[Missione di Trama Extra] Il "Secondo"

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  1. "KING"
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    Haru si spinse oltre ogni limite convogliando fra le sue mani un'esosa quantità di chakra Jinton.
    Una piccola sfera di pura luce, circondata da. Un prisma conico che ribolliva visibilmente di potenza distruttiva.
    Lo Hyuga era tanto forte quanto si aspettava, nella sua completezza era quasi al pari di una bestia sacra, l'unico temuto da sakkaku e a buon motivo.
    Haru lancio il suo attacco ed in contemporanea, andy lancio la sua terribile contromossa.
    Il cono si espanse finché la base non raggiunse i 5 metri circa di diametro, e la punta parti rapida ad impattare contro lo Hyuga, rilasciando e concentrando il letale potere del Jinton in quel punto.
    Un vero affondo di spada contro uno scudo di piume.
    L'impatto fu violento generando un'onda d'urto che fece tremare tutta "la Via".
    Pietre iniziarono a cadere dal soffitto che si stava sgretolando per la troppa pressione.
    I detriti del treno cominciarono a piegarsi e a deformarsi a causa del calore intenso rilasciato dal cono di luce polverizzante.
    Il terreno sotto ai piedi di Haru andò in frantumi a causa delle orme concentrazione e potenza da lui raggiunti: enormi blocchi di pavimento si staccavano attorno a lui solleva dosi di poche decine di centimetri per poi frantumarsi in migliaia di granelli.
    Haru sentiva il chakra venirgli rapidamente meno, prosciugato dall'estrema potenza della tecnica, che richiedeva un'altissima spesa di energie e concentrazione.
    Key non sorrideva più, si stava anche lui sforzando al massimo per impedire alla sua protezione di cedere e si vedevano i segni degli sforzi sul suo volto.
    Haru stava per mollare, non aveva più abbastanza forze per reggere ancora l'assalto, ma quando stava per mollare il colpo una voce gli diede nuove energie.

    -Ieri eravamo Silent Hill, oggi siamo La Via, domani. . .-

    -Domani sarete in pace!-

    Senti un grande calore inondargli il petto e con esso una quantità di energia in grado di schiacciare qualsiasi nemico con una mano.
    Questa era la potenza dei caduti, questa era la potenza dei risorti.
    Era visibile il cambiamento, le anime di Silent Hill stavano andando di loro iniziativa a potenziare il suo attacco, dandogli l'energia necessaria a sconfiggere finalmente il suo acerrimo nemico.
    Il cono esplose trasformandosi in un cilindro.
    Il fascio di luce polverizzante al suo interno si affinò diventando estremamente compatto, con un ultimo sforzo fece breccia fra le difese di Key, una gran luce lo avvolse portandolo via con se.
    La battaglia di Haru si era finalmente conclusa.
    Rimase li in piedi, con tutti i muscoli che tremavano per lo sforzo e le mani ancora tese a lanciare o 'attacco che non c'era più.
    Haru ansimava e gemeva sfinito dallo sforzo.
    Si guardo freneticamente attorno cercando qualche traccia del nemico, ma nulla era rimasto da trovare.
    La rinnovata forza che aveva acquisito lo abbandono e le anime tormentate di Silent Hill erano ora libere di riposare in pace; così come lui.
    Eppure quelle anime prima così amichevoli si rivoltarono contro di lui.
    Ma non se ne curo, prima che la barriera cedette Key gli aveva parlato, e sembrava una persona vera in quegli ultimi attimi di vita.
    Sembrava provare emozioni, e tante e intense.
    Ma ora era tutto finito, e non aveva più motivi per combattere.

    -venite, e portatemi con voi, perché coi vivi non ho più nulla da spartire.
    Venite, e portatemi con voi, perché voglio anche io pace e riposo.-

