò sembrava ancora più preoccupata. Abbassò ulteriormente il tono della voce e non era molto sicura di volercelo dire, eppure eravamo lì proprio per aiutarla, sarebbe stato controproducente.

    - E' proprio questo il problema... -

    Ammise, fissano le candele. Ora che le osservavo bene, erano molto belle ma particolari. Le fiamme brillavano di una strana sfumatura bluastra ed emanavano un profumo molto delicato, quasi fresco. Inspirai a fondo e mi sentii subito meglio, anche se durò un attimo perché la donna riprese a parlare. Forse quelle candele avevano l'esatta funzione di calmare chiunque ne odorasse la fragranza.

    - Quel rotolo contiene una tecnica proibita capace di distruggere un intero villaggio. Si tratta forse del rotolo più pericoloso di tutti: la Devastazione di Crono. -

    - La Devastazione di Crono? -

    Chiedemmo all'unisono e Nami-sama si allarmò.

    - SSSSH! Non dovete parlarne ad alta voce! -

    Ci scusammo e restammo in silenzio per qualche secondo, giusto il tempo che Nami-sama si riprendesse da quell'attimo di shock. Chiuse gli occhi e respirò affondo quell'aroma.

    - La Tecnica proibita della Devastazione di Crono... è una tecnica molto antica che fu creata dalla prima alleanza dei Paesi. I Kage di quel tempo pensavano di utilizzarla in caso di guerra, d'altronde una tecnica di quella portata sarebbe bastata come minaccia contro qualunque paese straniero. Non fu mai utilizzata, però, e i successori dei Kage, capendo la portata di un rotolo così pericoloso, lo sigillarono, affidandolo alla nostra biblioteca, nascosto in un reparto segreto.
    ... Quella tecnica è mostruosa. Alla sua attivazione si scatena un tremendo terremoto, capace di sradicare persino gli alberi più robusti. Ma è il gigantesco golem che, fuoriuscendo dal terreno, rade al suolo ogni cosa. Posso solo immaginare quale catastrofe sarebbe se venisse usata... -


    Rabbrividii, immaginando un gigantesco golem che esce da sottoterra e distrugge il villaggio. Tentai di scacciare le tremende immagini ma a giudicare dai volti della altre, stavano immaginando la stessa sorte. Quel rotolo era troppo pericoloso, andava assolutamente riportato al villaggio, o meglio, eliminato. Il fatto che fosse sigillato un po' mi rincuorava, per lo meno non si poteva attivare così, senza problemi. Ma dovevamo saperne di più.

    - Mi scusi, Nami-sama, ma lei ha detto che il rotolo è stato sigillato. Questo è un bene, no? Chiunque voglia attivare la tecnica dovrebbe prima rompere il sigillo. -

    - Si, questo è il nostro unico punto a favore. Ma il sigillo può essere sciolto, non so neanche di quale si tratti. E' comunque un sigillo antico, forse è stato superato, o forse chi l'ha rubato sapeva di esso, quindi sa come scioglierlo. -

    Non sono sicura che Ino ci sappia fare con i sigilli. Sarà quel che dice la Kazekage, ma io continuo a credere che Ino sia innocente. Deve essere successo qualcosa che l'ha costretta ad andarsene... Non è una criminale...

    - Non capisco... se la tecnica era così pericolosa perché il rotolo non è stato distrutto? -

    - Non è stata una mia decisione. Devi capire che quel rotolo non appartiene sono a Suna, ma a quella che un tempo era l'alleanza. Evidentemente il voto non era unanime, hanno preferito custodirlo ed è toccato a noi. Per questo dobbiamo rimediare al nostro errore. -

    - Quindi lei vuole che troviamo il rotolo e lo riportiamo, se ho capito bene. -

    Asserì Sakuya, che ancora stenta a credere a tutta quella storia. La Kazekage fece di "sì" con la testa. Quindi era per quello che ci aveva chiamate. Non avevamo fatto in tempo a terminare una missione che subito se ne presentava un'altra.

    - Non sarete solo voi, anche gli altri membri della squadra Umigame vi aiuteranno a ritrovare il loro capitano. E sia ben chiaro -

    La donna ci fissò tutte una per una, prima di concludere il discorso.

    - Ino Yabakune, da adesso, è un Mukenin. Se oppone resistenza, eliminatela. -

    Le due ragazze del team di Ino restarono stupefatte mentre con orrore contemplavano il volto serio e deciso della Kazekage; Momo non riusciva a credere alle sue orecchie ma fermò Sakuya che stava per alzarsi e dare di matto. La tirai per la maglia, spingendola a sedersi.

    - Siamo spiacenti, ma questo non accadrà. -

    Tutte si voltarono a guardarmi, compresa Nami-sama che aveva l'espressione di chi sta per ricominciare con il solito discorso sul dovere. Sì, lo sapevo che il nostro compito era riportare il rotolo, fregandocene se Ino si metteva in mezzo. Ma nessuna di noi l'avrebbe tolta di mezzo.

    - Nessuna di noi la ucciderà. Ino è.. nostra amica. La riporteremo al villaggio e questa storia si risolverà per il meglio, ma è escluso fare una cose del genere. -

    Non distolsi gli occhi cerulei da quelli ambrati della Kazekage e, dopo qualche secondo, fu lei a distogliere lo sguardo, scuotendo la testa.

    - Come volete. Quando verrà i momento spetterà a voi decidere cosa fare. Per ora potete andare, la riunione è finita. Vi consiglio di partire il prima possibile per evitare che la distanza tra voi e la fuggitiva aumenti. -

    Si alzò e noi cinque facemmo altrettanto. Ci inchinammo, ringraziando la donna per la convocazione e lasciandoci l'ufficio alle spalle. Ci fermammo poco più avanti, scambiandoci sguardi d'intesa. Momo e Sakuya non potevano credere che Ino fosse davvero diventata Mukenin. E neanche io lo credevo.

    - Dobbiamo trovarla. -

    Dissi alle due. Dovevamo farlo ad ogni costo, per dare un taglio a quella situazione assurda e scoprire la verità.

    - Non può essere stata lei... Ino non la farebbe mai... -

    - Deve esserci lo zampino di qualcun altro, non può essere altrimenti! -

    - Lo penso anche io, Momo. Per questo dobbiamo trovarla... ad ogni costo... -

    continua...
     
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    Quando uscimmo dal palazzo del Kage fummo investite dalla luce di quella calda giornata d'estate. L'aria del villaggio ci riempì i polmoni e ci sentimmo finalmente a casa; il cielo era sgombro, il sole una palla di fuoco incandescente. In effetti stavo morendo dal caldo, ma non avevamo tempo, urgeva riportare Ino al villaggio. Tra noi tre, la più sconvolta sembrava Sakuya. Tra loro era sempre stato un battibecco continuo, litigavano sempre e si sfidavano in qualsiasi cosa, fin dai tempi dell'accademia, ma in fondo le era affezionata, molto più di quanto lo fossimo noi. Momo, notando il suo sguardo pensieroso, abbattuto e infuriato allo stesso tempo, le pose una mano sulla spalla, fissandola con i suoi dolci occhi verdi.

    - Non pensarci, Sakuya. Prima la troviamo, prima sapremo la verità. -

    Aveva ragione, dovevamo trovarla subito. Ma non saremmo state le sole, anche il resto del team Umigame si sarebbe unito a noi nella speranza di ritrovare il loro capitano. Ci raggiunsero in fretta, avvicinandosi un po' timidamente. Sembravano abbattute quando Sakuya, non doveva essere una buona situazione per loro, sapere che il capitano fosse immischiato in quel casino. Alla luce del sole potemmo vederci reciprocamente in volto. Una aveva sicuramente la nostra età, un anno in meno di Ino, quindi, ma l'altra era decisamente più piccola, più bassa persino di me. Portava i capelli corti come i miei ma una lunga frangetta scura a coprirle la fronte; l'altra aveva capelli e occhi scuri, pelle perennemente abbronzata, come la maggior parte dei Suniani.

    - Il mio nome è Reimu, e questa è Chiaki. Vi ringraziamo per l'aiuto nel trovare Ino... -

    La frase rimase sospesa per aria perché Reimu distolse lo sguardo. Come pensavo, non poteva credere neanche lei che se ne fosse andata all'improvviso. Chiaki non disse una parola, si limitò a mugolare.

    - mmm -

    Mi ricordava un po' la me stessa dei tempi dell'accademia. Sorridemmo nonostante non fosse l'atmosfera adatta, ma volevamo infondere un po' di coraggio a quelle due che sembravano davvero perse senza la loro guida.

    - Scusateci... Ma sapete, avevamo un bel rapporto, lei era il nostro capitano... e noi siamo ancora Genin, ma Ino ci spronava sempre a dare il massimo... -

    Sakuya fece due passi in avanti, raggiungendola e posandole entrambi le mani sulle spalle, fissandola dritta negli occhi.

    - La troveremo! La conosco come le mie tasche, so che c'è stato un errore. Non preoccupatevi, la riporteremo a casa sicuramente! -

    Quel lato del suo carattere era davvero invidiabile. Riusciva a passare da un'emozione all'altra con estrema facilità. Un attimo prima era triste e quello dopo aveva già recuperato le speranze.

    Non c'è da stupirsi se una determinata come lei sia il nostro capitano.

    Pensai tra me e me, mentre osservavo distrattamente il cielo. Quella situazione mi inquietava non poco, ma non potevo fare a meno di pensare che Ino fosse innocente. Finalmente, sembrò che Reimu e Chiaki avessero riacquistato un po' di fiducia, così mettemmo ai voti la possibilità di partire immediatamente: naturalmente, il risultato fu lo stesso per tutte. Ci lasciammo il grande palazzo di sabbia alle spalle, procedendo compatte per le vie delle città dirette verso est. Era l'unica direzione possibile se si voleva arrivare in terra straniera, il che era sicuramente ciò che Ino avrebbe fatto, o almeno, ciò che avrebbe fatto il possessore del rotolo. Stentavo ancora a credere che esistesse una tecnica tanto potente in circolazione, per di più, non riuscivo ad immaginare il mostro che avesse voluto usarla. Come si poteva voler distruggere un intero villaggio?

    Cavolo... è quello che è successo al Villaggio dell Foglia... ma non penso c'entri qualcosa...

    Anche la semi distruzione di Konoha era un interrogativo per me, ma ero ancora giovane, non potevo capire fino in fondo certe cose. Avevo vissuto la guerra, l'avevo combattuta, ma non per questo ero in grado di capire fino a fondo le motivazioni che portavano ad essa, e non ero sicura di volerlo sapere. Ancora troppo giovane e innocente per pensare a certe cose. Scacciai quei pensieri dalla mia mente, anche perché stavamo per fare un incontro inaspettato. Camminavamo per le vie, come ho già detto, ma all'improvviso qualcuno iniziò a seguirci. Non fui la sola a notarlo e, percependo il suo chakra, Sakuya affermò che si trattava di uno Shinobi. Non potei osservarlo bene ma la figura era alta ma non troppo, oscurata da un lungo mantello nero con tanto di cappuccio. Se non voleva farsi notare stava sbagliando alla grande: chi sarebbe mai andato in giro tutto coperto con quel caldo? Il fatto che continuasse a seguirci era sospetto ma non potevamo fare mosse azzardate in pubblico, avremmo potuto turbare la quiete ed era l'ultima cosa da fare, in quel momento. Momo ed io ci scambiammo uno sguardo e stavo quasi per voltarmi ed affrontare il tipo incappucciato quando fu lui a tirarmi per un braccio, costringendomi a fermarmi. Non riuscii neanche a difendermi ma non appena sentii le sue parole mi fermai.

    - E fermatevi per la miseria! E' tutto il tempo che tento di raggiungervi! Accidenti, Nami si sarà dimenticata di avvertirvi, quella là ha sempre la testa tra e nuvole! -

    Bofonchiò tra se e se. Le altre si fermarono e la donna, perché dalla voce così sembrava, ci trascinò lontano da occhi indiscreti, in una via piuttosto solitaria, tra le case sabbiose del villaggio. Ci fece cenno di tacere e si tolse il cappuccio di dosso. Era una donna sulla ventina, dai capelli color sabbia e gli occhi di una strana sfumatura violacea, quasi ipnotici. Sul braccio destro aveva un tatuaggio, sembravano due fuochi che formavano uno strano simbolo, non l'avevo mai visto. Ma Sakuya sì, difatti se ne accorse.

    - Sei un'ambu? -

    - Proprio così! Mi chiamo Rock, Nami non ve l'ha detto ma devo accompagnarvi per recuperare il rotolo proibito. -

    Ah, ora si spiegava. Momo e le altre due, Reimu e Chiaki, annuirono in cenno di assenso, ma Sakuya sembrava un po' troppo diffidente. Difficilmente mi fidavo a prima vista, ma non sembrava dire bugie, anche se il fatto che la Kazekage non ci avesse avvertite della sua presenza mi faceva dubitare.

    - E come mai Nami-sama non ci ha detto nulla? -

    - Eh... diciamo che in realtà non lo sa affatto! Eheh! Però ho agito di testa mia, vi servirà un capitano, no? Potrebbe essere rischioso, ci sono anche due Genin con voi. -

    Aggiunse rivolta a Reimu e Chiaki. Non mi piaceva affatto che avesse agito di testa sua, ma in fondo i Ninja sanno essere imprevedibili, se avesse voluto farci del male avrebbe potuto farlo mentre camminavamo, nessuno se ne sarebbe accorto.

    - ... E sia. Ma niente scherzi, per noi questa faccenda è molto seria. -

    Rock sembrò rilassarsi e si stiracchiò mentre squadrava Sakuya, incuriosita.

    - Si, ho sentito il vostro discorso. Anche se non avrei dovuto, chiaro. Ma sai com'è, siccome sono stata io a vedere quella ragazza rubare il rotolo, non mi sembrava giusto lasciarmi all'oscuro, no? -

    - Cosa? -

    - Ha v-visto Ino-san? -

    Ci squadrò sospettosa, ma probabilmente sapeva già dove volevamo andare a parare, dopotutto aveva origliato il discorso nell'ufficio della Kazekage. Rock alzò le mani, squadrandoci con serietà.

    - Statemi a sentire. Non so chi sia quella ragazza, non ho fatto io il suo nome. Ma l'ho vista, e quando mi hanno fornito delle foto l'ho riconosciuta. Quindi non accusatemi di nulla, ho riportato solo ciò che hanno visto i miei occhi. Per quanto mi riguarda, la mia missione è riportare il rotolo al villaggio, nulla di più. Se volete ritrovare la vostra amica, parlarle o farci qualsiasi cosa sono solo affari vostri non mettetemi in mezzo. -

    Il silenzio si fece pesante, tanto che passarono alcuni secondi prima che ci decidessimo ad interrompere il contatto visivo e tornare in noi. Avevo già accettato che Rock ci accompagnasse, e il fatto che non si sarebbe messa in mezzo tentando di fare del male a Ino, ammesso che fosse lei ad avere il rotolo, mi faceva stare decisamente meglio. Ma avevo ancora più dubbi adesso, sul fatto che Ino avesse realmente rubato il rotolo.

    Non lo farebbe mai... eppure ci sono testimoni oculari che l'hanno vista allontanarsi con il rotolo... e adesso è anche sparita e probabilmente scappata dal villaggio... Miseriaccia, Ino, dove sei andata a finire?

    Tornammo in strada, dirette alla porta del villaggio, tentando di raggiungerla più in fretta possibile. Rock ci aveva avvistate che, probabilmente, Ino si stava spostando verso Konoha, anche se il motivo restava ignoto. In ogni caso, dovevamo trovarla. Potevo sfruttare la mia sensibilità ai campi magnetici per tentare di rintracciare il suo, e Sakuya avrebbe potuto sfruttare le sue doti sensoriali per seguire le sue tracce. Dovevamo unire le forze se volevamo sperare di ritrovarla. Lanciai un'occhiata a Sakuya, più determinata che mai.

    La troveremo... ne sono sicura.

    continua...
     
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    - Meeeeerda! Fa caldissimo! -

    Si lamentò Rock, lasciandosi cadere sulla sabbia, rifiutandosi di proseguire. Purtroppo per lei, la sabbia era incandescente. Si tirò su con un urletto gracchiante, seccata come non mai, protestando per tutto, il caldo, il sole, la sabbia, la stanchezza.

    - Sabbia di merda! Quanto sei calda! -

    Erano passate poche ore dal nostro incontro ma si era rivelata più infantile di quanto credessi. Non era maleducata o cose del genere, ma una vera rompiscatole. Se ne stava tutto il tempo a lamentarsi di qualcosa che solo lei poteva comprendere, per poi uscirsene con sbuffi e lamenti privi di senso. Al pari di una bambina, aveva discusso con Sakuya sulla direzione da prendere per quasi venti minuti, finché, alzando il mento e tirando il petto in fuori non aveva detto semplicemente che lei era un Anbu, quindi si faceva come diceva lei. Sakuya aveva accettato ma solamente perché aveva scorto delle tracce nella direzione da Rock indicata. O almeno era quello che mi aveva detto. Erano passate ore da quando avevamo lasciato il villaggio e sapevamo che erano necessari poco meno di tre giorni per arrivare a Konoha, per questo eravamo sicure di poter battere Ino sul tempo e fermarla a metà strada. O almeno era quello che speravamo.

