[Missione di Trama Extra] Il "Secondo"

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    La Vittoria


    Un orizzonte quieto immerso nell'implacabilità della morfologia di Iwa.
    Un tramonto taciturno, il più silenzioso da quando è cominciata la "faccenda Hi Sakkaku".
    Rende quasi tutto così...tedioso.
    Sono corsi quasi trenta giorni dalla fine della Guerra, una feroce ed estenuante battaglia ai Cercoteri, bestie mitologiche che son ritornati alle loro leggende...e adesso?
    Gli alberi sono in fiore, la selvaggina in calore, e gli shinobi in ripresa. La brezza della Tramontana asciuga il sudore dei carpentieri della Roccia, impegnati a ricostruire trave dopo trave l'antico splendore della Roccia, sottrattogli dall'attacco di Kishikumo. E Lo Tsuchikage sta lì, in mezzo ai suoi compatrioti per aiutarli nell'umiltà del loro mestiere.
    I bambini son tornati a giocare, gli uccellini a cinguettare e in generale la popolazione non è mai stata meglio. E' vero, hanno parecchio da fare, ma i tasselli del mondo intero stanno pian piano tornando al giusto posto.
    Il protagonista di quest'ultimo capitolo è Haru Kamigawa, Gold, o Sakinman, dipende da come lo si vuole chiamare, uno dei tanti soldati che ha difeso con le unghia e con i denti l'integrità di questo splendido mondo. La sua strana storia lo ha visto prima come uno shinobi fiero, poi ancora come un traditore disposto a tutto per i suoi scopi, ed infine come un mercenario al servizio retribuito dal Kage di Iwa. Attualmente la sua posizione è imbrigliata a questo paese, come del resto la sua vita. Sa che questi tranquilli confini lo tengono al sicuro, ma soprattutto gli danno una "famiglia". Lui lo sa, ed infatti è cambiato.


    - Salve Signor Kamigawa! Come se la passa oggi? -

    Lo salutano con guanciotte rosa le donzelle e i bambini ai piedi del palazzo reale, nel quale alloggia in una stanza privata. Queste scene sono curiose da vedere, perchè fino a poco tempo prima lo stesso Haru era temuto da qualsiasi shinobi. Soltanto lui sa cosa prova a camminare tra la gente a testa alta, e persino ad essere adocchiato dalle belle ragazze che lo adulano di nascosto.
    Non c'è che dire: Haru Kamigawa può dormire tra due guanciali, respirando un'aria di libertà agognata da molti, conseguita da pochi.
    Ma quella sensazione quanto ancora sarebbe durata? La rassicurante melodia che accompagna i suoi pensieri cessa all'istante, e le note di una "guitarra" prendono il suo posto...


    Un mariachi di passaggio



    - Soy un hombre muy honrado... -

    Come non riconoscere quella voce, quel ridondante motivetto e quel testo trito e ritrito?! La ricerca di Haru lascia il tempo che trova, perchè lui è là, seduto sull'orlo della sua finestra circolare a motivi etnici, che guarda il cielo tramontare cantando la sua firma. Strimpella lo strumento con il tipico fare da Matador...ed in effetti è così che lo chiamano tutti: maschera di porcellana, mantello rosso purpureo e guanti opaci come la luna. Può comparire ovunque e quando vuole, ignorando le leggi della privacy e della proprietà privata, ma infondo tutti lo amano così...così...El Matador!

    - ...que me gusta lo mejor
    A las mujeres no me faltan... -


    Non gli serve voltarsi per percepire Haru dietro, perchè lui lo sente, e quando sa che è vicino taglia il giro di accordi per indicarlo a braccio teso ed invitarlo a concludere la strofa!

    [...]

    - Ed yo estaba preocupado por ti!
    "Soldado de Iwa", stependiado e viziato como un pascià! Certo che ne hai fatto de strada dalla gatta buia, mariachi Kamigawa! -


    Nonostante l'accento ispanico è chiaro il discorso del Matador, atto ad elogiare e contemporaneamente schernire i progressi dell'interlocutore. Difficile stabilire a primo acchito se è il benvenuto o meno nelle camere del mercenario, ma al di là dell'ironia che sfoggia, c'è più di un motivo per il quale ha rischiato la faccia: onorare un accordo preso diverso tempo addietro.

    - Siamo in ritardo Haru, in ritardo di trenta giorni.

    Scompare la goliardia del Matador in virtù di una più squisita serietà di circostanza. Alza il fondoschiena della postazione e accascia la guitarra al muro, spostando il peso su un'anca...

    - Ho indagato su colui che tu chiami Key Hyuga. Ero completamente all'oscuro della sua figura e della sua pericolosità. Ti esporrò in seguito, ma ti anticipo che non ti piacerà sentire ciò che ho scoperto sul suo conto.
    Imbracati a dovere, e preparati a partire. Ci vediamo tra un'ora alla Rocca di Circe, ai confini di Iwa col Paese dell'Acqua.
    Hasta la Vista, Haru. -


    E così congedandosi, agguanta per il manico la guitarra e scompare grazie al suo celebre Iseki.

    Arriva alla Rocca e incontra Rosalita :si2:


    Il giorno prima invece aveva battuto sul vetro della finestra di Shaku Hoozuki a Kiri un pettirosso. Aveva più di un problema per picchiare a quel modo col becco, oppure - come di fatto era - stava cercando a tutti i costi di catturare l'attenzione dell'inquilino. Quando però questi era giunto affrettato per cacciare l'intruso, l'uccello aveva ostentato la zampetta per invogliare il ragazzo a prendere un bigliettino. Non c'erano messaggi apparentemente particolari, soltanto uno spartito con delle strofe. Era una canzone, divenuta chiara al cinguettare del migrante. Mancava solo la voce di Shaku ad occuparsi di leggere le parole alla canzone:

    Cancion del Mariachi Shaku

    - Sono un uomo desolato in una landa per un'or'
    Ove Terra e ancora Acqua che si bacian con ardor
    Vedo un altro con in testa una pietra e me ne vo
    per quel luogo dove Circe molti tizi trasformò.
    Ay, ay, ay, ay
    se domani tu verrai
    Ay ay ay ay
    il tramonto scorgerai!



    Edited by Zérø - 26/7/2014, 19:34
     
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  2. "KING"
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    Il Villaggio della Roccia: una delle più antiche e potenti istituzioni della storia del Mondo Libero dei Ninja, e la sua gente, la più fiera di tutte le popolazioni delle 5 Terre.
    Temprati tanto dall'aspra natura selvaggia di quei monti quanto dalle grandi guerre e battaglie affrontate sempre a viso aperto e con grande tenacia da questa popolazione.
    Il sole stava ormai terminando il suo corso per lasciar posto in cielo a Sorella Luna.
    Quando tramonta il sole fra le vette di Iwa, i colori del mondo cambiano: il cielo si tinge di svariate sfumature di rosso ed arancione in un'armonia tanto sublime da far venire invidia al miglior pittore del mondo.
    Questa luce calda ed intensa, si abbatte sulle montagne, sugli alberi e sulle rocce mutando la loro tonalità e donando maggior luminosità.
    Sfumature i viola e rosso attorniano gli edifici.
    L'aria del giorno, calda e morbida, si fa più fresca e frizzante, ogni boccata è un toccasana per il corpo.
    Haru stava finendo le ultime fatiche del giorno, era da un paio d'ore impegnato nella ricostruzione dell'Ospedale di Iwa.
    Disponeva della sua Polvere d'Oro come un capocantiere manovra i suoi operai, nuvolette portavano mattoni e travi, nuvoloni agitati scavavano le fondamenta, ed altre nubi ancor più grandi, andavano in giro per la zona a tritare e spostare le macerie.
    Dava una mano come poteva, e faceva il lavoro di venti persone in pochi minuti.
    Se ne stava li al centro del perimetro del Nuovo Ospedale a torso nudo e con indosso solamente le sue braghe bianco-sporco.
    Rivoli di sudore gli scendevano in grosse gocce dalla fronte e dal collo, facendogli scintillare il volto ed i muscoli del petto.
    La stanchezza iniziava a farsi sentire, gli operai avevano appena portato una serie di colonne in marmo da piazzare nel grande corridoio centrale ed Haru stava posizionando l'ultima.
    Era pesante, e la concentrazione stava man mano venendo meno.
    Ci volle molta più sabbia rispetto alle precedenti per sollevare e piazzare la colonna in perfetta posizione.
    Con un piccolo tonro la lasciò ricadere a terra, esattamente sopra alla sagoma indicata dai geometri.
    Quelle colonne erano fondamentali per reggere tutta la struttura scaricando il peso a terra.

    -Ed anche questa è fatta!-

    -Stai facendo un ottimo lavoro qui Haru, vatti a riposare adesso, domani ci aspetta il settore 26, uno di quelli più danneggiati dall'attacco.
    L'opera di ricostruzione è un'impresa titanica Haru, ma almeno la gente si tiene impegnata e non pensa troppo a ciò che è successo
    . . .
    O a ciò che avverrà.
    Approposito, come va col tuo allievo?-


    Stava rimettendosi la camicia bianca che aveva tolto in modo da non sporcarla, riallacciava con cura i bottoni seguendo le sue mani con lo sguardo, da quello più in basso fino al penultimo in alto, l'ultimo bottone l'aveva perso anni fa da quella camicia.
    Non appena Sherama parlò lo sguardo di Haru si spostò verso la sua sinistra, e lo vide, pieno di acciacchi e protesi, sostenuto solamente da quel suo bastone.
    Eppure Haru sapeva benissimo che anche ridotto così, era un temibile avversario con cui distrarsi significava perire.

    -Sherama-sama, avete finito anche al Ponte 2?
    Qua sta venendo proprio bene che dici?
    Oh lui, al momento non so dove sia, gli ho lasciato un paio di esercitazioni da fare, fra poco riprenderò il suo addestramento, e spingerò anche, abbiamo bisogno subito di forze nuove, fresche ed efficaci-


    Sherama fece qualche passo verso Haru, il suo sguardo non era più quello del loro primo incontro, c'era una rinnovata fiducia nei suoi occhi, eppure si era spento quel luccichio guerriero che aveva colto durante il loro scontro.

    -Bene, bene
    . . .
    Tienimi aggiornato Haru, e non sforzarti troppo che mi servi vivo, per ora hehehe-


    E si incamminò verso una vietta secondaria.
    In quei giorni Sherama passava pochissimo tempo a palazzo, vagava per tutta la città a controllare in prima persone come proseguissero i lavori, e dava una mano dove poteva come tutti.
    Haru ammirava quell'uomo, come tutti del resto.

    *Sarà meglio davvero andare a casa*

    E si incamminò con un sorriso stampato sul volto verso il Palazzo.
    La Zona del palazzo era già molto avanti con la ricostruzione, così come la gran parte dei quartieri residenziali, ed Haru aveva partecipato più che attivamente a tale ricostruzione negli ultimi giorni guadagnandosi la simpatia del popolo tanto amato da Sherama, con cui era entrato a stretto contatto anche lui.
    I bambini erano tornai a giocare per le strade, le coppiette andavano ad imboscarsi fra le rovine non ancora ricostruite a fare i piccioncini, gli anziani passano le loro giornate nel parco da poco rimesso a nuovo ed arricchito con nuove varietà di piante e fiori provenienti anche da altre Nazioni.

    -Salve signor Kamigawa!
    Come se la passa oggi?-


    -Meglio di ieri Elvira, abbiamo quasi finito l'Ospedale, ora scusi ma devo scappare-

    E si congedò con un grande sorriso.
    Il ritorno a palazzo tuttavia non fu proprio come Haru poteva aspettarselo, una strana melodia era appena percettibile, e sapeva già da dove proveniva e chi era a suonare.
    Già più di una volta aveva potuto sentire quelle note e quegli accordi, quel ritmo incalzante e quella voce.

    *Dios mio
    . . .
    Andiamo a vedere*

    -A las mujeres no me faltan
    . . .-


    Precisamente quando Haru aprì la porta della sua stanza udì queste parole, con lui, El Matador, appollaiato sulla sua finestra, con guitarra in una mano, e l'altra tesa ad indicarlo, come a volere che completasse la filastrocca.

    -Uhm
    . . .
    Ni el dinero ni el amor?!-


    QUella musichetta l'aveva già sentita, in occasione del Grande Torneo in cui aveva fatto la sua più clamorosa figura di merda, almeno aveva avuto il buon senso di mascherarsi in quell'occasione.
    El Matador invece aveva sempre quel suo mantello scarlatto, a cui si era ispirato per la sua divisa da Anbu, e la maschera da canguro
    Senza perder tempo, e prima che potesse dire altro, Haru richiuse la porta alle sue spalle con l'ausilio della sua polvere.
    Meglio non farsi sentire da orecchie indiscrete, ancora non sapeva chi si celasse dietro quella maschera, ma ormai aveva perso d'importanza.
    Si guardò rapidamente attorno e la sua giara era li accanto al letto, pronta ad ogni evenienza con una riserva di sabbia abbastanza grande da permettergli di attuare il "Piano C"

    -Ed Yo estaba preocupado por ti!
    "Soldado de Iwa", stependiado e viziado como un pascià!
    Certo che ne hai fatto de estrada dalla gattabuia Mariachi Kamigawa!-


    Un sorriso sprezzante si fece largo sul volto di Haru che se ne stava ancora li davanti all'ingresso con le braccia incrociate al petto, ma subito le scrociò e fece due passi avanti con rapidità e decisione.
    Che affronto, e che coraggio.

    -Certo, sono riuscito a venirne fuori ma non di certo grazie a te, che mi hai abbandonato al mio fato, mi hai tirato fuori da un buco per mettermi in una fossa ma, come vedi, sono risalito anche da li.
    E poi, come sicuramente saprai, ci sono state delle incombenze che non ho potuto ignorare.
    I Biju hanno rovinato i piani di tutti immagino.
    Anche se c'era qualcuno dietro di loro, qualcuno che ha agito nell'ombra ed ha mosso tutti voi, tutti noi come delle pedine di una scacchiera perversa.
    Ma immagino di sapere perchè sei qui, è il momento vero?-


    Il bollore scaturito dalla frase d'esordio del Matador svanì rapidamente sostituito da un'emozione indescrivibile.
    Anni erano passati, e la resa dei conti stava finalmente per arrivare.

    -Siamo en ritardo Haru, en ritardo de trenta giorni!-

    -Cosa?
    E' già qui?
    Allora non abbiamo più tempo per le chiacchiere, dobbiamo agire subito, se un po' lo conosco
    . . .-


    Il volto di Haru s'incupì in un istante.
    Non stava più guardando El Matador sulla sua finestra, il suo sguardo, ora intenso e colmo di risentimenti, efa in fissa sulla sua giara, che simboleggiava tutto per lui.
    Matador si alza dal davanzale della finestra incedendo verso Haru, adagiando il suo strumento sul muro.

    Ho indagato su colui che tu chiami Key Hyuga.
    Ero completamente all'oscuro della sua figura e della sua pericolosità.
    Ti esporrò in seguito, ma ti anticipo che non ti piacerà sentire ciò che ho scoperto sul suo conto...-


    -Beh, già quello che so di lui basta ed avanza ad essere il primo della mia lista.
    Io conosco la sua forza ed il suo potere, e nemmeno fino in fondo.
    So che ha degli assi nascosti, come me del resto.
    Conosco la sua indole e le sue motivazioni, e se c'è qualcosa di più non potrà esser molto peggio di ciò che ho già visto e vissuto.
    Aspetterò-


    -Imbracati a dovere, e preparati a partie.
    Ci vediamo tra un'ora alla Rocca di Circe, ai confini di Iwa col Paese dell'cqua.
    Hasta la Vista, Haru.-


    E così congedandosi, Matador agguanta la sua chitarra per il manico e scompare dalla vista di Haru grazie alla sua tremenda tecnica con la quale l'aveva nullificato in un istante: Iseki.

    *Se anche lui è preoccupato, vuol dire che si è reso davvero conto di ciò che già so, ed anche molto di più.
    Sono certo di aver superato il livello che Key mi ha mostrato, ma sono altrettanto convinto che nasconda terribili poteri di cui nessun'altro sa nulla.
    In fondo, non l'ho mai visto messo alle strette!*

    Rapidamente si spogliò di tutto, si diede una spugnata per sciacquare via dalla pelle sudore e sporco, e rapidamente si rivestì, con la tenuta che aveva lasciato in serbo per quell'occasione.
    Tirò fuori il suo vecchio e logoro mantello nero che usava quando era al servizio di Key e lo mise sopra alla sua tenuta da Anbu, al posto del manto purpureo.

    ShadowWarrior4

    Prese le armi che poteva portarsi addietro, la sua giara e si gettò dalla finestra.
    Partì in volo alla massima velocità grazie alla sua Arte della Polvere.
    Il forte vento gli fece subito lacrimare gli occhi, ma non se ne curò.
    Aveva solo un'ora di tempo prima dell'incontro, e doveva sfruttarlo al massimo.
    I lembi stracciati del mantello sventolavano e vibravano creando un forte ed assordante rumore per le sue orecchie sensibili, che tuttavia si perdeva in un istante nel vento e dietro di lui.
    Volava senza meta precisa verso Oriente, sopra i monti, sopra le foreste, sopra le nuvole.
    Gli sarebbe piaciuto vivere lassu, nello sconfinato cielo azzurro.

    *Li andrà bene*

    Atterrò creando una depressione nell'erba del prato.
    Aveva scelto una radura di verde fra i monti, una di quelle zone irraggiungibili ad individui comuni.
    Si sedette, stappò la giara ed iniziò a far vorticare la sabbia tutto attorno a lui.
    Lasciò la sua mente libera di giocare con la sabbia come voleva creando linee e figure che si intrecciavano in una magica e selvaggia danza.

    -Siamo finalmente all'epilogo
    . . .
    Divinità del deserto, concedimi la forza di andare avanti, concedimi la tempora di non fermare la mia mano, concedi al mio cuore la volontà di sostenermi in questa titanica impresa, infondi in me la tua volontà e fa di me il tuo strumento, per eliminare dalla faccia delle Tue terre questo falso dio.
    . . .-


    Chiuse gli occhi, e rimase per quasi dieci minuti avvolto dalle spire scintillanti della sua sabbia che pian piano, si trasformò in oro.
    Quando anche l'ultimo granello divenne d'oro, Haru lo richiamò tutto all'interno della sua giara, si rialzo, anche da terra, e sfrecciò rapido verso la sua destinazione: la Rocca di Circe.
    Il sole era quasi completamente tramontato, il cielo stava mutando di tonalità dal rosso al blu, passando per tutte le sfumature.
    Eccola la, in lontananza la Rocca di Circe, sormontata da una statua di una bellissima donna che reggeva in una mano il sole, e nell'altra la luna.
    Si dice che sia il miglior posto al mondo per ammirare albe e tramonti.

    ShrineofAzura

    La neve circondava il terreno li attorno, dietro alla statua un precipizio alto centinaia di metri che finisce direttamente in mare.
    Haru atterrò ai piedi della struttura monumentale e prese a salire le scalinate in pietra della roccia, attento a non scivolare su neve e ghiaccio.
    Ed eccola la in cima, ai piedi della statua la bella Rosalita.
    Haru si fermò per un istante ad ammirare il panorama, la notte che sopprimeva il giorno.
    Proseguì facendo i gradini di due in due e raggiunse la giovane assistende del Matador.

    -Ci reincontriamo Rosalita
    . . .
    Ma stavolta mi spiace, ma non ho ferite che tu possa curare.
    Non ancora almeno!-


    Le si avvicinò col suo charme e con fare da gioppino, per non rabbuiarsi troppo la mente e cascare in vecchi sentimenti che l'avrebbero portato all'autodistruzione.
    Ma oramai era concentrato nel suo obiettivo più che mai!

     
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    Sorrow

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    ”Vattene via, dannato uccellaccio!
    Hai scelto di rompere le palle proprio a me?
    Vediamo se beccherai ancora il mio vetro se ti cuocio arrosto!”