    Cadde in ginocchio, sfinito, con la vista tremolante che stava per abbandonarlo.
    Ma uno snap distolse la sua attenzione dalle anime che marciavano a semicerchio dinnanzi a lui assetate della sua vita.
    Poi si sentì tirare come da un gancio alla vita e, con un altro snap, il mondo divenne bianco per un istante catapultandolo in un esplosione di suoni e colori che culmino rovinosamente a terra.
    Si trovava ora all'aperto, con l'aria fresca della notte a svegliarl dal suo torpore e ad attenuare la stanchezza.
    Era tornato all'ingresso della Via con un Matador un po' malconcio, una Rosalita visibilmente turbata ed uno Shakuton svenuto.
    Matador . . .
    Tante domande lo assillavano sul suo conto, eppure non era certo di voler sapere le risposte.
    Il Mariachi prese la sua chitarra mentre Rosalita era china su Shaku a lenirne le ferite.
    Appena il ragazzo fu sveglio Matador termino la canzone e si divulgo in racconti e spiegazioni al chiaro di luna.
    Haru rimase un po' in disparte, in silenzioso ascolto della sua storia.
    Di come aveva conosciuto Key Hyuga, di come l'avesse indirizzato al torneo per trovare Haru, di come volesse usare quella bomba per tenere sotto scacco il mondo intero, di come lo Hyuga avesse disposto del futuro di tante vite a suo piacimento.
    Haru realizzo subito ciò che fino a quel momento era solo un dubbio.
    Gli era sempre parso strano il comportamento di Key nei suoi confronti, ed ora sapeva perché.
    Voleva creare, come poi spiegato anche dall'ispanico, un uomo che combattesse per ideali che non fossero delle massime universali, ma per ideali completamente suoi.
    E ci era riuscito.
    Ora Haru non avrebbe più mosso un dito ne per far del male ne per aiutare, se non mosso da un motivo per lui valido.
    Eppure non gli andava giù, non voleva accettare che la sua vita, la parte più piena ed intensa della sua vita sia stata solo una parte inconsapevolmente recitata.
    Senti Rosalita massaggiargli le spalle, il suo tocco era magico e miracoloso, e poi le parole del Matador, che acquietarono la sua inquietudine.
    Rimase un istante da solo con Rosalita.
    Voleva sfogarsi con lei, voleva piangere urlare e picchiare i pugni agitati per terra.
    Ma la sua mano fu attirata da uno strano peso nelle sue tasche che prima non c'era.
    Quando la estrasse trovo un piccolo giglio dorato, quello che aveva fatto lui, ma l'oro si era trasformato ed era diventato dello stesso colore delle stelle.
    Il lascito di Silent Hill.

    -Desidero che lo abbia tu, che mi hai sempre aiutato e protetto.
    E un portafortuna, e quando sarai in pericolo si trasformerà in un'arma indistruttibile, in grado di tagliare qualsiasi cosa.
    Ma fino a quel momento sarà solo un bel fiore d'oro bianco
    . . .-

    Tese la mano in avanti stringendo delicatamente fra le dita.
    Lo porse alla ragazza che lo accetto con un grande sorriso.

    -Shaku, sei stato davvero un grande, se vorrai, vieni a trovarmi fra i Monti.
    Ora ho bisogno di stare un po' da solo-

    E con un altro Iseki, Haru si ritrovo catapultato nella sua bella stanza a Palazzo, come se si fosse appena svegliato da un sogno.


    ps ho fatto tutto dal (mezzo)cell solo per questo dovresti darmi 10000 exp.
    Più avanti sistemerò il post


    pps prenditiil massimo dell'exp. È stato bellissimo complimenti
     
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    Quanto Ten risorgerà, posterà. Io procedo finalmente con l'ultimo flashback, scusa l'attesa.