    - Uff... si sta facendo buio. Non siamo troppo distanti dalla foresta, giusto un'altra ora. -

    Asserì improvvisamente Rock, scattando in avanti, aprendo la fila. I capelli lunghi e chiari svolazzarono dentro il cappuccio e la giovane donna ci fissò con i suoi occhi viola, catturandoci. Avevano un qualcosa di strano, in effetti. Nulla di malvagio, ovviamente, Rock era una vera bambina, parecchio fastidiosa, ma non era cattiva, era una Shinobi proprio come noi.

    - Propongo di riposare una volta al sicuro nella foresta, farlo nel bel mezzo del deserto non è molto saggio, non ci sono abbastanza ripari. -

    - Concordo. -

    Sakuya e Momo mi fissarono e Reimu e Chiaki si guardarono intorno, spaesate, non sapendo cosa fare. Come se potessimo parlare telepaticamente (il che non era del tutto errato) capii cosa significavano gli sguardi delle due. Sakuya era semplicemente invidiosa del posto di comando assunto da Rock e aveva tutta l'intenzione di mantenere il suo. Momo, da parte sua, era neutrale di base, ma, in quanto amica di Sakuya, era costretta a schierarsi dalla sua parte. Naturalmente, a sentir loro, lo ero anche io, ma francamente trovavo l'idea di Rock migliore.

    - Non fate quelle facce! Non vorrete mica dormire nel bel mezzo del nulla? -

    - Veramente volevo evitare di dormire e proseguire fino a domani. -

    - Ti sei ammattita? -

    - Col cavolo! -

    - Ma tu non stavi dalla mia parte?! -

    Sakuya stava prendendo troppo sul serio quella inesistente competizione. E quando anche Reimu e Chiaki furono d'accordo sul proseguire fino alla foresta e riposarci, sembrò quasi impazzire. Semplicemente, fissò Rock dritta negli occhi, tentando di trasmetterle tutto il suo disappunto, per poi proseguire a passo più svelto delle altre, lasciandole indietro, ma sempre a portata, riuscivo a sentire il suo campo magnetico. Rock restò per un attimo stupita ma poi, con un sospiro, riprese il cammino e noi la seguimmo. Adesso l'atmosfera si era fatta pesante e non ne capivo la necessità. Ma io non ero il tipo da capitano o da comando, non potevo capire l'indole di Sakuya nel voler capeggiare. Forse era la natura stessa della missione a farla uscire dai gangheri, forse voleva trovare lei, Ino. Non lo sapevo ma, per ora, i miei pensieri erano rivolti altrove. Avevo da poco compiuto quindici anni, una bella metà, ormai ero diventata Ninja da ben tre anni. Mi dava un po' di nostalgia rimembrare il passato, ma solo per la completa ingenuità che avevo allora. La mia prima missione fu quella di ritrovare un cucciolo e fui così sollevata quando lo trovammo che pensai di aver compiuto chissà quale impresa. Ed ora eccomi a ritrovare un rotolo capace di distruggere un intero villaggio. Ancora non riuscivo a credere a come si potesse creare un qualcosa di così distruttivo, eppure, così era stato, toccava a noi riportarlo al sicuro.

    - Hey, Yuka... -

    Mi voltai, avvicinandomi a Momo che mi chiamò nella sua direzione. Sembrava impaziente di dirmi qualcosa; strano, proprio ora che Sakuya si era allontanata. Parlò nel mio orecchio solamente quando fummo davvero vicine, in modo da non farci sentire da altri.

    - Sakuya non l'ha presa bene, questa faccenda. E' fuori di se. -

    - Si, hai ragione. Non pensavo che lei ed Ino fossero amiche fino a questo punto. -

    - Neanche io lo pensavo... per questo non gliel'ho detto ma... -

    Si interruppe, mordendosi le labbra e distogliendo lo sguardo. Conoscevo bene quell'espressione e non era mai stata un buon segno. Momo sapeva qualcosa, qualcosa che non aveva detto a nessuno e che stava per confidare a me. C'entrava sicuramente con quella storia.

    - Avanti, Momo, ora devi dirmelo! Posso aiutarti se condivido un segreto con te! -

    - ... Penso che sia stata davvero Ino, Yuka. L'ho vista pochi giorni fa mentre passavo in biblioteca... So che sembra assurdo ma, oh, dovevi esserci! Stava discutendo animatamente con il tipo del bancone, hai presente? Non volevo farmi gli affari loro ma lo sai che sento molto bene e quindi... -

    - Momo... Devi dirmi cosa hai sentito. -


    - Voleva qualcosa. Un rotolo che non si trovava tra gli scaffali. Il tipo le ha detto che non era possibile ma lei ha insistito... Sembrava diversa dal solito, quasi come se avesse realmente bisogno di averlo, non l'ho mai vista in quel modo... -

    Chiusi gli occhi, immaginando la scena. Riuscivo a vedere la ragazza dai capelli rossi che tentava di convincere il povero vecchietto a consegnarle il rotolo. Quel rotolo.

    - E non è tutto... Sono certa che sapeva di non poter ottenere il rotolo in quel modo, ma il suo intento era un altro. Non so come sia riuscita a strapparglielo dalla bocca ma l'ha detto. Il tipo ha detto che si trovava nei sotterranei. -

    - Cavolo... allora... è stata davvero lei... -

    - Come facciamo a dirlo a Sakuya? -

    - Non possiamo dirglielo, impazzirebbe. Il motivo per cui è qui è solamente ritrovare Ino, non penso le interessi del rotolo... Se le diciamo che è stata davvero lei a rubarlo non so cosa potrebbe fare... -

    - Di cosa state parlando, voi due? -

    Sobbalzammo quando Rock ci richiamò. La fissammo, facendo finta di nulla, separandoci. Lei continuò a scrutarci con sospetto ma la ignorammo e non ci rivolgemmo più la parola fino a quando il sole tramontò. La foresta era terrificante di notte. Il buio avvolgeva tutto quanto attorno a noi, rendendo insicuro i nostro cammino. Ogni forma sembrava distorta, ogni rumore amplificato, i passi, i suoni, persino il rumore del vento sembrava appartenere a quel mondo così scuro, il mondo delle tenebre. Ci addentrammo tra gli alti arbusti, finché Rock non individuò una radura praticamente perfetta per riposarci. Fui contenta di vedere che Sakuya vi si era fermata molto prima di noi, in qualche modo era la dimostrazione che anche lei aveva la stoffa del capitano, ma Rock sembrò non badarci. Ci dividemmo i seguenti incarichi senza fiatare, troppo stanche per ribattere: Sakuya e Momo andarono a raccogliere della legna da ardere; Reimu e Chiaki ed io montammo le tende mentre Rock andava a procurarsi del cibo. Di Ino, nessuna traccia. Le mie migliori amiche sparirono tra i cespugli, le osservai finché i loro profili vennero inghiottiti dall'oscurità.

    Forse Momo le racconterà quello che ha visto... Anche se non penso sia una buona idea...

    Certo, era lampante che, sentendo il racconto della ragazza, in concomitanza con i testimoni oculari, le possibilità che la colpevole del furto fosse realmente Ino erano schizzate alle stelle. Era il movente a mancare. Nessuna di noi, neanche la Kazekage in persona, riusciva a spiegarsi cosa l'avesse spinta a rubare il rotolo. Ma, a parer mio, era proprio la manca del movente a mettere in discussione la sua colpevolezza. Non aveva alcun movente perché Ino non aveva la minima intenzione di rubarlo per un tornaconto personale. Forse si era semplicemente trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato, forse stava cercando di proteggere il rotolo e voleva portarlo al sicuro. E se avesse scoperto qualcosa? Qualcosa che non poteva rivelare a nessuno e che l'avesse spinta ad agire da sola? Troppe domande mi offuscavano la mente, tanto che Reimu mi chiese se stessi bene, visto che erano minuti interi che cercavo di tirare fuori una tenda dallo zaino. Ne montammo tre, capaci di ospitare due persone, per giunta di piccola taglia; ero sicura che Momo avrebbe dovuto dormire rannicchiata. Quando lei e Sakuya tornarono, avevano le braccia colme di legnetti e legni di media grandezza, che scaricarono poco più avanti le tende, al centro della radura stessa. Li scaricarono per terra sbuffando mentre si pulivano le mani sui vestiti. Momo si guardò attorno, stringendo gli occhi, adocchiando qualche pietra piuttosto grande e sistemandola in un circolo che avrebbe ospitato il fuoco. Sakuya schiuse le labbra e soffiò un getto di fuoco che subito fece ardere i legnetti, creando un discreto falò. Proprio in quel momento Rock riemerse dalla sua battuta di caccia, così in fretta da far spavento. Tra le braccia stringeva un capriolo dagli occhi chiusi, con una grande e sanguinante ferita alla gola. Reimu trasalì e Chiaki si coprì gli occhi. Avevano ragione, neanche per me era un bello spettacolo. Ma Rock, osservando le nostre facce che brillavano ai riflessi del fuoco, sembrò quasi stupita.

    - Suvvia, ragazze! Non vorrete certo morire di fame? Questo qua è anche vecchiotto! Mica ho fatto del male a qualcuno! -

    - E... come lo cuciniamo? -

    - mmm -

    - Come? Ma sul fuoco, ovviamente! Sarà semplicissimo! Sakuya, mi dai una mano? -

    Si trattava di un tentativo di "fare la pace", o meglio, mettere le cose apposto. Rock le sorrise ma Sakuya la guardò in cagnesco. Cavolo, odiavo quella situazione. La ragazza dai capelli neri si voltò e sparì nella foresta, senza dire altro.

    - Sakuya! -

    - Lascia perdere, vado io. -

    Di nuovo nella foresta, tutte e due. Ma cosa diavolo aveva quella ragazza? Non poteva accettare di collaborare e basta? Rock rimase un po' abbattuta, per un attimo la vidi muoversi come per andare dietro alle due ragazze, ma aveva quel capriolo in mano e il fuoco scoppiettava, e qui, nonostante la scena drammatica, la fame si faceva sentire. La aiutai io e non fu affatto difficile, in effetti il cibo si cosse velocemente, quanto bastava per far tornare Sakuya e Momo dalla foresta. Rivolsi loro un'occhiata interrogativa alla quale non risposero. Momo si accomodò accanto a noi ma Sakuya si infilò nella tenda senza dire una parola. Non avrei voluto sbagliarmi ma sembrava aver pianto. Mi voltai immediatamente verso Momo che aveva uno sguardo triste e pentito. Capii che le aveva raccontato la verità su Ino e il tizio della biblioteca, e, come previsto Sakuya non l'aveva presa affatto bene.
    Lasciammo qualcosa anche per lei ma non uscì dalla tenda per mangiare, e quando Momo si ritirò, Sakuya stava dormendo da un pezzo. Reimu e Chiaki condividevano la tenda accanto a loro, solamente Rock ed io dormivamo nella tenda più lontana dalle altre. Respirai a fondo l'aria pulita, ascoltando i rumori della notte, prima di mettermi carponi e strisciare dentro la tenda. Trovai Rock, accovacciata, che tentava di sistemarsi una coperta in modo che aderisse al suo lungo corpo. Strisciai velocemente al suo fianco, dandole la schiena e mettendomi giù. Si stava scomodissimi e il fatto che non avrei potuto dormire in alcun modo mi metteva l'agitazione. Ma tanto sapevo già che mi sarei alzata e sarei rimasta all'aperto per un po', bastavano le mie occhiaie a confermare la mia insonnia cronica, nessuna avrebbe fatto domande. Il fuoco si spense verso le tre del mattino. Rock russava piano e nelle altre tende c'era il più completo silenzio. Avevo trascorso le ultime quattro ore a sonnecchiare in quello stato in cui il corpo è completamente andato e la mente si rilassa quel tanto da considerarsi riposata. Era il metodo più vicino al "dormire" che conoscevo. Mi ero svegliata a causa di un russo un po' troppo forte della mia compagnia di tenda e stavo per riaddormentarmi quando lo sentii. Quel lieve crepitare e il puzzo di bruciato. Fu un attimo. Aprii gli occhi e mi accorsi che la tendeva stava andando a fuoco.

    continua...
     
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    - Rock! Svegliati! -

    La donna si mosse, mugolando stanca. Come diavolo faceva a far parte della squadra Anbu una che non riusciva neanche ad alzarsi dal letto?! Le mollai un pugno sulla spalla mentre mi precipitavo fuori. Mi alzai nel bel mezzo della radura guardandomi intorno ma non vidi nessuno. Reimu e Chiaki si erano precipitate fuori e si stringevano l'una all'altra spaventate, la loro tenda era ormai solo cenere. Anche la tenda di Sakuya e Momo era completamente andata ma delle due non v'era traccia. Che avessero fatto in tempo a correre dietro al piromane? Mi voltai proprio mentre Rock gattonava fuori dalla tenda in fiamme, con la massima calma. La fissai stupita, senza sapere se essere ammirata o confusa. La giovane si alzò in piedi con un sorriso e la tenda cadde al suolo.

    - Cavolo, ma come ho fatto a non accorgermi che stavo andando a fuoco? -

    Esclamò d'un tratto, grattandosi la testa. Era ufficiale: non avevo mai visto una Shinobi più strana di lei. Mi dispiaceva per Reimu e Chiaki ma non potevo rimanere lì senza fare niente, Sakuya e Momo erano scomparse. Chiusi gli occhi e mi concentrai sui campi di forza circostanti, ero capace di percepirli più o meno fino ai duecento metri, speravo mi bastasse. Percepivo Rock, Reimu, Chiaki ma nessun altro. No. In lontananza ce ne era uno umano, molto flebile, si stava allontanando. Dovevo raggiungerlo.

    - Restate qui, devo riprendere Sakuya e Momo. -

    - No che non resteremo qui! Noi tre tenteremo di aggirare chi ha fatto questo in modo da bloccarlo. Forza, voi due, venite con me! -

    - S-sì! -

    - mmm! -

    Era successo ancora. Rock aveva completamento cambiato atteggiamento; se un attimo prima sembrava una perfetta sempliciotta, adesso era un Anbu. Potevo fidarmi, nonostante tutto. Anche le altre due ragazze sembravano fidarsi del suo giudizio.

    - Yuka, prendi qua! -

    Mi lanciò qualcosa che presi al volo, osservandola nella mia mano. Era una trasmittente wireless. Alzai lo sguardo in tempo per vedere Rock che indicava la sua, già sistemata nell'orecchio, e scompariva tra i rami degli alberi, seguita dalle due ragazze. Non avevo tempo, sistemai la trasmittente, piegai le ginocchia e balzai in alto, sul tronco di un arbusto lì vicino che percorsi verticalmente, sistemandomi su un grosso ramo e iniziando a saltare sui rami degli alberi circostanti. Tentai nuovamente di percepire un campo magnetico in lontananza e in effetti ne percepivo uno ma così flebile che scomparve dopo qualche secondo.

    Devo accelerare o rischio di perderle!

    Accelerai il passo, saltando da ramo in ramo nella direzione giusta, tentando di fare meno rumore possibile, giusto per precauzione. Era davvero buio, così tanto che dovette affidarmi alle orecchie per riconoscere i suoni circostanti, e sforzarmi come non mai per vedere i rami scuri che si diramavano dalla corteccia degli alberi. Gli arbusti si facevano sempre più fitti e la temperatura scendeva velocemente ad ogni mio passo, facendomi venire la pelle d'oca. L'aria fredda si posava sulle mie braccia e le mie gambe nonostante mi stessi muovendo. Ero vigile nonostante gli interrogativi che si creavano nella mia mente. Chi era stato ad appiccare l'incendio alle nostre tende? Ino? Perché? Non avrebbe motivo per volerci fare del male. E Sakuya e Momo erano sparite senza neanche avvertire, non le avevo sentite. Stavano inseguendo il colpevole? O forse era successo dell'altro? C'era un solo modo per dare una risposta a tutte queste domande: raggiungere le mie amiche. Ma le stavo perdendo, avevo bisogno di più velocità.

    Merda... Shukaku! Devi darmi un po' del tuo chakra! Sono troppo lenta così.

    Il borbottio sommesso del tasso mi invase mentre si lamentava di averlo svegliato o qualcosa del genere, adesso non era il momento di mettersi a discutere, anche lui aveva compreso il mio stato d'animo e la situazione, per questo mi donò il suo chakra senza fiatare o rifiutarsi. Lo sentii scorrere nel sistema circolatorio mentre i miei occhi cerulei si scurivano quasi a diventare color sabbia e un'aura del medesimo colore mi avvolgeva completamente. La potenza del Biju era sorprendente, ora sì che sarei stata veloce. Difatti, i miei sensi si erano acuiti così come la potenza e l'agilità del mio corpo, il mio chakra, tutto. Ero in totale simbiosi con Shukaku e la sua incredibile forza. Balzai da un ramo all'altro, sempre più veloce, finché chiusi gli occhi per qualche secondo, concentrandomi. Era incredibile quando terreno avessi guadagnato. Riuscivo a percepire persino Rock, Reimu e Chiaki, molto distanti, ma la mia attenzione era rivolta ad altro. Il campo magnetico che fino a prima avevo percepito flebile, ora era chiaro, vicino ad un altro campo magnetico. Le avevo trovate. Ma ciò che mi fece battere forte il cuore fu sentire un ulteriore campo magnetico, più avanti rispetto alle altre due. Quindi stavano davvero inseguendo qualcuno. Aprii gli occhi e continuai a correre balzando di ramo in ramo, sempre più veloce, sempre più disperata e determinata a non perderle. Strinsi i denti, sforzando al massimo i muscoli delle mie gambe e scattando come fossi un animale selvatico, a quattro zampe. Mi costò un bel po' di fatica ma ci riuscii, le raggiunsi. Erano davanti a me, in corsa tra gli alberi per raggiungere qualcuno che da lì non riuscivo a vedere. Inutile chiamarle, dovevo avvicinarmi ancora di più. Riuscivo a vedere i capelli lunghi e svolazzanti delle due, quelli di Momo biondi e quelli di Sakuya neri. Le ragazze balzavano da un ramo all'altro con una velocità che stentavo a credere, o meglio, non riuscivo a credere che Sakuya fosse così veloce, me lo sarei aspettato da Momo che era esperta nelle arti marziali, ma non da un'utilizzatrice di arti magiche come Sakuya. Forse era il motivo di quell'inseguimento a farla andare così veloce. Che si trattasse veramente di Ino? No, era impossibile.

