Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio

P.Q Yuki Shirasu

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    La convinzione che tutto potesse andare bene iniziava pian piano a scemare, il lento ed inevitabile corso degli eventi si faceva sentire. E pensare che per la prima volta dopo tanto avevo veramente creduto che ogni cosa potesse sistemarsi, un mera illusione, come tutto del resto.
    Ero distesa a terra totalmente in preda alla disperazione, mi rimanevano forze a sufficienza per combattere anche se non ne vedevo il motivo, la persona su cui avevo fatto affidamento dalla mia infanzia se ne stava andando e io non potevo fare nulla per impedirlo, ma come eravamo giunti a tutto ciò?


    Diverse ore prima



    Il canticchiare degli uccelli e il rumore delle foglie scosse dal vento, tiepidi raggi di sole fecero capolino nella mia stanza illuminando parte del letto dove stavo riposando. Non ero solita svegliarmi tardi ma quella mattina feci un’eccezione, ero appena tornata da Konoha e il viaggio mi aveva stancata molto, la prospettiva di un allenamento non fece altro che darmi nuovi pretesti per rimanere a letto. Mi piaceva allenarmi e mettervi alla prova continuamente, la realtà dei fatti è che volevo una pausa, un giorno da passare in totale solitudine a riflettere e a cazzeggiare.
    Alzai lo sguardo verso la finestra e lo spostai sulla scrivania, lì vidi il diario di mio padre e la pergamena criptata con la relativa traduzione, rimasi a fissarli per qualche secondo e poi mi alzai, li presi e li buttai nel camino al piano di sotto. Feci partire una scintilla dalla mia mano dandogli fuoco, e cancellando ogni traccia di quei documenti pericolosi. Non potevo permettere che qualcuno al villaggio li trovasse rivelando preziose informazioni sull’organizzazione, la posta in gioco era troppo alta.
    Mi stiracchiai sbadigliando senza pudore, tanto ormai a casa ero rimasta sola. Mi diressi in cucina a fare colazione, e con molta calma provai a riprendermi dal torpore iniziale. Non doveva essere troppo tardi, il sole non era ancora alto e al villaggio non c’era tanta confusione come nelle ore affollate.
    Finì di prepararmi prendendo il solito equipaggiamento, composto essenzialmente dalla katana che mi aveva regalato Ryuu più di un anno prima, e uscì di casa diretta al campo di addestramento che utilizzavamo io e Moe. Eravamo solite allenarci con Atsushi, che però ci aveva dato buca per un impegno di cui non aveva voluto parlare, una cosa strana a cui non avevo dato troppa importanza sul momento.


    - Te la sei presa comoda eh?

    Moe non aveva perso tempo e aveva iniziato ad allenarsi da sola, Vi erano tracce di gomma un po’ ovunque, ormai aveva raggiunto un livello di controllo della sua innata da far invidia a molti nel suo clan. Io a mia volta ero migliorata molto e sentivo che mi mancava poco per padroneggiare al meglio l’arte della tempesta, la costanza nel allenamenti stava dando i suoi frutti.
    Il vento si alzò portando dei grigi nuvoloni sopra il villaggio, la pioggia non si sarebbe fatta attendere ma poco importava, a me piaceva allenarmi sotto la pioggia, aveva un non so che di speciale.


    - Credo che Atsushi abbia qualcosa che non va, l’ho visto entrare al palazzo del Raikage e quando si è accorto di me è sembrato agitato…non so cosa pensare

    Le perplessità di Moe iniziavano ad avere effetto anche su di me. Conoscevamo da poco Atsushi e io mi ero fidata a raccontargli cose che solo in pochi sapevano, e che era meglio tenere segrete. Sentivo di potermi fidare di lui, ma se iniziava a fare certe cose di nascosto i dubbi sul suo conto si ingigantivano.
    Dei tuoni sempre più forti fecero vibrare l’aria, e qualche attimo dopo un acquazzone forte si abbatté sul villaggio. A Kumo era abbastanza frequente trovarsi in mezzo a temporali del genere o anche a nevicate nei periodi più freddi, io ci ero abituata così come tutti gli abitanti del villaggio, ma per chi veniva da fuori quel clima poteva risultare insolito.
    Dopo circa mezz’ora sotto la pioggia decidemmo di metterci al riparo al chiosco di ramen dove eravamo solite mangiare a pranzo, la pioggia battente non faceva che aumentare di intensità e non era più sicuro allenarsi in quelle condizioni, soprattutto per un utilizzatrice del raiton come me.
    Decidemmo di approfittarne per mangiare qualcosa, e mentre ci veniva posta davanti la scodella Atsushi entrò nel chiosco bagnato fradicio. La sua espressione lasciava trasparire un misto di frustrazione e rabbia, quando vide che eravamo lì anche noi si sforzò di sorridere e si sedette accanto a me.