    Moventi


    Nessuno fa niente per nulla. Dietro una grande rivoluzione non c'è un'idea, ma il bisogno dei singoli di rivendicare qualcosa di concreto. Ugualmente dietro l'essere più malvagio ci sono le più nobili delle motivazioni. Questo è ciò che ha sempre pensato un piccolo shinobi del Villaggio della Foglia, destinato a morire della morte peggiore esistente: la morte dell'anima.
    Il suo nome era Key Hyuga, letteralmente "Chiave degli Hyuga", così definito per le speranze che avevano riposto i genitori in lui al momento della nascita. Erano ambiziosi nel senso più puro del termine: volevano diventasse grande, imponente e ricordato nei decenni. Una figura esemplare che riecheggiasse nei colli di Konoha e nelle leggende dei tempi futuri. E in un modo o nell'altro lo sarebbe stato, seppur per motivi diversi.
    Tra gli Hyuga di certo rappresentavano una delle famiglie più povere della Foglia. Key avrebbe parlato a nome loro, avrebbe dato una voce al popolo che di contro l'avrebbe eletto sovrano dalla loro miseria.
    In principio così fu: allenato dall'accademia, cresciuto dai grandi maestri della sua casata e forgiato dalle missioni plasmò mente e corpo ai buoni valori e ai migliori principi. Non vedeva altro se non il traguardo prefissato dai parenti.
    Figura predominante nella sua scalata gerarchica fu proprio il capo clan Hyuga dell'epoca, che tra tutti aveva scelto lui come successore a discapito delle maldicenze degli altri allievi, che per via delle nobili origini si sentivano umiliati dall'esito della selezione. Ma si sa: più cresce una luce e più forti sono le tenebre con cui dovrà scontrarsi.
    Raggiunti i 18 anni - chi più chi meno - tutti ottennero il tatuaggio anbu e con esso "il segno". Così definiva il capo-clan il marchio Hyuga secondo cui nessuno d'ora in avanti avrebbe potuto fare di testa sua, al contrario sarebbe stato costretto a vivere nella sua volontà, e quindi nelle leggi di Konoha. Chiunque si fosse opposto, avrebbe subito una punizione...mortale. Di buon grado Key accolse la mano del mentore e con essa il preludio alla sua rovina.
    "La via", questo era il nome della missione omonima al luogo dove la spedizione di tutti gli Hyuga era diretta. Il capo-clan e il suo seguito viaggiarono verso i confini di Kumo con l'ordine di proteggere da assalti esterni l'inaugurazione dell'ultima innovazione del mondo moderno: una rete sotterranea di trasporti facili e sicuri. Il progetto riaccendeva la speranza dei mercanti, non più costretti a viaggiare fisicamente verso mete sconosciute per guadagnarsi da vivere. Il rischio di essere depredati nel tragitto moriva, perchè tutto sarebbe stato depositato nei carghi, che avrebbero viaggiato per tutti i continenti consentendo loro di caricare la merce direttamente da dove risiedevano per poi spedirla in ogni dove.
    La paura che i mukenin piombassero nella "Via" quel giorno era più prosa che poesia. Pertanto Kumo e Konoha fecero un'alleanza di circostanza per inviare i migliori ninja a vegliare sull'evento.
    Giunti lì passarono le ore senza che l'ombra di un attentato o assalto di qualsivoglia tipo si verificasse. A 30 minuti dal taglio del nastro tuttavia il capo-clan rivolse una curiosa osservazione al pupillo:

    - Sai cos'è l'inferno, Key? -

    - Qualunque risposta io dia, suppongo ce ne sia un'altra. E' così, capo clan? -

    - Ogni giorno mi stupisci sempre più, mio pupillo. E' così.
    Si dicono molte cose a riguardo, ma la totalità delle esperienze riporta l'inferno a qualcosa di trascendente, inafferrabile nel nostro stato attuale.
    Noi siamo carne, l'inferno è il fuoco. -


    - Una sintesi interessante, ma poco convincente. Tu cosa ne pensi? -

    - Penso che l'inferno sia la terra, e che non ne esista un altro. La redenzione è un'utopia, giacchè stiamo già bruciando nei nostri peccati. -

    - Se è così perchè mi hai sempre insegnato a combattere per le brave persone? Per la giustizia? Affinchè i nostri figli possano condurre una vita di sani principi?

    <- Perchè l'illusione è l'unica forza che alimenta l'anima, sempre ammesso che esista. -/i>

    Detto ciò il capo clan si alzò dal terriccio su cui riposava ed esordì con un ultimo sospiro:

    - Questa notte te ne accorgerai. E' giunto il tempo. -

    Senza far domande, ma non per questo libero da esse, Key seguì la guida che radunò attorno al nastro d'inaugurazione tutti gli Hyuga suoi complici. Le guardie di Kumo fecero lo stesso, ugualmente gli abitanti del posto, frementi di gioia per le ricchezze che il progetto avrebbe loro fruttato. Padri in festa, mamme e figlie in frenesia. Dall'atmosfera venutasi a creare sembrava quasi che nessuno avesse mai provato davvero gioia e speranza nella storia prima di allora. Il sindaco quindi raccolse le forbici e si apprestò al taglio.
    Il sorriso di un bambino vicino annegò nel sigillo della tigre del capo clan e nel suo labiale:


    - Hyuuga Bunke Juinjutsu: RILASCIO! -



    Tutti gli Hyuga, nessuno escluso si accasciarono a terra premendosi con vigore il marchio inciso sulla loro testa. Si strapparono di forza il coprifronte e affondarono le unghia nella carne alla ricerca di una qualunque forma di sollievo. Key fece lo stesso e provò in prima persona una sensazione scolpita dalle precedenti parole del maestro: sentiva attorno a sè la morsa delle fiamme dell'anima che gli rivelavano un segreto. Avrebbe dovuto scegliere la via da intraprendere, la verità da un lato, la menzogna dall'altro...