    Ora basta, devo raggiungerle!

    Scattai nuovamente, atterrando contemporaneamente a loro, proprio in mezzo alle due. Momo sobbalzò ma Sakuya continuò imperterrita a correre. Riuscivo a leggerle il fuoco nello sguardo.

    - Che succede? -

    - Stiamo inseguendo qualcuno, ha dato fuoco alle tende mentre dormivamo. -

    - Me ne sono accorta. Rock e le altre stanno tentando di chiudergli la strada. -

    Ansimammo, continuando a balzare da un ramo all'altro mentre Sakuya, in silenzio, teneva gli occhi fissi sul fuggitivo. Non l'avevo visto quindi non era sicuro si trattasse di Ino. Era molto veloce, più di noi. Interruppi il contatto con Shukaku, ora non avevo più bisogno del suo chakra, anche se sembravamo destinate a non raggiungere mai la misteriosa figura. Momo doveva essersene accorta ma Sakuya aveva la testa dura e aveva appena pensato ad una mossa alternativa. Abbandonò la sua posizione, scattando di lato su un ramo molto più alto, sfruttando la sua posizione per lanciarsi diagonalmente verso l'obbiettivo. Saltò e compose una serie di sigilli in meno di due secondi, in linea d'aria con la misteriosa figura. Si portò una mano alla bocca.

    - Goukakyuu no Jutsu! -

    Una grande sfera di fuoco fu soffiata via verso il fuggitivo che, alla sprovvista, non poté fare altro che fermarsi e contrattaccare, perché la sfera era incredibilmente grande, troppo per fuggire a quella velocità. Non pronunciò alcuna frase, semplicemente evocò un grande muro acquatico che sciolse la palla infuocata, lasciando una fitta nube di pure vapore nell'aria. Sakuya imprecò ma si lanciò ugualmente contro l'avversario che aveva ripreso la sua fuga, nonostante Momo ed io ci fossimo avvicinate di parecchio, lasciando una distanza di cinque o sei metri tra noi. E Sakuya ne aveva appena tre, avrebbe potuto scattare a bloccarlo.

    - Fermati, dannato! -

    Urlò e l'altro scattò verso l'alto, fermandosi in piedi, su un ramo. Era ben visibile perché la luna splendeva proprio dietro di lui. Ci fermammo a guardare e le parole ci morivano in bocca. La figura era voltata di schiena e, legata ad essa, c'era un grande rotolo, come quello che portavo anche io. Ma su di esso, un grande sigillo rosso sangue gli impediva di aprirsi. I capelli lunghi e rossi della figura svolazzarono al soffio del vento e, lentamente, la figura si voltò. Momo ed io stringemmo i pugni, fissando la figura che ci sorrideva con occhi glaciali. Sakuya aprì la bocca per dire qualcosa ma le parole le morirono in bocca, prima di essere pronunciate.

    - Sembra di essere tornate in accademia, vero? Voi tre sempre assieme ed io un passo avanti a voi. -

    Ridacchiò divertita Ino, squadrandoci dall'alto in basso.

    continua...
     
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    Tutte le nostre certezza vacillarono. Tutte le nostre speranze, i nostri ricordi. Tutto andò in fumo in quel preciso istante. Ino era davanti a noi. Aveva il rotolo proibito con se, era scappata davvero, aveva appiccato un incendio alle nostre tende, tentando di ucciderci. Non era la ragazza che conoscevamo, semplicemente un po' orgogliosa, era del tutto diversa. Gli occhi, da sempre molto chiari, erano freddi come il ghiaccio, il suo volto rideva ma loro erano rimasti impassibili. Cosa era successo? Perché stava accadendo tutto quello? Sakuya non riuscì a ribattere, ma abbassò lo sguardo. La vidi tremare di rabbia, stringere i denti e serrare i pugni.

    - Ino! Cosa diavolo ti passa per la testa?! Cosa diavolo credi di fare?! -

    - Io? Proprio nulla. Siete voi che mi state inseguendo, o sbaglio? -

    - Tu hai appiccato il fuoco alle nostre tende. Volevi... ucciderci? -

    Momo non riusciva ad essere realmente arrabbiata, era troppo confusa al momento e lo ero anche io. Ino rise di gusto, una risata gelida che on si sposava affatto con l'immagine che avevamo di lei.

    - E' vero, l'ho fatto. E ho anche rubato il rotolo della Devastazione di Crono. -

    Quelle parole mi colpirono, colpirono tutte noi. Quindi era vero, ogni singola notizia riferita dalla Kazekage. Rock non aveva visto male, era davvero lei che fuggiva dalla biblioteca, la notte del furto. Sakuya si calmò, fissandola con occhi increduli, quasi supplichevoli.

    - ... Perché? Perché l'hai fatto? -

    Ino sorrise di nuovo ma questa volta la sua risata fu amara, veloce, e il suo sguardo si fece duro, come se ricordasse.

    - Non mi aspetto che capiate le mie motivazioni. Ma talvolta è necessario agire per il bene del proprio paese, anche mettendo a repentaglio la vita di un singolo. -

    - Ma di che diavolo parli... Vorresti dire che Suna è in pericolo? -

    - Non solo lei, tutti i paesi dell'alleanza che crearono insieme il rotolo. Per questo ho dovuto rubarlo. -

    - Cazzate. Lo sapremmo se Suna o gli altri villaggi fossero in pericolo, la Kazekage ce l'avrebbe detto! -

    - Di che pericolo parli? Ha a che fare con il rotolo? -

    Ino fissò Sakuya, poi Momo e infine me, posando i suoi occhi chiari sui miei. Sembrò meditare qualcosa ma distolse lo sguardo.

    - Loro non sanno di essere in pericolo. Sono troppo impegnati per guardare cosa accade nel resto del mondo. Scommetto che si sono fatti passare da eroi, vero? Coloro che scoprono una tecnica devastante e decidono di sigillarla, ma non di liberarsene. E neanche dicono lo verità. Tsk! -

    - Di che verità parli? Mi stai facendo incazzare con questi indovinelli, Ino! Se hai qualcosa da dire dillo e basta! -

    - La Kazekage vi ha mentito. La passata alleanza utilizzò la Tecnica proibita della Devastazione di Crono. Distrusse un intero villaggio che allora minacciava l'equilibrio tra i paesi. E' questo che fanno: distruggono ciò che li minaccia. E lo faranno ancora, ne è la prova il fatto che non si siano liberati del rotolo ma si siano limitati a sigillarlo! -

    Non riuscivo a crederci. L'alleanza aveva distrutto un intero villaggio con una tecnica così spaventosa. Dopo tutto ciò che professava Nami-sama, la pace, la necessità di risolvere i conflitti con la diplomazia. Era quello ciò che avevano fatto? E lo avrebbero rifatti di nuovo, perché il rotolo non era stato distrutto. Abbassai lo sguardo, tentando di mettere insieme i pensieri. Cosa diavolo stava succedendo? Non sapevo più a chi credere. Le mie amiche restarono in silenzio, esterrefatte quanto me. Solo io trovai il coraggio di parlare, per mettere fine a quei dubbi una volta per tutte.

    - Ino... se quello che dici è vero... Perché hai rubato il rotolo? Dove lo stai portando? -

    La ragazza ed io ci fissammo senza distogliere gli sguardi. Stava accadendo davvero, il reato per il quale era stata accusata non era infondato, aveva ammesso le sue colpe. Era diventata una traditrice del villaggio e tra i nostri compiti vi era quello di eliminarla. Che situazione...

    - Lo sto portando al sicuro, lontano dal villaggio della Sabbia. Voi non potete capire ma è la cosa giusta e una taglia sulla mia testa è un prezzo equo. -

    - SMETTILA DI PARLARE COME FOSSI UNA DONNA VISSUTA! -

    Momo scattò in tempo per evitare che Sakuya si scagliasse contro la ragazza. La bloccò con tutte le sue forze anche se la ragazza era fuori di se. Si dimenava come mai l'avevo vista ed era più che furente.

    - NON FREGA NIENTE A NESSUNO DI QUEL MALEDETTO ROTOLO! VOLEVI LIBERARTENE? POTEVAMO BRUCIARLO SENZA SCAPPARE VIA COME UNA LADRA! -

    - STA CALMA, SAKUYA! -

    Ero estremamente agitata, non era normale trovarsi in una situazione del genere e la cosa stava degenerando. Non so cosa temessi maggiormente, l'indifferenza di Ino o la rabbia di Sakuya. Quelle due si erano sempre prese a pugni, fin da piccole, per ogni singola lite si azzuffavano con tutte le loro forze ma non avevano mai avuto intenzione di farsi male sul serio. Questa volta era diverso. Se Momo non avesse trattenuto Sakuya non sapevo come sarebbe andata a finire.

    - Sakuya... -

    Il tono in cui Ino pronunciò il suo nome era così vicino al passato che per un attimo lei si fermò, fissandola. Ma il suo volto era lo stesso di poco fa, impassibile, imperscrutabile.

    - Non potevo fare altrimenti. Avevo scoperto solo lo stesso giorno che qualcuno l'avrebbe rubato. Non so chi, ma l'ho vista. Era una shinobi del villaggio... -

    In silenzio, ascoltammo le sue parole, mentre dei brividi ci percorrevano la schiena. Sembrava dire la verità. Ino non ci avrebbe mai mentito, non a questo punto.

    - Non sapevo a chi dirlo, non sapevo cosa fare. Ho sentito del rotolo ed è stato... terribile... Una tecnica del genere non dovrebbe neanche esistere... Non potevo permettere che cadesse nelle mani di certa gente, ma non potevo affrontarli, in nessun modo... Così l'ho rubato, macchiandomi di infamia, facendomi dare della traditrice, ma per una buona causa. Sto portando il Rotolo a Konoha, conosco qualcuno che può distruggerlo una volta per tutte. Prima che quella donna possa prenderlo. -

    Il cuore iniziò a battermi all'impazzata mentre il mio cervello girava vorticosamente. I pezzi di quel puzzle di stavano finalmente attaccando l'uno all'altro, quel rompicapo si faceva sempre meno enigmatico. Tutto, nella mia testa, iniziava a farsi chiaro. Ino stava proteggendo il rotolo da una Ninja del nostro villaggio, una ninja che fosse al corrente del rotolo e che avesse visto Ino fuggire dalla biblioteca. Aveva pensato di volgere la situazione a suo vantaggio, rivelando alla Kazekage ciò che aveva visto e stava aspettando l'occasione per uccidere Ino e impadronirsi del rotolo. L'occasione era una missione di recupero. Quella missione. Se era davvero così dovevo esserne sicura, poteva essere una grossa accusa senza uno straccio di prova e Ino aveva già rischiato la sua reputazione.

    - Ino, hai visto quella donna? Sai il suo nome?-

    La ragazza dai capelli rossi scosse la testa, guardandosi i piedi e corrucciando lo sguardo, come per tentare di ricordare.

    - Non so chi fosse ma... Indossava una maschera da Anbu... -

    Trattenemmo il fiato mentre qualcosa si stava avvicinando a gran velocità alla nostra sinistra, cogliendoci impreparate. Ma eravamo troppo concentrate su Ino per reagire.

    - ...Una maschera da topo. -

    Qualcosa apparve improvvisamente, veloce come un fulmine. Un qualcosa di piccolo e brillante che si avvicinò a gran velocità ad Ino. Non potemmo neanche muoverci, solamente assistere alla scena che si svolgeva davanti ai nostri occhi. Rock era scattata in avanti, il chakra raiton ad avvolgerle la mano. Nessuna di noi poté evitare che trapassasse il petto di Ino da parte a parte.

    continua...
     
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    Circa quattro anni prima...


    - Uffa! Che rottura, Arata-sensei è di nuovo in ritardo! -

    La piccola Sakuya, di appena undici anni, si lasciò cadere sulla sedia del suo banco, stanca di stare in piedi. I capelli scuri e lunghi si erano tutti arruffati, la facevano sembrare buffa. Il banco accanto al suo era occupato da una ragazzina della stessa età che stava dormendo tranquilla. Aveva capelli tutti mossi e biondissimi, le ciglia molto lunghe. Era un po' troppo alta, per questo aveva spostato la sedia all'indietro per stare comoda e si era incurvata in avanti, incrociando le braccia sul banco, a mo' di cuscino. La osservai dal banchetto dietro, sorridendo. Momo era davvero carina quando dormiva, sembrava quasi un angioletto. Sakuya, invece, aveva così tante energie che mi chiedevo se dormisse. Ma potevo capirla, il sensei era nuovamente in ritardo. L'ultima ragazza in aula ridacchiò divertita, dal fondo. Sakuya ed io ci voltammo, incontrando il volto piccolo e sottile di Ino. Purtroppo, una volta preso il diploma all'accademia, era stata smistata nel nostro gruppo per equilibrare gli altri. Insomma, i peggiori e i migliori. Ino era stata la prima del corso, noi eravamo passate per il rotto della cuffia. Il fatto che Ino facesse parte del team infastidiva molto Sakuya, che non riusciva a sopportarla.

    - Che hai da ridere? -

    - Uff, come sei scortese. Dirò al sensei che ti sei lamentata di lui. -

    - Provaci e vedi che ti succede! -

    - Ehm... ragazze... -

    - Yaaawn! Che succede? -

    - Uuuh, che paura che mi fai! -

    - Tu mi fai ridere, invece. -

    - E tu sei patetica. -

    - Vogliamo smetterla, per favore? -

    Alla voce del sensei tutte tacquero. Ma quando era arrivato? Ino avvampò, abbassando lo sguardo, invece Sakuya sbuffò contrariata. Il sensei era piuttosto giovane ma molto severo, più volte aveva ripreso Ino e Sakuya durante i loro battibecchi. Restammo in silenzio, scusandoci solo dopo qualche secondo, anche se Momo ed io non avevamo fatto nulla di che.

    Quasi quattro ore più tardi


    Mi lasciai cadere sul prato, accanto a Momo, sfinita. Quell'allenamento era di gran lunga il peggiore mai fatto. Non solo per le prestazioni ma per tutto in se. Faceva esageratamente caldo, nonostante Arata-sensei ci avesse portate nella foresta, al confine con Konoha; i rumori degli animali si sentivano come un'eco in lontananza, così come il vento leggero e lo scorrere di un fiume, chissà quanto distante. Momo aveva mollato per prima, per lei, utilizzare il chakra, era estremamente difficile. Non aveva durato più di un'ora ma il sensei non le aveva detto nulla, in un certo senso riusciva a capire le sue difficoltà. Quell'esercizio era stancante quanto arduo. Dovevamo concentrare il chakra nei piedi per riuscire a correre in verticale sul tronco di un albero, segnando con un kunai l'altezza raggiunta. Il mio risultato era discreto ma nulla di che, non ero in forma quel giorno. Lasciai il kunai nell'erba al mi fianco, osservando stanca l'albero davanti a noi, il mio albero. C'erano una ventina di segni tutti vicini, a cinque metri d'altezza. Era il mio massimo, per ora. Momo ed io ci eravamo abbandonate su un tronco per terra, accanto al sensei che osservava divertito Ino e Sakuya. Lo osservammo anche noi, rabbrividendo. Facevano quasi paura. Il loro allenamento era diventato una competizione, salivano di venti metri e riscendevano, ripartendo subito alla carica. Quando Ino superava Sakuya, lei si infuriava e riusciva a superarla, ma Ino faceva lo stesso, creando una sfida senza fine. Gli alberi erano spogli, ideali per quel genere di esercizio.

    - Basta così, venite qui, adesso! -

    Ordinò il sensei e le due incisero l'ultimo taglio nella corteccia. Erano alla pari. Velocemente ci raggiunsero, madide di sudore, guardandosi in cagnesco.

    - Molto bene, avete raggiunto degli ottimi risultati. Lì dentro ci sono i vostri pranzi al sacco, potete pranzare. Io mi allontano un attimo per mmm fare una cosa... -

    Non ci curammo di cose dovesse fare il sensei ma ci fiondammo sul cibo, aprendo la grande scatola che si era portato dietro. Afferrai il mio, mangiando contenta il pranzo. Ma Sakuya e Ino... cavolo! Stavano facendo a gare anche adesso! Ingurgitavano velocemente e finirono in pochi minuti. Momo sbuffò a quella vista.