    Contro cosa urlo vi chiederete. A dire il vero non so nemmeno io la specie, devo ancora focalizzare bene la scena. Tra la sveglia brusca appena affrontata e il sole che mi acceca frontalmente credo sia normale non distinguere la razza di un piccolo pennuto.
    Ok, forse sarebbe meglio fare un passetto indietro. La sera trascorsa sembra un periodo giusto per iniziare il nostro racconto.
    Kiri è in ripresa, questo è noto a tutti. O almeno è ciò che appare all'esterno, probabilmente perchè le mura sono state ricostruite con priorità massima. Probabilmente per apparire più “resistenti” e forti agli occhi di tutti. Sì, anche agli occhi degli alleati, che non lo saranno per sempre.
    Le serate sono più tranquille rispetto ai periodi pre-guerra alla quale non ho partecipato per motivi che nessuno ancora è stato tanto interessato da chiedermi. Penso che a nessuno importerà mai più di tanto. Meglio così.
    Le mie serate vacillano tra la latitanza e l'apatia da quando sono tornato dalla terra delle meduse. Non ho un vero e proprio scopo e sono troppo codardo per andare ad accertarmi delle condizioni della mia famiglia.
    Vivo nella falsa illusione di potermi ubriacare con qualche bottiglia di scotch, ma niente da fare: si diluisce prima ancora di arrivare allo stomaco.
    Passo le mie serate a fissare la stradina sotto casa mia, dalla finestra, cercando di individuare qualche cosa di particolare in chi passa: una fonte di chakra maggiore del solito, un tratto distintivo di un qualche clan, persino un neo in un punto particolare. Cercherei di tutto pur di trovare un ninja degno di essere chiamato tale, qualcuno che potesse scatenare un po' la noiosa esistenza che sto affrontando ogni giorno, da ormai venti giorni. Sembra che alla strada sotto casa mia abbiano accesso solo coppie vogliose di toccarsi ogni punto sensibile e guardoni che non vedono l'ora di fissarli e toccare i loro di punti sensibili. Disgustato, faccio spallucce ogni sera e mi allontano dalla finestra per passare ad altre attività. Mi butto sul letto a pancia in su, fisso il soffitto e inizio a contare.

    Uno, due, tre, quattro, cinque...

    Quante schifo di mattonelle compongono questo soffitto? Non mi rendo conto che basterebbe moltiplicare le file verticali per quelle orizzontali per scoprirle tutte. Faccio notte fonda a contarle tutte: sono 248. Che stanza piccola che ho! In ogni caso, stremato dal calcolo infinito e con gli occhi brucianti a causa dell'eccessiva concentrazione, mi abbandono al sonno.
    Avete mai visto una pozzanghera sudare? È ciò che faccio da un po' di notti a questa parte, forse a causa dell'eccessivo caldo o del siero delle meduse che sortisce ancora il suo effetto sul mio organismo.
    La notte sudata è difficile da affrontare, ma dopo aver inzuppato tutte le lenzuola, sto quasi per passare dalla dormiveglia alla fase rem. Finalmente un po' di riposo dai faticosi giorni di fuga dalla realtà.

    *Toc toc toc toc toc toc toc!*



    Un insistente picchiettare mi riporta dalla fase rem alla dormiveglia. Apro gli occhi quanto basta per veder penetrare nei miei occhi raggi di luce provenienti da un sole sorto già da un bel po'.
    Non sono ancora pronto per verificare chi o cosa stia provocando il picchiettare. Mi rigiro su me stesso e chiudo la testa tra i due lembi del cuscino. Tutto è ovattato, i rumori del mondo sono sopiti e posso finalmente tornare a dormire, ciò che mi riesce meglio.

    *Toc toc toc toc toc toc toc!*



    Il ticchettìo sembra quasi aumentare, tanto da essere udito persino da me con le orecchie tappate. Continua ad aumentare. È come avercelo in testa. È insopportabile.
    Mi alzo di scatto, non contando che la testa avrebbe iniziato a girare come una bellissima giostra per bimbi a causa dello sbalzo. Ormai sono in piedi. Barcollante mi avvio verso la finestra e noto una piccola macchiolina rossa che si muove davanti alla mia finestra: è un uccello. Sta continuando ad attirare la mia attenzione, ma non ha idea di cosa ha scatenato facendomi alzare a quel modo. Difatti, dopo il giramento di testa, questa inizia a far male. Ecco che torniamo al punto dal quale siamo partiti.

    Vattene via, dannato uccellaccio!
    Hai scelto di rompere le palle proprio a me?
    Vediamo se beccherai ancora il mio vetro se ti cuocio arrosto!


    Faccio per avventarmi contro la finestra, la apro e afferro il pennuto. Questo, con strano charme, non fa altro che mostrarmi una piccola pergamena legata alla sua zampetta destra.
    Mi siedo sul letto con in mano l'uccellino, gli stacco la pergamena dalla zampetta e la srotolo. Come per magia, il pennuto inizia a cinguettare con un ritmo e una melodia da fare invidia ad un'orchestra sinfonica. Per un attimo ogni cinguettio resta separato dagli altri, ma quando li unisco tutti insieme, una sola melodia ed una sola persona mi vengono in mente: El Matador!
    Provo a recitare il testo della pergamena seguendo la musica, nonostante il tutto resti poco chiaro.
    Il volatile, intanto, si è liberato dalla presa. Provo ad identificarlo, ma non è proprio il mio hobby il birdwatching. Diciamo che non riconoscerei un piccione se me lo trovassi di fronte, scambiandolo per una colomba colpita da uno sfiato di fuliggine.
    Smetto di pensare a tutt'altro e mi concentro sul biglietto. Se le mie supposizioni sono giuste, perchè El Matador mi ha mandato a chiamare proprio ora, dopo che tutto è già accaduto? So solo una cosa: Haru è coinvolto. Non si chiama mai l'anello debole all'insaputa del membro forte. A meno che non lo si voglia uccidere. Rabbrividisco al sol pensiero di come quel tizio potrebbe uccidermi, se solo volesse. Ch'io sia diventato un peso? D'altronde, sono l'unico che non sa nulla di guerre e attacchi di demoni, ma ho le mie buone ragioni! Sono stato rapito! Grazie a Dio.
    Ho un piano d'uscita: scriverò una lettera alla mia famiglia, la consegnerò di nascosto e domani al tramonto mi teletrasporterò da Haru, che in ogni caso va informato della situazione, sperando che lui non sia coinvolto nel complotto per uccidermi.
    Carta, penna e buona volontà: questo serve per scrivere una lettera concisa e diretta al cuore della gente. Mi siedo alla scrivania con i primi due elementi di ciò che occorre... Beh, due su tre è un ottimo risultato.
    Afferro la penna con le cinque dita, come un bambino che sta appena imparando a scrivere. La riposiziono a fatica nella mano, perdendo tempo a fissare la punta perdendo il fuoco sulla base d'appoggio. Non ho voglia di scrivere, ma devo farlo, giusto per dir loro che non li ho abbandonati.
    Scrivo, cancello. Scrivo, cancello. Scrivo, cancello.
    Il pomeriggio passa così, tra l'inquietudine di scrivere cazzate e la paura di non scrivere davvero ciò che sento. Mille palline di carta sul pavimento, ma alla fine, dopo aver sacrificato occhi e mano per scrivere in assenza di luce solare, sono riuscito a buttar giù tutto ciò che mi serve. Non ci crederete, ma è già il tramonto, avrò perso circa quattro ore a scrivere le poche righe confezionate.
    Perdo ancora tempo a rileggere il tutto, ad avvolgere il foglio con cura, simmetricamente. Mi perdo in dettagli futili, credo che sia per la voglia di non consegnare mai questa lettera.
    Il foglio è piegato in quattro, abbastanza piccolo da essere inserito nel taschino del giubbotto ninja. Non resta che consegnarlo. Magari domattina. Adesso voglio tornare a dormire.
    Chiamatela depressione, come volete, ma andare a letto al tramonto è davvero triste. Quanto sei caduto in basso, Shaku. Che vigliacco.
    Un'altra nottataccia. Se avessi ossa da sgranchire, lo avrei già fatto, ma non ho nemmeno quelle.
    Resto sul letto a rimuginare sulla lettera. Indosso gli stessi abiti da giorni e il solo pensiero di cambiarli per uscire è un supplizio. Anche il pensiero di dovermi vestire da ninja dopo tutto questo tempo è traumatico. Saranno passati sei mesi dall'ultima volta che ho indossato il coprifronte.
    L'alba è passata alla fase di “primo mattino”. Il profumo di buon pane che penetra dagli spifferi della mia finestra me lo comunica. Da quanto tempo non metto qualcosa sotto i denti!
    Infilo tutto l'armamentario a rilento. Dalla scrittura della lettera sembro essermi trasformato in un bradipo. Allaccio il coprifronte a quest'ultima con una lentezza immane e sono pronto per imboccare le scale in discesa verso la strada. Sto uscendo per la prima volta dopo venti giorni... E non mi sono fatto una doccia! Tanto sono fatto d'acqua, a chi importa. Al massimo puzzerò d'acqua di fogna.
    Sto facendo pensieri tipici di chi vuole divagare. Intanto arrivo per strada. La gente è indifferente al mio passaggio, nessuno si è accorto della mia assenza. Fondamentalmente sono indifferente alla loro indifferenza. Sono indifferente un po' a tutto. L'indifferenza è proprio ciò che ho sempre odiato nelle persone, ma adesso che mi trovo dall'altra parte della barricata non posso far altro che capirli. Sono queste le situazioni nelle quali avrei voluto assumere droga in quantità industriali, così da non vedere cosa mi circonda.
    Kiri è in fervida ricostruzione, ma nonostante gli sforzi delle persone, man mano che mi inoltro nella strada verso casa di mia moglie, trovo solo tetti scoperchiati, gente a piangere sui beni perduti e mura totalmente rase al suolo. Ho paura di proseguire, cerco distrazioni. Non voglio vedere cosa mi attenderà oltre.
    La distrazione arriva: una trave di legno si stacca da un muro, diretta contro una vecchia signora che sta per attraversare la strada. Mi fiondo contro la pesante trave con il braccio rigonfiato, urlando a squarciagola. Sto sfogando l'ansia dei giorni passati, non lo faccio mica per l'adrenalina del momento.

    AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!

    Spacco la trave con un pugno proprio sopra la testa della vecchietta, che visibilmente inquietata mi sorride nervosamente e scappa. Che ingrati questi Kiriani! Vorrei quasi aiutarli a ricostruire, ma vedendo i loro sguardi incrociarsi con il mio sguardo psicopatico ad occhi sgranati, perdo tutta la volontà di farlo. Ho sfogato un po' di rabbia repressa per la mia inutilità, ma nonostante tutto, non riesco ancora a raggiungere casa di mia moglie. La paura è troppa. Preferisco perdere tempo qui, mentre la carta della lettera scricchiola dalla tasca del giubbotto ninja.
    Il mattino prosegue così. Aiuto tutta la gente nei dintorni. Sollevo travi con la forza del rigonfiamento; sposto macerie e lavo via detriti. Nemmeno me ne accorgo e siamo già arrivati al pomeriggio, tra poco sarà il tramonto e non ho ancora idea di cosa fare. Loro ce l'avranno sicuramente.
    Mi mordo il pollice e, dopo un'accurata sequenza di sigilli maldestramente eseguiti, in una nuvola di fumo compaiono i miei due alleati: Soraka e Tentacruel.

    Allora, gente, questa è la situazione...

    Alla fine sono riuscito a non consegnare la lettera. Forse non mi accadrà nulla, forse sì, ed allora troverò il modo di recapitargliela. Non voglio pensarci. Intanto tiro i capelli indietro e li fisso con il coprifronte.

    ...Potrebbe finire male di qui a poco, quindi ho bisogno di teletrasportarmi da Haru per sapere delle informazioni importanti. Senza Cerebro e Yardrat non lo raggiungerei mai in tempo.

    Quindi, che informazioni dovresti sapere? Riguardano El Matador?

    Non voglio nemmeno sapere come abbiano fatto a saperlo. Mi limito ad annuire e indicargli la direzione verso cui seguirmi.
    Il tramonto inizierà a breve, non abbiamo tempo da perdere. Chiudo gli occhi e mi concentro, il posto è deserto: un vicolo cieco tra le viottole di Kiri. Nessuno potrà disturbare Cerebro qui.

    Tentacruel, è il momento. Cerebro!

    Sento i tentacoli di Tentacruel infiltrarmisi nella testa. Il dolore è minore rispetto alla prima volta, ma è comunque complicato restare concentrati con tutte quelle fonti di chakra che compaiono alla mia vista. Tutte quelle figure rosse sconosciute, tra le quali devo cercare una figura verde. Una figura amica.

    Scremate la ricerca, concentratevi su Suna. L'ultima volta che ci siamo incontrati stava lì

    Sento delle fonti di chakra amiche oltre i confini di Suna... Possibile che sia nel paese della roccia?

    Il paese della roccia? Beh, mi aspetto di tutto e mi fido di una tecnica potente come Cerebro. Forse è già in cammino per arrivare al punto designato. Accenno un sì con il capo e faccio un cenno con la mano a Soraka. Sa già cosa deve fare.

    Yardrat!

    Un lampo bianco e sono in men che non si dica al fianco di Haru. Vestito solo in maniera più dark del solito. Sono stupito dal suo abbigliamento, non l'ho mai visto così conciato. Sembra una veste per qualcuno deciso a combinare qualcosa di davvero grosso e non farsi riconoscere. Inizio a preoccuparmi. Magari lui è coinvolto con la cospirazione contro di me. Magari vuole uccidermi.
    Nonostante tutto, non mi resta nessuno se non lui a cui chiedere informazioni sul bigliettino ricevuto. Vedendolo così le mie certezze si fanno sempre più sicure: El Matador è coinvolto, non mi resta altro che capire con quali scopi lo sia.

    Ehi, Haru! Come mai sei vestito così?

    Dannato io e la mania di dire sempre ciò che mi passa per la testa! Potrei averlo irritato ancor di più in questo modo. Potrebbe essere in gioco la mia vita, sono sempre l'anello debole, dopotutto.
    È giunto il momento di simulare sicurezza. Porto una mano sulla spalla di Haru, in segno di amicizia. Un sorriso mi si para sul volto. Cerco di essere il più rassicurante possibile, sperando che non si accorga dei miei dubbi.

    Senti, ho ricevuto un bigliettino con su scritta questa roba. Credo sia opera del Matador e ho pensato fosse giusto parlartene... Ah, a proposito...

    Ecco che arriva la parte pesante: le giustificazioni. Qui ci vuole una dote attoriale non indifferente per farle sembrare vere. Gli occhi si abbassano agli estremi esterni del volto; i lati della bocca si inclinano verso il basso a far sporgere il labbro inferiore. Adesso non resta che proferire parola.

    ...Ho saputo della guerra, dei Bijuu... E...
    E non so come, ma sono stato totalmente assente dal mondo. A causa loro, prevalentemente...


    Indico i due esseri fluttuanti alle mie spalle. Faccio finta di prendermela con loro, quando non li ringrazierò mai abbastanza per essere stati così gentili da pararmi il culo e non farmi andare contro morte certa. Menomale.

    ...Non so se fosse questo il futuro del quale parlava il Matador, ma se lo fosse e io non fossi stato al tuo fianco in battaglia. Ti prego di considerarmi un traditore, Haru Kamigawa.

    Creare compassione funziona sempre. Tanto, se deve uccidermi, giocarmi l'ultimo briciolo di dignità, non è che mi importi più di tanto. Sono un pagliaccio, dopotutto. La dignità è secondaria.
    Il cammino al seguito di Haru si arresta e, avendo fatto attenzione solo ai movimenti di quest'ultimo, non ho assolutamente visto la statua di una donna che si erge in cima alla montagna. La statua tiene in mano un sole e nell'altra una luna. È davvero imponente e ho quasi paura al suo cospetto. Ma non mi stupisco, ormai tutto mi fa paura.
    Ad aspettarci alla statua c'è un personaggio inaspettato, ma nemmeno poi tanto: Rosalita, la fedele compagna del Matador. Già, proprio quella che stava per folgorarmi al torneo. Io non dimentico, Rosalita...

    Ehi, Rosalita! Ti ricordi di me? Sono Shaku, Shaku Hoozuki. Quello che stava per far esplodere l'arena con il Jokey Boy! Già, proprio io!

    Rimarcare il proprio livello di potenza è sempre meglio. Lo ricordiamo a chi ci sta intorno che siamo forti, giusto per loro informazione.
    Gli effetti del teletrasporto si fanno sentire in ritardo e, preso da un lieve giramento di testa, mi poggio su uno dei gradini che portano alla statua, in attesa di risposte da entrambi e gelandomi il culo... Nel vero senso della parola. Che posto di merda!

    Scusate per la parte finale di post, avevo sonno e non volevo far attendere Tony al suo ritorno :asd: Però spero non sia male :si2: In ogni caso, Tony. Ho evocato i due medusoni ed utilizzato il loro teletrasporto per raggiungere Haru. Dimmi se devo metterlo in conteggio stamina. Dopotutto io la conterei come azione narrativa e siamo anche a inizio missione. Poi dimmi tu, al massimo modifico e scalo stamina :si2:
     
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    Rocca di circe, 7.30 P.M.



    Quando Haru e Shaku salgono l'ultimo scalino della Rocca di Circe trovano soltanto me, a gambe incrociate che le muovo avanti e indietro in prossimità del vuoto. Attendo nello stesso modo praticamente da più di un'ora, col nervosismo che freme sempre più. Il motivo è semplice: ogni minuto perso, sono sessanta secondi privati all'umanità. Perchè? Lo scoprirete presto...

    -Ci reincontriamo Rosalita
    . . .
    Ma stavolta mi spiace, ma non ho ferite che tu possa curare.
    Non ancora almeno!-


    Ehi, Rosalita! Ti ricordi di me? Sono Shaku, Shaku Hoozuki. Quello che stava per far esplodere l'arena con il Jokey Boy! Già, proprio io!

    Ed è con quest'ultimo intervento che perdo l'entusiasmo di aver rivisto capelli brizzolati. Sottolineare il proprio cazzo grosso davanti a chi l'ha decisamente più duro, semplicemente mi indispone. Oltretutto sono convinta che tu l'abbia sopravvalutato, Matador, e francamente non capisco il motivo. Immagino debba fare il callo anche su questo.
    Comunque annuisco col cappuccio per "accoglierli" e ora che siam tutti, manchi solo tu per informarli.


    Mariachi solidario



    - Cómo son los amigos? Espero que todo está bien! -

    Stacchi con la guitarra per catturare l'attenzione di noi tre, che al levar dello sguardo ti centriamo: sei sull'ultima punta del sole di Circe, apparso da solo tu sai dove. Poi senza voler alcuna risposta, scompari nuovamente per trovare il tuo posto sulla scalinata accanto a me. Una serie di giochi di prestigio consequenziali per mantenere l'alone del Matador!
    Rivolgendoti a Shaku:


    - Pansavo que habìa criptar troppo el messaggio, ma ehiehi, eccote aquì! Mui lieto.
    Ma veniamo a noi: così come dicevo ad Haru, abbiamo un gigantesco affare all'orizzonte di cui occuparci, persino ora che la situazione dei villaggi è stabile. Questo problema ha un nome: Key Hyuga. -


    Fai sparire dalle mani lo strumento musicale, spedendolo altrove e rialzandoti dalla scalinata. Ti poggi su un'anca e continui ad esporre con gli ultimi fasti del tramonto come sfondo. Ti seguo a ruota, scotolandomi il pietrisco di dosso.

    - Non ho la benchè minima idea di chi sia o di chi sia stato questo individuo, l'unica cosa che posso dirvi riguarda il suo ingresso in Kishikumo. Potremmo definirlo il suo iniziatore, nome in codice "Kishi", e nessuna delle mie fonti l'ha mai visto combattere. Come se non bastasse abbiamo un'informazione singolare: si dice sia stato cacciato o che comunque abbia abbandonato la congregazione di cui sopra. -

    Breve pausa nell'attesa della tipica domanda che in questi casi sorge. Per sì e per no tutti guardiamo in faccia Shaku, il più probabile candidato in questione per l'"e quindi?".