     
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    Io aprì bocca solo per mangiare il ramen che avevo davanti, volevo sentire cosa aveva da dire Atsushi sul suo strano comportamento, riconoscevo abbastanza bene quando qualcuno mi mentiva essendo nata con genitori bugiardi che non avevano fatto altro che nascondermi la verità fino alla morte.

    - Vi devo parlare ma non qui, quando avete finito andiamo in una zona più tranquilla e lontana da occhi indiscreti

    Non capivo il motivo di tale precauzione, forse si era messo nei guai per qualcosa, io comunque mi limitai ad annuire mentre finivo di svuotare la scodella. Temevo che avesse parlato del nostro incontro con mio cugino o addirittura di mia sorella.
    Uscimmo dal chiosco quando la pioggia stava ormai per cessare, ci dirigemmo verso casa visto che era uno dei pochi posti in cui difficilmente trovavi un genitore o un parente passare per caso. Entrammo dentro casa non curanti del fatto che ci stavamo lasciando alle spalle una scia d’acqua sul pavimento in legno, tanto avrei dovuto pulire io più tardi. Ci sedemmo in salotto, davanti al camino che poco prima avevo accesso per cancellare le prove sull’organizzazione.


    - Ho sentito dei tizi al palazzo del Raikage parlare di tuo cugino, sembrava che sapessero che fosse vivo e che stessero per andare a prenderlo, tu hai un modo per contattarlo?

    Mi si gelò il sangue sentendo quella notizia, non avevo idea di come fossero entrati in possesso di quell’informazione, visto che gli unici a saperlo oltre ai membri dell’organizzazione eravamo Io, Moe e Atsushi. Provai a mettere da parte le emozioni e a ragionare lucidamente, nemmeno io sapevo dove fosse mio cugino quindi come potevano saperlo loro? Pensai subito ad un trappola per far uscire allo scoperto Ryuu, quindi piuttosto che far capire ad Atsushi che avevo capito il suo gioco decisi di assecondarlo.

    - Certo, però dobbiamo andare noi sul posto

    Ovviamente non avevo la più pallida idea di dove si nascondesse Ryuu con tutti i membri dell’organizzazione, sapevo della zona ma non il posto preciso, e comunque non ce lo avrei portato per nessun motivo al mondo.
    La cosa che mi rendeva abbastanza triste era pensare al tradimento di Atsushi, una persona di cui mi ero fidata ingenuamente e che alla prima occasione mi aveva voltato le spalle. Forse aveva fatto un accordo con una squadra di anbu assassini dicendogli di seguirci, così li avremmo portati direttamente da mio cugino. Ma questo voleva dire che aveva coinvolto anche me, mi aveva denunciata? Dovevo trovare un modo per dimostrare che Atsushi aveva mentito, non essendoci prove le accuse sarebbero cadute immediatamente. Magari mi stavo solo facendo un sacco di false illusioni e le parole dette dal mio presunto amico erano vere. L’unico modo per scoprirlo era stare al gioco e far finta di portarlo da qualche parte.
    Uscimmo di casa e andammo insieme verso il cancello nord del villaggio, era difficile capire se qualcuno ci stesse seguendo al villaggio, era pieno di Shinobi e distinguere un eventuale inseguitore risultava complicato.
    Atsushi era un chunin ed eravamo autorizzati ad uscire insieme a lui, era uno dei grandi vantaggi di averlo come amico. Ripensando a quando lo avevamo incontrato per la prima volta iniziarono a delinearsi particolari a cui non avevo dato troppa importanza, per esempio la sua totale disponibilità nei nostri confronti anche se eravamo delle sconosciute, o il fatto di volerci aiutare costantemente con gli allenamenti. Insomma, ripensandoci ci aveva dato tanta confidenza troppo in fretta, da un punto di vista più oggettivo sembrava che avesse fatto di tutto per legarsi a noi in qualche maniera.
    Non sapevo se Moe avesse intuito le mie intenzioni, io mi stavo semplicemente spostando senza una meta, perché non avevo ancora idea su come muovermi per risolvere quella situazione.
    Ebbi la conferma sulle mie supposizioni quando ci spostammo in una zona più aperta, lì vi erano pochi luoghi dove nascondersi se non qualche roccia o cavità, e fu in quel momento che sentì qualcuno pestare il suolo a un centinaio di metri alle nostre spalle, se fosse stato un nemico Atsushi lo avrebbe percepito e ci avrebbe avvertite, invece non disse assolutamente nulla.
    Il vento ero ancora presente e soffiava moderatamente da est, sentire qualcuno parlare in quelle condizioni era più difficile, quindi mi spostai vicino ad una parete rocciosa così che potesse proteggerci dal vento laterale e far si che i nostri pedinatori potessero sentire quello che avevo da dire.