    - Datevi una calmata! Mica è una gara! -

    - Si che lo è! Posso arrivare fino in cima e voglio farlo vedere a tutti! -

    - Come no. Scommetti che ora ci arrivo subito, provando solo una volta? -

    - Non sei migliore di me, Ino! Mettitelo in testa! Posso superarti quando voglio! -

    Lasciarono il loro bento, afferrando i kunai, dirette verso i due alberi. Si posizionarono cinque metri l'una dall'altra, gli occhi fissi sull'ultima incisione fatta, a quasi venticinque metri d'altezza. Gli alberi si innalzavano fino ai quaranta. Le due ragazze si fissarono in cagnesco. Sakuya puntò gli occhi scuri in quelli chiari di Ino. Contarono mentalmente i secondi alla partenza mentre Momo, io e anche il sensei (che nel frattempo era tornato) le guardavamo. L'atmosfera sembrava cambiata e tutti noi avemmo la certezza che quello sarebbe stato l'ultimo tentativo. Scattarono in avanti, correndo velocemente verso le cortecce. Poggiarono i piedi e cominciarono la corsa in verticale, sfruttando la velocità ottenuta. Sakuya era incredibile, si stava sforzando come non mai e quando incise la corteccia le mancava una spanna alla punta. Si lanciò all'indietro, atterrando con una capriola, alzando lo sguardo trionfante ma si bloccò. Ino rideva felice, seduta sulla cima dell'albero. Era davvero incredibile. Quello di Ino era un sorriso felice ma senza presunzione, il suo vero sorriso e lo vidi per la prima volta. Fu a causa di quel sorriso che Sakuya, semplicemente, sorrise a sua volta. Era diverso, però, contento ma determinato, il genere di sorriso che si rivolge al migliore avversario. Quelle due sembravano detestarsi ma, in verità, si spronavano a vicenda. Erano amiche senza neanche saperlo.

    [...]


    Rock spuntò all'improvviso, veloce come una saetta, con il braccio steso. La mano racchiudeva così tanto chakra da emanare una luce distante, un agglomerato di chakra azzurro. La mano penetrò il petto della ragazza, da parte a parte, tutto in un attimo mentre la voce della Shinobi risuonava nella notte.

    - Raikiri! -

    Il volto di Ino si rilassò stupito, fissando un punto vuoto davanti a se mentre la morte la trascinava nel limbo. Sakuya urlò, Momo sobbalzò ma non ci fu nulla da fare. Era morta, non c'era speranza per lei. O almeno così credevamo. L'espressione serena della nostra amica si trasformò in un sorriso e il suo corpo si fece improvvisamente pallido. PUF! La copia si dissolse, lasciando al suo posto una nuvoletta di vapore. Rock sgranò gli occhi, atterrando sul ramo e guardandosi in giro, accigliata. L'atmosfera era densa di emozioni contrastanti e neanche io riuscivo a capire come diavolo mi sentissi. Fino ad un'ora fa credevamo nel'innocenza di Ino; invece ora si dichiarava colpevole ma per proteggere il villaggio, e ora ci stava di mezzo anche un complotto contro l'alleanza da parte di un anbu sconosciuta e la Kazekage non ci aveva rivelato la verità su tutta la storia. Il cervello si stava surriscaldando ma un unico pensiero sovrastava gli altri. Ino aveva visto una Shinobi del villaggio che aveva intenzione di rubarle il rotolo, e che con tutta probabilità l'aveva vista rubarlo e aveva dato la sua testimonianza oculare a Nami-sama. Sperando forse che le avrebbe dato il permesso di recuperarlo? No, non era andata così. Nami-sama aveva dato il compito a noi ma non era bastato. Conoscevo il modo di fare della Kazekage, sempre attenta e vigile, dotata di grande intuito e nata per il comando. Non era il genere di persona che si dimenticava le cose. Rock non era stata inviata da lei, aveva agito di testa propria. Voleva prendersi il rotolo. La osservai mentre, alla luce della luna, si guardava intorno, cercando di individuare la fonte di chakra di Ino ma ci scommettevo che non era nelle vicinanze, troppo furba quella ragazza. Reimu e Chiaki ci raggiunsero ma dovevo avvertire, avvertire tutte loro. Non eravamo al sicuro con Rock, era lei la vera traditrice.

    - State indietro! Non avvicinatevi! -

    Urlai alle due Genin che si fermarono, confuse e spaventate. Le mie parole aveva attirato l'attenzione delle altre tre, che ora mi guardavano interrogative. Non volevo passare per pazza ma ero sicura di ciò che stavo facendo. Lo notai dall'espressione indagatrice di Rock, fin troppo fredda.

    - Sakuya, Momo, dobbiamo andarcene. Dobbiamo parlare con la Kazekage immediatamente! -

    - Cosa? Sei fuori? Quella era una copia, l'originale potrebbe essere qui nei paraggi! -

    - Non lo è. Ho controllato. -

    La giovane mi scrutò glaciale, senza abbassare lo sguardo. Merda, l'aveva capito. E le altre ancora no. Quello era un problema piuttosto serio. Come facevo a spigare alle altre che Rock voleva impadronirsi del rotolo se mi stava davanti? Conoscendo Sakuya avrebbe continuato le ricerche e Rock, lei voleva il rotolo.

    Miseriaccia... Che devo fare? Dire tutta la verità? Così rischierei di scatenare una lotta e, nonostante il numero, Rock è un anbu...

    - Ah, quindi fai i controlli, eh? -

    - Pensavo stessimo rincorrendo quella tipa, o sbaglio? -

    - L'AVRESTI UCCISA! -

    - Sakuya ha ragione. Siamo state fortunate che si trattasse di una copia! Pensavo avessi detto che non ti saresti messa in mezzo, o sbaglio? Se volevi recuperare il rotolo avresti potuto farlo, ma quella tecnica era mortale! -

    Incredibilmente, Rock le guardò confusa. Sembrava un'espressione così reale e spontanea che quasi mi rimangiai le mie teorie, sentendo quello che disse poco dopo.

    - Quella là ci ha dato fuoco e non dovrei risparmiarla? Non sapevo vi metteste a proteggere chiunque, cavolo! E poi che c'entra il rotolo, mica era la vostra amica, quella là! -

    Basta, non ci capivo più nulla. Qui qualcuno stava mentendo, o la copia di Ino o Rock. Come diavolo faceva a non essere Ino se rispondeva al suo nome e aveva il suo aspetto? Sapeva anche dell'accademia, era impossibile che si trattasse di uno scambio di persona! Rock stava mentendo, stava cercando di confonderci per scrollarsi di dosso i sospetti ma con me non avrebbe funzionato.

    - Spiegati, perché proprio non ti capisco. Quella là era Ino, la nostra amica, colei che ha rubato il rotolo. Ci abbiamo parlato e... ha anche ammesso il suo crimine... Come fai a dire che non era lei? -

    - Ino? Quella era Ino? No... Mi spiace contraddirvi, ragazze, ma la ragazza che ho visto scappare dalla biblioteca con il rotolo non era quella. -

    Il tono in cui lo disse non aveva nulla di artificiale, i suoi gesti e la sua espressione era naturale. Rock stava dicendo il vero: Ino non aveva mai rubato il rotolo.
     
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    Quel rompicapo era più arduo di quanto mi aspettassi. Ino o Rock. Chi delle due stava dicendo la verità? Non potevo andare avanti così, era necessario tornare a casa, ora. Dovevo assolutamente parlare con la Kazekage, quella situazione era diventata insostenibile e rischiavamo di fare seri danni a proseguire. A sentire tutte quelle rivelazioni mi era andato in pappa il cervello. Ero combattuta tra ciò che mi consigliava la logica e ciò che comandava l'intuito. Non potevo prendere posizione, non in quelle condizioni. Che avessi creduto a Ino o a Rock, non avrei potuto andare avanti. Avevo troppi dubbi e solamente Nami-sama avrebbe potuto darmi delle risposte concrete. Non sapevo più se Rock era quella che diceva di essere, non sapevo se le sue erano menzogne ben mascherate o semplici verità. E Ino? Quella era una copia ma diceva ugualmente la verità o il suo era un mero tentativo di depistarci? No, Ino non l'avrebbe mai fatto.

    E' la stessa cosa che ho pensato quando credevo non avesse rubato il rotolo, e invece...

    Sospirai. Ero stufa. Era notte inoltrata e non avevo la minima intenzione di continuare la ricerca, nonostante Sakuya e Rock spingessero per inseguire Ino. Ma Reimu e Chiaki avevano rischiato grosso, non era posto per loro, questo. E anche Momo mi fece capire che tornare dalla Kazekage sarebbe stata la cosa migliore. Ci mettemmo un po' a convincere Rock ma sopratutto Sakuya, ma ci pensò Momo. Dopotutto, anche se avevamo parlato con una copia, adesso sapevamo la sua destinazione: Konoha. Tentammo di convincerla che, non appena finito di parlare con la Kazekage, saremmo immediatamente partite alla volta del villaggio della foglia. La ragazza non voleva cedere, addirittura disse che avrebbe viaggiato da sola, aspettando il nostro arrivo, ma non era possibile. Eravamo una squadra e lei era il nostro capitano, non saremmo andate da nessuna parte senza di lei. Perdemmo tempo, fin troppo tempo. E più continuavamo a rimandare il nostro ritorno più mi agitavo. Non riuscivo a sopportare di non sapere cosa stesse accadendo. Scongiurai Sakuya e a me si aggiunse anche Momo; la ragazza sembrò ragionare per un attimo riprendendosi e finalmente riuscimmo a convincerla, anche se sembrava pentirsi di aver ceduto ad ogni passo. Sospirai mentre percorrevamo la via per il ritorno. Quella era una serata da dimenticare.

    *Più tardi, al villaggio della sabbia*


    Dubitavo che Nami-sama fosse contenta di riceverci ad un'orario simile ma non avevamo scelta. Tutte e sei camminammo per le vie deserte del villaggio, veloci come non mai. Il vento tirava forte, segno che si stava preparando una tempesta, evento comune in quel periodo. Sakuya era rimasta in silenzio durante tutto il tragitto, con lo sguardo basso, un po' come Reimu e Chiaki, ancora troppo confuse e spaventate per capirci qualcosa. Rock sembrava star pensando a qualcosa di molto importante, riuscivo a leggerglielo negli occhi, ma non ero sicura di sapere bene cosa. Non ero ancora riuscita ad inquadrarla, non dopo tutto quel casino. Momo lanciava occhiate preoccupate alla ragazza dai capelli neri e cercava il mio aiuto con lo sguardo. Le feci capire che tutto sarebbe andato meglio non appena fossimo riuscite a parlare con a Kazekage. Camminammo velocemente, ritrovandoci finalmente dinnanzi al grande palazzo di sabbia. Prima di entrare, però, mi voltai verso Rock, sbarrandole la strada. Mi guardò stupita, non aspettandosi un gesto del genere.

    - Nami-sama ha parlato solo con noi. Ti prego di farci parlare da sole con lei. Non ti sto impedendo di vederla, anzi, potrai parlare quanto vuoi, ma devi lasciarci da sole per un po'. -

    Mi fissò per un secondo, prima di scoppiare a ridere distogliendo lo sguardo. Avvampai, non mi ero aspettata una reazione del genere. Mi faceva sembrare una stupida.

    - Tsk. Ho capito. Sei davvero una tipa curiosa, Yuka. Non ti fidi di me, vero? L'ho capito. Ho capito che nessuna di voi si fida di me e credo anche di capire il motivo. Non mi importa. Parla pure con la Kazekage, non verrò a interromperti e non penso ci sarà neanche bisogno che vada a parlarci io. -

    Distolsi lo sguardo, sentendomi estremamente in colpa. Forse stavo sbagliando. Forse no. Ad ogni modo, la verità era vicina, non potevo fermarmi adesso. Non risposi, semplicemente mi voltai ed entrai nel palazzo, seguita dalle altre. Rock rimase fuori, osservandoci mentre sparivamo per le scale, dirette al piano più alto. Neanche cinque minuti dopo, la porta dell'ufficio della Kazekage si aprì e lei apparve,alla luce di fioca di poche candele, più stremata che mai. I capelli erano spettinati, le palpebre pesanti e gli occhi segnati da borse. Era stata chiamata improvvisamente eppure era lì, anche se non se sembrava particolarmente contenta.

    - Reimu, Chiaki, voi potete tornare a casa. Verrete informate dell'esito della missione quando essa finirà. -

    Asserì improvvisamente, senza neanche che le dicessimo qualcosa. Le due ragazze annuirono, chinando il capo e voltandosi per andarsene. Probabilmente la donna aveva già capito che era stato un errore coinvolgere due Genin in una missione del genere, sopratutto se si teneva in conto il legame emotivo. No, quello probabilmente non aveva avuto importanza, altrimenti noi tre non saremmo mai state chiamate. Rimaste sole, la donna ci squadrò per un attimo con occhi dubbiosi, facendoci attendere sulla soglia, prima di lasciarci passare, andandosi a sedere al suo posto. La stanza era buia ma le stesse candele erano accese, come l'ultima volta. Erano cinque, ora riuscivo a contarle. Ci sedemmo sulle tre sedie, un po' agitate.

    - Prima che cominciate, - ci avvertì Nami-sama. -Sappiate che spero sia qualcosa di urgente, davvero urgente. -

    Deglutii, non era un buon segno, quello. Sakuya e Momo restarono in silenzio e quest'ultima mi lanciò un'occhiata. Era meglio non far perdere tempo alla donna e dovevo farlo usando le parole giuste. Anche se ora la mia fede vacillava. Cosa stavo facendo esattamente? Avevo dubbi, sì, su Rock, ma da come ci aveva parlato poco fa sembrava quasi fosse tutto un equivoco. Presi un bel respiro, scusandomi con la Kazekage per l'ora. Questo sembrò farle un minimo di piacere, almeno non mi fulminò con lo sguardo.

    - Durante la missione sono successe delle cose, credo che lei debba sapere. Abbiamo trovato Ino e... ha confessato. -

    Dio, quanto pesavano quelle parole. La donna cambiò espressione, sembrò soddisfatta ma ci guardò stupita quasi un secondo dopo.

    - Sono contenta che siate venute a dirmelo, ma dov'è Ino? Perché non è con voi? -

    - E' questo ciò che dobbiamo dirle... Ino ha parlato con noi e ci ha detto delle cose. Ha ammesso di aver rubato il rotolo per una ragione: proteggerlo da una donna. Ha detto di averla sentita mentre pianificava di rubare il rotolo per vendicarsi dell'alleanza che allora lo creò. Non sappiamo la sua identità ma Ino ha detto che indossava una maschera da Anbu, una maschera da topo. -

    Nami-sama strinse gli occhi, fissandomi seria e scrutando anche le altre due.

    - Non è una ladra. Voleva proteggere il rotolo ma non sapeva come fare. Ha sacrificato se stessa per evitare una catastrofe, mi creda! E quella donna... -

    ...Cosa faccio... Lo dico oppure no? ... Mha, al diavolo...

    - Penso di sapere chi sia... -

    Tute e tre si voltarono nella mia direzione. Presi coraggio, non potevo semplicemente rimanere in silenzio, a questo punto.

    - La donna sapeva che era stata Ino a rubare il rotolo, ma non poteva semplicemente riprenderselo. Ma poteva sfruttare la situazione a suo vantaggio, magari denunciando il furto. E poi... le sarebbe bastato inseguirla perché si sarebbe trattato di una normale missione... -

    - Stai dicendo che... -

    Le mie amiche sembravano essersene accorte solo ora e vidi l'orrore dipingersi sui loro volti.

    - Rock -

    Boccheggiò Sakuya, attirando l'attenzione di Nami-sama che ripeté le sue parole incredula.

    - Rock? -

    - E' venuta con noi. Ci ha raggiunte prima che lasciassimo il villaggio, dicendoci che vi eravate dimenticata di informarci della sua presenza in missione. Non voglio accusare nessuno ma... Ha usato un attacco mortale contro di lei, le ha trapassato il petto, Nami-sama. Ino è sopravvissuta solo perché quella era una copia. -

    - E' vero, l'abbiamo visto anche noi. -

    Nami-sama si abbandonò sulla sedia, respirando a fondo quel profumo emanato dalle candele. Le osservò, notai. Nessuna delle fiammelle tremolava nonostante i nostri sbuffi. La donna si passò una mano sul volto, chinandosi verso di noi, abbassando la testa come per marcare l'intimità della conversazione.

    - Rock è il capitano della squadra speciale. La conosco da quando aveva la metà dei vostri anni. E' vero che non avevo previsto la sua partecipazione alla missione ma quello che state dicendo non ha né capo né coda. Rock ha sempre protetto il villaggio, non vedo come dovrebbe volere il nostro male. Non ha motivo di impadronirsi del rotolo, ve lo assicuro. E, scanso equivoci, la sua maschera è una volpe, non un topo. -

    La fissammo senza sapere come ribattere. Possibile che non fosse lei? Ma allora perché intromettersi nella missione?

    -Probabilmente, essendo una testimone oculare, voleva aiutarvi nelle indagin... -

    - Ha detto che non era lei. - La interruppi senza neanche pensare. - Le nostre tende sono state date alle fiamme e abbiamo inseguito il colpevole. Era Ino e, quando Rock l'ha colpita e si è dissolta, le abbiamo chiesto perché tutta quella violenza. Ci ha risposto che quella non era la ragazza che aveva visto rubare il rotolo. -

    - Questo è... -

    SBAM! La porta si aprì di scatto e ci voltammo allarmate. Rock ci sorrise, scusandosi per l'entrata avventata. Si avvicinò in gran fretta, facendomi segno di zittire. Cosa stava facendo? Sembrava aver capito qualcosa di molto importante.