    - Lo strano della faccenda è che sia ancora in vita. Quindi possiamo dedurre solo due cose: o era considerato dal resto della combriccola innocuo, oppure nessuno ha avuto il coraggio di toglierlo di mezzo. E non sono troppo sicuro della prima.
    Al "termine del suo servizio" ha seguito il King - V Kishikumo - come suo complice per motivi chiaramente ignoti, ma io penso l'abbia fatto per spiare segretamente Faust. Vi spiegherò il perchè. -


    Prendi nuovamente posizione comoda sullo scalino più vicino e incroci le gambe per creare una sorta di ripiano; dopodichè col sigillo della tigre richiami tra le mani una pergamena mal ridotta che srotoli da ginocchio a ginocchio, e ti appresti a mostrare. Neanche io l'ho mai vista, quindi con fare incuriosito mi avvicino alla tua mashera per poter prendere visione della reliquia: ci sono schizzi, disegni e descrizioni circa un globo in acciaio, con pulsanti, indicatori e quantificatori. Arabo per me, ma se l'hai tirato fuori mi auguro ne sappia più di noi:

    - Quello che vedete è l'ordigno esplosivo più devastante mai concepito, ideato da nientepopodimeno che Faust VIII di Kishikumo. Avete di certo sentito parlare del disastro di sei mesi fa: il Paese della Luna è stato completamente spazzato via proprio da questa bomba. Adesso, c'è un lato positivo ed uno negativo della faccenda. In che ordine ve li dico? -

    Riarrotoli il manoscritto e in un colpo di magia lo fai sparire; lasci penzoloni le braccia in mezzo alle gambe e li guardi fissi aspettando la scelta:

    - Mui bien: il lato positivo è che quello era l'unico ordigno definitivo portato a termine, e il lato negativo....uhm, diciamo solo che esiste un prototipo circa cinquanta volte più potente, ma che non dispone dell'energia elettrica necessaria ad attivarsi.
    Faust capendo il concetto per il bene della scienza volle andare avanti e creare l'arma nel suo potenziale massimo, tuttavia quando capì la pericolosità del marchingegno, costruì quello finale con un limitatore, nascondendo in seguito da qualche parte il modello originale. Il problema è che Key, con la vicinanza del King, ne apprese l'ubicazione e alla morte dell'VIII se ne impossessò. -


    CITAZIONE
    - Ma è comunque impossibile da attivare, dico bene? -

    Dice bene uno dei due, che guardo con complicità, ma tu non sei dello stesso avviso:

    - Temo di doverti deludere: se alimentato a sufficienza - e parliamo di una produzione elettrica industriale - quella cosa potrebbe esplodere. Vi darei la notizia peggiore a voce, ma preferisco mostrarvela. Prendetevi per mano e poggiatevi a me. -

    Intimoriti dall'allarme o forse per rispetto, i due seguono il consiglio dandosi al contatto fisico per formare un cerchio. Partecipo anch'io per ultima e ti tocchiamo. In un baleno ci dissolviamo lasciando la Rocca di Circe alle storie del Mito...

    british-museum-underground-station-abandoned-2



    Un tunnel, dai mille colori, vivaci, da trip. La luce, l'oscurità e infine l'uscita.
    L'Iseki del Matador ci trasporta tra le dimensioni fino ad infrangere un punto preciso del nostro mondo. A primo acchitto sono incapace di stabilire dove siamo: ha l'aria di un tunnel mattonato con soltanto due lampade di riferimento alimentate da un generatore autonomo. Guardando meglio per terra vedo travi di legno, porzioni di binari scardinati e articoli da manutenzione. Ragnatele ovunque, tubi isolanti e un'apertura nel muro, oltre la quale si biforcano due corridoi...


    - Señoras y señores, les presentoooo: "El Camino", ovvero "La Via".
    E' la più vecchia stazione del Paese del Fulmine, auto-alimentata da un enorme generatore elettrico oramai superato. Con le nuove tecnologie dal vapore in su i treni hanno ottenuto maggiori velocità, mandando alla rovina questo complesso. Le luci che vedete le ho piazzate io, ma non sperate di trovarne altre. La struttura scende 500 metri sottoterra, dove troveremo reticolati labirintici e naturalmente i binari.
    E' da trenta giorni ormai che circolano le voci: i viaggiatori giurano di aver sentito rumori inquientanti provenire da qua dentro. E in più le emanazioni di chakra che libera questo posto non sono normali per una stazione andata a quel paese.
    Riassumendo, ho più di una ragione per credere che Key e quella bomba siano qua dentro, alla ricerca del generatore centrale con lo scopo di attivarlo.
    Fate due più due e capirete cosa voglio dirvi. -


    Brrrr! Se c'è una cosa di cui ho sempre avuto paura sono i fottuti poltergeist. Nessuno sa se son reali, se esistono o se abitano il nostro mondo, ma una cosa è certa: se ci sono, questo è il primo dannatissimo posto che infesterebbero!
    Suggestionata come pochi bambini al mondo, rendo piccole le braccia e tremo con le dita, guardandomi a destra e a manca, finchè...!!


    - Buuu!! -

    - !!!! -

    Una mano mi si posa sulla spalla ed io salto in aria, rivelando per sbaglio il sigillo sulla lingua...

    - *SLAP!!!*

    Maledizione a te, stupido Matador!
    Vorrei gridarglielo nell'orecchio fino a fargli esplodere il timpano, ma l'istinto è stato posarti lo schiaffo sulla maschera...cosa assolutamente inutile!
    Cerco quindi di ricompormi, per quanto mi è possibile, mentre tu tiri fuori due oggetti...


    - Ho soltanto due traccianti luminosi, quindi dovremo dividerci. Io ed Haru andremo a sinistra, Shaku e Rosalita a destra. Gli obbiettivi sono Key, la bomba e il generatore. Intensificheremo il flusso del chakra per segnalarci un successo, nella speranza che questi cunicoli non siano davvero enormi come dicono.
    Domande prima di partire? -


    Non voglio andare con questo smidollato!
    Agito i pugni in posa combattiva per trasmetterti il mio dissenso, ma di tutta risposta tu mi prendi il cappuccio e me lo cali per farmi abbassare la cresta. Accidenti, Accidenti!


    Shaku e Haru ottengono un tracciante luminoso per far luce.
    Questa sarà una missione horror...astenersi deboli di cuore!
     
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    Rosalita non risponde a nessuna delle nostre frasi. Riesco ad astenermi dal lanciare una frecciatina perchè, circa un secondo prima di combinare una cagata, ripenso al fatto che non l'ho mai sentita parlare.
    È chiaro che El Matador è coinvolto ormai. Ma dov'è? Se ha organizzato tutto e ci ha convocati qui, dovrà pur accertarsi che abbiamo seguito le sue indicazioni. Che stia mettendo in atto il piano per farmi fuori?
    Mi guardo intorno, cercando di apparire quanto più disinvolto e meno circospetto possibile, anche se credo che l'ansia sia ben visibile per com'è stampata sul mio volto: un sorriso contratto, i lati esterni degli occhi hanno più rughe del culo di un ottantenne e i denti non fanno altro che imprimere la loro impronta sul mio labbro inferiore in morsetti repentini. Sarò pure un bravo attore, ma devo lavorare sull'occultamento delle emozioni personali.
    Sobbalzo. Le note di una chitarra mi fanno salire il cuore in gola in quanto inaspettate e presagio dell'arrivo di un essere superiore, che sospetto voglia tagliarmi fuori.
    La musica cessa, stava quasi piacendomi, ma a quanto pare l'ora è arrivata. Il Matador ci osserva dall'alto del sole della statua. Ho il cuore in gola, sento i battiti pulsare in ogni singolo capillare. Potrebbe essere l'ultimo momento che ho da passare su questa terra e ho ancora una lettera da consegnare. Che non ho avuto il coraggio di consegnare prima.
    Il Matador scompare, so già cosa sta per fare e istintivamente chiudo gli occhi, raggrinzendo la mia faccia in un'espressione di dolore preventiva. Lo sento riapparire. È a pochi centimetri da noi, poggiato sulla scalinata dalla parte di Rosalita. Non mi ha ancora ucciso, magari non vuole farlo.

    - Cómo son los amigos? Espero que todo está bien! -

    Ah, fortunatamente è ancora nella modalità spagnoleggiante. Notando come si dia una risposta speranzosa da solo, sono sicuro che non è davvero interessato al nostro stato fisico o psichico. Anche perchè il mio stato non è davvero un granchè in questo momento.
    Il Matador si gira verso di me, sta per dirmi qualcosa

    - Pansavo que habìa criptar troppo el messaggio, ma ehiehi, eccote aquì! Mui lieto...

    È ancora spagnolo. Tiro un sospiro di sollievo. Tutti i presenti sanno che la parte cupa viene fuori quando l'accento va scemando fino a mutarsi in una lingua comune a tutti.
    Quanto alla sua affermazione, non so se sia la spugna umida che si mette in capo a chi deve andare sulla sedia elettrica per “addolcirgli” la morte o semplicemente un vero e proprio complimento. Io, per non saper né leggere, né scrivere, abbozzo un sorriso. Non gli dico mica che sono lì per una botta di culo.
    Sposto il peso da una gamba all'altra, la tensione del momento è palpabile e questi gesti sono dei rivelatori naturali di ansia. Il Matador alza la testa al cielo, qualcosa mi dice che...

    ...Ma veniamo a noi: così come dicevo ad Haru, abbiamo un gigantesco affare all'orizzonte di cui occuparci, persino ora che la situazione dei villaggi è stabile. Questo problema ha un nome: Key Hyuga. -

    Vorrei esclamare: “E chi cazzo è?”, ma ho abbastanza paura di essere tranciato a metà da uno dei due in metodi “non convenzionali”, proprio gli unici metodi con i quali sarebbe possibile farlo.
    Annuisco. Ho ripreso il controllo della situazione. Riesco ad apparire sicuro, tranquillo e capace di sbrigarmela da solo. Niente di tutto ciò è vero.
    Sotto la maschera è difficile capire quando una persona prova un'emozione. Non si sa cosa Il Matador provi parlando di questo Key Hyuga: se disprezzo, rabbia, complicità o semplicemente indifferenza. Il suo tono di voce pacato e inflessibile non aiuta a definirla.

    - Non ho la benchè minima idea di chi sia o di chi sia stato questo individuo, l'unica cosa che posso dirvi riguarda il suo ingresso in Kishikumo. Potremmo definirlo il suo iniziatore, nome in codice "Kishi", e nessuna delle mie fonti l'ha mai visto combattere. Come se non bastasse abbiamo un'informazione singolare: si dice sia stato cacciato o che comunque abbia abbandonato la congregazione di cui sopra. -

    Tutti mi guardano in faccia, come se si aspettassero un commento da parte mia. Sono incapace di non accontentare il pubblico. Non so di preciso cosa vogliano, ma non spiegandomi la sua preoccupazione per uno che probabilmente si è cagato sotto di far parte di una organizzazione criminale seria o che si è solamente ravveduto, mi lascio sfuggire, inconsapevolmente, ciò che tutti si aspettavano dicessi, a giudicare dalle loro facce soddisfatte dopo averlo sentito.

    E quindi?

    - Lo strano della faccenda è che sia ancora in vita. Quindi possiamo dedurre solo due cose: o era considerato dal resto della combriccola innocuo, oppure nessuno ha avuto il coraggio di toglierlo di mezzo. E non sono troppo sicuro della prima...

    Come cazzo ho fatto a non pensarci? Ecco perchè aspettavano me per dire una cosa simile. Mi credono il più stupido. Che pezzi di merda.
    Mi sono deconcentrato, meglio ricollegarsi al discorso del Matador, altrimenti sono fottuto. Una cosa è certa: bisogna parlare solo quando si è sicuri di non fare una figura di merda.

    ...Al "termine del suo servizio" ha seguito il King - V Kishikumo - come suo complice per motivi chiaramente ignoti, ma io penso l'abbia fatto per spiare segretamente Faust. Vi spiegherò il perchè. -

    Non resta che aspettare la spiegazione.
    Il Matador compone il sigillo della tigre. Ho paura per ciò che potrebbe accadere, ma l'unica cosa che accade è l'apparizione di una pergamena di medie dimensioni, tutta rovinata e impiastricciata. Sembra molto antica. Mi avvicino per vedere meglio: sembra che celi lo schema di un meccanismo elettronico, vedo circuiti vari, ma non mi intendo più di tanto del tipo di dispositivo. Di sicuro Il Matador saprà qualcosa più di noi. Non tarda a darmi ragione.

    - Quello che vedete è l'ordigno esplosivo più devastante mai concepito, ideato da nientepopodimeno che Faust VIII di Kishikumo. Avete di certo sentito parlare del disastro di sei mesi fa: il Paese della Luna è stato completamente spazzato via proprio da questa bomba. Adesso, c'è un lato positivo ed uno negativo della faccenda. In che ordine ve li dico? -

    Qualsiasi sia l'ordine, non ho idea di cosa sia accaduto nel paese della luna. Probabilmente sono più indietro con l'attualità di qualsiasi altro essere vivente. Poppanti compresi.
    Beh, poco importa. Forse è meglio sentire prima il lato positivo, dopotutto si parla di una bomba devastante e non sono certo di voler sapere in che modo è pronta a devastarci.
    Sono pronto a parlare, dopotutto, non credo possa cambiare molto la situazione. Sto per dire una cosa neutrale, né intelligente, né stupida.

    Beh, se ci dai una scelta, preferirei sapere prima quello positivo

    Speranzoso, attendo risposta. Spero che questi discorsi spostino la loro attenzione dall'anello debole: me.
    Mentre attendo, mi siedo sul terreno freddo del monte. È inevitabile la contrazione dei glutei, ma quelli si contrarrebbero ugualmente qualora mi si prospettasse davvero la possibilità di essere terminato dal Matador.

    - Mui bien: il lato positivo è che quello era l'unico ordigno definitivo portato a termine, e il lato negativo....uhm, diciamo solo che esiste un prototipo circa cinquanta volte più potente, ma che non dispone dell'energia elettrica necessaria ad attivarsi...

    È già una notiziona: una minaccia di morte in meno. Se qualcuno avesse la capacità di sentire i miei battiti del cuore, potrebbe accorgersi che si sono ridotti lievemente. Purtroppo la bomba è ciò che mi preoccupa di meno al momento.

    ...Faust capendo il concetto per il bene della scienza volle andare avanti e creare l'arma nel suo potenziale massimo, tuttavia quando capì la pericolosità del marchingegno, costruì quello finale con un limitatore, nascondendo in seguito da qualche parte il modello originale. Il problema è che Key, con la vicinanza del King, ne apprese l'ubicazione e alla morte dell'VIII se ne impossessò. -

    Porca troia, le cose non vanno mai totalmente bene. Però c'è ancora qualcosa che gioca a nostro favore. Non posso lasciarmi scappare la situazione di apparire utile, almeno come analista, alla squadra.
    Prendo fiato, valuto le possibili reazioni e nulla sembra potermi andare contro. Non ci penso ulteriormente e, controllando tono di voce, espressioni facciali e gestualità, mi esprimo:

    Ma è comunque impossibile da attivare, dico bene?

    Sono sicuro che questa frase li lascerà di stucco. L'impossibilità di attivare la bomba gioca a nostro favore. Ma adesso che ci penso, per quale motivo avrebbe dovuto avvertirci di ciò, se la bomba fosse inattivabile? Mi sa che...

    - Temo di doverti deludere...

    Ma che cazzo! Ma ne farò mai una giusta? Vabbè, mi sa che è meglio che io stia zitto per tutta la durata di ciò che dovremo passare. Affronterò tutto ciò che ci sarà da affrontare: è questa la determinazione di chi sa di aver fallito nella vita.

    ...se alimentato a sufficienza - e parliamo di una produzione elettrica industriale - quella cosa potrebbe esplodere. Vi darei la notizia peggiore a voce, ma preferisco mostrarvela. Prendetevi per mano e poggiatevi a me. -

    Ah, non era il fatto che quel tizio avesse trovato una bomba da fine del mondo la brutta notizia? Questo sì che è proprio spiritoso, Matador!
    Haru poggia la sua mano sul Matador. Non posso fare ancora la palla al piede, devo agire di conseguenza. Tendo la mano destra e la poggio sulla spalla del Matador: segno d'amicizia. Non si sa mai che si scordi che siamo amici. Rosalita è l'ultima: siamo pronti a partire.
    Il teletrasporto del Matador è la cosa più fotonica che io abbia visto. E ricordo a tutti che sono un ex tossicodipendente che ha provato di tutto. Non attraversavo un tunnel di luce colorata dall'ultima dose di LSD. Lo scombussolamento dovuto al teletrasporto non riesco a contenerlo. Mi defilo dal gruppo e, meno rumorosamente possibile, lascio andare il mio stomaco in un rigurgito poderoso.

    BLEAAARRGH...!

    Risparmio i dettagli su colori, profumi e sapori. Niente di esaltante.
    Torno al gruppo, un sorriso imbarazzato mi si stampa sul volto. Ho la tipica sonnolenza di chi ha appena vomitato, ma riesco a celarla sgranando gli occhi nella maniera meno naturale possibile. Cerco di giustificarmi, ma non sto un granché, quindi non esce fuori una grande scusa.

    Scusatemi, avrò mangiato pesante...

    Mento, non mangio da giorni.
    Mi rifocalizzo sui discorsi del Matador. La brutta notizia deve ancora arrivare e, nonostante la voglia di sentirla sia pari a zero, non posso farne a meno. Si tratta di una missione più complicata di quanto pensassi.

    - Señoras y señores, les presentoooo: "El Camino", ovvero "La Via".
    E' la più vecchia stazione del Paese del Fulmine, auto-alimentata da un enorme generatore elettrico oramai superato. Con le nuove tecnologie dal vapore in su i treni hanno ottenuto maggiori velocità, mandando alla rovina questo complesso. Le luci che vedete le ho piazzate io, ma non sperate di trovarne altre. La struttura scende 500 metri sottoterra, dove troveremo reticolati labirintici e naturalmente i binari.
    E' da trenta giorni ormai che circolano le voci: i viaggiatori giurano di aver sentito rumori inquientanti provenire da qua dentro. E in più le emanazioni di chakra che libera questo posto non sono normali per una stazione andata a quel paese.
    Riassumendo, ho più di una ragione per credere che Key e quella bomba siano qua dentro, alla ricerca del generatore centrale con lo scopo di attivarlo.
    Fate due più due e capirete cosa voglio dirvi. -


    Non bisogna essere dei matematici per fare due più due, come non bisogna essere dei geni per capire che quel fottuto criminale ha soltanto bisogno di mettere le mani sul generatore per farci saltare tutti in aria.
    Non ho mai capito questi supercattivoni che vogliono far saltare i pianeti sui quali vivono. Come pensano di vivere successivamente?
    Tra vomitate e sonnolenza non ho nemmeno avuto il tempo di guardarmi intorno: l'ambiente è molto familiare e confortevole per me, è molto umido e il disordine dovuto all'abbandono sembra quello interno al mio cervello. Niente male. Ragnatele e puzza di escrementi escluse, ovviamente.
    Accade una cosa inaspettata: il Matador fa il burlone e decide di scuotere il sistema nervoso di Rosalita. Questa è evidentemente terrorizzata dal luogo e non credo che farla spaventare ulteriormente sia positivo sia per la missione, che per l'eventuale rottura di palle che solo una donna irritata può creare. Peggio del peggiore dei mukenin.
    Non mi permetto comunque di contestare l'azione del Matador, ma durante i pochi secondi in cui Rosalita resta paralizzata dalla totale paura a causa della maschera, mi pare di notare sulla sua lingua scoperta un simbolo. Non ho idea e interesse ad identificarlo. Non voglio impicciarmi ulteriormente e, se conosco il Matador, lo apprezzerà.