    - Uccideteli tutti e bruciate questo posto. E' la volontà degli Hyuga. -



    Dall'affanno e dal dolore Key scorse i compagni dispensare morte e distruzione, in perfetto accordo con le parole del mentore.
    Vedeva i bambini seppelliti nelle macerie, le donne bruciate vive e gli uomini scuoiati dall'altofuoco venutosi a creare. Prima di agire tutti si erano alzati i cappucci sulla testa, come se avessero perso la loro umanità in quel folle gesto...


    PERCHE', PERCHE' LO FATE?! -

    - Perchè sanno cosa li aspetta in caso contrario. Il marchio degli Hyuga ti impone di seguire sempre l'ordine del capo-clan. In caso contrario ti uccide. -

    - E DI TE CHE MI DICI?! COSA NE E' STATO DI TUTTE LE BELLE PAROLE SPESE A FORGIARCI FINO AD OGGI? -

    - Ho soltanto scoperto la verità: questo mondo è abitato e governato da persone. Il nostro istinto ci impedisce di guardare oltre la nostra morte. I tuoi compagni hanno fatto la loro scelta, ma tu puoi ancora farla: alzati il cappuccio e accetta la tua umanità, o muori nel rifiutarla. Un'idea per una vita, figliolo. In entrambi casi per te domani sarà un giorno diverso da tutti gli altri. -

    Tutto quello che Key aveva creduto e appreso fino ad allora gli si stava ritorcendo contro. La scelta era chiara: la vita e la morte dell'anima, o semplicemente la morte. Gli tremavano le mani, gli lacrimavano gli occhi, gli sanguinavano le labbra. Intanto i ninja di Kumo venivano decimati dalla forza degli Hyuga. Non c'era più alcuna speranza per "la Via". Cosa doveva fare? La sofferenza imposta dal marchio non lo aiutava nel decidersi. Ma a farlo fu una bambina, che scissa dalla sua metà inferiore da un colpo di lama, gli si avvicinò strisciando con un fiore in mano...

    - A-i-u-t -

    Affogò nel suo stesso sangue. In quel preciso istante il cappuccio di Key gli piombò sugli occhi, facendogli scendere dall'oscurità i lunghi capelli argentei a mò di barba.
    Morire o vivere. Key aveva scelto la vita, abbandonandosi alla paura della morte terrena. E nel farlo ricordava le parole del maestro. Appiccava fuochi a destra, distruggeva case a sinistra...e vedeva morire il capo-clan decapitato dall'ultimo superstite di Kumo.
    Tra le fiamme bruciava il nastro di inaugurazione della "Via", tra i ruderi le teste dei suoi compagni che per rimorso cominciò a tagliare una ad una. Alla fine del fermento dalla giacca del capo-clan venne fuori una lettera:


    CITAZIONE
    <i>Ossequi capo-clan.
    Sarò breve, conciso e incisivo nello scriverle.
    L'accordo è ancora valido: se entro domattina la Via non sarà rasa al suolo, sua figlia morirà.
    In caso contrario la troverà nella Gola di Circe di Kumo.

    In mezza nottata non esisteva più vita nella Via, soltanto una striscia di sangue sparsa per terra, una firma: "Key Hyuga è stato qui".
    Avrebbe trovato la redenzione nella morte, ma non prima di aver fatto una cosa. Pertanto la mattina seguente si recò nella Gola di Circe per recuperare la "merce di scambio". Ma lì trovò l'ennesima testa tagliata, e una fanciulla che la teneva tra le mani:


    - Quindi tu saresti l'unico superstite. Piacere, Tristania. Tristania Uchiha. -

    Fine. Lasciamo aperto nella speranza di un ritorno di Tenshin.
     