    - Scusate per l'entrata, Nami-sama, ma ho origliato la conversazione e ho capito una cosa che, credo, risolverà questo dilemma. -

    continua...
     
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    A quelle parole la fissammo in attesa. Davvero aveva risolto il mistero? Sembrava fuori discussione ma quella ragazza era davvero imprevedibile. Aspettava fuori e invece origliava, nessuno le diceva nulla e si aggregava in missione. Si era capito che c'era da aspettarsi tutto da lei. Si chinò sul tavolo, davanti ad una candela che non vacillò nonostante lo spostamento d'aria. I suoi occhi viola ci scrutavano e un sorriso gentile e determinato le increspava il volto dai bei lineamenti.

    - Prima di tutto mi spiace contraddirla, Nami-sama, ma si dà il caso che la mia maschera da Anbu sia proprio da topo. Ma questo mi ha permesso di capire la situazione. A mia discolpa dico che, ahimè, sono il sospetto numero uno per via di cose, come ha detto Yuka, ma proprio grazie ai suoi dubbi ho capito cosa succede. Nami-sama, la ragazza che era nella foresta, la copia per intenderci, non è la stessa ragazza che ho visto fuggire dalla biblioteca con il rotolo proibito. Così come la ragazza nella foresta non era Ino Yabakune. -

    - Cosa?! -

    - E' impossibile! Era proprio lei, ve lo assicuro! -

    - Ha parlato dei tempi dell'accademia... come può non essere lei? -

    Quelle rivelazioni erano così strane che tentavo a crederci. Eppure qualcosa negli ingranaggi della mia mente si stava muovendo, stavo arrivando anche io alla soluzione.

    - Mi spiace, ragazze, ma non è così. Si trattava di un Genjutsu visivo, per questo ho fatto aspettare indietro Reimu e Chiaki. Una mera copia illusoria non sarebbe stata in grado di contrastare il jutsu di Sakuya. E' stata tutta un'illusione. -

    - Aspetta solo un momento! Come fai a sapere che Sakuya ha usato un jutsu contro di lei? Tu non eri presente! -

    - Già... e come fai a sapere quello che ci siamo dette? Tu sei arrivata dopo. -

    Impensierita mi portai una mano all'orecchio. La ricetrasmittente era difettosa, il tasto che attivava la comunicazione era stato in funzione da sempre. Ecco come aveva fatto ad origliare anche questa conversazione.

    - La trasmittente... ce l'ho all'orecchio e l'avevo anche allora ma... -

    - E' rotta, volutamente, si intende. Scusa per la poca fede ma non potevo restare allo scuro, sapevo che siete legate alla ragazza e temevo avreste potuto commettere qualche imprudenza. -

    Cavolo, è davvero... geniale. Non avrei mai pensato ad una cosa del genere, Rock è davvero imprevedibile.

    - Come dicevo, quella nella foresta era solamente un'illusione creata apposta per farvi credere che Ino fosse innocente, una specie di salvatrice. Ha attirato la vostra attenzione bruciando le tende, sperando che l'avreste seguita. L'avevo capito subito, per questo non vi ho seguite ma ho preso una strada alternativa, per darvi il tempo di parlare con lei, e allora ho dato la trasmittente a Yuka che mi ha permesso di sentire ogni cosa. Nami-sama, ragazze, la ragazza nella foresta non era la vera Ino. Non so dove sia in questo momento ma è prigioniera. La ragazza che ho visto rubare il rotolo ha lanciato un Genjutsu ad alcune persone, portandole a credere che si trattasse di Ino. Non ne so il motivo ma deve essere andata in questo modo. Far ricadere la colpa su di lei sarebbe stata la cosa migliore per levarsi dai guai. Ad ogni modo, penso che in quello che vi ha detto la finta Ino nella foresta ci sia un po' di verità, così come in ogni bugia. Probabilmente Ino ha davvero scoperto un complotto e voleva tentare di rubare il rotolo, ma qualcosa è andato storto. -

    -Si... l'avevo scoperto... Io... l'ho vista prima che accadesse mentre litigava con l'addetto della biblioteca. Stava cercando un rotolo che non voleva consegnarle e infine è riuscita a scoprire solo che si trovava nei sotterranei. Ino l'avevo scoperto davvero e la donna lo sapeva... -

    - Così come sapeva che vi stavo seguendo durante la missione. Conosceva i vostri dubbi contro di me e anche i sentimenti che vi legavano ad Ino, sfruttando tutto a suo vantaggio. Doveva passare per eroe e voi avreste dovuto lasciarla andare, incolpando me in quanto avrei dovuto essere la vera artefice di tutto. Ma, chiunque ci sia dietro. non aveva previsto che capissi ogni cosa. -

    Tacque per un attimo, lasciandoci il tempo di inglobare tutte quelle rivelazioni e tirare le somme per conto nostro. Era possibile tutto ciò? Era un quadro complicato, o forse era solo difficile da digerire. La certezza che Ino non avesse fatto nulla di male e che per questo era stata fatta prigioniera si era fatto largo nei nostri cuori. Cosa dovevamo fare? Ritrovarla ad ogni costo ma così, senza neanche un'idea di dover andarla a cercare... Possibile che Konoha fosse la riposta? Mentre ci pensavo, Nami-sama si poggiò per un attimo allo schienale, fissando gli occhi viola di Rock con i suoi occhi ambrati.

    - Capisco il tuo ragionamento, ma devi ancora rivelarci chi hai visto, quella notte. -

    - Grazie per avermelo ricordato, Nami-sama. In effetti ci stavo arrivando. La donna mi ha visto quindi ha dato per scontato che facessi qualcosa per fermarla, per questo ha tentato di addossarmi la colpa. In un primo momento non avevo capito di chi si trattasse anche se la somiglianza con Ino era incredibile, tanto da farmi dubitare dei miei ricordi, come in effetti è stato. Ma poi quello che ha rivelato a voi, nella foresta, mi ha fatto capire l'errore che aveva commesso. Nami-sama, perché poco fa avete detto che la mia maschera da Anbu non era da topo? -

    La donna la fissò stupita per un attimo, ricordandosi che Rock le aveva detto di aver sbagliato, che la sua maschera era proprio da topo. E ora stava cercando di dire il contrario?

    - Ecco... perché in effetti non lo è. Ricordo molto bene che hai sempre indossato la maschera da volpe, ne sono più che certa. -

    - Esatto, la mia maschera ha sempre avuto le fattezze di una volpe. Ma c'è stato un incidente, neanche sette giorni fa, un assassino... Durante una caccia, una mia compagna di squadra è stata uccisa da una Mukenin di un altro villaggio. Purtroppo, non sono riuscita a catturarla né a vendicare la mia compagna di squadra. Ma durante quel combattimento la mia maschera è andata distrutta. Ero in difficoltà e, per darmi forza, ho indossato la maschera di Eve. La mukenin mi avrebbe uccisa se solo non fossero accorsi i rinforzi. -

    Rock si interruppe, cercando qualcosa dentro il suo zaino da Ninja. Ci mise qualche secondo ma, alla fine, mostrò una maschera da Topo.

    - L'ho portata con me, facendola diventare la mia nuova maschera. Ma questo può saperlo una sola persona, purtroppo anche la meno indicata. -

    - Quindi stai dicendo che la Mukenin nella foresta è la stessa che ha rubato il rotolo?

    Rock annuì vigorosamente, lasciando che il silenzio prendesse per un attimo il sopravvento. Nami-sama fissava la candela davanti alla giovane donna. Era inflessibile e brillava ardentemente.

    - Sta dicendo il vero. Queste candele sono come il cuore di ognuno di noi, vacillano quando diciamo menzogne, brillano ardenti e composte davanti alla verità. -

    Asserì la donna e Rock sorrise. Quindi il mistero era in parte risolto, ora sapevamo che Ino era prigioniera non so dove e la vera colpevole era proprio quella donna.

    - Da dove proveniva la donna? Che simbolo riportava il suo copri fronte? Sono sicura che Ino, nella foresta, ha tentato di depistarci facendoci credere di essere diretta a Konoha. -

    - Sicuramente è così. Ma in questo non posso aiutarvi. Non riconosco quel simbolo ma c'è una persona che può farlo. -

    Attendemmo in silenzio, finché Rock si voltò verso la Kazekage. Ci scambiammo delle occhiate interrogative. Nami-sama conosceva la riposta?

    - So che non è un argomento di cui andare fieri, ma abbiamo bisogno che ci raccontiate della volta in cui la tecnica della Devastazione di Crono fu usata, Nami-sama. -

    continua...


    Edited by Kerberotte - 25/9/2014, 17:29
     
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    Il silenzio calò nuovamente nella stanza buia. I nostri occhi brillarono alla luce delle candele, puntando tutti in un'unica direzione, cercando lo sguardo della Kazekage. Rock la fissò seriamente, scrutandola con gli strani occhi viola. Lei non disse nulla, limitandosi a ricambiare lo sguardo con fermezza, per qualche secondo. I suoi occhi ambrati si spostarono successivamente verso di noi e, notando i nostri sguardi avidi di sapere, Nami-sama abbassò lo sguardo. Sembrava star pensando a qualcosa, dentro di se, chissà se stava rievocando quel passato in cui accadde ogni cosa. La richiesta di Rock l'aveva messa a disagio, forse si sarebbe persino rifiutata di raccontare una simile tragedia a noi, che in fondo eravamo quattro ragazzine, di cui una troppo cresciuta. Ma non fu così. Improvvisamente, la donna sospirò, chinandosi verso di noi. Incrociò le mani davanti alla bocca, poggiando i gomiti sul tavolo e fissando il buio.

    - Molto bene. Vi racconterò cosa accadde allora. Tutto avvenne molti, molti anni prima della mia nascita, ai tempi della grande guerra. Il mondo di allora era devastato da guerre e numerose perdite ed ogni paese si trovava in conflitto con gli altri. Sembrava che la pace non dovesse mai giungere. In particolare, c'era un singolare villaggio la cui potenza sovrastata tutti gli altri. Nonostante fosse più piccolo rispetto agli altri, vantava una potenza economica contrastante e il suo esercito era composto da shinobi dalle capacità straordinarie, tanto che fu rinominato "l'esercitò del terrore". Questo villaggio si trovava tra Suna e Konoha, dove ora c'è il nulla. Lo chiamavano il villaggio dello Spirito. -

    Fece una pausa non troppo lunga, utile per prendere fiato e far riflettere noialtre che ascoltavamo. Non avevo mai sentito parlare di questo villaggio e ciò mi aiutava a capire il resto della storia. Sapevo già che la Tecnica Proibita della Devastazione di Crono era stata utilizzata per radere al suolo un intero villaggio, quindi non ci misi nulla a capire di che villaggio si trattasse. Tuttavia, nessuna di noi interruppe la donna, lasciandola finire il racconto.

    - Il capo villaggio, allora, veniva chiamato Seikage. Era un uomo estremamente ostile al resto del mondo, proibizionista e megalomane. In quel momento di crisi minacciò il resto dei paesi. Era sua intenzione conquistare l'intero mondo allora conosciuto servendosi del suo incredibile esercito, e parola mia, ci sarebbe anche riuscito. Era una minaccia comune per ogni singolo paese che, da solo, non sarebbe potuto sfuggire alla guerra. Per questo, i Kage di allora si riunirono in gran segreto, decisi a trovare un modo per contrastare il Seikage. Idearono la tecnica proibita e se ne servirono in tempo, distruggendo l'intero villaggio. Dalla sua distruzione la guerra ebbe fine e si stipularono alleanze che durano tutt'ora, tra i paesi. Ma i Kage conoscevano la mostruosa potenza della tecnica, così sigillarono il rotolo che la conteneva e decisero di nasconderlo. Passò di mano in mano secondo la forza crescente di ogni paese, finché il Kazekage di allora si assunse il compito di custodirlo nella nostra biblioteca, per sempre. O almeno, fino ad ora... -

    Rise amaramente, distogliendo lo sguardo. Restammo in silenzio per un po', evitando anche di guardarci negli occhi tra di noi. Era difficile pensare che i Kage, che dovevano rappresentare un modello morale per l'intera popolazione, avessero ricorso ad uno stratagemma tanto meschino e pericoloso pur di non affrontare la guerra. Avrebbero potuto allearsi e mettere su un esercito composto da tutti i paesi, invece avevano usato una tecnica proibita che aveva spazzato via non solo il terribile esercito del villaggio dello spirito, ma anche ogni civile presente. Era scomparso tutto assieme, così come era nato. Mentre osservavo le candele brillare al buio non potei fare a meno di chiedermi se fosse questo che portava la guerra.

    - So cosa state pensando. Anche per me si sarebbe potuto agire diversamente, ma la paura, a volte, fa agire spropositatamente, non scordatelo mai. Era una guerra mondiale ma si è risolto con un uno contro tutti. E ha portato la pace, nonostante un intero villaggio sia scomparso. Quando i Kage agirono, non sapevano come il loro gesto avrebbe influito in futuro, questo sta a noi valutarlo, proprio adesso. E, a mio parere, dico che è molto probabile che, allora, sarebbe stato il villaggio dello spirito a prevaricale. Avrebbero sottomesso ogni singolo paese e noi, oggi, probabilmente non saremmo neanche qui a parlare. La mia non è una giustificazione, ma dovete capire che è facile parlare e fare supposizioni finché non ti trovi in pericolo o quella situazione la stai vivendo. A volte è necessario agire per il bene comune, sacrificando il singolo. Spero che possiate capirlo, in futuro. -

    Sono quasi le stesse parole che ha usato Ino, nella foresta...

    Era un insegnamento della Kazekage stessa, quindi? Strinsi i pugni pensando che Ino, in quel momento, era chissà dove, probabilmente prigioniera di qualcuno a noi sconosciuto che stava cercando di metterla in cattiva luce. Capivo l'importanza di riportare il rotolo al sicuro, ma qualcosa in me continuava a dirmi che salvare Ino era più importante. Nonostante tutto, eravamo amiche, non potevamo abbandonarla in quel modo. Ma dovevo pazientare, la riunione non era ancora finita. Rock, che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio, annuendo ogni tanto, sussurrò verso la donna, quasi come la stesse svegliando dolcemente da un lungo sonno.

    - Nami-sama? Voi ricordate il simbolo del Villaggio dello Spirito, per caso? -

    Come stesse dormendo davvero, la Kazekage sembrò davvero svegliarsi a quelle parole. Guardò prima noi con aria disorientata, per poi fermarsi su Rock, contemplandola come se cercasse di ricordarsi la domanda appena posta solo guardandola. Si era persa nei suoi pensieri, questo era certo.

    - Ah... se non ricordo male si trattava di un Ouroboros, un figura circolare che rappresenta un drago che mangia la sua stessa coda. -

    Asserì distrattamente. Poi si rese conto di ciò che aveva appena detto e levò lo sguardo verso la giovane, incuriosita.

    - Era quello il simbolo sul copri fronte della Mukenin che hai incontrato? -

    - Si, Nami-sama. -

    - Ma... questo vuol dire... i Ninja del villaggio dello spirito sono sopravvissuti? -

    - Mmm... non ne sono sicura. A mio parere si tratta di un caso singolo, forse una lontana discendente che ha riscoperto le sue origini e avrà voluto vendicarsi. Nulla è da escludere ma che siano sopravvissuti degli Shinobi mi sembra troppo azzardato. In ogni caso, ora abbiamo una pista, sappiamo chi cercare. -

    - E sappiamo anche dove! Ino, insomma, quella là, ha detto che era diretta a Konoha. -

    - Non ne sarei così sicura. -

    - Cosa?! -

    Nami-sama si grattò il mento mentre pensava a qualcosa e Rock fissò Sakuya senza battere ciglio. Momo ed io restammo in silenzio, ad osservare la donna.

    - Suppongo che Rock abbia ragione. Se quella non era Ino Yabakune, è probabile che stesse cercando depistarvi. Ma questo complica le cose. Se dovessi azzardare un'ipotesi, direi che che la persona in questione è diretta dove una volta sorgeva il villaggio. Se sta facendo tutto questo rievocando il passato, forse vorrà prendersi la sua rivincita dove tutto è finito. -

    Ci scambiammo delle occhiate, sperando che l'ipotesi della Kazekage fosse una certezza, altrimenti sarebbe stato un vero disastro ritrovare la ragazza. Rock annuì nuovamente, inchinandosi e avviandosi verso la porta.

    - Partiamo immediatamente, allora. Ogni minuto che passa è prezioso, forse la donna ha già raggiunto il suo obbettivo. -

    - Ti farò affiancare una squadra speciale di Anbu, allora. -

    Già Sakuya fece per alzarsi e protestare, ma questa volta né Momo né io l'avremmo fermata. Era ingiusto lasciarci al villaggio dopo tutto quanto, non glielo avremmo permesso. Ma non ci fu bisogno di protestare perché Rock riusciva a capire i nostri sentimenti, più di quanto avevo immaginato.

    - No, mi basteranno loro. Se lo meritano, Nami-sama. -

    La donna aprì la bocca ma, in un istante, ci alzammo all'unisono, tutte e tre.

    - Ino è nostra amica! -

    - Abbiamo il dovere di salvarla... -

    - La prego, ci lasci andare, Nami-sama. -

    Ancora una volta, la Kazekage aprì la bocca per ribattere ma i nostri occhi si incrociarono. Difronte alla nostra determinazione, non poté nulla, neanche essendo il capo del villaggio. Non ci avrebbero fermato neanche tutti i Kage messi assieme. Nami-sama sorrise, facendo un cenno del capo a Rock e fissandoci. Alla luce delle candele, in quel silenzio, le sue parole risuonarono nelle nostre teste come un'eco.