    Ho soltanto due traccianti luminosi, quindi dovremo dividerci. Io ed Haru andremo a sinistra, Shaku e Rosalita a destra...


    Ormai è chiaro che tu voglia farmi fuori, Matador. O sei proprio uno stratega di merda, o i miei presentimenti sono reali. Preferisco non ribellarmi, nonostante anche la donna sia visibilmente irritata dalla tua scelta. Guarda che sfrontata! Come si ribella. Beh, spero che non abbia mai bisogno di me! Anche se, a dire il vero, era lei che stava per terminarmi dopo il torneo. Meglio che io stia zitto, non so di cosa sia capace questa donna.
    Il Matador continua a parlare.

    ...Gli obbiettivi sono Key, la bomba e il generatore. Intensificheremo il flusso del chakra per segnalarci un successo, nella speranza che questi cunicoli non siano davvero enormi come dicono.
    Domande prima di partire? -


    Non so cosa intenda per “intensificare il flusso di chakra”, ma spero che Rosalita ne sappia qualcosa.
    Che domande potrei fargli? Non ne ho idea: “Vuoi forse uccidermi?”; “Perchè Rosalita ha un tatuaggio sulla lingua?”; “Che si cela dietro la tua maschera?”; “Rischio di morire andando con Rosalita?”. Non so davvero che domande fargli. Taccio.
    Afferro un tracciante e lo attivo. Faccio un cenno alla coppia Haru-Matador. Mi volto verso Rosalita e le faccio cenno di seguirmi nel tunnel di destra.
    Siamo separati dal resto del gruppo, perchè non provare a far colpo almeno su un membro del gruppo?

    Senti, Rosalita. Io non piaccio a te e tu non piaci a me, evidentemente...

    Stai proprio partendo bene, Shaku.
    Mi aggiusto il colletto, deglutisco e passo una mano tra i capelli. Proseguo il cammino e, in un attimo, riprendo anche il discorso.

    ...Ma ti giuro che non sono così pessimo quanto pensi.
    Beh, in realtà lo sono. Non sono nemmeno riuscito a consegnare una lettera “d'addio” alla mia famiglia. Però ti assicuro che non ho intenzione di morire con facilità, cara mia. Ho una figlia e vorrei provvedere al suo sostentamento, quantomeno morale, per un po' di tempo.


    Balle, non me ne sono mai occupato, ma se nessuno dovesse uccidermi, potrei pure farci un pensierino. Adesso manca un colpo di grazia: la pietà realistica. In pratica, chiedo soltanto ciò che vorrei realmente, ma in una situazione in cui mi conviene.

    Se qualcuno o qualcosa dovesse farmi fuori, come ultimo desiderio, ti chiedo di consegnare la lettera che si trova nel taschino del mio giubbotto ninja a Kiri, a casa della mia famiglia. Mia moglie si chiama Mirabelle, è un nome insolito, la troverai subito chiedendo in giro. Vi chiedo, inoltre, di lasciar loro un po' di soldi. Vedi, io non sono mai stato in grado di offrirgli stabilità economica. Non so voi in che condizioni versiate, ma state di sicuro meglio di me e, con le abilità del Matador, ottenere qualche ryo non dovrebbe essere un problema.
    Spero solo che tutto ciò che ti ho chiesto sia inutile. Grazie comunque per avermi ascoltato, è stato bello trovare qualcuno con cui potersi sfogare.


    Non ho mentito questa volta. Mi sento davvero inutile, specialmente in questo periodo.
    Continuiamo il percorso, la fioca luce del tracciante mi consente di vedere a meno di un metro dal mio naso. Riesco ad orientarmi ascoltando le gocce d'acqua che cadono dalle mura: escono da tubi ormai usurati dal tempo. Spero solo che vada tutto bene.

    Vi avevo promesso che avrei postato in nottata :sagh: Spero che siate soddisfatti :please:
     
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  6. "KING"
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    Che piacevole riunione della combriccola dei disperati.
    Giovani promettenti pronti a morire per una causa nobile.
    Fandonie ed illusioni della mente per addolcire la pillola.
    Loro erano "mercenari" in un mondo di "Mercenari" e di strozzini.
    Loro erano li per fermare un uomo la cui vera natura, più o meno, era nota solo ad uno di loro.
    Haru conosceva il Soggetto in questione, si era già "scontrato" con lui, un banale sadico giochetto con la vita di una formica ai bianchi occhi di Key hyuga.
    Non appena si palesò, distorcendo il campo magnetico della zona, El Matador tutti si voltarono a guardarlo.
    Haru, con la mano sinistra, lentamente scostò un lembo del cappuccio facendolo ricadere delicatamente sulle spalle mostrando la sua chioma argentata ed il suo bel volto; era poco tempo che stava fra le montagne, ma il colorito della sua pelle pareva essersi leggermente schiarito da quello solito, anche se rimaneva nel suo genoma l'abbronzatura da strafico Suniano.
    Haru non badava nemmeno a ciò che diceva Shaku, era oltre ogni modo ansioso di sentire ciò che ancora non sapeva sul conto di Key Hyuga.

    -Avanti, saltiamo i convenevoli e dicci tutto Matador-

    Matador tagliò corto e prese subito ad esporre tutto ciò che sapeva su Key Hyuga, come un professore di storia durante una lezione a cui tiene particolarmente.
    Dall'inizio, con calma, e lasciandosi trasportare dalle sue passioni.
    Matador non pareva essere uno molto emotivo, eppure nella sua voce poteva cogliere un nervosismo febbrile, come se avesse una gran fretta, ma non volesse rischiare di fare un disastro.
    Forse non voleva spaventarli cercando di tenersi calmo.

    *Crede che uno di noi potrebbe scappare dopo aver sentito quanto ha scoperto?*

    Ma andò avanti a parlare interrotto solo una volta da Shaku.
    Iniziò a parlare di come Key Hyuga fondò dalla radice Kishikumo, venendo chiamato Kishi, di come influenzò dietro le quinte il corso delle grandi operazioni di Kishikumo e di come ne uscì.
    Buco del suo passato ignoto a tutti coloro che sono vivi, forse solo un morto potrà parlarci della storia di Key Hyuga, ma ad haru non interessa nulla del suo passato o di chi sia stato.
    Tuttavia era ancora in vita, come aveva detto Matador, e doveva avere una potenza davvero eccezionale e bla bla bla.
    Chiacchiere e ancora chiacchiere, Haru sapeva bene quanto era pericoloso Key Hyuga, sapeva bene quanto fosse forte, più forte di lui.
    Ma non gli importava minimamente, come si poteva capire dalla sua espressione risoluta e dal suo sguardo fermo ed infuocato.
    Non gli interessa l'essere stato l'ombra e la pedina se non quasi "apprendista" di uno come lui.
    Quello che aveva in mente era solo la maniera migliore per farlo fuori, e stava già elaborando tantissimi scenari che comprendevano tutti molto oro e tante esplosioni.
    Proseguì il racconto del Matador che si soffermò su un nome già ben noto ad Haru: Faust.

    -Che Faust? cos'altro può averci lasciato quel morto in eredità?-

    Con una coincidenza tempestiva con la sua domanda, cappuccetto-rosso si apprestò a richiamare una pergamena che, scomparsa la nube di fumo bianco, mostrò loro uno schema di una costruzione stranissima piena di note forse criptate o forse no.
    Haru non ci capiva molto di queste cose scientifiche, ma di una cosa era certo: aveva già visto quei "disegni" in un laboratorio di Hojo, lo scienziato a capo dei laboratori segreti dello Hyuga.
    E temeva di aver contribuito anche lui, purtroppo, al concepimento di quella bomba, ma spera di sbagliarsi.

    *Una bomba in grado di poter annientare gran parte dell'umanità in un istante
    . . .
    Non può volerlo fare davvero, nei suoi discorsi psicotici parlava anche di una "nuova umanità" e di una "armonia con la natura" senza precedenti, non distruzione anche del pianeta!*

    Quest'ultima parte aveva lasciato scosso Haru: Una bomba di quella potenza (che Haru non aveva ancora ben realizzato) avrebbe provocato danni immensi alla Terra, e non rientrava minimamente nei mille bei discorsi che aveva sentito negli anni passati al suo servizio.
    Sapeva che era disposto a grandissimi sacrifici mondiali, anche ad uccidere ogni uomo ritenuto "indegno" quindi quasi tutti.
    Ma a ledere il pianeta
    . . .
    Matador si agitò maggiormente nel tono della voce sul finire del discorso che lasciò in sospeso, pretendendo che tutti lo seguissero tramite il suo Iseki.

    -Se siamo nella merda tanto vale sguazzarci dentro no?
    Dai andiamo-


    Ed anche Haru prese contatto fisico con el Matador permettendogli di connettere anche lui al suo Iseki.
    Il trasferimento andò a buon fine, Haru aveva già sperimentato una volta gli effetti devastanti di quella tecnica.
    Tali effetti erano ora solo accenni appena appena fastidiosi quali lieve capogiro, fischio d'orecchie e scombussolamento magnetico.
    Di una cosa Haru era sicuro, la sua tecnica di "teletrasporto" era di gran lunga più confortevole.
    D'un tratto STRAC uno strattone dietro alla nuca ed il mondo riapparve sbattendoci contro.

    Il Buio Più Buio

    Ciò che si parò dinnanzi ai loro occhi fu una tetra e buia stazione di una linea ferroviaria sotterranea.
    Mattonelle rosse e giallastre, ricoperte da anni ed anni di strati di polvere muffe e disuso, oltre che da murales e graffiti della peggio specie.
    Travi di legno marce, consunte e distorte da umidità e piaghe del tempo svettavano nei grandi corridoi circolari.
    Haru non fece una piega in volto tanto alta era la sua tensione e concentrazione, ma gli venne istintivo un arricciare il naso.
    Quasi contemporaneamente Shaku rigettò cena pranzo e colazione in un colpo solo, non si sa se a causa del "viaggio", del fetore e dello squallore del luogo, o di una dipendenza da sostanze alcooliche o di altro tipo.
    Altro squallore aggiunto allo scenario.
    Così Matador si apprestò a finire di descrivere lo scenario, con una bella descrizione dell'ignoto che li aspettava sotto ad un paese straniero per entrambi in una situazione in cui i rapporti internazionali sono davvero precari.
    Matador tirò fuori dei traccianti luminosi, non che ad Haru servissero, ma si divisero in coppia tenendosene uno ogni due.
    Il dado è tratto, non si torna più indietro.
    La bella Rosalita avrebbe dovuto far da balia a Shaku mentre Haru e Matador avrebbero preso il cammino di sinistra.
    Il segnale per avvertirsi sarebbe stato aumentare il flusso del proprio chakra improvvisamente
    . . .
    Tutto chiaro.
    Haru era rimasto per la maggior parte del tempo in ascolto senza commentare ne fare domande, non vedeva l'ora di partire e di stare da solo con Matador per chiedergli una cosa molto, molto importante.
    Ma prima
    . . .

    -Shaku tieni a bada le mani con Rosalita se non vuoi che ti polverizzi-

    Gli disse con una voce sprezzante mista fra il giocoso ed il minaccioso, per poi voltarsi ed intraprendere il primo passo verso la battaglia più importante della sua vita.
    Così, non appena si dividero, Haru aumentò il passo per affrettare il raggiungimento di una distanza di sicurezza da orecchie indiscrete.

    -Prima di tutto, sei sicuro di ciò che stiamo facendo?
    Credi davvero che voglia usare un congegno tanto pericoloso anche per il pianeta stesso?
    E poi sei sicuro che sia un bene aver quel ragazzo con noi, quell'Hoozuki, sembra una brutta copia di un "eroe caduto in disgrazia".
    Dubito che sia stata una buona scelta anche puntare su di me, credo proprio di essere il cavallo sbagliato su cui puntare in questa grossa faccenda.
    E che mi dici di Nataku?
    E Lars?-


    Un mare di domande, buttate li in fretta mentre si addentravano in uno scenario fatto di raccapricciante oscurità e luci al neon.
    Un mare di dubbi, dubbi mai nati prima in vita sua lo stavano attanagliando e lo rendevano debole.
    Dubbi che compromettevano la sua concentrazione, il suo istinto e la sua sopravvivenza.
    Dubbi che mettevano in gioco la vita di tutti quanti noi.
    Sbrigati a risolvere il tuo dilemma interiore Haru, ma prima ancora a capire quale sia!



     
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    Matador e Haku a sinistra, Rosalita e Shaku a destra. Due percorsi opposti che si sarebbero reincontrati oggi stesso, o mai più.
    A passi inoltrati i primi inquietanti rumori vennero giù dai soffitti della stazione, letteralmente. Blop, blop. Goccia goccia si stagnavano lungo i cunicoli allarmando topi e scarafaggi sugli intrusi di quel luogo dimenticato da Dio in persona.
    L'ispanico mascherato reggeva il tracciante, unica fonte di luce dei meandri dell'abisso rugginoso. Non che ne avesse bisogno, lo faceva principalmente per il compagno del momento. A passo sicuro di sè marciava con dietro capelli argentei, che a braccia conserte meditava sul da farsi, o quantomeno sul chiedersi. Le domande del momento potevano essere tante, persino troppe se non calcolate adeguatamente, ma l'omone sapeva bene quanto valesse il silenzio, perciò si dilungò solo l'essenziale per capirci qualcosa di tutta la situazione:


    -Prima di tutto, sei sicuro di ciò che stiamo facendo?
    Credi davvero che voglia usare un congegno tanto pericoloso anche per il pianeta stesso?
    E poi sei sicuro che sia un bene aver quel ragazzo con noi, quell'Hoozuki, sembra una brutta copia di un "eroe caduto in disgrazia".
    Dubito che sia stata una buona scelta anche puntare su di me, credo proprio di essere il cavallo sbagliato su cui puntare in questa grossa faccenda.
    E che mi dici di Nataku?
    E Lars?-


    Nonostante tutto un papello di roba a cui rispondere. Perciò senza interrompere il passo, il Matador, grattandosi la capa metallica, vide di realizzare per come possibile le richieste:

    - Diciamo al 50%.
    Sto cercando di capirne proprio il senso. Non ho mai creduto ai cattivoni per principio.
    Dici di essere il cavallo sbagliato per questa faccenda? Se ne sei così certo tornatene pure a casa, non ti fermerò, ma non sperare che ti ricontatterò in futuro.
    Se non mi sei di aiuto oggi, fidati che non lo sarai neanche un domani. Quindi fai la tua scelta, ma fanne una e per sempre.
    Non so di chi stai parlando. -


    Mai l'aveva sentito tanto affilato nel parlare, segno che quel qualcosa lo stava seriamente preoccupando, o chissà che altro. Fatto sta che gli occhi dipinti della maschera gli furono di netto addosso, incutendo una certa emozione. Stava a lui decifrarla. A risposta ricevuta il duo continuò ad incedere alla cieca, oltrepassando la prima rete di conduzione elettrica, caratterizzata da una miriade di fili a parete andati in disuso - e ritrovandosi successivamente nella scalinata collegata al settore principale dei treni.

    stazione-centrale-grandi-stazioni-



    - Uhm...un posticino mui accogliente!
    Me domando chi sia l'arredatore. -


    Commentò il mariachi scorgendo quel poco che era tinto della luce lunare proveniente dai boccagli sul soffitto. Il che era strano considerando che la stazione era sotterranea. Poi un evento insolito...quasi paranormale si verificò: dei lumini uno dopo l'altro si accesero, mostrando davvero l'abilità di quel famoso "arredatore". Nel corridoio tra il treno numero 1 e 2 - guardacaso dov'erano il Matador e Haku - emerse dall'oscurità un altare, allestito all'occorrenza per un'omelia. V'erano stese le teste mozzate di bambini, offuscate dai capelli intrisi del loro sangue....

    Messa orrorifica


    Dalle gole squarciate pendeva la trachea, frutto dell'unione delle vertebre che terminavano dentro quelle teste. Avevano intorno dita mozzate - presumibilmente appartenutegli- accese all'altezza delle unghia, ed in breve si rivelarono essere proprio quelle le candele che davano atmosfera alla zona e a circondarli.
    All'altare un sacerdote vestito di nero, con al collo una collana di denti e di unghia umane. In penombra non pareva neanche avesse una faccia, tanto che l'unico dettaglio da uomo riconoscibile era l'appuntita barba bianca e incolta, che strisciava sulle teste degli infanti. Ma proprio quelle teste, che parevano le vittime in questione, si voltarono d'un tratto a fissare gli intrusi con sguardi assatanati, ed una melodia ne accompagnò il carattere...




    Il tracciante smise di funzionare di colpo, lasciando alle dita-candele il suo ingrato compito. Ma il brivido peggiore si fece attendere fino al momento in cui il disturbato stridio di tutte le porte dei treni anticipò la loro apertura, e da esse la fuoriuscita dei corpi dei bambini che si muoevano braccia stese per ostentare le dita mozzate. Raccolsero ordinatamente la loro testa dall'altare, posizionandola ora al loro posto ora reggendola nella mano, e si mossero, in direzione degli intrusi. Ridevano, piangevano, gridava, si bucavano gli occhi con le mezze falangi rimastogli. Altri, invece dicevano ben altro:

    - Vi prego.....aiutateci, vogliamo tornare a casa! -

    - Il prete cattivo...è stato lui! -

    Le prime perplessità cominciavano da lì. Quei bimbi domandavano aiuto, ma lo facevano con occhi indemoniati, viso sfregiati e corpi in decomposizione. Per di più tenevano intorno al corpo fili elettrici attivi che serpeggiavano attorno a loro. E avanzavano in indecifrabili intenti.
    Cosa fare?
    Probabilmente Haru cercò aiuto nel Matador, ma quest'ultimo si comportava in modo strano, come se sapesse già approcciarsi alla situazione. Senza dar aria alla bocca perciò, mollò il tracciante ai piedi del compagno e si teletrasportò addosso al sacerdote portandoselo nell'oscurità.
    Capelli d'argento era rimasto solo...


    Sorprendemi. Puoi davvero fare ciò che vuoi. D'ora in avanti se solo.
    Sappi soltanto che i bambini fanno assai male :si2:


    Intanto dall'altra parte...



    Rosalita e Shaku avevano iniziato il loro cammino raggiungendo mete ben diverse da quelle dei compagni. Laddove infatti il Matador e Haru si erano imbattuti nell'area treni propriamente detta, gli altri due stavano viaggiando nella sezione adibita al controllo dell'energia e dei binari. In una parola: la sala macchine.
    Da cosa lo si poteva intuire? Innanzitutto dall'ascensore in cui si ritrovarono alla fine del primo corridorio. Erano stati in silenzio sino ad allora, e continuarono a farlo al cospetto di quello. Per qualche strana ragione funzionava, e lo si notava dalla luce che li accoglieva al suo interno. Rosalita insicura sul prenderlo o meno, setacciò il cabinato e quel che poteva del marchingegno che lo muoveva. Alla fine dovette arrendersi ed entrarvi.
    I pulsanti non riportavano le cifre dei piani, bensì a cosa fossero predisposti. Niente di più comodo, pensarono entrambi, per cui senza guardare gli altri, la fanciulla piggiò "Generatori di energia"...


    Senti, Rosalita. Io non piaccio a te e tu non piaci a me, evidentemente...
    ...Ma ti giuro che non sono così pessimo quanto pensi.
    Beh, in realtà lo sono. Non sono nemmeno riuscito a consegnare una lettera “d'addio” alla mia famiglia. Però ti assicuro che non ho intenzione di morire con facilità, cara mia. Ho una figlia e vorrei provvedere al suo sostentamento, quantomeno morale, per un po' di tempo.
    Se qualcuno o qualcosa dovesse farmi fuori, come ultimo desiderio, ti chiedo di consegnare la lettera che si trova nel taschino del mio giubbotto ninja a Kiri, a casa della mia famiglia. Mia moglie si chiama Mirabelle, è un nome insolito, la troverai subito chiedendo in giro. Vi chiedo, inoltre, di lasciar loro un po' di soldi. Vedi, io non sono mai stato in grado di offrirgli stabilità economica. Non so voi in che condizioni versiate, ma state di sicuro meglio di me e, con le abilità del Matador, ottenere qualche ryo non dovrebbe essere un problema.
    Spero solo che tutto ciò che ti ho chiesto sia inutile. Grazie comunque per avermi ascoltato, è stato bello trovare qualcuno con cui potersi sfogare.


