Saiketsu

Hijutsu personale

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    Tetsu's Samurai
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    Nascere in un clan comporta della responsabilità. Nel momento stesso in cui vieni al mondo sai già che è il nome che porti a dire cosa sarai. Lo sapevo anche io e invano avevo tentato di lottare per sottrarmi al mio destino. Dicevo sempre che la vita da Ninja non fa per me, ma era chiaro che parlassi senza sapere la realtà dei fatti. Ero l'ultima erede del Clan Satetsu, ultima manipolatrice dell'arte della sabbia ferrifera. Era scritto già da prima che nascessi che sarei diventata una Shinobi, portando avanti il nome del clan. Nessuno osava più ripetermelo: ormai era il mio obbiettivo. Un Ninja vive per il suo paese ed io vivevo per Suna, non sarebbe potuto essere altrimenti. Da quando ero divenuta la forza portante del Monocoda, così legato al nostro paese per via della sua manipolazione del vento, avevo promesso a me stessa che sarei diventata sempre più forte assieme a lui, avremmo svolto il nostro compito di protettori. La strada sarebbe stata lunga, ma io ero ancora giovane, avevo tutto il tempo di andare avanti.

    - Maledizione! -

    Peccato che la mia ricerca della "via del guerriero" procedesse un po' al rilento. Mi lasciai cadere sulla sabbia, stremata come non mai. Momo sbadigliò annoiata poco più dietro, leggendo una rivista mentre fluttuava tranquilla sulla mia nuvola di sabbia.

    - Ti dispiace scendere a terra? Spreco chakra per tenerti su, sai? -

    - Mi spiace, ho la pelle troppo delicata. -

    Chiusi gli occhi, tentando ci calmarmi. Era troppo stressante non riuscirci, cosa stavo sbagliando? Sakuta mi raggiunse, scostandosi i capelli scuri e lunghi dal volto. Mi stava aiutando ma sembrava fosse tutto inutile.

    - Pausa? -

    Chiese con un sussurro ed io acconsentii. Si lasciò cadere vicino a me, portandosi la borraccia che teneva legata al fianco alla bocca. Stava faticando quasi più di me a creare copie non illusorie, una tecnica proibita che aveva ricevuto in dono dal Kage del villaggio della roccia, suo paese natale. Il sole era cocente e il caldo insopportabile, insomma, era una tipica giornata a Suna.

    - Qual'è il problema? Perché non riesci? -

    - Secondo me non assorbe abbastanza, devi penetrare di più, Yukarin! -

    - Dite? Io sono esausta... Non ci riesco proprio... Forse è uno spreco di tempo... -

    - No che non lo è! E' una tecnica forte, dai! -

    - Letale! -

    - Proviamoci ancora e fai come ha detto Momo, dai! -

    Esclamò Sakuya, tirando su con un sorriso determinato. Anche Momo abbassò la rivista, concentrandosi su di noi. Adoravo le mie amiche, mi mettevano spesso nei guai però mi stavano sempre accanto e questo mi faceva andare avanti ogni volta. Eravamo amiche dai tempi de''accademia e non era mai cambiato nulla tra di noi. Mi alzai, facendo cenno a Sakuya di procedere.

    - Facciamolo! -

    Sakuya compose i sigilli e una copia prese vita, mettendosi davanti a me a braccia spalancate. Eravamo a circa cinque metri di distanza. Tutte trattenevano il fiato ed io chiusi gli occhi, concentrandomi. Stesi il braccio destro, respirando a fondo mentre concentravo il chakra. Era lo stesso procedimento del Rasengan ma al contrario, dovevo assorbire, non rilasciare. La mano destra reagì ai miei comandi: il dorso divenne più scuro come se tutto il sangue si stesse agglomerando sulla superficie; il palmo divenne biancastro, nello sforzo di assorbire. Era come avere una sanguisuga come mano.

    Bene, sono pronta!

    Pensai mentre prendevo la rincorsa verso la copia di Sakuya, immobile. Dovevo riuscirci, quella sarebbe stata la mia nuova tecnica personale, creata solamente per chi possiede l'abilità della sabbia ferrifera. Possederla sarebbe equivalso a sobbarcarmi dell'eredità del clan per portarlo ad un nuovo splendore. Mi avvicinavo sempre di più e, alla fine, affondai la mano nello stomaco della copia superiore.

    - Saiketsu! -

    La copia si piegò in due e sgranò gli occhi mentre un urlo soffocato fuoriusciva dalle sue labbra. Riuscivo a sentirlo, riuscivo a manovrarlo. Era lui: il ferro presente nel sangue del suo corpo. Assorbii tutto ciò che potevo con la mano e quando mi tirai indietro la copia cadde in una pozza di sangue. Scomparve e Sakuya e Momo si avvicinarono per guardare da vicino.

    - Ti ho detto che era bestiale! -

    - Ci sei riuscita, Yuka! -

    Incredibile ma ci ero riuscita davvero. Quel giorno dimostrai ciò che ero nata per essere: l'erede del Clan Satetsu.

    Finita, spero vada bene. Aggiungo la tecnica personale in scheda.
     
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