    - E va bene. Mi fido di voi, team Kitsune. -

    continua...
     
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    Lasciammo in fretta e furia il palazzo del Kage, percorrendo due gradini alla volta per accelerare i tempi. Era proprio il tempo a mancare, dovevamo fare in fretta, molto in fretta. Sakuya apriva la fila, sfrecciando con una tale velocità che mi chiesi quanto si sarebbe fatta male se fosse caduta. Ma non cadde, continuò a correre finché non varcammo l'uscio, ritrovandoci in strada. La direzione da prendere era sempre la stessa, ma avremmo dovuto utilizzare le nostre abilità sensoriali per riuscire a scovare Ino e la sua rapitrice. Ma prima di fare anche solo un passo, due ombre si stagliarono all'ingresso. Rimasero ferme e, alla luce della luna, riuscimmo a scorgere i due giovani visi. Sembravano impauriti ma anche determinati come non mai, in un certo senso ricordavano le noi di poco fa, davanti alla Kage.

    - Reimu, Chiaki. Cosa state facendo? -

    - V-veniamo con voi! S-siamo p-p-pronte! Vero, Chiaki? -

    - mmm! -

    Rock sospirò, alzando gli occhi al cielo. Questa non ci voleva, non potevamo sprecare tempo tentando di convincere due Genin a starsene a casa invece di rischiare le penne, ma riuscivo a capirle, infondo. Se fosse stato per me le avrei lasciate partecipare, in fondo si trattava del loro capitano. Ma Rock non voleva sentire ragioni. Era strana sentirla fare l'adulta.

    - Capisco le vostre ragioni, ma dovete capire che è pericoloso. Lasciateci solo... -

    - Invece no, non capisci affatto. -

    "Ma allora parla?!?"

    - C-chiaki? Ma tu p... -

    - Certo che parlo, che ti credevi? Rock, devi lasciarci venire. Per noi è importante ritrovare Ino, lei è il nostro capitano ma... è anche nostra amica! Non ce ne staremo buone buone mentre lei è in pericolo! -

    - E-esatto! -

    Rock e tutte noi fissammo Chiaki sbalordite, forse anche lei lo era perché, un secondo dopo aver parlato, sgranò gli occhi e arrossì così tanto che riuscimmo ad accorgercene anche alla luce della luna. Ma che dire, aveva colpito dritto nel segno. Rock sospirò ma sorrise. Guardò sia noi che loro, lanciando una rapida occhiata alla luna piena che splendeva alta nel cielo.

    - Sbrighiamoci! -

    Non ci fu bisogno di altre parole. Silenziose, compatte, veloci e ansiose come non mai, tentammo di ricoprire la distanza che ci divideva dalla porta d'uscita nel villaggio nel minor tempo possibile, consce del fatto che anche un minuto di ritardo poteva fare la differenza. L'aria si era fatta pungente e ormai la luna era sorta alta nel cielo, dopotutto era notte inoltrata. Le strade erano completamente deserte e le luci provenienti dalle case spente. Eravamo forse le uniche ancora sveglie in tutto il villaggio, o almeno così sembrava. Nonostante l'aria fredda mi accarezzasse la pelle, facendomi rabbrividire, non mi fermai neanche una volta per scuotermi o riscaldarmi, tanto era prezioso i tempo, in quel momento. Raggiungemmo la porta est del villaggio e la varcammo, lasciandosi le nostre case alle spalle, dirette verso Konoha, il paese del fuoco. In poco tempo riuscimmo a percorrere un paio di chilometri, finché non ci ritrovammo nel bel mezzo delle dune desertiche, fredde come il ghiaccio e pericolose come non mai. IL vento soffiava sempre più forte, scatenando piccole tempeste di sabbia che si innalzavano attorno a noi, senza sosta. Mentre correvamo affondando nella sabbia, lanciai un'occhiata al cielo che diveniva sempre più scuro e carico di nuvole grigie, quasi nere. Ci mancava solo il temporale per quella situazione già di per se nera come non mai. Ad ogni passo il vento si alzava sempre di più, sbuffando e spruzzandoci sabbia negli occhi, scompigliandoci i capelli, costringendoci a ripararci con le mani e a rallentare. Una gigantesca tempesta di sabbia si stava scatenando all'orizzonte e sembrava essere diretta verso di noi. Rock ce la indicò alla nostra destra, lontana un paio di chilometri; un muro insormontabile di sabbia scura che volava nella nostra direzione, imperterrita. La distanza tra noi si accorciava sempre di più, tanto che sarebbero bastati una ventina di minuti prima che arrivasse dove ci trovavamo in quel preciso momento. Non avevamo altra scelta che aumentare il passo o trovare un mezzo di trasporto alternativo ai nostri piedi: per fortuna che sapevamo utilizzare le arti magiche della sabbia. Chiaki creò una modesta nuvola di sabbia, sulla quale Reimu salì, anche se un po' preoccupata. Rock fece accomodare sulla sua Sakuya ed io feci altrettanto con Momo. Ora che la isola di sabbia sotto i miei piedi prendeva il volo, riuscivo a capire la preoccupazione della ragazza dalla pelle color cioccolato: il vento faceva sbandare l'improvvisato mezzo di trasporto con violenza, tanto che mantenere la posizione richiedeva un controllo del chakra elevato, fortunatamente non un mio problema. Così, riuscimmo a recuperare la distanza con la fuggitiva di qualche ora, forse, ma sicuramente la tempesta di sabbia in arrivo da sud non ci raggiunse mai.
    La notte pungente si faceva sempre più scura e, quando qualche ora dopo iniziammo ad incontrare il primo segnale di flora durante il cammino, capimmo che il momento stava per arrivare. Riuscivo a sentire quella sensazione di pericolo e adrenalina dentro di me, il mio intuito diveniva infallibile quando si trattava di scontri.

    - Qualcuno di voi riesce a sentirla? -

    Domandò ad un tratto Rock, come se anche lei avesse captato il pericolo. Le altre sembravano covare la stessa sensazione perché non le trovai impreparate a quella domanda. Momo non possedeva alcuna particolare dote con le arti magiche ma era molto sensibile agli odori e Sakuya riusciva a scovare fonti di chakra anche se lontane.

    - Dell'odore di Ino non c'è traccia. Potrebbe aver usato una copertura. -

    - Non ne sono certa ma sento qualcosa di molto flebile in lontananza, lungo la nostra direzione! -

    Rock annuì, accelerando il passo. Era chiaro che, indizi o non, quella era la direzione giusta da seguire.

    - Dobbiamo stare all'erta. Andrò per prima in quanto più preparata. Vorrei che da adesso tutte voi seguiste i miei ordini, d'accordo? -

    - Roger! -

    - mmm! -

    - ... -

    - S-si! -

    - Si! -

    - Perfetto! Dunque, ecco il piano: proseguo per prima così da fare da esca in caso ci fosse una trappola. Reimu e Chiaki, distaccatevi da noi di una ventina di metri e seguiteci da dietro, se succede qualcosa tornate immediatamente indietro e avvertite Nami-sama. Momo e Yuka, voi vi occuperete del salvataggio di Ino, il vostro unico compito e portarla al sicuro. -

    La giovane si voltò infine verso Sakuya, accanto a lei che fissava dritta dinnanzi a se, senza alcuna parvenza di incertezza in volto. Tra noi era la più emotivamente coinvolta. Un po' per questo motivo, un po' perché, forse, Rock stava cercando di scusarsi con lei per essere partita col piede sbagliato, a Sakuya fu dato l'incarico di affrontare il Mukenin.

    - Se vengo catturata dovrai fare da sola. Posso fidarmi, Sakuya? -

    Lo sguardo con cui la ragazza rispose alla domanda non lasciava alcun dubbio. Sakuya era nata pronta. Ci scambiammo delle occhiate e, una volta accertate che il piano fosse apposto, non restava altro da fare se non prepararsi allo scontro.

    - Bene. Allora sbrighiamoci, non sono molto lontane! -

    Così riprendemmo la nostra corsa più velocemente di prima, più motivate e decise a riportare Ino a casa e sbattere al fresco l'autrice di quell'assurda situazione. Recuperare il rotolo era la missione che ci aveva affidato la Kazekage ma la missione reale, per tutte noi, era riportare a casa la nostra amica, ed era a questo che puntavamo. Una volta messa al sicuro e resa inoffensiva il Mukenin, avremmo potuto recuperare anche il rotolo e riportarlo a Suna, ma allora ci saremmo adoperate per fare in modo che venisse distrutto, così che una tale situazione non si sarebbe ripetuta più neanche in un lontano futuro. Stavamo pagando e affrontando qualcosa che avrebbe dovuto finire decenni or sono.
    La foresta ci circondava, finalmente avevamo passato il confine, approdando nel Paese del Fuoco. Numerose stelle brillavano nel cielo scuro e la luna piena era oscurata dalle nuvole che sembravano non volerla lasciar risplendere alta nel cielo. Non era ancora il suo momento. Era solamente il nostro.

    "...Sento qualcosa... Un campo magnetico sconosciuto... no, un altro... ma questa è... !"

    - Le ho trovate! Sono neanche a duecento metri di distanza, nascoste dagli alberi! -

    In effetti quel posto era l'ideale per nascondersi, i grandi arbusti oscuravano la vista già di per se penalizzata dal buio. Avevo interrotto la concentrazione di ricerca dei campi magnetici per comunicare alle altre la mia novella che fu accolta in men che non si dica come un "Ok" per dare inizio alle danze.

    - In posizione, tutte! Sapete già cosa fare! Impastate il chakra e state pronte! -

    Reimu e Chiaki arretrarono come stabilito, mantenendo il controllo sulla nuvola di sabbia. Anche io rallentai, facendo in modo che Rock e Sakuya potessero superare me e Momo e andare in testa al gruppo, più veloci che mai. Impastai il chakra con lo stesso ritmo del battito del mio cuore.

    - Yuka, controlla di nuovo la loro posizione! -

    - Sì! -

    Mi concentrai nuovamente ma c'era qualcosa che non andava. I due campi si erano fermati, anzi, uno solo di loro era fermo, a cento metri da noi. L'altro si stava muovendo così velocemente da far paura e il suo obbiettivo era...

    - ROCK! ATTENTA! -

    Sakuya saltò giù dalla nuvola, atterrando sulla terra umida e scura. Rock, invece, fu troppo lenta. Qualcosa si palesò improvvisamente davanti ai suoi occhi. Una lama brillò al buio e, con un urlo di dolore, l'Anbu cadde dalla nuvola reggendosi il fianco mentre liquido scuro sgorgava dalla sua ferita e la figura che aveva fatto ciò scomparve di nuovo, come le ombre scompaiono al buio.

    continua...
     
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    ???

    - Argh! -

    Gemette Rock, tenendosi premuta la mano sinistra sul fianco destro. Era piegata in avanti, le ginocchia flesse e il busto inarcato; il viso contratto in una smorfia di dolore ma gli occhi vigili e attenti a tutto ciò che la circondava, scrutavano ogni luogo alla ricerca di chi l'aveva trafitta così improvvisamente da non averle permesso di fuggire. Reimu e Chiaki si erano allontanate ma Momo ed io eravamo all'erta, seppur non avessi ancora intenzione di intervenire. Ma dovevo ammettere che la velocità avversaria era notevole, anche se si avvicinava molto a quella di Momo. Cercai la posizione del Mukenin tentando di scovare il suo campo magnetico e, quando ci riuscii, semplicemente si mosse così in fretta da farsi perdere di vista. Sembrava un calabrone impazzito.

    - Esci fuori, codarda! Sei stata una Shinobi, no? E allora affrontami faccia a faccia! -

    La ferita di Rock non era così profonda ma il sangue non la smetteva di scorrere e avevo paura che il nostro avversario conoscesse bene l'anatomia del corpo. Non avevo fatto in tempo a capire con esattezza quale arma impugnasse ma ricordavo il bagliore di una lama, quindi con tutta probabilità si trattava di un tanto o di una wakizashi. Ad ogni modo, le parole di Rock sembravano esser state riferite al vento perché nessuno si fece vedere, solo una figura che si spostava velocemente come il volo di un calabrone si aggirava attorno a noi, senza proferire parola alcuna, senza tentare di attaccarci di nuovo. Aveva il rotolo con se, ne ero certa.

    - Psss, Yuka! -

    Riuscii a non sobbalzare solo perché Momo mi tenne ferma poggiandosi sulle mie spalle, concentrata com'ero mi sarei spaventata per molto meno. La ragazza cercava la fuggitiva con lo sguardo, ma la sua concentrazione era tutta per me e le parole che mi stava bisbigliando nell'orecchio.

    - Dici che è il caso di cercare Ino? Se Rock e Sakuya riescono ad occuparsi di questa... -

    - Meglio di no, almeno per il momento. Rock è ferita e non mi sembra di stare al livello dell'avversario. Potrebbe essere necessario attaccarla tutte insieme... -

    Di tutta risposta, un vento si levò improvvisamente davanti a noi e, magicamente, la figura si palesò dentro il vortice. Si trovava ad una ventina di metri da noi, per terra, proprio nel punto in cui la luce della luna, spuntata all'improvviso come per voler illuminare il nostro scontro, rifletteva i raggi per terra, illuminandola nel suo insieme. Lunghi capelli rossi raccolti in un'unica treccia, occhi chiarissimi e il coprifronte del villaggio dello spirito a brillare sopra uno sguardo di ghiaccio. Ma cosa più importante, dietro la schiena reggeva un rotolo enorme, il rotolo rubato.

    - Dicci il tuo nome e consegnaci il rotolo senza storie, altrimenti saremo costrette a prendercelo con la forza. -

    Persino io non avrei creduto a quelle parole nella condizione in cui si trovava Rock. Era chiaro che avevamo davanti un avversario nettamente superiore a noi. La figura dai capelli rossi rise con un ghigno che non lasciava umanità sul suo volto, guardandoci con disprezzo e rancore.

    - Tsk. Hai la lingua lunga per una che è stata appena infilzata come un salame. -

    La sua voce era chiara e musicale, come quella di una cantante. Il suo tono mellifluo e gelido allo stesso tempo mi fece rabbrividire, come se percepissi i suoi intenti attraverso la sola voce. Rock, per tutta risposta, rise anch'essa, fissandola con aria di sfida, rialzandosi e lasciandosi il fianco sanguinante.

    - Sei veloce, devo ammetterlo, ma ero preparata. Ti sei dimenticata il nostro primo incontro? -

    - E come potrei dimenticarlo? La tua amichetta ci ha messo un'eternità a morire... -

    Ora fu lo sguardo di Rock a divenire gelido. Aggrottò le sopracciglia stringendo i pugni, rimembrando quel giorno in cui aveva perso la sua compagna di squadra per mano della donna che ora la fissava di rimando, davanti a lei.

    - ... Sono contenta che ricordi. Almeno... la mia vendetta ti resterà impressa! -

    - Aspetta, Rock! -

    Troppo tardi. Rock si lanciò contro il Mukenin, eseguendo dei sigilli mentre impastava il chakra. Cavallo, Serpente, Pecora, Scimmia, Cinghiale, Cavallo, Tigre; accumulò aria nel petto mentre qualcosa si mischiava ad essa e Rock portava una mano alla bocca, tenendo gli occhi fissi sull'avversaria. Sakuya partì all'attacco circa due secondi dopo di Rock, saltando giù dalla nuvola.

    - Goukakyuu no Jutsu! -

    Una gigantesca sfera di fuoco rischiarò quel buio col calore di mille soli. Arretrammo di fronte a quel gigantesco fuoco che si dirigeva a gran velocità contro la donna dai capelli rossi. Ma ella non si spostò neanche di un millimetro. Alzò le mani e, all'improvviso, una gigantesca bolla d'acqua la circondò, facendole da scudo.

    - Suiryuuben.

    La sentii sussurrare. La grande sfera di fuoco si sciolse al solo contatto con l'acqua, generando vapore e il suo tipico rumore; come quando prendi una padella bollente e la sciacqui con acqua fredda, lo stesso rumore ma nettamente più risuonante, come un frastuono. Rock imprecò, tentando di comporre altri sigilli ma la nostra avversaria si era già mossa. La bolla si compresse sempre di più fino a divenire una lunga lama acquatica parallela al suo braccio. Era sottile ma la pressione che emanava era chiara. Dallo sguardo di Rock e Sakuya capii che non era una tecnica che si usa in combattimento contro un altro shinobi. Rock era in pericolo.

    - Porta i miei omaggi alla tua amica. Suiton: Suidanha! -

    La lama acquatica partì con velocità disarmante verso Rock, tagliando l'aria stessa. La donna rimase paralizzata, troppo impaurita per tentare di fare qualcosa. Ma non era il momento di restare in disparte, dovevamo intervenire anche noi. La mia nuvola si mosse ma Momo mi tirò per un braccio, costringendomi a fermarla.

    - E' troppo pericoloso! Abbiamo in compito, ricordi? -

    - Ma Rock... -

    Non ci fu bisogno di noi. Sakuya era arrivata prima, accanto a Rock. Posò un palmo a terra e avvenne tutto in un attimo.