    Rosalita ascoltò con attenzione il discorso, provando una certa empatia per chi fino a quel momento non aveva provato altro che disgusto. Era una storia più o meno triste, ma che tendeva solamente a sottolineare la sua debolezza morale. Trattenersi dal giudicare fu un'impresa per la ragazza, specialmente considerando l'età che aveva, ma al termine del suo discorso allungò la mano sul suo viso a mò di carezzae e...gli mollò un sonoro scappellotto! Ebbene sì: quella lettera e tutte quelle belle cose le avrebbe fatte lui stesso di ritorno, non si accettavano scuse.
    Perciò con una guancia rosso-pomodoro e con una compagna che ben poco lo considerava, Shaku si godette la travagliata ascesa verso il completamento dell'incarico.
    L'elevatore vibrava un pò, tuttavia i reali problemi si verificarono quando le luci dei pulsanti presero ad accendersi e spegnersi di scatto, così come anche quella principale. All'improvviso si spense tutto.
    Soli e bloccati in quei 2x2 metri ad un piano a cui non potevano accedere per la mancanza di corrente.
    Rosalita reagì di istinto accendendo immediatamente il tracciante luminoso, non accorgendosi che la fonte verde rendeva solo più tetro il contesto già aungustissimo di per sè.
    Non le serviva parlare, la sua paura traspariva dalle gambe che le facevano "giacomo-giacomo". A un certo punto prese persino a mordersi le unghia della mano sinistra con voracità.
    Avrebbe voluto maledire il Matador fino alla fine dei suoi giorni per quanto le stava facendo passare, perchè se fosse stata accanto a lui, ci avrebbero messo un nanosecondo ad andare via da lì, ma evidentemente "qualcuno" si voleva divertire alle sue spalle. A Shaku non restava che cercare di consolarla. Eppure quando meno se lo aspettarono delle mani si posarono sulle schiene di entrambi, e la reazione di Rosalita fu istantanea!


    - !!!!! -



    Spalancò la bocca ed estraendo la lama più grande che aveva buttò giù la porta dell'ascensore. Capicollarono fuori, e quello sprofondò giù causando un tonfo assordante.
    Ripresosi dai brividi trovarono il coraggio di buttare un'occhiata in giro. E quanto videro ebbe dello spaventoso: una...camera! Non aveva nulla a che fare con lo scenario di una stazione, ma l'unico modo per procedere era attraversarla, dal momento che c'era soltanto una porta sul versante opposto rispetto a dove erano entrati. Peccato che nel mezzo della camera vi fosse una sedia che dondolava di tanto in tanto...e da sola.
    Il tracciante illuminava della solita tinta verde il nuovo posto, e Rosalita non tardò a mettersi dietro a Shaku, costringendolo ad andare avanti, nella speranza di non incombere in strane presenze...


    CITAZIONE

    - VI UCCIDERO', VI SQUARTERO' E PISCERO' SULLE VOSTRE BUDELLA! -

    Esclamò l'essere che senza gambe si spostava velocissimamente sugli arti superiori.
    Shaku doveva fare qualcosa, ed in fretta!!
     
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    Sorrow

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    L'unica luce notabile da quel buio corridoio proviene da un angusto ascensore in ferro. Le macchie di ruggine lo renderebbero “pittoresco” per gli amanti del vintage. Per me è solo un ammasso di ferro da buttare o vendere alla prima isola ecologica.
    La cabina è ben illuminata. Passare da una situazione di buio pesto a una di luce piena è proprio un toccasana per le mie pupille. Riesco quasi a sentirle restringersi nell'iride, lasciando spazio al verde smeraldo.
    Mi guardo intorno: oltre alla ruggine e alle ragnatele, una piastra d'acciaio splendente svettava dalla squallida visione. Come se avessero sostituito da poco il sistema di comandi.
    All'interno della piastra in acciaio sono incastonati dei pulsanti illuminati. Nella mente di una persona normale, ma anche in quella di una persona anormale, si potrebbe pensare solo che, premendo un tasto, si venga portati al piano indicato. A quanto pare gli ascensori di un tempo non sono come quelli di ora.
    Accanto ad ogni tasto è scritta una funzione. Prima che riesca a leggere anche solo la prima funzione, Rosalita è già pronta a schiacciare il tasto che si rivelerà essere dedicato alla funzione “Generatori d'energia”.
    L'ascensore fa per muoversi e, nonostante vari cigolii, incertezze e tremolii, riesce a provocarmi quel senso di vuoto che ogni ascensore funzionale provoca alla partenza.
    Ho giusto il tempo per beccarmi uno scappellotto da Rosalita dopo il mio discorso, che l'ascensore inizia a fare le bizze: le luci si accendono e spengono ad intermittenza, il tremolio si fa più insistente e il cigolio diventa un acuto rumore unico, come se si stesse fermando.
    Mi guardo intorno, spostando la testa con movimenti scattosi degni di un piccione strafatto di metanfetamine. L'intermittenza delle luci non mi permette di inquadrare al meglio la situazione. I due metri per due in cui sono confinato potrebbero essere un appartamento come uno sgabuzzino. Non riesco a percepire le dimensioni di ciò che mi circonda. Persino Rosalita mi inquieta in questa situazione: vedo il suo volto apparire e scomparire con varie espressioni impossibili da identificare.
    Buio. L'ascensore è ora fermo e il fischio d'attrito si è arrestato. Attimi di silenzio. Il respiro di Rosalita si fa più pesante, per non parlare del mio. Sembra quasi che cerchiamo di respirare per evitare di ascoltare il silenzio che ci circonda.
    D'un tratto, nel silenzio che non accingo a spezzare, una mano mi si posa sulla spalla. Sono sicuro: è Rosalita che cerca un qualche appoggio morale o fisico.

    Ehi, sta calma, hai capito? Andrà tutto bene...

    Dico con tono calmo, pacato e leggermente a voce bassa. In realtà è inutile che vi dica che mi sto cagando addosso. Non ho veramente idea di cosa stia accadendo e di cosa accadrà, ma non posso permettere che, qualunque cosa accada, la donna mi faccia finire male a causa del panico. Se qualcosa finisse male a causa del MIO panico, potrei anche perdonarmi.
    Faccio per portare una mano verso la spalla, per toccare la mano di Rosalita e infonderle coraggio. Ciò che trovano i miei polpastrelli è sconcertante: una mano quasi squamosa, fredda e ossuta. Non ho il coraggio di girarmi per vedere come stia Rosalita alle mie spalle. Quando la sento sussultare ho quasi l'istinto per girarmi e afferrarla di scatto. È vero però che l'istinto da eroe è inutile se hai un animo da coniglio.
    In pochi secondi rigonfio il braccio destro, sono pronto a sfondare il tetto dell'ascensore. Una forza misteriosa mi trascina fuori dall'ascensore afferrandomi dal petto. Porto le mani in avanti a tastare cosa sia: sento la pelle morbida e calda di una donna. Le opzioni sono due: sono morto e il mio angelo mi porta in un qualche paradiso oppure Rosalita ha già salvato la situazione e ha pensato anche a salvare me.
    A meno che il paradiso non si concretizzi in una stanza con una sedia a dondolo che compie il suo compito senza che nessuno le dia l'energia per farlo, credo che l'opzione giusta sia la seconda.

    Grazie, Rosalita...

    Mi volto verso di lei. Questa volta mi precede e, grazie al tracciante acceso, riesco a scorgere paura in ogni suo movimento: si regge a stento in piedi, gli zigomi le si contraggono ad intermittenza e il colorito – forse a causa della luce verde – non sembra dei migliori.
    Faccio un paio di passi in avanti, per raggiungere la sedia. Sento Rosalita che si posiziona alle mie spalle, poggiando le sue mani sulle mie scapole. Nonostante io sia effettivamente e probabilmente il più debole, resto comunque il più grande d'età e l'unico appartenente al “sesso forte”. Che cazzo dico?! Non mi sento in dovere di proteggerla, ma mi tocca per non morire. Dannato Haru! Se ci fosse stato lui avrebbe sparso un po' d'oro luccicante in modo da riflettere la luce del tracciante e illuminare tutto. Sto delirando, eh?
    È il momento di ostentare falsa sicurezza. È la mia specialità. Avete presente quei pesci inutili che riescono a mandare via i predatori gonfiando delle ghiandole e apparendo più grossi di quanto in realtà non siano? Beh, sono come quei pesci.

    ...Dai, non fare così. È solo una sedia mossa dalla corrente...

    Bisognerebbe vedere quale corrente la stia muovendo, dato che nella stanza non sono presenti finestre. Oh, sentite, vorrei vedere voi ad inventarvi scuse con una donna sull'orlo di una crisi di nervi accanto. Mentre voi stessi siete sull'orlo di una crisi di nervi, soprattutto! Fatemi lavorare, adesso.

    ...Sono sicuro che non accadrà nulla...

    Mi volto verso la ragazza impaurita. Le mie tremanti mani si posano sulle sue guance. Ho gli occhi ricolmi di lacrime. Ho una paura fottuta e reprimerla non gioverà al mio sistema nervoso.
    Tenendo tra le mani il viso di Rosalita, la guardo dritta negli occhi e con un sorriso asimmetrico e una smorfia simil-tenera le dico:

    ...Fidati di me.

    Le carezzo la guancia destra e mi volto giusto in tempo per vedere una creatura alle mie spalle: i capelli lunghi le coprono il volto; si muove in fretta sulle braccia e viene verso di me. Con uno scatto della testa all'indietro, i capelli lasciano spazio ad un volto deturpato da mille ferite, due occhi sgranati come i peggiori fattoni e, come se non bastasse, un inquietante sorrisetto. Tutto ciò accade in pochi attimi e vi lascio immaginare la sorpresa mista a paura. Uno di quei momenti nei quali vorrei avere un credo solo per rivolgere epiteti decisamente poco carini alla figura di riferimento.
    La creatura sembra quasi una ragazzina sui tredici/quattordici anni. Credo non ci voglia un genio per capire che in realtà non è soltanto un'adolescente, ma comunque l'involucro fa il suo effetto. Come farò a colpire una ragazzina?

    - VI UCCIDERO', VI SQUARTERO' E PISCERO' SULLE VOSTRE BUDELLA! -

    Due voci sovrapposte: una è quella di una vera e propria bimba; l'altra è cupa, tenebrosa. Come quella di un demone. Il sangue mi si raggela. Non ho più saliva. Porto una mano dietro la schiena per toccare la mano di Rosalita, per sentire contatto umano.
    Il dubbio è il solito: nonostante questa roba mi mandi al manicomio per la paura, come farò a colpirla, se necessario?
    Il dubbio si risolve in pochi attimi: la creatura si avventa contro di me ad elevata velocità. Chiudo gli occhi, ma sento benissimo il suo chakra e i suoi movimenti su quel parquet ormai logoro.
    Vuoi l'istinto di sopravvivenza, vuoi semplicemente la voglia di fare bella figura e mantenere la promessa fatta a Rosalita, le mani diventano due pistole. Punto una pistola al braccio destro e una al sinistro. Fuoco! Un altro colpo è già diretto alla testa. Il tutto è corredato dalle mie urla “di guerra”.

    MUORI PUTTANELLA!

    Deglutisco e spero di non essere morto.
    Tanta fatica fatta per sembrare sicuro e crollo sparando all'impazzata al primo spavento. Ma a chi importa! Quella troietta vuole uccidermi!

    Spero sia soddisfacente, ho cercato di scrivere più fluidamente possibile :si2:
    R:500
    S:600-35-18=547
    AeJ:Double gun (1 proiettile su Braccio Dx, 1 su Braccio Sx. Mirati eventualmente ad invalidarla).
    Pistola acquatica (Alla testa - che te lo dico a fare - mirata a fare headshot in stile horror :please: )
    Note: Mi sento molto in Resident Evil :please:
     
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  9. "KING"
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    La flebile luce verde fluo del tracciante donava un effetto ancor più accattivante e da brividi, alla già tetra atmosfera.
    I passi dei due shinobi, producevano un flebile eco, che andava a disperdersi nei tunnel e nei cunicoli immersi nell'oscurità.
    In quel luogo dimenticato dagli Dei il tempo sembrava essersi arrestato ad un'epoca ignota: strati di polvere decennali ed immense ragnatele ornavano le pareti del tunnel, assieme a luci che andavano ad alternarsi ogni due o trecento metri.
    Ma o erano rotte, o non funzionavano comunque.
    L'unica fonte di luce, era data dal tracciante luminoso del Matador.
    Haru gli fece qualche domanda, era preoccupato ed in se aveva un miscuglio indefinibile di emozioni.
    Ma da molto tempo aveva imparato ad accantonarle, perciò accetto' le parole del Matador senza continuare la discussione, come avrebbe voluto.
    In testa sua già aveva il concetto espresso a voce dall ispanico, ma sentirselo dire da una seconda persona da una motivazione in più all'anima.
    Aveva già fatto la sua scelta quando era rimasto in catene ad Iwa, abbandonato da tutti, anziché liberarsi e continuare la sua lotta solitaria.
    Come aveva detto al loro incontro nella sua stanza, Haru ora era un "Soldato de Iwa" e come tale avrebbe agito.

    -Devi fare una scelta, Haru...-

    -non sarei neanche qui, e non parlo di questo momento, questa e la mia battaglia, ma comunque, vedo che la pensiamo allo stesso modo, se non ce la faccio ora, non ce la farò mai!-

    Mentre gli rispondeva, Matador pareva ancora una volta teso dal tono della voce, comunque abbastanza controllata.
    Mentre gli parlava si avvicino a lui così tanto, da permettergli di sbirciare oltre i buchini degli occhi della sua maschera piccola parte del suo volto.
    Ma Haru non lo fece, e nemmeno ci provo'.
    Matador era per lui un simbolo, scoprirne le fattezze umane, avrebbe fatto cadere l'alone di carisma e mistero che lo avvolgevano.
    Inoltre con quel buio era quasi impossibile distinguere colori e forme con esattezza.
    Kamigawa si incupì, portando la sua concentrazione ad un livello molto elevato.
    Non disse più nulla, rimase nel completo silenzio, anche quando apprese che Matador fosse ignaro della sorte di Nataku, il fiero e forte discendente del temuto clan Kaguya e Lars, il prodigioso ragazzo del fulmine; i membri del suo Ex-team, come lui, come molti, finiti sotto il giogo di terrore dello Hyuga.
    Ma erano il passato, con loro aveva chiuso e con Key stava per farlo definitivamente.
    Con lui sarebbero spariti parte dei suoi problemi.

    *Non siamo distanti
    . . .
    Lo sento*

    Continuarono a proseguire lungo il tunnel a ritmo sostenuto.
    Passo dopo passo gli pareva di scendere sempre più nelle profondità della terra.
    Gli occhi di Haru si muovevano nervosamente a destra e a sinistra in cerca di qualche segnale o pericolo, ma il buio che pervadeva la struttura sotterranea, rendeva impossibile vedere oltre lo spiraglio al neon del tracciante.
    Così tese le orecchie, nella speranza che il suo super udito potesse captare qualche segnale, ma nulla.
    L'oscurità sembrava inghiottire anche i suoni.
    Dopo qualche altro minuto di marcia, Haru percepì qualcosa.
    Un debole stimolo tocco non la sua cista, non il suo udito, bensì il suo cervello.
    Haru aveva la straordinaria capacità di captare qualsiasi campo magnetico entri in contatto col suo raggio d'azione piuttosto vasto.
    E non solo: grazie al suo chakra, era in grado anche di manipolare l'intensità e la polarità di ogni campo magnetico con estrema semplicità e precisione.
    Infatti, poco più avanti, il giovane Anbu riuscì a notare diverse serie di cavi elettrici a muro che non c'erano in altri punti.
    Gli venne un'idea bislacca che provo ad esporre al suo compagno.

    -Ma non è che questi sono collegati con il generatore che stiamo cercando?
    Se così fosse, potrei provare a tracciare il campo magnetico prodotto da questi, ed arrivare così alla fonte
    ...-


    Ma El Matador avanzava spedito, e forse non l'aveva nemmeno sentito.
    Haru si affrettò a raggiungerlo nuovamente prima di perdersi nell'oscurità.
    Dalla fretta che aveva, sembrava che il mascherato compagno di battaglia pareva aver captato qualcosa di insolito o che non andava.
    Qualcosa di importante.
    Talmente importante da ignorare il suggerimento di Haru che poteva condurli direttamente a meta.
    O forse davvero non aveva sentito.

    *Certo che è strano!*

    E poco più avanti, come pronosticato da Haru, alla reazione insolita del Matador, li attendeva una scalinata che conduceva direttamente ad una stazione dei treni.
    Il soffitto era alto e dai lucernari scendevano raggi lunari ad illuminare debolmente proprio la zona dove sbucarono i due shinobi.

    *Ma che cazz...
    Sgombra la mente Haru, può essere un genjutsu, dovremmo essere sommersi sottoterra
    . . .*

    Haru fece qualche altro passò avanti precedendo El Matador guardandosi furtivamente a destra e a sinistra.
    Come un sensore di movimento, delle candele si accesero non appena Haru fece il primo passò in avanti.

    -Un posticino mui accogliente!
    Me domando chi sia l'arredador-


    -A me ricorda vagamente il covo di Faust
    . . .
    Sottoterra, una trama di cunicoli prima di sbucare in un grande stanzone.
    L'odore di morte-


    Aggiunse Haru proseguendo di qualche altro passò.
    Noto che si trovavano sulla piattaforma fra i binari 1 e 2.
    Ma fu presto ipnotizzato dalla candida luce delle candeline.
    Il fetore, la location, tutto gli ricordava il covo dell'ex kishikumo, il creatore della famigerata bomba.
    D'improvviso emerse dal nulla un tetro altare, ricolmo di teste rimpicciolite ed altre candele.
    Poi lo colse
    . . .
    L'Orrore.
    Realizzo che si trattava di teste di fanciulli.
    Con uno sguardo più attento riconobbe le candele per quello che erano: piccole dita di infanti e pargoli mozzate ed accese al polpastrello, con le unghie carbonizzate e la pelle sfrigolante.
    Un conato di vomito lo colse in pieno.
    Non aveva mai assistito (ne compiuto) un simile atto di follia.
    Un uomo, probabilmente l'autore dell'opera, avvolto di manto nero si aggirava borbottando fra le teste mozzate.
    Haru fece altri due passi avanti preso da rabbia e impeto.
    Tutte le teste, come se fosse scattato un allarme silenzioso, si voltarono tutte nella sua direzione.
    La luce del tracciante tremolo e si spense, lasciandoli nella tetra penombra delle dita-candela.
    Poi ci fu uno stridio assordante, che costrinse Haru a tapparsi le orecchie.
    Le arrugginite porte dei treni ai lati della piattaforma si erano aperte tutte in contemporanea.
    Dai vagoni uscirono corpi a fiumane, come un formicaio che viene agitato.
    La miriade di corpicini, perché ormai era chiaro che erano i proprietari di teste e candele, incedevano verso quelle a braccia tese.
    Come se venissero trascinati controvoglia.
    Haru conosceva i segreti della Vita oltre la Morte e del Mondo Puro.
    Sapeva come comunicare con le anime appartenenti al Mondo Puro e come Inteappolarle in dei contenitori adatti.
    Tuttavia non aveva mai osato una simile pratica, non era bello scherzare con vita e morte.
    Soprattutto non con dei bambini.
    L'attività che stava commettendo quell'uomo andava ben oltre a qualsiasi follia dello Hyuga.
    Per quanto privo di qualsiasi scrupolo, sentimento o compassione, non era uno che amava spargere troppo sangue oltre il necessario.
    Che quel prete fosse ai suoi ordini o meno non aveva nessuna importanza.
    Andava eliminato.
    I corpicini mutilati, martoriati, ustionati e seviziati avanzavano mettendo in bella non vista la mancanza delle loro dita ormai candele.
    Afferrarono con i monconi le rispettive teste, almeno credo, e, chi riattaccandosela alla bona, chi sotto braccio, furono presi da una strana euforia che li fece a calcolare tutti.
    Haru si volto all'istante cercando aiuto o spiegazioni nel Matador, ma questo era appena svanito nel nulla lasciandolo li con solo se stesso.