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    Sorrow

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    Un sorriso a sessantaquattromila denti si stampa sul mio volto, la furia cieca che mi spinge all'assalto del Matador, coadiuvato da Soraka e Tentacruel, non mi permette nemmeno di contenere i muscoli facciali. I colpi si abbattono su quell'uomo quasi sorpreso da tanta furia. Sul mio volto è possibile leggere un misto tra soddisfazione e sadismo. Sono emozioni che non ho mai provato nella loro purezza. La soddisfazione è sempre stata contaminata da emozioni incidenti o contrattempi, che l'hanno sempre smorzata. Il sadismo invece è quasi un'emozione nuova, per me. Credo sia dovuta all'istinto di sopravvivenza, a cui non ho mai chiesto tanto come in questa situazione. Sono davvero una persona così noiosa da non aver mai fatto niente di eccessivamente pericoloso fino ad ora? Sì, e non avrei assolutamente voluto cambiare la situazione.
    La situazione cambia quando, nella cecità del momento, l'udito mi permette di sentire il rumore di una siringa di vetro che si infrange al suolo. La sua mano è stata colpita e ha mollato la siringa che, rompendosi, riversa il liquido al suo interno, sul suolo. Rosalita è salva.
    Travolto da un'ondata di acqua, il Matador molla la presa anche sulla gabbia, permettendo a Rosalita di uscirne.

    È fatta... Chi è il debole ora?!

    Sempre io, ma cazzo, quante volte avrò la possibilità di dire una frase simile ad un uomo apparentemente onnipotente? La posizione del Matador, supino sul tetto del treno, permette una strategia che definirei elegantemente “valanga”. Sia io che Rosalita ci avventiamo, senza alcuna preparazione strategica, senza sapere nulla l'uno dell'altra, mossi da disperazione e paura, probabilmente.
    Mosso da uno scatto di curiosità, unito anche ad un bellissimo “lasciamo che Rosalita si sporchi le mani”, rigonfio il braccio destro e un pugno parte quasi automaticamente verso la maschera...

    [X]
    CRRRRRROOOOOOOM!!



    Il tetto della galleria inizia a tremare e alcuni mattoni scendono giù. Distratto dai potenziali danni che Rosalita potrebbe ricevere, distolgo lo sguardo per un attimo dalla maschera del Matador. Una volta spostato lo sguardo nuovamente da Rosalita al Matador, questo è scomparso e, nel rumore sempre più assordante di quella galleria ormai destinata a crollare, l'ultima cosa “umana” che riesco a sentire è la sua voce decisa. È alle mie spalle. Il cuore mi si ferma, sono alla sua mercé. Tutto è finito e non pensavo che sarei morto in una condizione simile.
    Sento la sua mano posarsi sul mio collo, il respiro va via quando un colpo mi fa perdere tutte le forze. Le palpebre si fanno sempre più pesanti e tutto è sempre più scuro, mentre vedo i mattoni andare giù uno alla volta, sempre più veloci. Le palpebre sono quasi a metà e io, in ginocchio sul vagone, vedo tutto sempre più a rallentatore. Man mano che le palpebre scendono, si trascinano dietro lacrime amare, di un uomo che avrebbe voluto fare tanto, ma che per ignavia o paura, non ha mai fatto nulla.
    Gli occhi si chiudono quando tutte le luci della galleria si spengono, come se fossero in simbiosi con quel posto. Morire non è poi così doloroso, dopotutto.

    ...



    - Soy ... honrado, que me gusta … las mujeres ... me faltan ... el amor
    Jineteando en ... la sierra yo me voy
    Las estrellas y la luna, ellas me dicen donde voy -


    Quella voce...
    È la voce del Matador in versione cazzone, quella a cui siamo stati abituati tutti fino a poco prima. Sono quasi sollevato dal sentirla nuovamente cantare le sue canzoncine orrende.
    Apro gli occhi. Se quello che mi trovo davanti è il paradiso, mi dispiace per chi muore, ma vorrei dirgli che il paradiso è uguale all'imbocco di una galleria ferroviaria crollata. Non ci metto molto ad inclinare la testa verso l'alto e scorgere il mento di Rosalita. Quantomeno sono in buona compagnia, ma la canzone del Matador è ancora udibile, quindi o siamo tutti morti, o non lo è nessuno. Spero nella seconda.
    Continuo a ruotare la testa, fino ad orientarla verso il punto preciso dal quale la voce del Matador deriva. Lo vedo ed improvvisamente, forse per riflesso condizionato rigonfio il braccio e mi sollevo da terra in un balzo, scagliandogli contro un pugno che si pianta nel suolo, deviato da Rosalita. Sì, credo proprio che si tratti di un riflesso condizionato: non avrei motivo di attaccare uno che potrebbe letteralmente ridurmi in atomi di idrogeno e ossigeno e non lo fa solo perché potrebbe esplodere nel tentativo.
    Mi volto verso Rosalita, vorrei ringraziarla per avermi evitato questa cazzata, ma per mantenere un certo tono, le dico digrignando i denti:

    Ha cercato di ucciderci fino a... Non so quanto tempo fa perché sono svenuto, ma ha provato ad ucciderci entrambi. Perché continui a proteggerlo?!

    Nemmeno faccio in tempo a voltarmi verso il Matador, che questo inizia già a parlare con il tono serio. Dato che l'ultima volta che l'ho sentito stavo per morire, non so che aspettarmi stavolta. Non posso fare a meno di star zitto e lasciarlo parlare, stavolta ho Haru dalla mia parte.
    Mi sorbisco tutta la storia di Key e Haru avvolto nel caldo abbraccio di Rosalita. Non posso esserne coinvolto da questa storia, non ho abbastanza conoscenze nel mondo ninja per immedesimarmi in un rapporto di rivalità, che sia sana o meno.
    Tutto cambia quando sento delle parole. Il mio sguardo si fa vispo e fissa la maschera del Matador...

    E in quanto a te, Shaku...


    Il mio momento è arrivato. Ha parlato di un Senju che non ho ancora visto, di Haru, ma su di me non ha ancora detto nulla. Perché si è rivolto proprio a me? Con animo gonfio di orgoglio, mi appresto, ancora tra le braccia di Rosalita...

    - Sei stato un puro caso. Quel giorno udisti le nostre parole nell'infermeria del torneo, non sei mai stato veramente scelto. Da nessuno. -

    Una martellata al cuore. Nonostante sappia benissimo fin dove arrivino le mie capacità, non mi sono mai sentito così inutile. Nessuno mi ha mai fatto notare quanto io sia superfluo, soprattutto in questo modo così rude.
    L'imbarazzo del momento è visibile: una vampata di calore sale dal collo e mi fa diventare tutto rosso, è l'effetto che una cocente delusione mi provoca. Nel frattempo una lacrima mi cola dall'occhio destro e si va a posare sulle gambe di Rosalita, lasciandole una piccola macchiolina. Non riesco nemmeno a scusarmi, questa volta. Non riesco a fingere che non mi importi e forse, notandolo, Rosalita stringe ancor di più l'abbraccio e, strozzato dal pianto, riesco a dirle semplicemente:

    Ho... Fatto il possibile... Per... Salvarti...

    Quella lacrima viene seguita da un pianto soffocato, che forse fa impietosire il Matador. Difatti, questo continua un discorso che sembrava chiuso.

    - Tuttavia non devi fraintendere le mie parole: anche un amore non è pianificato, un incontro importante, un evento rilevante. Tutto ciò che è bello in questo mondo avviene per caso, e tu, Shaku, incarni in te il simbolo della speranza, una forza tanto evanescente eppure tanto grande.

    Com'è che non riesco a trovare utilità nelle cose che mi ha detto?

    Apprezzo il tentativo...

    Scosto dolcemente Rosalita e faccio per alzarmi. Tiro su con il naso, il pianto mi ha già messo sufficientemente in ridicolo, quindi è tempo di fare gli uomini e provare a riacquistare una dignità

    ...Ma sono ben consapevole di essere inutile. Non ho chiesto io di essere una casualità e, davvero, scusatemi se ho partecipato a quello schifo di torneo, se ho fatto qualsiasi cosa che ci abbia in qualche modo uniti.
    Solo che non capisco perché mi hai comunque convocato qui, nonostante io sia inutile. E tutta questa storia del deterrente bellico, sì insomma, della bomba... Tristania. Io non ho idea di cosa tu stia parlando e questo mi fa stare ancora peggio


    Con una lieve risata di scherno, il Matador non esitò a rispondermi.