    - Daichidōkaku! -

    Il terreno sotto di loro si staccò dal terreno stesso, alzandosi di un centinaio di metri, evitando per un soffio l'onda d'acqua lacerante scagliatogli contro. Il jutsu impattò sulla terra, facendo tremare la zolla che ora si erigeva fino al cielo. Rock e Sakuya erano salve, per fortuna. Il silenzio cadde sul campo di battaglia, tutte eravamo rimaste stupite da ciò che era accaduto, per non parlare della velocità e prontezza di Sakuya. La donna dagli occhi di ghiaccio rise di gusto davanti a quella scena, come se fossimo al teatrino.

    - Ahahaha! Questa non l'ho mai vista! Ma come sono inventivi gli Shinobi di adesso! Stessa cosa non posso dire per te, Rock. Mi aspettavo più sangue freddo da un membro della squadra Anbu. -

    Dalla mia posizione non potevo vederlo ma Rock era arrossita fino a diventare un peperone. Si vergognava per ciò che aveva fatto e il fatto che a salvarla era stata una semplice chunin non migliorava affatto le cose.

    - Tsk. Ecco qui l'eredità di Suna. E voi sareste Ninja? Non fatemi ridere. Non lo sarete mai. Siete sempre stati un branco di inetti impauriti difronte alla vera forza. E' per questo che avete distrutto il mio villaggio, anni e anni or sono. Per paura. Tutto ciò... MI FA VOMITARE. -

    Un'aura scura circondò la ragazza dai capelli rossi i cui occhi mostravano solo puro odio verso di noi e tutti gli shinobi. Ci avrebbe uccise tutti senza pentirsene, gioendo di ciò. Era una tipa pericolosa e, di conseguenza, tutte noi eravamo in pericolo. Sakuya, in alto, digrignò i denti, dando sfogo a tutta la sua rabbia.

    - Sei solo una stupida! Continui a provare odio per una cosa accaduta cento anni fa e te la prendi con noi che non c'entriamo niente! Invece di pensare al passato pensa al futuro! Se tutti ragionassero come te, dovremmo continuare a farci la guerra tra paesi solo perché così è stato cento anni fa! Cresci! I tuoi discorsi mi fanno solamente ridere! -

    Una mano si posò sulla sua spalla e in quell'istante Sakuya restò in silenzio. Rock la fissò con sguardo benevolo, facendole segno di tacere. La ragazza dagli occhi viola si sporse dalla zolla di terra, fissando gli occhi luminosi del Mukenin, cento metri sotto di lei.

    - Hai ragione. In passato i Kage hanno agito considerando la pace come un obbiettivo da raggiungere e il vostro villaggio come unico ostacolo. E' necessario sacrificare il singolo per il bene collettivo, tuttavia, non posso ritenermi soddisfatta di come siano andate le cose. Capisco il tuo odio. Hai perso il tuo villaggio, le tue origini, tutto. Ma comportarti in questo modo, tentare di pareggiare i conti, non porterà a nulla! Cosa pensi accadrà se distruggi Suna? Che, tra anni, nasceranno persone come te che vorranno vendicarsi del gesto che hai compiuto. Finirai per creare un circolo di odio che non avrà mai fine! E' davvero questo che vuoi? -

    Gli occhi color ghiaccio della ragazza vacillarono per un attimo, inumidendosi. Percepii il suo respiro instabile, la sentii titubare. Ma, improvvisamente, una smorfia le attraversò il volto, gli occhi si strinsero fino a divenire due fessure e la voce musicale si trasformò in un flebile, strascicato gelido sussurro.

    - Ragiona come te una persona che desidera la pace. A me non interessa di quello che accadrà. Me ne lavo le mani se questa storia dovesse durare altri cent'anni. Quello che voglio ora... è solo vendetta! -

    continua...
     
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    Era tutto inutile. Quella ragazza non aveva più coscienza, non provava amore o misericordia. Il suo cuore era semplicemente pieno d'odio. Non riuscivo a comprendere questi suoi sentimenti, erano così distanti da me che quasi sembravano non esistere nella mia mente. Era così che si diveniva quando tutto ti veniva strappato via? Chiusi gli occhi per un secondo, come per allontanare quei pensieri, ma qualcos'altro mi venne in mente. Qualcosa che non avevo mai sentito, una frase distante ma che, seppur sfocata, balenava nella mia mente.

    "Alcune persone, semplicemente, vogliono veder bruciare il mondo."

    Non avevo mai sentito quella frase, eppure eccola lì, generata dai miei stessi pensieri. Furono queste le uniche parole venutemi spontaneamente in mente guardando quella ragazza, ascoltando le sue parole. Non c'era speranza né via di scampo. Parlare, capire, ascoltare, nulla di questo sarebbe mai servito. Semplicemente, quella ragazza odiava tutto e tutti. E questo non sarebbe mai cambiato. Mi resi allor conto di quanta tristezza doveva aver subito, quanto dolore aveva affrontato per arrivare a quella tragica e disperata conclusione. E' così che diventa chi non ha più nulla a cui aggrapparsi.

    - ... -

    Dall'alto dei cento metri, Rock fissò impassibile l'avversaria, scrutandola come volesse leggerne i pensieri più intime, scrutandola fin nel profondo. Non sapevo ciò che stesse pensando ma, dal mio canto, la sua affermazione mi aveva così scossa e costretta a riconoscere i suoi sentimenti, che avrei voluto che tutto ciò non fosse mai accaduto. Come potevo condannare una così giovane persona colpevole solo di aver sofferto così intensamente e a lungo da trovare nella morte l'unico sollievo? Fu allora che, per la prima volta nei miei quindici anni di vita, capii di come il mondo, la condizione stessa dell'umanità, potesse essere così crudele. Biasimavo quella ragazza, riuscivo a capirla e provavo per lei infinita pena e rammarico. Ai miei occhi appariva ormai come un cucciolo troppo cresciuto che tentava di difendere il branco massacrato dai cacciatori. Era pericoloso per loro e doveva essere abbattuto, ma erano forse i suoi intenti sbagliati? Chi non ucciderebbe per salvare le persone che ama? Chi non si vendicherebbe di un torto subito di questa entità? E perché i cacciatori non tenevano conto di questo? Perché... avevano paura della sua forza, perché un cucciolo rimasto solo può morire o divenire una belva. In quel momento eravamo noi i cacciatori impauriti, così come, cento anni prima, i Kage tolsero di mezzo il branco, provando la stessa paura che avevo provato io alla vista degli occhi della ragazza. Occhi determinati, irremovibili.
    Non potevo fare a meno di chiedermi se fosse la cosa giusta da fare. Non c'era un altro modo per risolvere la situazione? Non si poteva colmare il vuoto di un cuore con l'affetto perduto? Forse eravamo ancora in tempo per fare qualcosa, per salvare quella ragazza dal suo stesso odio. Sì, in cuor mio speravo che così fosse un soluzione ma quei ragionamenti erano ancora troppo astratti e complicati per la mia mentalità. Ero poco più di una ragazza, abituata all'amore della famiglia e l'affetto degli amici. Non potevo comprendere sentimenti a me estranei. Solo anni dopo avrei scoperto, a mie spese, quanto l'amore potesse generare altrettanto odio, e di come questo lasciava un vuoto nel petto che, con lo scorrere del tempo, diveniva sempre più incolmabile.

    - Mi dispiace sentire queste tue parole. Se provi così tanto odio è perché hai provato tanto amore, e mi rammarico pensando che una ragazza capace di amare così intensamente finisca col nutrirsi solo di odio. La persona umana che è in me vorrebbe aiutarti, mossa a compassione. -

    Alzai nuovamente lo sguardo verso Rock, stupita dal fatto che, anche lei come me, fosse addolorata per quella ragazza. Ma mi colpì che questi suoi sentimenti fossero provati da quella che aveva appena definito "persona umana". Prestai attenzione, e le parole che pronunciò lasciarono un segno indelebile nel mio animo.

    - ...Ma è necessario scindere l'umanità dalla giustizia. Come Shinobi, persecutore della Giustizia, devo condannarti. Hai ucciso, rubato e il tuo intento è distruggere l'intero mondo a noi conosciuto, solo per tua vendetta personale. Un Ninja è colui che si sacrifica in silenzio per gli altri; hai detto che non siamo degne di portare questo nome, ma sbagli. Sei tu che non lo sei. -

    - ... -

    - STA ZITTA! -

    L'urlo della ragazza scosse tutte noi, nel vederla così arrabbiata e ferita allo stesso tempo. I suoi occhi lacrimavano di tristezza ma bruciavano allo stesso tempo del fuoco della vendetta. Le labbra tremanti, come se una miriade di parole volessero scappare e fuoriuscire da quelle; e in quella figura non vedevo altro che una bambina troppo confusa arrabbiata e addolorata, il cui cuore tremava di fronte al mondo troppo grande per lei. Il cuore vacilla perché crede.
    Rock indietreggiò percependo il chakra distruttivo della ragazza. Ella sin infuriò, ormai i discorsi non sarebbero serviti a nulla. La vendetta l'aveva finalmente accecata definitivamente. Era giunto il momento dello scontro, inevitabile per tutte noi.

    - Io sono... Yukari Fukuda, ultima sopravvissuta del villaggio dello spirito. Porto sulle mie spalle la volontà di un intero villaggio spazzato via ingiustamente e mi faccio carico del suo dolore. La mia forza deriva dai miei avi e sono qui per compiere il loro destino, l'ultima maledizione che lanciarono al cielo quando incontrarono la Fine. Sia fatta la loro volontà! -

    Come illuminata da un'energia superiore che non potevamo vedere, la ragazza sorrise follemente alla luna piena che splendeva alta sopra di noi. La sua risata si propagò come un'eco di terrore per la foresta, mentre estraeva due kunai dal taschino. Pensai che stesse impazzendo: due semplici kunai non avrebbero mai raggiunto i cento metri d'altezza! Ma capii che il suo nuovo bersaglio non erano Rock e Sakuya, bensì Momo e me.

    - Gojouki Bakufuda! -

    Non c'era tempo da perdere, conoscevo quella tecnica. Richiamai la terra che mi circondava che, grazie al potere del cercoterio della prima coda, si disgregò in un nanosecondo, divenendo sabbia. Si aggregò attorno a noi, fino a creare una spessa sfera di sabbia.

    - Suna no Tama! -

    L'esplosione provocò un frastuono notevole e, sebbene la sabbia ci salvò da essa, fu in parte spazzata via e Momo ed io finimmo sbalzate all'indietro, con ustioni non gravi sulle braccia e un po' di sabbia negli occhi. Ci era mancato davvero poco. Se da parte mia ringraziavo il cielo di aver evitato il peggio, Momo, che sembrava gentile ma covava un animo da bestia feroce, non fu contenta di ciò che era successo.

    - Come ti permetti, brutta stronza! Yuka, coprimi! -

    Meraviglioso, mi mancava la tipa impazzita che si gettava nella mischia stile random. La ragazza bionda scattò nella direzione di Yukari, tenendo le mani sulla katana, ancora legata al fianco destro. Il suo stile di combattimento era basato quasi esclusivamente sulle arti marziali quindi era svantaggiata, ma se fossi riuscita a neutralizzare l'avversaria il colpo infertogli da Momo le avrebbe fatto molto male. Nonostante l'apparenza non lo desse a vedere, quella ragazza era dotata di una forza fuori dal comune. Impastai il chakra, facendo in modo che il terreno sotto Yukari si tramutasse in sabbia che l'avrebbe imprigionata, facendo in modo che non riuscisse a fuggire.

    - Sabaku Kyū! -

    Riuscii ad intrappolarla completamente proprio mentre Momo saltava nella sua direzione, pronta per estrarre la sottilissima katana dal manico color oro.

    - Iai giri! -

    Ma qualcosa andò storto. La figura di Yukari si sciolse improvvisamente, divenendo nient'altro che una possa d'acqua, impossibile da colpire. La punta della katana tagliò la sabbia proprio mentre la voce della donna risuonava nelle nostre orecchie e riprendeva forma, e noi, troppo stupite, non riuscimmo a reagire in tempo.

    - Siete troppo lente, mocciose! -

    - Sei tu che sei lenta! Utaaah! -

    Sakuya si era lanciata da cento metri, urlando a squarcia gola mentre si avvicinava in caduta libera a noi. Ci aveva salvate di nuovo, per la miseria! La ragazza dai capelli neri estrasse velocemente uno shuriken del vento demoniaco, che sicuramente aveva estratto da un rotolo prima di lanciarsi. L'arma da lancio roteò velocemente verso Yukari che, però, non creò alcuna barriera ma si spostò con uno scatto repentino. Sakuya non era molto ferrata con le armi, e l'avversaria, invece, sembrava estremamente veloce. Lo shuriken continuò a percorrere la sua traiettoria ma qualcosa accadde improvvisamente. Lo shuriken sparì tra gli alberi, conficcandosi chissà in quale tronco, ma fu allora che venne rivelato un altro shuriken, proprio sotto al primo. Si era nascosto alla sua ombra e, non appena fu rivelato, venne avvolto da una nuvoletta di vapore che apparve con un sonoro PUFF!! Lo shuriken altri non era che Rock.

    - Cosa?! -

    Ad una trentina di metri di distanza, Rock sfruttò la velocità ottenuta per scattare nella direzione opposta, lanciandosi contro Yukari mentre preparava il colpo. La sua mano si caricò di chakra raiton, tanto che le minuscole saette azzurre erano visibili ad occhi nudo. Ma Yukari era piena di sorprese, e anche Nami-sama ci aveva spiegato che i Ninja del villaggio dello spirito erano nettamente superiore rispetto ai ninja comuni. Nell'esatto istante in cui Rock dava la carica al braccio per affondare il colpo, Yukari si morse il pollice e posò il palmo per terra. Le loro voci si sovrapposero ma udii distintamente quale delle due fu la più veloce.

    - Kuchiyose: Rashoumon! -

    - Chidori! -

    Il terreno tremò sotto i nostri piedi mentre qualcosa di gigantesco fuoriusciva dal terreno. Alta centinaia di metri, una gigantesca porta, il cui portone aveva fattezze di una maschera demoniaca, si frappose tra Rock e Yukari, costringendo tutte noi ad allontanarci in fretta. I fulmini si scagliarono contro la porta infernale quale era il Rashoumon, ma ella rimase comunque intatta. Yukari rise nuovamente a quella scena, allontanandosi con qualche balzo per recuperare la distanza persa.

    - Ve l'ho già detto: il mio villaggio non è come i vostri! Noi custodiamo la vera forza! Non c'è possibilità che possiate battermi! -

    - Hai scassato con 'sta storia. E' il momento di farla finita. Yuka, Momo, sapete già cosa fare. Rock, mi fido di te. -

    Il sorriso carico di determinazione della ragazza sembrò contagiare Rock, che recuperò un po' di energia. Momo ed io ci scambiammo uno sguardo, sapevamo già cosa aveva in mente Sakuya, una delle sue stupide idee. Mi preparai. Scatai all'indietro, afferrando il rotolo gigante che portavo e srotolandolo in una sola mossa.

    - Nevan! -

    La mia chitarra viola apparve con una nuvoletta di fumo bianco. Lasciai il rotolo per terra, avrei avuto tempo di metterlo a posto se fossimo riuscite in quell'ultimo assalto. Chiusi gli occhi per un istante, lasciando che le mie dita scorressero sui tasti di legno e accarezzassero le corde d'acciaio. Allontanai i pensieri e allontanai me stessa da quello scenario. Ero sola, adesso, solo io e la mia chitarra. Shukaku lasciò che il suo chakra demoniaco fluisse nel mio apparato circolatorio, aumentando esponenzialmente la mia forza. Il mio ruolo era di mero supporto, ma sapevo bene che più il mio supporto era potente, più le mie compagne di squadra avrebbero fatto del loro meglio. Tre, due uno. L'accordo si Sol esplose grazie all'amplificatore già presente nello strumento regalatomi anni fa, un pezzo davvero incredibile, unico al mondo.

    "Stimolazione sonora dei Tanketsu. Start!"

    Mi sentivo incredibile. Al buio della foresta, circondata dal chakra brillante del cercoterio, suonando la mia Nevan come fosse una formula magica capace di incrementare la volontà di chi sapeva ascoltare il suo suono. Il mio chakra fuoriusciva sotto forma di note, e si legò ad ognuna delle tre ragazze che si mossero a tempo, come un metronomo. Sakuya eseguì un unico sigillo che sembrava il bue, ma non lo vidi bene, troppo impegnata a suonare. Chiunque fosse passato in quel momento avrebbe udito solamente una chitarra elettrica, ma dentro la mia testa e quella dei bersagli della mia magia, c'era un vero e proprio concerto. La ragazza dai capelli neri generò una dozzina di cloni che però non erano illusori bensì tangibili. Non sapevo dove avesse appreso una tecnica simile ma non era certo il momento di pensarci. Le copie si disposero in fila, accanto alla loro creatrice, ma Yukari non sembrava affatto colpita da ciò.

    - Che sciocca. Puoi farne anche un milione ma rimangono comunque mezze calzette! Ora assaggerai la vera forza! -

    Ma Sakuya non gliene diede il tempo. Semplicemente, compose un sigillo e tutte le copie vennero avvolte da un gran nuvolone di fumo bianco. Yukari restò immobile, cercando di capire cosa stesse accadendo ma se ne pentì, se così potevo dire, quasi immediatamente.