    *Iseki!*

    Sperava con tutto il cuore che non fosse fuggito.
    Ed infatti un attimo dopo ricomparve ai piedi dell'altare, per poi svanire nuovamente nel nulla portandosi dietro anche il prete.
    A quel punto i bambini non-morti presero ad avanzare tutti verso Haru.
    Chi strillando, chi dimenandosi come un ossesso, chi si colpiva da solo a volto e occhi, chi ancora gridava aiuto incolpando l'uomo nero.
    Ma nei loro occhietti martoriati non c'era più l'innocenza dei bambini, c'era il male.
    Un male così grande che non riuscivano a contenere, forse per questo gridavano come in presa a torture, o si colpivano la testa nel tentativo di far cessare o uscire qualcosa.
    La compassione venne rapidamente sostituita dall'assoluta indifferenza Zen della battaglia.
    Un profondo respiro e si mosse.

    -Quel bastardo, ancora una volta solo mi ha lasciato e di Key ancora nessuna traccia.-

    Mentre si incavolava a parole col nulla, stappo' la sua giara facendone uscire immediatamente una gran quantità d'oro.
    La polvere scintillante prese a vorticargli attorno.
    Due piccole nubi avvolsero le sue gambe dai piedi fino ai polpacci, e poi sempre più su fino a rivestirlo completamente.
    Lasciò il suo corpo molle, ed irradio di chakra l'armatura dorata che lo avvolgeva.
    Si sollevo da terra di quasi tre metri, con la rimanente sabbia dorata generò una decina di grossi spiedoni dorati lunghi circa un metro, dal profilo affilato coma la lama di un rasoio.
    Presero a roteare ad alta velocità nella zona immediatamente sotto di lui e attorno a lui, in un perimetro semi-sferico che lasciava scoperta solo la parte sopra di lui.
    Quelle lame dorate avrebbero tagliato praticamente qualsiasi cosa, rendendo quasi impossibile ad un corpo fisico avvicinarsi a lui.
    Dal terreno, grazie alle sua particolare dote che gli rendeva possibile estrarre ingenti quantità d'oro praticamente ovunque, oltre il perimetro di 5 metri attorno ad Haru, sorsero, a pochi centimetri uno dall'altro, svariati paletti dorati alti quasi dieci metri, che formavano una fitta muraglia a circolo bloccando ulteriormente l'avanzata dell'esercito di bambini.

    *Manca solo il tocco di classe*

    Il suo corpo divenne all'istante una potente calamita in grado di attirare a se qualsiasi oggetto influenzabile magneticamente.
    Caso vuole che alcuni dei bambini non-morti avevano avvolti attorno ai loro corpicini dei cavi elettrici attivi e scoppiettanti.
    Haru fece una smorfia di schifo prima di agire.
    Anche se ne andava della sua vita, anche e aerano già morti, intaccare i corpi dei bambini gli faceva un certo senso.
    Tuttavia non esito.
    Al suo comando, i cavi elettrici scattarono drizzandosi, mutilando ciò a cui si erano avvolti.
    Si compattarono in un grande cerchio che andò ad attaccarsi alla "staccionata" d'oro creata da Haru, elettrificandola.
    Haru, versione Gold Surfer (allegherò un'immi appena possibile :asd: ) emerse parzialmente dalla gabbia protettiva a più strati che si era creato.
    Pronto a colpire con il suo oro in qualsiasi momento, parlo a gran voce.

    -Conosco la sofferenza di chi viene strappato dal suo riposo.
    Provo compassione per le vostre piccole anime ormai corrotte, ma ditemi, se c'è qualcosa che posso fare per liberarvi dal vostro tormento, lo farò.-Non vorrei spazzarvi via, ma forse e proprio ciò che devo fare, se così non fosse, fermatemi finché siete in tempo!-


    Aveva lanciato una offerta d'aiuto alla massa di non morti.
    Non era chiaramente l'edo tensei.
    Gli sembrava che i corpi fossero mossi da una sola, o da poche volontà con un obbiettivo comune: lui.
    La sua offerta di libertà sperava sarebbe stata accolta.
    Sperava che una di quelle testoline gli dicesse "basta distruggere l'altare"
    Tuttavia già dentro di se sapeva che non sarebbe stato così.
    Porre fine a tutto quello in pochi istanti sarebbe stato semplice, soprattutto all'inizio, che erano ancora apparentemente confusi e disorganizzati.
    Ma valeva davvero la pena provare.
    Non voleva dover infierire su quei corpi.



    res: Max
    Chakra:Max-5(sosp)-10(armatura)-20-20(2 manipolazioni sakin)-boh(attrazione magnetica dei cavi)
    Azioni:
    -armatura sakin
    -sospensione (direttamente sull'armatura)
    -manipolazione Sakin per creare 10 lame rotanti posizionate in maniera semisferica sotto e sopra di lui.
    -manipolazione per creare una recinzione sakin che lo circonda per 5 metri di raggio + o -
    -manipolazione magnetica per attaccare i cavi elettrici alla recinzione.
    Sto dal cell. Appena ho la possibilità dal PC metto a posto. Grafica ed eventuali errori nei dati dello spoiler sui calcoli (che ancora nn ho fatto :asd:)
     
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    Dei rampicanti morti,
    immersi nella foschia più lugubre immaginabile.
    Questo è il paradiso.
    Questo è l'inferno.
    Nè il paradiso nè l'inferno esistono.

    Chi sei tu che leggi?


    Disse un bambino morto. Poi attese una risposta, fissando chiunque li stesse osservando dall'alto, dietro ad una scrivania.

    Vieni a giocare insieme a me.

    Lo prese idealmente per mano, e lo condusse nel luogo peggiore mai partorito.



    Poco prima


    Haru diede prova della sua incorruttibile crudeltà interiore, spazzando via il meme del male come fosse un'inanimata matassa di foglie al vento. Ci si dovrebbe domandare se lo fosse veramente, perchè nessuno degli infanti sanguinò alla sorte che gli toccò. Perchè fossero già morti? O perchè il buio velasse i copiosi schizzi?
    Fatto sta che in breve tempo, vuoi per i flagelli aurei artificiali, vuoi per le sofisticate perizie del combattente, l'area fu sgombera da ogni male. Quali emozioni si annidano nel cuore di un guerriero quando "opera"? Lo shinobi dispensatore di morte non lo sapeva ancora, ma l'avrebbe presto capito...che lì era soltanto un assassino, e non il difensore di una causa. Lui e i suoi complici avevano osato profanare non una stazione, bensì una città che, benchè morta, si teneva ancora in piedi con le anime dei suoi vecchi abitanti.
    Ad ogni modo, liberatosi della minaccia, non ci volle molto ad Haru per capire di essere rimasto solo; difatti, pur cercando in lungo e in largo, persino in mezzo ai treni posteggiati, non rilevò alcuna traccia nè del "sacerdote" nè del Matador. E le abilità sensoriali da lui controllate servirono ancora a meno, per lo più a capacitarlo del fatto che quel luogo non emanasse più alcun chakra dopo il genocidio.
    Girovagando per circa trenta minuti a vuoto, aveva già perduto l'orientamento. Fortuna che aveva lasciato una scia di sabbia per risalire all'inizio del suo percorso. Tuttavia quando rassegnatosi al ritrovamento del compagno, tentò di ripercorrere al contrario la via ed uscire dalla stazione qualcosa non gli quadrò: più tornava indietro e più gli pareva che la scia di sabbia non finisse. A un certo punto gli bazzicò nella mente di lasciare incisa su un binario una lettera; quindi procedette ancora una volta nel senso inverso alla via di marcia. A dieci minuti trascorsi...lo rivide!
    Si fece luce con il tracciante del Matador e lo capì: era stato divorato dalla natura della stazione.
    Camminava e si sentiva osservato.
    Stava fermo e avvertiva mani sulle spalle inesistenti.
    Illusione o realtà? Nella sua sanità mentale si ripetè più volte che fosse colpa di qualche sortilegio di Key, ma metà della sua mente gli sussurrava nell'orecchio "ti sbagli".
    Dapprima fu un senso di smarrimento ad inquietarlo, ma dopo la parte peggiore: percepì dentro di sè la stessa sensazione di chi ormai sa che per lui è finita. Con sua immensa meraviglia apprese che non era così tremenda vista da dentro, o almeno era meno travolgente viverla piuttosto che affrontarla per i cari.
    Sentì voci, urla, lamenti e stridii continui, talmente reali da causargli un forte giramento di testa.
    Sopra la sua testa, incisi sul muri caratteri rossi gocciolanti: "Chi di odio ferisce..."
    L'ultimo suo ricordo? I cigolii di un treno in corsa sulle rotaie e i suoi fari.
    Haru venne travolto.


    Silent Hill



    Chi sei tu che leggi?
    Vieni a giocare insieme a me.


    Guardava Haru, ma contemporaneamente non lo faceva.
    Gli tese la mano, ma non era rivolta a lui, cosa che capì quando la ritrasse non appena gliela porse.


    - Non dicevo a te, a lui. -

    Indicava in alto, oltre lui, come se a decidere fosse qualcun altro. Quindi se ne andò in fretta e furia, perdendosi nella coltre bianca. A destra un cartello: "Ben Ritornato a Silent Hill".
    Spiazzato dagli eventi e dai ricordi fittizi vissuti, cercò di trovare un come e un perchè a "Silent Hill". Possibile fosse quello il "mondo puro"?
    Aveva un ponte sotto i piedi e una strada che conduceva chissà dove. La imboccò, senza indugiare neanche per un momento....


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    Lo condusse ad una cittadella con soltanto un nome, senza vita: un lungo ed interminabile viale con abitazioni sparse a destra e a sinistra, tutte uguali, identiche tra loro. Cambiavano i titoli sulle loro insegne, ma a causa di quello che appariva come un problema visivo di Haru, le lettere su di esse erano indecifrabili. Case bianche, con tre piani a testa e un tetto spiovente, tipico della abitazioni montane. Era sempre più spaesato. Si muoveva con passo incerto, intimidito, non più tipico del vecchio ninja di Suna. E perennemente nell'anima il senso di smarrimento dei condannati a morti. C'era freddo, troppo per la stagione corrente.
    Ignorava se e quale decisione prendere. Non gli restava che andare avanti. E più lo faceva, più le abitazioni alle sue spalle si annerivano, carbonizzate da un fuoco che si manifestava su di esse, consumandole fino alle fondamenta.
    Arrestò il passo solo in una circostanza, ovvero quando dinnanzi a lui, nel mezzo del grande viale bianco apparve una scritta nera si suoi piedi e lo scenario idilliaco si fece completamente scuro...


    ...di odio perisce.

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    Teneva una torcia in mano, la cui luci si proiettava in testa. Aveva segni di lesioni, di bruciature di anomale deformità sul volto. Non erano naturali, e di certo causate da qualcosa. Le pupille nerissime e grandi il doppio del normale, croste e bolle di pus che di fatto la rendevano un mostro. Avanzava da sola, verso Haru, in quell'oceano di tenebra, contorcendo le dita mozzate a metà. Rabbiosa e feroce gli veniva lemme lemme di sopra. Cosa doveva fare?
    Se avesse seguito la tattica precedente si sarebbe ritrovato solo nelle tenebre, ma se non l'avesse fatto...


    ...di odio perisce.



    Contemporaneamente



    - MUORI PUTTANELLA! -

    Due colpi alle braccia e uno dritto alla testa. Shaku ci sapeva fare come tiratore, e quell'abilità gli sarebbe servita parecchio nella stazione. Malauguratamente per lui, tuttavia, nella frenesia della sparatoria aveva dimenticato Rosalita, la quale inaspettatamente non appena l'Hoozuki si voltò per vantarsi della sua mira, non c'era più.
    Cosa le era accaduto? Si girò e rigirò all'improvviso nella stanza, trovando solo arredamento e il tracciante luminoso. Era scomparso persino il cadavere della ragazzina fatta fuori.
    Tirò presto le somme: era rimasto solo e sperduto, anche lui. Tornare indietro gli era impossibile, perchè l'unico sentiero era la porta della stanza.
    Con più o meno indugio maturò di fare la sua scelta, onde evitare di rimbattersi nella mocciosa, quindi si fece coraggio e varcò la soglia.
    Quel luogo aveva già dato l'aria di essere strano, fuori dalla normalità, e quanto trovò al di fuori della stanzetta gliene diede la conferma definitiva: si ritrovò nel bel mezzo della buia rampa di scale che sostituiva l'ascensore in caso di emergenza.
    Buio pesto sopra, buio pesto sotto.
    Vedeva quel che poteva grazie al tracciante, ma i brividi continuavano ad accavallarsi sulla colonna vertebrale, costringendolo ogni secondo a ripetere che non era una buona idea.
    Alla fine il "buon senso" ebbe la meglio, e per evitare di affrontare l'ignoto, si voltò per ritornare a quanto restava dell'ascensore. Peccato che...




    Una nuova presenza ricomparve imbrattata da testa a piedi di sangue. Fu istinto di Shaku chiudere e sigillare la porta.
    Volente o nolente era obbligato ad andare avanti.
    Facendo mente locale, ricordò che la sala macchine era all'ultimo piano. Niente di più facile. Doveva salire fino alla fine delle rampe. Il problema era se ci sarebbe arrivato vivo...
    E infatti neanche il tempo di rilassarsi, che udì degli angoscianti palmi tonfare con rapidità per risalira la rampa e raggiungerlo. Illuminò subito le scale che scendevano e la rivide lì, la stessa creatura orribile e terrificante che si era chiusa alle spalle...


    8.+The+Grudge+1



    Spararle in fronte fu inutile, dacchè ristabilitasi dall'urto tentò di piombargli addosso. Shaku doveva scappare e raggiungere il prima possibile la sala macchine!

    Niente di più facile. Sarà come una battaglia inseguimento. Tu le lanci cose, io ti lancio cose. Arbitrerò di conseguenza. Leggiti il regolamento e fai mosse che ti facciano avanzare quanto più velocemente possibile. Altrimenti...beh, lo scoprirai :please:
     
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  11. "KING"
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    Danza Mortifera


    I mostruosi bambini logorati dalla decomposizione e dalle ferite provocategli da quell'essere, avanzavano claudicando sulle loro gambine storte e dalle ossa tutte rotte.
    Avanzavano, strisciavano, provavano a saltare e cadevano.
    Le loro movenze tradivano ciò che erano diventati: degli abomini.
    Un errore, una tecnica andata a male, un rituale fallito, o un piano spregiudicatamente immorale.
    Ecco cosa aveva ridotto così quei bambini, qualcosa di "sbagliato"
    Ne era convinto, le tecniche di Resurrezione, al di la del fatto che non andrebbero usate MAI con leggerezza hanno la peculiarità di poter vincere la morte del corpo.
    Questi cosi, tuttavia, sembra che solo ciò che è dentro ai corpi è in qualche modo vivo.
    Alcuni erano già arrivati alla recinzione creata da Haru, non appena le furono addosso tutta l'area s'illuminò per un istante.
    Una decina di corpicini carbonizzati e fumanti furono sbalzati dalla recinzione elettrificata con un boato.
    Gli altri aumentarono l loro marcia mortifera e si gettarono in gran numero contro la recinzione.
    Erano troppi, la pressione era troppa.
    Nonostante le scosse e la resistenza del suo oro, la recinzione cedette dopo qualche altro assalto.
    Haru stava fissando la scena dall'alto dei suoi cinque metri, sospeso ed al sicuro.

    *Forse non era necessario tutto questo.
    Eppure mi da l'idea, per quanto orribile, di stargli facendo nient'altro che un favore
    . . .
    Devo ritrovare gli altri, non posso lasciare che soccombano nella MIA battaglia!*

    La sua mente era confusa come non mai.
    Una strana ansia si stava a poco a poco impadronendo dei suoi pensieri, e presto anche del suo corpo.
    Iniziava a sentirsi accaldato a causa della tensione e dell'agitazione.
    Respirò profondamente per calmarsi, come era solito fare, ma quando riaprì gli occhi, notò che il suo battito era addirittura aumentato.
    Forse a causa dei primi corpicini che impattavano nelle sue lame rotanti.
    Le prime teste volarono abbandonandosi in lamenti spettrali, i più audaci provarono a gettarsi direttamente contro le lame, forse sperando di fermarne la rotazione, come avevano sfondato la cancellata.
    Ma stavolta ogni intervento fu inutile.
    Ogni singolo corpicino venne fatto a pezzi senza distinzione dalle sue lame dorate.
    Era tutto finito, era salvo.
    E non era stato nemmeno faticoso.

    *Se doveva essere solo qualcosa per rallentarmi, Key, ci hai pensato proprio male, se invece non è opera tua
    . . .
    Beh, non nego che ne sarei contento*

    Il suo cuore non dava cenno di calmarsi nemmeno ora che il pericolo era passato.
    Sciolse l'armatura lasciando cadere di colpo tutto l'oro che lo rivestiva.
    Prima di toccare terra, i granellini si compattarono in una spirale che rientrò completamente nella giara che si portava appresso.
    La debole luce delle dita candele non lasciava molto spazio alla vista, dava solo abbastanza luce da vedere oggetti e forme, in parte i colori vicini, ma il resto era oscurità.
    Fece qualche passo calpestando ogni tanto qualche pezzo di carne, accompagnato da un sobbalzo.
    Stava cercando il tracciante che gli aveva lasciato el Matador, doveva essere caduto li da qualche parte.
    Lo trovò poco indietro rispetto a dove era sceso.

    -Merda, non va ancora
    . . .
    Un momento, ne ho uno anche io!-


    Così Haru si lasciò scivolare il tracciante del Matador nel tascino dei pantaloni e tirò fuori dal mantello, da una tasca interna, il suo tracciante luminoso.
    Non voleva sprecarlo quindi lo avrebbe acceso solo quando si fosse incamminato nuovamente nel buio.
    In quella zona non c'era traccia del Matador, sparito col suo Iseki.
    Non c'era traccia del biondo Kiriano Shaku, ne della bella Rosalita.
    Non rilevava nessun campo magnetico nella zona sotto la sua influenza, che non è proprio piccola eh!
    Le sue orecchie non potevano ascoltare nulla all'infuori del silenzio, e di un corpicino che ancora sfrigolava.
    La speranza si trasformò in schifo rapidamente, e nuovamente in ansia.

    *Che mi succede?*

    Si era accorto che la sua capacità e rapidità di pensiero si erano notevolmente ridotte.
    Da sano, avrebbe già esaminato tutta la struttura da cima a fondo senza muovere un dito.
    Ma in quel momento si stava guardando nervosamente attorno in cerca di qualcosa nell'oscurità oltre le dita-candele.
    Alzò le mani ed una nube dorata si spanse per tutta la stanza.
    La nube non era minimamente compatta e si stava espandendo a vista d'occhio inglobando ogni cosa in quella stanza.
    Niente di vivo o che emettesse una qualsiasi fonte di Chakra.
    Nemmeno in mezzo ai treni!
    provò allora a smuoverne uno con le sue abilità magnetiche, ma non dava cenno di volersi schiodare.
    Ansia ed inquietudine stavano avendo la meglio.