    - Diciamo solo che scrivere storie mi è sempre piaciuto. Avevo bisogno di un movente che convincesse tanto te quanto Rosalita. Lei doveva essere ignara di tutto, perchè era parte del "piano". E poi chi se le perdeva mica le sue reazioni nella casa spettrale!
    E' stato pericoloso, ma anche divertente. -


    Annuisco, ma vorrei seriamente spaccargli la faccia.
    Quantomeno, il solo essere stato considerato, dovrebbe rendermi felice, ma non fa altro che crearmi ulteriori divisioni di pareri interni. Una parte di me si accontenta di essere preso in considerazione, l'altra si maledice per non aver mai preso con serietà il lavoro e l'impegno. È colpa mia se mi trovo nella posizione dell'anello debole e non mi è permesso fare domande a chi deve davvero fare il lavoro. Mi limiterò a singhiozzare fin quando non sarò abbastanza potente da poter essere io il comandante. Lo giuro su tutto ciò che ho di più caro.
    Dopo una breve discussione con Haru, il Matador ci chiama a raccolta:

    - Shaku, Haru e anche tu Rosalita: d'ora in avanti vi fiderete sempre e comunque ciecamente di me. Vi ho dato la prova che indipendentemente dalle mie azioni, sono un vostro alleato.
    La guerra contro Zero sta per cominciare, e che ci crediate o no, i vostri amici, i vostri cari più stretti, potrebbero diventare i vostri peggiori nemici. Ricordatelo sempre, o quando lo farete potrebbe essere troppo tardi.
    Vi rispedisco ai rispettivi villaggi, abbiate cura di voi.
    Sarò io a trovarvi quando i tempi saranno maturi. -


    Non posso che trasformare tutto l'odio provato fino ad ora in ammirazione per l'unico uomo abbastanza forte da non dover passare dai canali convenzionali per fare qualcosa di grande. L'unico che mi abbia spiattellato la verità in faccia senza addolcirmi la pillola con falsi sorrisi e pacche sulle spalle. Non ho altro da dire al Matador, se non rivelargli la promessa fatta a me stesso...

    ...La prossima volta che ci incontreremo, sarò più forte. Non ti prometto nulla, ma per essere più forte di adesso non ho nemmeno da impegnarmi più di tanto

    Sorrido. L'imbarazzo e lo sconforto iniziale, un po' scenati, mi permettono di reindossare la maschera da deficiente, che quantomeno è quella che mi permette di non essere giudicato per ciò che sono realmente: un vero deficiente. Mi volto verso Rosalita e con un sorriso sincero le dico.

    Non mi sarei mai perdonato se ti fosse successo qualcosa... Bada tu a lui!

    Dico indicando il Matador con un cenno del capo, continuando a sorridere, mentre dentro piccoli pezzi di cuore sembrano staccarsi come ghiacciai in scioglimento.
    In ultima battuta mi volto verso Haru, che non perde tempo e passa ai saluti di cortesia, come la maggior parte dei ninja “Normali”.

    -Shaku, sei stato davvero un grande, se vorrai, vieni a trovarmi fra i Monti.
    Ora ho bisogno di stare un po' da solo-


    Agito il capo mentre guardo nelle pupille di Haru. Sembra sincero, ma spetta me rovinare il momento, stavolta.

    No, grazie per la cortesia, ma non sono stato affatto un grande. La prossima volta magari lo sarò. Anche io ho bisogno di stare da solo. Mi trovate a Kiri.

    Il sorriso si dilegua dal volto, venendo sostituito da un'espressione rammaricata. Il flash dell'Iseki dura un attimo e mi trovo catapultato sul letto di casa mia.
    Riabituarsi ad un ambiente con diverse condizioni di umidità, di temperatura, di luce e di tensione di ossigeno sembra una cazzata, ma vi assicuro che non lo è. Riesco ad aprire gli occhi dopo qualche decina di secondi e fisso il soffitto. Per la prima volta, guardandomi intorno, mi accorgo di quanto casa mia sia vuota, esattamente come me. Per migliorarmi però, aspetterò domani, oggi mi prendo la giornata libera. Dopotutto l'ho meritata!

    Con questo post, chiedo ufficialmente che la scheda di Shaku venga ripristinata. Spero vi sia piaciuto


    Edited by Tenshin - 20/7/2015, 02:02
     
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32 replies since 27/6/2014, 19:44   987 views
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