    - Tecnica dell'Harem: Reverse! -

    Una dozzina di fighi da paura, muscolosi, belli, alti e incredibilmente sexy, era apparso al posto delle copie di Sakuya. Ridevano, ammiccavano, si esibivano in pose da macho o anche solo aggrottavano le sopracciglia, guardando la ragazza dai capelli rossi con espressione dannata, seria. Quasi mi dimenticai di continuare a suonare e sbagliai anche qualche nota, però cavolo, chi non si incanterebbe davanti ad un simile spettacolo? Momo di sicuro, visto che non sembrava per niente eccitata o scossa, semplicemente ignorava il tutto. Iniziavo a farmi serie domande sui sui... mmm... gusti. Ma, per fortuna, su Yukari la tecnica funzionò.

    - EEEH?? C-CHE RAZZA DI ASSURDA TECNICA E' QUESTA?! -

    Avvampò annaspando senza motivo, tentando di distogliere lo sguardo e di sbirciare al contempo. Perse tempo e concentrazione e questo le valse l'incontro. L'impassibile Momo scattò fino a che non si ritrovò dietro di lei, proprio come un'ombra. La afferrò per i fianchi, stringendola in una presa dalla quale era impossibile liberarsi. La sollevò di peso e si piegò all'indietro, inarcando la schiena a mo' di ponte, il tutto in un secondo. I muscoli del suo corpo si tesero mentre Yukari tentava disperatamente di liberarsi.

    - Raigā Bomu! -

    Si piegò finché la testa di Yukari non fu violentemente sbattuta al suolo, tanto da formare un cratere sotto di loro. Il silenzio calò nuovamente sulla foresta di Konoha, mentre la luna si ritraeva, timidamente, dietro il cielo scuro.

    continua...
     
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    Momo
    Rock
    Reimu
    Chiaki
    Yukari
    Ino
    Kazekage

    L'interminabile silenzio fu più pesante di qualsiasi frastuono al mondo. Reimu e Chiaki, nascoste metri e metri dietro di noi, Sakuya che sciolse la tecnica, restando immobile, in contemplazione proprio come Rock; io riposi la chitarra e attesi in silenzio mentre Momo si rialzava, lasciando che il corpo di Yukari cadesse al suolo, immobile. La ragazza dai capelli biondi si rialzò, lanciando un'occhiata spaventata al corpo a terra e fissandoci con la medesima espressione, giusto con una punta interrogativa. Yukari era... morta? Il panico mi invase, non volevo andasse a finire in quel modo. Non poteva morire, non così. Non lei, non dopo tutto quello che aveva passato! Gli sguardi di Momo e Sakuya sembravano dire quasi la stessa cosa, e la consapevolezza che quella ragazza così sfortunata non era più di questo mondo addolorava tutte noi. Guardai Rock, cercando conforto in lei ma fissava incuriosita la ragazza a terra. Sorrise improvvisamente, un sorriso sereno, di chi l'ha appena vista brutta. Mi guardò facendo cenno cenno con la testa di guardare nella sua direzione ma fu il mio udito ad accorgersene per primo.

    - Coff! ... Coff! Coff! ... -

    Rock ci anticipò tutte chinandosi e sollevando la ragazza, caricandosela sulle spalle tra lo stupore generale. Era troppo debole anche solo per parlare ma teneva un occhio semiaperto per capire cosa le stesse accadendo. Un rivolo di sangue le colava dalla testa fino a bagnarle il volto.

    - Yuka, per favore, chiudile la ferita sulla testa con il tuo chakra, e tu, Sakuya, prendile il rotolo e custodiscilo finché non saremo tornate. -

    - Cosa? Fammi capire: ha tentato di ucciderci, voleva distruggere il villaggio e dovremmo anche aiutarla?! -

    - Smettila, Sakuya! Ti comporti proprio come lei, non capisci? -

    La ragazza dai capelli neri fulminò la bionda con lo sguardo ma, a parte dichiararsi confusa dalla situazione, non insistette più. Scrutò lo sguardo afflitto e semi incosciente di Yukari, sembrava così debole e indifesa in quel momento che io stessa dimenticai tutta quella storia. Non avrà avuto più di vent'anni, era ancora giovane e mi si stringeva il cuore a pensare a tutto ciò che aveva passato.

    - Momo ha ragione, Sakuya. Ormai è finita, non c'è più motivo di combattere. La riporteremo al villaggio e lì starà alla Kazekage decidere. Basta con altri inutili spargimenti di sangue. -

    Sakuya recuperò il grande rotolo, legandoselo dietro la schiena, io utilizzai i chakra suiton per chiudere la ferita, davvero profonda, sulla testa della ragazza. Era un miracolo che fosse ancora viva. Momo era nell'imbarazzo più totale, era stata lei a conciarla in quel modo, e sembrava esserne dispiaciuta. Mentre raccoglievo le mie cose, notai che scambiò due rapide parole con Rock che, un po' stupita, lasciò che fosse lei a portare la ragazza semi svenuta in spalla. L'anbu dagli occhi violacei chiuse gli occhi, voltandosi verso nord est.

    - E' da quella parte. -

    Si limitò a dire e noi capimmo al volo. Persino Reimu e Chiaki, ancora sopra la nuvola di sabbia, accelerarono e balzarono giù, unendosi a noi. Corremmo nella direzione indicata dalla ragazza, senza fermarci neanche un momento, infischiandocene di tutto, del freddo, delle ferite, della stanchezza e del buio che ci circondava. Impiegammo quasi dieci minuti per cercare il nascondiglio, determinate a riportare a casa la cosa che per noi era più preziosa. Paradossalmente, a ritrovarla fu proprio colei con la quale non faceva altro che litigare.

    - Ino! -

    Corremmo a perdifiato nella sua direzione finché qualcosa dai capelli corti e color arancio non mugolò tra le foglie. Le ciglia lunghe si alzarono e gli occhi verdi della ragazza si aprirono, confusi. Il corpo ancora pesante si mosse a stento mentre si rendeva conto di essere circondata dai nostri volti sorridenti e felici.

    - Sakuya... -

    Gli occhi scuri della ragazza di inumidirono per un attimo ma poi un sorriso felice affiorò sui bei lineamenti.

    - Certo, idiota. Chi altri se non l'illustre sottoscritta poteva salvarti il didietro? -

    - Che palle... lasciami qui a morire che è meglio! -

    Sì, era lei, proprio la nostra Ino.

    [...]


    Il sole sorse sulle distesi sabbiose del Paese del Vento, mentre il cielo si schiariva, mostrando tutta la sua bellezza nel gioco di colori creatosi lassù. All'orizzonte, tre nuvole di sabbia solcavano i cieli a gran velocità, avvicinandosi sempre di più al villaggio. Reimu e Chiaki, nonostante fossero ancora piccole e inesperte, avevano affrontato un grande pericolo pur di ritrovare il loro capitano; Sakuya e Ino, litigandosi il posto migliore sulla nuvola di Rock, avevano ripreso a bisticciare come al solito, anche se Ino era un po' debole, per questo Sakuya fece finta di arrendersi; sulla mia nuvola, invece, Momo vigilava il corpo troppo debole di Yukari, nostra nemica, ma dal modo in cui lo faceva non sembrava affatto che fosse stata proprio lei a provocargli quelle ferite. Era il nostro viaggio di ritorno, la missione era stata compiuta e potevo dire di aver salvato il mio paese.
    Rientrate all'alba, attraversammo a piedi metà del villaggio per raggiungere il palazzo della Kazekage. Sembrava così strano camminare per le strade così solite e conosciute sapendo di essere arrivate ad un passo dalla distruzione. Come mi sarei sentita se tutto ciò che avevo intorno fosse sparito nel nulla? Un brivido mi percorse la schiena, e i miei pensieri furono di nuovo rivolti alla ragazza che Momo portava sulle sue spalle. Lei aveva provato ciò, aveva perso il suo villaggio e le sue origini, e ora aveva perso anche la convinzione della sua forza. Mi chiedevo cosa le sarebbe successo, cosa sarebbe accaduto al rotolo e a Ino. Insomma, per quanto sembrava il contrario, quella storia non era affatto finita. Camminavamo e camminavamo, finché il palazzo di sabbia non fu visibile ai nostri occhi. Le guardi ci lasciarono passare e, quando notarono il coprifronte straniero e sconosciuto di Yukari, Rock e Momo sfoderarono la loro tagliente parlantina per metterli a tacere. Tutte e otto salimmo i gradini di sabbia compatta che portavano all'ufficio della Kazekage, piano dopo piano. Fu solo quando fummo davanti alla porta chiusa che Rock si voltò, fissando ognuna di noi.

    - Ottimo lavoro, ragazze. -

    Bussò per tre volte, finché la soave voce della donna non si fece sentire. Ci ordinò di entrare e così facemmo. A differenza delle ultime volte in quella stanza, questa volta non c'era il buio e la luce di poche candele ad accoglierci, ma c'era la luce del sole appena sorto che donava un senso di tranquillità ad ognuna di noi. La donna dai capelli ramati ci stava fissando da dietro la sua scrivania, ma prima di ogni altra cosa indugiò sul volto addormentato di Yukari. Batté le mani e, immediatamente, due shinobi robusti e alti entrarono nell'ufficio, prendendo la ragazza e caricandosela sulle spalle. In quel mentre Momo tentò di divincolarsi e riprendersi il corpo della ragazza. Noi restammo ferme ma il nostro sgomento era palese. Cosa ne avrebbero fatto di lei?

    - Aspetti! Non lo faccia, la prego! Lei non sa cosa le è successo! -

    - Calmati, Momo Hasegawa. E' stata portata in infermeria e, per ora, non le accadrà proprio niente. -

    La ragazza si fermò, imbarazzata, lasciando che le due guardie portassero via Yukari. Fissammo la donna che ci fissava di rimando con occhi così enigmatici che nessuna di riuscì a sostenerne lo sguardo. Ci sentivamo a disagio senza sapere il perché, in fondo era andato tutto secondo i piani, no?

    - Prima di raccontare come sono andate le cose, desidero porgere che Ino ci dica esattamente cosa è successo quella notte in cui il rotolo è stato rubato. -

    Ed ecco che i nostri sguardi si spostarono sulla ragazza dal volto pallido e dai lineamenti affilati, la pelle olivastra ancora sudata e sporca. I suoi occhi smeralidini balenarono in quelli color sabbia della donna, senza nascondere nulla. Semplicemente, Ino disse la verità.

    - E' successo tutto per caso, a dire la verità. Stavo svolgendo alcune mansioni in accademia quando ho sentito una donna parlare di qualcosa di strano. Stava parlando con un uomo con una maschera, mai visto in vita mia. Erano nascosti e ho sentito del suo piano, evidentemente pensava di essere sola. Disse che aveva intenzione di rubare un rotolo con uno strano nome, capace di distruggere l'intero villaggio della sabbia e che avrebbe operato la notte stessa. Non so perché ma... pensavo di farcela da sola... Mi sono informata su questo rotolo, ho cercato di estorcere informazioni al tipo del bancone su dove si trovasse ma non sapevo come raggiungerlo. Non sapevo come evitare che venisse preso. Così ho deciso che l'unica soluzione era sorvegliare la biblioteca e fermare la ladra.
    Ed è quello che ho fatto ma era troppo forte. Mi ha reso inoffensiva ed ha utilizzato un'illusione per far credere ad alcuni passanti che fossi stata io. Non ho potuto fare nulla, oramai il rotolo era stato rubato ed io mi trovavo tra le sue grinfie, non sono riuscita a fuggire e mi ha trascinato nella foresta. Poi quando Sakuya e le altre ci hanno inseguito, ha generato una copia e le ha fatto prendere le mie sembianze. Mi ha... letto nel pensiero o qualcosa del genere... Ha visto i miei ricordi e sapeva... ogni cosa... I loro nomi, i ricordi dell'accademia... Voleva fare in modo che venissi incolpata al suo posto e, una volta morta, avrebbe semplicemente scambiato un rotolo qualsiasi con quello proibito, distruggendo Suna.
    Ma poi ci hanno trovate e... eccoci qui... -


    - Fortuna che passavo di lì, quella sera, altrimenti sarebbe andata proprio così. Sono stata fortunata che non si sia accorta della mia presenza, risparmiandomi di cadere vittima nell'illusione. E devo tutto alla mia defunta compagna di missione, senza la quale sarebbe stato impossibile scoprire l'inganno. La maschera da topo era la sua, non la mia, è stato un errore di Yukari riferirvi quel dettaglio. -

    - Ma è finita... Abbiamo il rotolo e Ino e salva. -

    Si slacciò la cintura trasversale e consegnò il rotolo alla Kazekage che lo prese tra le mani tremando, scrutando ogni suo minimo particolare. Ancora in silenzio, non potei fare a meno di tenere la bocca chiusa, non quella volta.

    - Cosa ne farete, Nami-sama? -

    La domanda sembrava averla colta all'improvviso. Mi fissò confusa e, tornando a posare lo sguardo sul rotolo, si morse il labbro, come pensando a qualcosa di molto lontano. Fremevamo all'idea che potesse essere rubato, o peggio, utilizzato nuovamente. Eravamo giovane, forse anche troppo, ma in cuor nostro sapevamo bene qual'era la sorte migliore per quel rotolo.

    - Nonostante sia il nostro villaggio a custodirlo, questo rotolo non appartiene solo a noi. Gli altri Kage dovranno discutere del suo destino, e sono certa che, come in passato, nessuno di loro vorrà mai veramente lasciare che venga perduto, forse neanche io... -

    Allarmate, cercammo di ribattere ma la mano della donna si mosse più velocemente. Tirò fuori una candela che ci stregò completamente. La certa era così argentea da sembrare fatta di puro argento, la luce così azzurra e intensa da sembrare un fuoco fatuo. Tenendola con due dita, Nami-sama avvicinò la fiamma bluastra al rotolo, fatto di pergamena, che subito prese fuoco, disgregandosi con fiamme indaco. Indietreggiammo ma la fiamma si spense in un attimo, lasciando un delicato aroma di vaniglia nell'aria e neanche le ceneri sul pavimento.

    - La Fiamma di Udûn. Un fuoco segreto capace di bruciare qualsiasi cosa per sempre, non lasciandone alcuna traccia o ricordo. Questo che ho appena fatto forse mi creerà dei problemi, ma, per una volta, suppongo che eliminare un ciclo sia l'unico modo per impedire che il passato possa ripetersi. -

    - Questo le rende onore, Kazekage-sama. -

    Un sorriso leggero affiorò sulle labbra della donna, ero pienamente d'accordo. Era quello il comportamento di un Kage. Dunque, era finita. Il rotolo era stato rubato e ora distrutto, come giusto che sia. Niente più distruzioni avrebbero portato sciagura sul nostro mondo, non avrebbero più creato un circolo di vendetta impossibile da estinguere. La fiamma sacra aveva distrutto ma aveva anche dato vita. A ciascuna di noi furono fatti complimenti ed elogi, ringraziamenti dal Kage in persona. Rock aveva, in un certo senso, dato pace alla sua vendetta, liberando Yukari da la stessa che le aveva portato via un'amica. Quanto a Yukari, ammise le sue colpe e, nonostante il parere contrastante del tribunale, le fu data una seconda occasione. Fu addestrata nell'accademia del villaggio della sabbia e si diplomò a vent'anni Genin. Fu affidata a Rock e, ben presto, un legame di amicizia sbocciò tra le due, mettendo fine alla Yukari vendicativa di un tempo. Aveva perso il suo villaggio ma ne aveva trovato un altro, aveva perso i suoi affetti ma ne stava coltivando di nuovi. Evidentemente, l'amore poteva vincere sulla vendetta, quel vuoto incolmabile era stato colmato.
    Ino ricevette le scuse di metà villaggio, ma, zuccona qual'era, continuò col recitare la parte della vittima per un bel po' di tempo, guadagnandoci sopra come non mai; fortuna che Reimu e Chiaki riuscirono a farle dare un taglio a quella pantomima. Era tornato tutto alla normalità, persino Sakuya continuava a scontrarsi con Ino, prendendole sempre di santa ragione.
    Per quanto riguardava me, Sakuya e Momo, uscimmo dal palazzo della Kazekage in tempo per la colazione. C'era poca gente in giro a quell'ora, e l'aria fresca era un toccasana per le nostre ossa stanche. Osservai i cielo e mi resi conto di ciò che avevo rischiato perdere, giurando a me stessa che avrei protetto quel posto ad ogni costo, per tutto il resto della mia vita.

    "Fiuuu... è finita, eh?"

    - Yaaaawn! Ho una fame da lupi! Sapete cosa ci vuole? Un bel ramen da Ichiraku!

    - EEEEH? Sei matta! Atsushi è nettamente superiore! -

    - Ancora con questa storia? Ti ho già detto che il rapporto qualità-prezzo non c'entra una mazza con il gusto del ramen! -

    - Quindi pagheresti mille ryo per una mini ciotola del ramen di Ichiraku e non cento per un enorme ciotola da Atsushi? Solo perché secondo te è più buono? -

    - Non è colpa mia se Ichiraku usa l'ingrediente segreto che rende il ramen così gustoso! -

    - Davvero volete il ramen di primo mattino?! -

    - E allora? Hai qualche problema? -

    - Decidi tu, allora! -

    - Crepate! -

    Mentre litigavamo allegramente per quei futili motivi, capendo come fosse preziosa a noi quella normalità, non potei fare a meno di pensare che, quel giorno, il mondo intero aveva compiuto un altro piccolo passo verso la pace.

    FINITA :sagh:
    Dunque, sono 5 parti da tre post ciascuna. Ringrazio il poveraccio che dovrà leggersela tutta e dare l'exp :rosa:
     
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16 replies since 15/7/2014, 13:20   303 views
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