    -Gambe, mi rimanete solo voi, portatemi via da qui!-

    Haru imboccò la più vicina gallerie dei treni, camminando alla cieca seguendo il percorso.
    Non appena la luce dietro di lui non fu più visibile accese il tracciante luminoso, da cui scaturì una luce verde al neon, che serviva ad illuminare giusto dove dobveva mettere i piedi.
    Non sapeva quanto fosse profondo ne quanto era intricata quella rete di cunicoli.
    Per evitare di perdersi, come nelle mitologie che gli piacevano tanto, lasciò un sottile filo d'oro per terra, che l'avrebbe inevitabilmente ricondotto in quella stazione.
    Da li, procedendo all'indietro, era sicuro di poter ritrovare l'uscita.
    La rabbia si stava mescolando all'ansia, rabbia di non poter essere utile a nessuno.
    La rabbia dell'impotenza, e la frustrazione degli sconfitti.
    Ma perchè?
    Era sopravvissuto a quell'attacco macabro, e stava proseguendo vesro il suo obiettivo.
    Da un punto tecnico non è che la missione stesse andando male, anzi.
    Tuttavia, non poteva fare a meno di pensare di aver commesso un enorme sbaglio anche solo entrando in quel luogo.
    L'aria si era fatta molto pesante, come se anche lei fosse stata mutilata e martoriata.
    Ogni boccata d'aria che prendeva gli si riempiva il palato di sapor ruggine misto ad una sensazione di marciume.
    Stava peggiorando sempre più velocemente e se ne stava anche rendendo conto.
    Solo allora iniziò a sudargli freddo la fronte.
    Ansia ed agitazione non esistevano più, stava per entrare in una fase di pre-panico in cui arrivi ad un bivio dove o ti "rassegni" oppure sbrocchi del tutto ed il panico prende il sopravvento.
    In quei momenti bui solo la speranza può farti ritrovare la ragione, e la pace interiore.
    E dove la speranza svanisce diventa Fede.
    E questo Haru lo sapeva, la fede può fare grandi cose.
    Credere in un'entità superiore in grado di prenderci e salvarci da ogni male, può tirare fuori un sacco di cose da un uomo alle strette.
    Ed Haru credeva, credeva in quell'entità che chiamava Kami no Sabaku: il Dio del Deserto.
    Haru credeva che proprio tale Divinità gli avesse concesso i suoi straordinari poteri aurei, e che vegliava sulla sua strada.
    Beh, fino a quel momento non aveva mai avuto modo di dubitare del suo personalissimo Dio, ed anche in quel momento gli fu d'aiuto.
    Gli chiese una mano, e gli venne un'idea.

    *Tornerò alla stanza di prima, seguendo il filo d'oro che provvidenzialmente mi hai fatto lasciare, ed una volta alla camera cercherò di . . .*

    Un gran piano, disperato, ma che poteva funzionare.
    L'unico problema era tornare al salone del massacro.
    Haru si stava concentrando solo sul rumore dei suoi passi, con lo sguardo chino a terra intento a seguire la scia dorata.
    Ma fin da pochi minuti dopo essere ripartito a ritroso sui suoi passi c'era qualcosa che non lo convinceva
    Gli sembrava che la galleria fosse leggermente diversa.
    Continuò a girovagare seguendo le curve della galleria e la scia d'oro ai pochi bivi che incontrava.
    All'andata non ne aveva trovati, ma attribuì il fatto alla scarsissima visibilità, seguendo la galleria e guardando sempre avanti non aveva sicuramente notato quelle aperture all'andata.
    Eppure proprio non era convinto.
    Più andava avanti, e più aveva l'impressione di starsi allontanando dal mondo.
    Arrivò al punto di credere di star camminando da molto più tempo rispetto all'andata.

    *Che si tratti di un Genjutsu?*

    Nulla, con la liberazione non succedeva niente.
    Ma se non si trattava di un Genjutsu, allora qualcuno stava manipolando il terreno, ma come spiegare il suo filo d'oro?
    Lui era l'unico in grado di controllarlo.
    L'unico al mondo, non aveva mai visto altri controllare l'oro, ne aveva mai udito di qualcuno con capacità simili alle sue, se non nelle leggende del passato.
    Ebbe allora un'idea.
    Per essere ancora più sicuro, avrebbe segnato i binari progressivamente con delle lettere.
    "A"
    Andò avanti proseguendo molto più spedito, era convinto che quella fosse l'idea giusta.
    proseguì ancora ed appose una nuova lettera
    "B"
    Ed intanto il filo non dava cenno di finire, ne la terrificante luce delle dita-candele appariva sul fondo del tunnel.
    "C"
    E continuò a camminare mettendo i piedi solo nella luce del tracciante.
    Oramai aveva l'idea che se fosse stato avvolto dalle tenebre, non ne sarebbe mai più uscito.
    Si chinò per segnare la quarta lettera, una bella "D" ma

    *Potrei sempre aprirmi un uscita da solo, chissà se il cubo basterà a
    . . .
    "A"?!?*

    La luce del tracciante illuminò senza ombra di dubbio la prima lettera che aveva inciso.
    Gli occhi di Haru si spensero, il suo corpo si afflosciò.
    Speranza, fede, voglia di vivere.
    Tutto era uscito dal corpo di Haru alla vista della sua scrittura, della sua "A" incisa sul binario quasi 10 minuti prima.
    Tutto uscì svuotandolo completamente, annichilendolo.
    E lentamente, il vuoto fu riempito con sconforto e muta rassegnazione.
    Lui non è uno di quelli che impazziscono, è uno di quelli che si abbandonano.
    Ma davvero?
    Haru non si è mai arreso, e pr quanto la situazione sembrasse impossibile o catastrofica, è riuscito SEMPRE ad uscirne.
    Mai una volta ansia ed inquietudine si sono impadronite di lui in quel modo, ne quando ha affrontato gli Anbu di Konoha ne quando è stato travolto dalla Bijudama di Isobu.
    E tutte quelle volte, come in quell'occasione, era solo.
    No, c'era qualcosa di strano e che non andava minimamente in quel luogo, ma Haru credeva di essere lui stesso la causa.
    oramai non c'era più nemmeno Key nella sua mente, era svuotato.
    Alzò lo sguardo come a cercare il cielo, ma alla luce del tracciante si mostrò una terribile scritta lasciata col sangue.

    CHI DI ODIO FERISCE . . .

    *Odio, che parola strana*

    Non fece in tempo a finire il suo pensiero che avvertì un fischio sordo nelle orecchie, un cigolio metallico, ed un'improvvisa luce puntata direttamente in faccia.
    Ed una voce gli sussurrò all'orecchio

    . . .
    Di Odio Perisce!-


    Poi il nulla.

    Apri gli occhi!

    Haru, cullato da un intenso calore rigenerante, venne svegliato dal cadere di una goccia, e poi un'altra ed un'altra ancora.
    Era nudo, in quel luogo così familiare e piacevole, e pieno di luce.
    Non appena si alzò, aprendo gli occhi, la veste bianca avvolse il suo corpo, ed il bastone si palesò fra le sue mani.
    Quel luogo, che Haru credeva la sua mente, o la sua anima, non era diverso dall'ultima volta che ci era stato.
    Il suo albero però non sembrava vigoroso come dopo l'ultima "annaffiata".
    Non un pensiero stava affollando la sua mente, non una preoccupazione.
    Il suo corpo era leggero e fresco, e l'aria era pulita e buona, non che fosse necessario respirare.
    Si guardò attorno, ma già sapeva che non v'era anima viva, voleva solo assicurarsene.
    Il suo albero tuttavia, sembrava aver bisogno di bere un po'.
    Si morse il palmo della mano facendo uscire un rivolo di sangue, e passò la mano sulla corteccia dell'albero.
    Ma questi, prese fuoco.
    Un fuoco vivo ed ardente, un fuoco che può divorare ogni cosa.
    la sua veste si fece nera e pesante, ed il bastone marcì e si piegò, diventando inutile, se non un peso.
    Forse Haru stava capendo cosa non andasse.
    Provò a spegnere il fuoco, ma nessuno dei suoi poteri funzionava li dentro.
    Eppure era o no la sua mente?
    Non si preoccupò più di spegnere il fuoco.
    Aveva capito cosa stava guardando.
    Quella era la sua fine, stava arrivando alla fine, alla resa dei conti.
    Non appena si abbandonò a quell'idea, un sorriso si increspò sulle sue labbra.

    -Mi spiace solo, di non aver potuto far nulla per vendicare la tua morte
    . . .
    Ne la vostra Maestro, ma forse è meglio così!-


    Solo allora l'albero si spense disperdendo le fiamme, o meglio, assorbendole.
    Poi ci fu un esplosione di luci e colori ed Haru ne venne travolto.
    Il suo corpo nudo venne rivestito da un'armatura dorata leggerissima ed ampiamente decorata e con forme complesse.
    Ed il bastone, sempre in oro, terminò con culmine una sfera incredibilmente misteriosa ed affascinante.

    1855214-zeus

    Che Haru avesse finalmente raggiunto la pienezza della sua Anima?
    beh, qualcosa era sicuramente cambiato, e forse, la profezia stava per avverarsi.
    Come un bruco deve rompere la crisalide per uscire farfalla, così stava facendo Haru.
    Si sentì fremere di piaceri e sensazioni, un calore immenso lo inondava.
    E poi vide una mano tendersi verso di lui
    . . .

    Cavaliere della Speranza

    CITAZIONE
    Mpf
    ...
    Coerenza
    ...
    E quando mai non sarei stato coerente?
    Noi due siamo diversi e questo non si potrà cambiare.
    Non credere che io provi piacere nel togliere una vita.
    Non credere che mi piacciano violenza e sangue
    ...
    Anzi, detesto tutto questo.
    Ma è necessario per evitare che sia ancora maggiore.
    E' necessario uccidere una persona per evitare che ne muoiano altre dieci, o venti, o cento.
    E' necessario combattere e versare del sangue per proteggere ciò in cui crediamo, per evitare di perdere tutto.
    Come è stato necessario uccidere quella persona, per evitare che soffrisse per molte ore.
    O peggio, che si rimettesse in sesto se trovato da qualche suo amico e cercasse vendetta contro le persone a noi care.
    Nataku si è sacrificato per i suoi ideali, che fossero proteggere sua moglie e suo figlio, o non cedere al male.
    Forse per te il mio agire è sbagliato, anche il mio modo di pensare potrebb essere sbagliato.
    Ma finchè io lo riterrò giusto, continuero ad agire e pensare così!

    Haru aprì gli occhi, e si ritrovò sempre nello stesso luogo.
    Immerso in una luce bianca, tuttavia spettrale e ben differente dalla precedente.
    La sua mente stava andando avanti da sola e lui la stava ignorando.
    I suoi ricordi lo stavano tradendo e giocando brutti scherzi, c'era molta confusione, eppure aveva in se un senso di pace.
    Come faceva quando era al servizio dello Hyuga, soppresse ogni cosa, tranne quell'ultimo calore avvertito al manifestarsi di armatura e bastoni nuovi.
    Eppure adesso era avvolto nei suoi stracci neri e logori, ed aveva il corpo tutto indolenzito e stordito.
    una bambina, sempre col corpo martoriato ed in apparente putrefazione, gli tese la mano, come per aiutarlo ad alzarsi, ma non avrebbe mai potuto reggere il suo peso neanche se avesse avuto le dita intatte.
    Eppure la bimba aveva uno sguardo vago, come se stesse guardando dentro di lui, o addirittura oltre.
    Haru fece per afferrare la sua mano, tanto valeva farsi aiutare, almeno non pareva ostile.
    Non che avesse fatto la differenza.
    Ma non appena Haru si mosse

    -Non dicevo a te ma a lui!-

    Haru fece per voltarsi ma non c'era anima viva, ne morta, ne a metà.
    Solo lui e
    . . .
    Ops solo lui, perchè non appena si rigirò il non-bimbo era sparito nel nulla.
    Notò solo allora un cartello, un'insegna di legno molto vecchia e malandata con su scritta la frase "Ben Tornato a Silent Hill".
    La ragione gli diceva di tornare indietro, di trovare una via di fuga, di usare Furia e spaccare tutto e subito, ma perchè doveva ascoltare la sua ragione, che non aveva fatto altro che tradirlo in quel luogo?
    No, avrebbe seguito il momento.
    Senza pensare, senza riflettere, agire e basta.
    E prese a camminare, addentrandosi in quel luogo chiamato Silent Hill.
    A destra e a sinistra una coppia di file interminabile di villette a schiera tutte identiche fra di loro, ma parevano essere disabitate, come il resto del villaggio, o meglio, del vialone.

    CITAZIONE
    La giustizia è ben diversa da come la intendi tu!!
    UCCIDERE UN ASSASSINO NON TI RENDE MIGLIORE DI LUI!!!!

    Quelle parole gli rimbombavano nella testa, sostituendosi al suo discorso sulla giustizia.
    Si girò, e le case più in lontananza stavano crollando marce e lugubre.
    Consumate da una malattia che intacca tutto e lo logora nel profondo.
    La sua mente stava per ricominciare a farfugliare quando davanti a se si stagliò una scritta: DI ODIO PERISCE

    CITAZIONE
    Fa silenzio, Haru, e ascolta la calma di Kiri.
    La gente soffre, muore, si dispera, eppure il cielo non si lamenta.
    Sta ogni giorni sopra la testa di tutti noi senza troppe storie.

    E' proprio vero, siamo stati tutti gabbati dal fato, che ci fa credere che le nostre vite, siano importanti.
    La verità è che nessuna vita è più importante di un'altra, sono tutte prive di significato per il cielo, che sta li a guardare tutto indifferentemente.
    E' solo per chi vive la sua vita che cambia, e che è importante il come vivere.
    Ed Haru se ne stava tristemente rendendo conto.
    Ma non era triste in verità, solo, sperava che le azioni delle persone, potessero significare qualcosa.
    Ma il cielo è sempre uguale e non si lamenta.

    *Io sono il cielo!*

    E riprese a camminare, ora immerso non più in una bella e bianca cittadina, ma in una scura favela.
    Eppure ormai non aveva più paura, anzi, era svuotato da ogni cosa.
    una bimba demoniaca si parò dinnanzi a lui, teneva una torcia goffamente in mano con le dita mozzate.
    La sua testa era mezza aperta, i capelli incrostati di sangue ed il corpicino, coperto da una straccio lacero, era segnato da piaghe e ferite che non erano ben comprensibili.

    *Di odio perisce
    . . .*

    CITAZIONE
    Amore
    ...
    Che cosa spingeva a provare veramente quel sentimento?
    Lei provava un profondo amore per la sua patria e per i suoi sudditi, ma era la stessa cosa?

    *Odio e amore sono il binomio chiave, la passione porta all'odio e quest'ultimo di ritroso.
    Il mio Credo, con Nami sama era questo:
    Non c'è emozione, solo la pace.
    Non c'è passione, solo serenità.
    Non c'è Caos, solo Armonia.
    Non c'è Morte, solo il Chakra.
    Eppure c'è qualcosa di sbagliato in tutto questo.
    Esiste anche la passione incondizionata ed interminabile, proprio come quella per il mio Deserto
    . . .*

    La bimba si avvicinava pericolosamente a lui, ma non c'era emozione in lui, solo la pace.

    L'ultimo dono

    *La pace è una menzogna, c'è solo la passione*

    Ed avanzò anche lui di qualche passo, fissandola in quei suoi occhi spenti e tristi.

    *Con la passione ottengo la forza, con la forza ottengo il potere
    . . .*

    Mentre si avvicinava a lei, allargò le braccia, l'oro iniziò a vorticare attorno a lui.

    *Con il potere ottengo la vittoria
    . . .*

    E la sabbia dorata iniziò a compattarsi in un punto davanti a lui, fra di loro.

    *Con la vittoria spezzerò le mie catene.
    La Passione, la Forza che deriva dalla passione mi renderà Libero!*

    Questo era il suo credo mentre era al servizio di Key Hyuga, ma poteva anche essere interpretato, in maniera completamente diversa.
    L'oro si compattò nella sua mano, assumendo la forma di un bellissimo giglio dorato.
    Fragile, ma eterno.
    Haru sorrise alla bimba, oramai non aveva più importanza nulla per lui, se non fare un po' di bene nel suo ultimo momento.

    -Mi spiace, sono una frana coi giochi, l'unico che conosco è ruba-mazzetto ma non ho carte.
    Ma accetta questo fiore, te ne prego-


    Voleva solamente vedere un sorriso, su quel visino triste e martoriato.
    Una lacrima gli stava rigando il volto, e non se ne era manco accorto.


    Mi scappa pure a me una lacrima :sagh:
     
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    Sorrow

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    WOOOO! Hai visto, Rosalita? Dritto in testa e BOOM! Che cecchino! Dovreste trovarmi un soprannome per questa cosa

    Non ricevo nemmeno il solito sospiro di commiserazione. Mi volto e non trovo nessuno alle mie spalle. Rosalita è sparita. Il primo pensiero che mi viene in mente è quello di maledirla perchè mi ha lasciato solo. È un pensiero che viene subito sostituito da un altro: e se fosse stata rapita da qualcosa di paranormale? Chessò, uno di quei fantasmi con i lenzuoli bianchi, un mostro che si muove attraverso il buio e le ombre, qualcosa. Ok, Shaku, razionalità. Sto delirando a causa della paura che mi attanaglia le viscere.
    Il tracciante luminoso a terra si muove ancora. Rosalita non è sparita da molto e non mi resta che cercarla. Con voce e gambe tremanti, mi sposto negli angoli della stanza a chiamarla, senza ottenere risposta alcuna. Come se potesse rispondermi, poi.
    Deglutisco a fatica, il pomo d'adamo è un sasso che mi blocca la trachea e l'esofago, facendo passare la minima quantità d'acqua e d'aria necessaria a sostentarmi. Sono questi i momenti nei quali vorrei ancora avere dell'erba al seguito.
    Non potendo confondere i sensi, sono costretto a proseguire verso la porta dall'altro lato della stanza. Ogni passo che faccio mi volto, preoccupato dal rumore della suola sul pavimento.
    Sono giunto alla porta. Il tracciante è la cosa più inquietante in questo momento.
    Apro la porta e chiudo gli occhi, spaventato da ciò che potrebbe presentarmisi dall'altro lato. Una rampa di scale male illuminata è l'unica cosa che riesco a notare e, grazie alle entità superiori, non ci sono mostri a tre teste, demoni cornuti o bambine mutilate. Sapete com'è, le disgrazie non vengono mai da sole, così come le rotture di palle.
    Nonostante la scala non presenti anomalie, le mie gambe sono eccessivamente tremolanti per poterle salire ad una velocità sufficiente da scappare ad eventuali mostriciattoli. Meglio tornare indietro, quantomeno sono sicuro di aver fatto piazza pulita di bambine/demoni.
    Cazzate.
    Apro la porta alle mie spalle, per tornare alla stanza precedente. Il sangue mi si gela, il pomo d'adamo si blocca nel suo percorso. Non riesco a respirare: lei è ancora lì. La bambina totalmente insanguinata che si sposta sulle braccia ad una velocità degna del miglior ginnasta olimpico.
    Chiudo la porta in tutta fretta: sono in trappola. Devo salire le scale, ma le gambe sembrano essersi svuotate di qualsivoglia muscolo, osso, legamento o, considerando il fatto che non possiedo nessuno dei sopracitati, diciamo che sembrano “evaporate”.
    Poggio la schiena contro la porta e mi accascio al suolo con una mano sull'addome. Respiro profondamente per far passare il terrore e cercare di elaborare una strategia di fuga efficace.

    *Pat...Pat...Pat...Pat*



    Riconosco il rumore e la calma da poco riacquistata, lascia spazio al puro terrore. Sento l'odore del sangue di quella creatura orrenda entrarmi nel naso. Vorrei vomitare e lo farei, se non lo avessi già fatto durante il viaggio spaziotemporale con il Matador.
    Prendo il tracciante e, con riluttanza, lo avvicino alla rampa di scale che mi si para davanti. Il risultato del gesto è ovvio: due occhi rossi che mi fissano con uno sguardo terrificante. I denti aguzzi si chiudono tra arcata superiore e inferiore, lasciando spazio a un satanico sorriso.
    Sono fottuto. L'unica speranza che ho è attuare il mio...