     
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    Mi preparai alla mia più grande interpretazione teatrale, provai a calarmi nella parte dell’ostaggio costretto ad agire contro la propria volontà, e mi accertai che la parole da me pronunciate si sentissero fino ai nostri pedinatori.

    - Si può sapere cosa vuoi? Ci hai costrette a venire fino a qua per cercare cosa?

    Atsushi venne colto alla sprovvista e mi guardò esterrefatto, come se avesse appena visto un fantasma. Non riuscì a rispondere subito in quanto gli ci vollero una decina di secondi per riprendersi e capire cosa stava succedendo.

    - Cosa ti prende? Hai detto che sai dove si trova tuo cugino così lo avremmo avvertito

    Moe sembrava confusa ma non disse nulla, si limitò ad osservare la scena in silenzio sperando di capire il perché del mio comportamento.

    - Ma mi prendi in giro? Mio cugino è morto! Te ne ho parlato l’altro giorno già ti sei dimenticato?

    Vidi chiaramente Atsushi perdere il controllo, nulla stava andando come aveva previsto e da un momento all’altro mi aspettavo che esplodesse in un raptus di rabbia. Probabilmente lo stavo anche mettendo nei guai facendolo passare per bugiardo.
    Non capì cosa accadde esattamente, so solo che mi ritrovai a terra accanto a Ryuu gravemente ferito all’addome. Era chiaramente visibile che stesse morendo e non potei fare altro che piangere in preda alla disperazione. Un voce appena percettibile risuonava nell’aria, non ero nemmeno sicura che fosse vera.


    * Possiamo curarlo solo se lo portiamo al rifugio dell’organizzazione *



    Era una cosa che andava contro ogni logica in quanto il rifugio dell’organizzazione era situato a kilometri di distanza dal punto in cui eravamo ora, quindi perché mi sembrava una buona idea andarci?
    Il paesaggio era così surreale, Moe era sparita e non percepivo più i movimenti dei nostri inseguitori, c’era qualcosa che non andava e capì cosa appena in tempo. Sguainai la katana e mi ferì la mano. Il paesaggio surreale si dissolse e mi ritrovai esattamente davanti ad Atsushi ma con una mano ferita e con l’altra che impugnava la katana. Un’illusione, Atsushi mi aveva dato la prova definitiva del suo tradimento nei miei confronti.


    - Atsushi, se hai intenzione di tradire il villaggio non coinvolgerci in questa storia

    Riuscì a tornare lucida abbastanza in fretta e a riprendere la commedia, non potevamo attaccarlo con qualcuno del villaggio che ci osservava, quindi dovevo solo sperare che quel qualcuno intervenisse per salvarci dalla furia che stava per scatenare nei nostri confronti. Fortunatamente così fu, quando Atsushi sguainò la sua spada e la sollevò per colpirmi due figure si frapposero tra me e lui e bloccarono il suo tentativo di nuocermi.

    - Hai chiuso Atsushi, dovrai dare un bel po’ di spiegazioni

    - No, NO! E’ come vi dico io, non ho mentito!

    Uno dei due individui portò un Atsushi in preda ad una crisi isterica al villaggio, mentre l’altro si offrì di accompagnare noi.
    Non sapevo nemmeno io come avevo fatto a tirarmi fuori da quel casino, ma di certo non mi sarei più fidata di nessun’altro senza prima valutare bene la situazione.
    Il ninja che ci riaccompagnò al villaggio si sincerò delle nostre condizioni e ci accampò una scusa sul perché era lì, dicendo che stavano tenendo d’occhio Atsushi da un po’ di tempo e che gli dispiaceva fossimo rimaste coinvolte anche noi in quella situazione. Ovviamente la verità era facilmente intuibile e supponevo che anche Moe l’avesse capita.
    Con quell’azione mi ero sicuramente liberata da ogni eventuale sospetto che poteva aleggiare su di me, potevo finalmente starmene tranquilla per un po’ e vivere la mia vita.
    Eravamo ancora una volta rimaste io e Moe, l’amica che non mi aveva mai tradito e che mi era stata sempre vicino nei momenti belli e in quelli difficili. Forse la ricerca costante di un terzo individuo nel nostro gruppo non era poi una buona idea, dopotutto stavamo bene così e ce la cavavamo anche da sole. Certo che perdere il privilegio di poter uscire come e quando volevamo era una bella scocciatura, ma una volta diventate chunin il problema non sarebbe stato più tale.


     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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