    ...Piano F, Soraka.

    Soraka in arrivo

    Erano rimaste in contatto con me per tutto il tempo, quelle dannate meduse e i loro poteri psichici!
    Mi mordo il pollice e compongo in fretta i sigilli per evocarla. È la mia unica speranza per uscire da questo posto senza essere frullato dal mezzobusto della figlia di Satana.
    Soraka compare al mio fianco, sa già cosa fare. Le monto sull'esombrella e con un colpetto le comunico che sono pronto per partire alla velocità della luce.

    Più veloce!



    Non mi ricordavo che Soraka fosse così veloce. Come se non bastasse, ad ogni propulsione, ne segue un'altra ancora più forte. La silenziosità con cui riesce a spostarsi è quasi paurosa.
    Sento il vento fischiarmi nelle orecchie, gli occhi li mantengo aperti a fatica e sento gocce d'acqua abbandonare il mio corpo. Mi volto e, non avendo più davanti il vento a infrangersi sulla mia faccia, riesco ad aprire gli occhi e focalizzarmi sul mostro. Fuga tattica, questo ci vuole!
    Compongo i sigilli e cerco di evocare un velo di nebbia prima che lei possa oltrepassarlo. Dubito che lei riesca a percepire i nostri movimenti silenziosi, mentre io percepisco i suoi grazie all'orecchio sopraffino che mamma mi donò alla nascita.
    Successivamente, dal vapore acqueo circostante, avrei creato un enorme squalo oleoso pronto a scagliarsi contro di lei, rallentandone di molto la corsa e permettendomi di scappare tranquillamente a bordo della mia medusa.
    Spero che Rosalita stia bene. Eventualmente cercherò di localizzarla con Cerebro una volta finito questo casino. Anche perchè credo che il Matador potrebbe uccidermi qualora dovesse succederle qualcosa.

    Soraka, passami un tentacolo!

    Dannati umani. Siete delle sanguisughe!

    Nonostante ciò, Soraka portò un tentacolo sopra l'esombrella, facendo in modo che lo afferrassi, rimettendomi in forze a sue spese. Purtroppo sono i rischi che un supporto deve correre quando il supportato è in pericolo serio.
    Sento le energie ritornare e quelle di Soraka affievolirsi di poco. Questa belva è piena di chakra.
    Guardo verso la ragazza, sperando di non vederla sbucar fuori dalla nebbia. Le mani ai capelli e gli occhi sgranati: la mia ultima espressione prima di sapere l'esito della strategia di fuga.

    Ho scritto il più possibile, non avendo molto da scrivere in realtà :asd:
    S:547-140-10-130-10=257+300=557
    R:500
    AeJ:Evocazione di Soraka e fuga in groppa ad essa; Durante la fuga uso il velo di nebbia per cercare di non essere localizzato (Teoricamente, potrei essere localizzato solo tramite la localizzazione del chakra, dato che io e Soraka comunichiamo telepaticamente e Soraka non fa rumore quando si muove); Tramite l'udito la localizzo e le sparo addosso lo squalo missile acquatico con più l'effetto dell'idratazione oleosa (Se la becco, la spedisco 30 metri indietro e le faccio -35 sull'agilità. Che stratega :please: )


    Soraka:
    S:1000-5(x3)-300=685
    R:1000
    AeJ:Jetflash(x3) per scappare all'impazzata; Formazione di supporto: trasferimento (-300 di stamina a Soraka, +300 a me :tada!)


    NOTE: Tony, non so come interpreterai il Jetflash come fuga, dato che è una tecnica e non una fuga vera e propria. In pratica mi do 3 propulsioni che dovrebbero essere contate con CC+Nin+Bonus tecnica di Soraka. Ma la distanza percorsa non dovrebbe essere divisa per 2, in quanto appunto è una tecnica per darsela a gambe. Dovrei quindi percorrere 900 metri (In alternativa, qualora dividessi per due la distanza percorsa, ne percorrerei 450 :si2: ). Spero che il post sia soddisfacente :si2:
     
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    -Mi spiace, sono una frana coi giochi, l'unico che conosco è ruba-mazzetto ma non ho carte.
    Ma accetta questo fiore, te ne prego-


    L'andamento della bambina deturpata dapprima mostruoso divenne sempre più "normale", così come le sue pupille. Dilatate a più non posso, fissarono l'intruso con profonda intensità. Dubbiosa, interrogativa, spaesata. Avrebbe voluto aggredirlo, addentarlo e ucciderlo, ma qualcosa glielo impediva, intimandole di frenare l'istinto. In primo piano il giglio dorato, dietro di lei l'infante creatura. Era attratta dai petali aurei così come un bambino dalla palla. E ancor di più si era bloccata sulle bellissime mani di colui che lo sorreggeva.
    Haru era stato tante cose nella sua vita, ma ora appariva come l'esatto opposto di ciò che aveva rinnegato: un benefattore.
    Cercò di aggiustare la posa, distraendosi coi suoi occhi. All'ombra di quel gentile gesto non voleva più essere considerata mostruosa. Perchè?
    Perchè lui era l'unico che poteva capire la tragedia di "Silent Hill".
    Prese il fiore, poi la mano, infine tutto il suo corpo. L'orripilante bambina si era immersa in un lungo abbraccio, donato dal suo cuore ad Haru.
    Solo lui sapeva cosa si provava a passare da carnefice a benefattore in pochi minuti. Ora che l'aveva provato più concretamente che mai.
    Dall'esterno il gesto affettuoso durò in eterno, ma anche l'eternità ha una fine: staccandosi dal suo collo, ma non mollandogli la mano, la bimba riaprì gli occhi per mostrargli cos'era rimasto della sua terra: il bianco etero divenuto nero carbone con fiamme in ogni dove.
    Da lontano si udivano pianti disperati, madri che allertavano i figli, padri che morivano per loro, e le case - divorate dal fuoco - venir giù come castelli di carta.
    Cosa stava succedendo? Perchè la creatura era tanto interessata a mostrare quello scenario ad Haru?

    - Silent Hill siamo noi. E nessun altro. -


    Parlò guardandolo negli occhi e stringendogli la mano.
    Haru era confuso, sarebbe stato strano il contrario. Non capiva se stesse sognando o se fosse desto, tuttavia era sicuro che si trovava lì per un motivo.


    - Oggi noi abitiamo "La Via", perchè "La Via" è Silent Hill. -

    La frase fu come un richiamo per gente "uguale" a lei. Sbucarono uno ad uno dai ruderi porosi e fumosi, centinaia, migliaia di bambini deformi e massacrati. Lo shinobi visse un flashback, ricordandosi il momento in cui i mostri fuoriuscirono dai treni, chiamati dal sacerdote incappucciato dall'incolta barba. Ma stavolta nessuno di loro aveva l'aura tenebrosa della stazione. Al contrario avanzano verso Haru a braccia aperte pronti ad abbracciare colui in cui riponevano le speranze.
    Non capiva ancora, eppure l'intuizione c'era.
    Gli infanti parlarono l'uno finendo la frase dell'altro. Alla fine venne fuori questo messaggio:


    - Ieri fummo Silent Hill.
    Oggi siamo La Via.
    Chissà cosa saremo domani. -


    Continuavano a recitare la formula con toni bassi e pacati, praticamente religiosi. Ed invero quella era una preghiera, ma non rivolta a un dio, bensì ad Haru, affinchè cambiasse il loro futuro.
    Mancavano gli ultimi tasselli del puzzle e la faccenda sarebbe stata chiara. La bambina del giglio provvedette a darli:


    - Eravamo gente di niente, figli di nessuno, ma la nostra terra, proprio perchè lasciata a marcire, era un ottimo luogo per edificare strutture o invenzioni tecnologiche.
    Non essendo amministrati da nessuno, un giorno vennero delle persone. Avanzarono ai nostri genitori la proposta di abbattere Silent Hill in funzione di una Stazione di Trasporto. Avrebbero dato loro in cambio ricchezze e nuove case altrove, tuttavia i nostri preferirono la tradizione al guadagno, perciò rifiutarono l'offerta.
    Tornammo alla nostra vita quotidiana, ignari di quanto un mese dopo sarebbe cambiata. Ma si sa: il tempo è il peggior nemico dell'uomo.
    Quella notte il fuoco uccise Silent Hill. Era stato qualcuno a provocarlo, un incendio peggiore dell'inferno: i tetti ci caddero in testa, le porte sulle gambe, gli acidi delle fabbriche sui volti. Morimmo tutti, adulti e bambini, nessuno escluso. -


    Ora capiva il perchè della loro deformità e della postura innaturale. La morte di una paesino, lo sterminio di un popolo. E per cosa? Per edificarci sopra una struttura, per altro morta nel tempo. Cosa provare? Sconforto? Odio? Furia?
    I bambini cercarono i dorsi delle mani di Haru, una volta trovati vi strofinarono delicatamente le guance.
    Poteva essere tutta una menzogna, un'illusione per quanto fosse irreale, ma il ninja in un modo o nell'altro ci credeva.
    Alla sua domanda "Chi è stato il responsabile?", Giglio gli fece strada tra gli amici fino a condurlo ad uno specchio rotto, e nei trucioli di esso si specchiò, ma non vide se stesso, bensì l'immagine del sacerdote su cui si era gettato il Matador.
    Dimenticò Key, dimenticò la missione, dimenticò tutto ciò che non fosse quell'uomo dalla barba argentea.

    - Lui è qui, nella "Via".
    Ti ci condurremo noi.
    Salva le nostre anime. -


    Improvvisamente il generatore della stazione entrò in funzione, facendolo ritornare a quel binario su cui si era adagiato.


    Vedi se riesci a postare. Ho fatto quanto prima.
    La parte successiva di Ten la scrivo dopo, così intanto leggi.
     
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    A creepy story



    Haru scendeva nelle profondità della Via, contemporaneamente Shaku le risaliva. Però nessuno era più al sicuro dell'altro, seguivano solo strade diverse, entrambe mortali.
    Avevamo lasciato il drogato in preda alla fuga dall'essere mostruoso che lo inseguiva senza sosta costringendolo a salire uno dopo l'altro i piani della struttura. Come già detto, non poteva fermarlo, solamente rallentarlo. Ed infatti fu ciò che fece: nella foga si morse un dito e richiamo sotto di sè un'ambigua medusa gelatinosa. Ad occhi indiscreti l'aveva fatto per avere un pò di compagnia, ma comunque la tattica fu inutile, dacchè il velo di nebbia evocato parve non sortire alcun effetto negativo sulla carica del fantasma. Con sguardo dilatato e bocca spalancata era inarrestabile. Ci fu persino un momento in cui le sue artritiche dita stavano afferrando i flagelli della Kuchiyose, ma si può dire che qualcuno lo proteggeva dall'alto, perchè un provvidenziale spruzzo del medusone lo fece guizzare fuori dalla traiettoria della presa; quindi trovata la posizione propizia lo shinobi caricò, puntò e fece fuoco: la devastò con uno squalo acquatico oleoso. Si udì un tonfo agghiacciante e dalla nebbia non uscì più nulla per un bel pò. La "sicurezza" di essersi liberato della piaga, favorì l'umore del ragazzo, ma si sa che niente dura per sempre: infatti una manciata di minuti dopo decine, dozzine...centinaia di mani e di versi malefici esplosero in un coro graffiante e satanico. Era tornata alla carica, ma stavolta si era portata gli amici. E fu di nuovo adrenalina.
    Quanti poteva abbatterne prima di rimanere esausto e senza chakra? L'opzione della fuga era la migliore in assoluto. Ma ovviamente ognuno reagisce diversamente in base al momento.
    Venivano su dalle scale, di lato dalle pareti, da dentro i numerosi condotti di aerazione disseminati a ogni angolo di rampa, insomma, davvero un casino da gestire! Erano tanti, troppi, ma non contrastarli equivaleva a farsi molto male. Eppure l'uscita dell'ultimo piano era così vicina!
    Cos'avrebbe fatto? E Rosalita dov'era finita?


    Devi decidere una cosa.
    Hai le tre zone descritte piene ognuna di 150 fantasmi striscianti. Hai a disposizione quattro azioni, l'ultima di esse destinata a risalire ed uscire. Ogni creatura ti fa 1 danno se ti tocca, quindi abbiamo in totale 450 danni. Ti rimangono tre azioni per scrollarti di dosso queste entità, ma puoi bersagliare a jutsu solamente una zona possibilmente con uno S. Devi perciò scegliere tra il consumare chakra e preservare la resistenza o l'esatto opposto.


    Illuminavano la stanza diverse torce ad olio disseminate sulla scrivania immediatamente a destra rispetto la porta da cui vennero fuori Shaku e la sua fida compagna. Barricarono all'istante l'antro oscuro, ma proprio quando sembrava fatta uno di loro gli fu a pochi centimetri dagli occhi:

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    - Ti abbiamo portato qui. Non sprecare la tua vita.
    Ciò che cerchi è poco più avanti. -


    Shaku abbassò la guardia, perchè intuì le buone intenzioni dell'orrida creatura. A discapito di tutto si era accorto che i mostri l'avevano guidato laddove non aveva a disposizione nè una luce nè una guida. In un certo senso doveva "ringraziarle". Ignaro del come o del perchè, cercò risposte che da solo non poteva trovare. Quindi oltrepassò la presenza e andò avanti. Di rimando quell'ultima lo fissò intensamente prima di sparire nell'ombra. Il tossico aveva raggiunto la prima delle mete: aveva trovato la sala degli interruttori che regolavano il transito elettrico della stazione. Nessuna traccia di Key Hyuga, ma a costo di favorire l'opera di quest'ultimo, non ne poteva più del buio pesto. Pertanto, non sapendo dove sbattere la testa, attivò TUTTI i pulsanti, alzò ogni leva e girò l'unica manovella presente nel set. Luce fu.
    Lo scenario illuminato cambiò istantaneamente le sue tinte grigie e terrificanti, accostandosi ad una normalissima stazione di trasporti. C'era una porta chiusa a sinistra della postazione di Shaku, che aprì nella speranza di trovare una nuova pista da seguire. Cosa trovò? Una piccola stanza ricolma di monitor su muro che, accesi dalla corrente, mostravano praticamente ogni centimetro quadrato del complesso. Niente in nessun dove, nè creature, nè mostri, nè fantasmi. In compenso lo schermo del dodicesimo piano negativo trasmetteva l'immagine di Rosalita ingabbiata, il Matador e un'altra figura incappucciata con accanto la mastodontica bomba.
    Sapeva dov'erano, e sapeva come arrivarci: l'ascensore qualche metro sulla sua sinistra, notato solamente adesso, nel momento del bisogno.
    Di capofitto vi si gettò all'interno e pressò "-12".
    [...] Scese proprio di fronte a loro, un settore identificabile come il il terminale ultimo dove la corsa dei veicoli antiquati era stoppata da ammortizzatori circolari su muro. C'erano due treni, su binari paralleli il cui muso si perdeva nella galleria dalla quale avviavano la corsa. A ridosso delle porte del primo lo aspettava la bella compagnia: Matador, un tizio incappucciato da cui emergeva una barba argentea, e Rosalita, in una gabbia a "Vergine d'Acciaio", sorretta dalla spalla dell'ignoto grazie a una catena. Era imbavagliata e costretta al vincolo metallico senza poter far nulla, e la bomba...la bomba stranamente era sparita.
    Nello stesso istante dai meandri della galleria di cui sopra, sbucò fuori Haru ad unirsi alla festa.
    Lo sconosciuto sembrò interessarsi particolarmente a lui, tanto da smascherarsi e presentarsi:


    - Ne è passato di tempo, vero Haru? -

    Quella che a tutti pareva una barba incolta, in realtà era la chioma incredibilmente lunga e liscia di Key Hyuga, la nemesi del ninja!

    NON attaccate. Dialoghi :please:
     
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  15. "KING"
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    la bambina demoniaca fissò Haru con un'intensità in grado di sciogliere anche il ghiaccio.
    Poi i suoi occhi si posarono sul giglio dorato, e qualcosa cambiò.
    La mostruosità si mostrò per ciò che era veramente: una bambina.
    Non appena toccò il giglio di Haru, si gettò su di lui, come per divorargli il petto, ma quello che fece fu tutt'altro.
    Cinse le braccia attorno al suo collo, e buttò la sua piccola testolina semi aperta contro gli ampi pettorali del giovane.
    Haru, colto per un attimo di sorpresa, rimase immobile per qualche secondo, per poi ricambiare l'abbraccio, avvolgendole la schiena e cingendole la testa, stringendola delicatamente al suo petto.
    Poteva percepire il dolore, la paura e la tristezza di quella bimba fluire in lui attraverso quell'abbraccio.
    Haru stava sviluppando una qual certa empatia.
    Un turbinio di emozioni iniziò a crogiolargli dentro, prese ad ignorale, ma a guardarle "da lontano" per cercare di decifrare cosa fosse quella strana sensazione, che gli faceva male al petto, ma gli impediva di "tornare indietro".
    Chiuse gli occhi e mise tutto a tacere, voleva godersi il calore di quell'abbraccio.
    Ma a quanto pare la Bambina aveva altro per la testa, e si era concessa solo un attimo di abbandono.
    Ognuno ha i suoi fardelli!
    Ma non era più la stessa, le malformazioni, gli sfregi ed i deturpamenti erano spariti, ora era una bambina (quasi) normale.
    Si staccò dal suo petto e fece scivolare le mani dal collo di Haru sulle sue braccia fino ad incontrare le sue di mani.
    Poi prese a guardare fisso negli occhi Haru, e qualcosa cambiò.

    *Sembra un genjutsu, ma non lo è . . .*

    BCTifaCat3

    Scia di Sangue

    Lo scenario mutò completamente, il bianco perlaceo fu sostituito da nero pece del fumo ed il vermiglio delle fiamme.
    Nubi di fumo e cenere si stavano espandendo ovunque ricoprendo ogni cosa.
    Poi le urla, centinaia di urla di uomini, donne, anziani e bambini.
    Nessuno era stato escluso, nessuno era stato risparmiato.
    Una lingua di fuoco circondò Haru, avrebbe voluto spegnerla con il suo oro, ma non era reale.

    -Silent Hill siamo noi e nessun altro
    . . .
    Oggi noi abitiamo "La Via" perchè "La Via" è Silent Hill-


    Haru era confuso, le parole della bambina risuonavano potenti ed amplificate nella sua testa, ma non avevano senso per lui.
    Silent Hill era chiaramente quel villaggio, come diceva anche l'insegna che aveva visto prima, appena aveva ripreso i sensi.
    E tuttavia adesso gli diceva che si trovava nella "Via"

    -Ieri fummo Silent Hill.
    Oggi siamo La Via.
    Chissà cosa saremo domani!-


    Quella parola assunse un ruolo particolarmente gravoso nella sua testa, come se centinaia di voci assieme stessero rimarcando le parole più importanti della bambina.

    -Eravamo gente di niente, figli di nessuno, ma la nostra terra, proprio perchè lasciata a marcire, era un ottimo luogo per edificare strutture o invenzioni tecnologiche.
    Non essendo amministrati da nessuno, un giorno vennero delle persone. Avanzarono ai nostri genitori la proposta di abbattere Silent Hill in funzione di una Stazione di Trasporto. Avrebbero dato loro in cambio ricchezze e nuove case altrove, tuttavia i nostri preferirono la tradizione al guadagno, perciò rifiutarono l'offerta.
    Tornammo alla nostra vita quotidiana, ignari di quanto un mese dopo sarebbe cambiata. Ma si sa: il tempo è il peggior nemico dell'uomo.
    Quella notte il fuoco uccise Silent Hill. Era stato qualcuno a provocarlo, un incendio peggiore dell'inferno: i tetti ci caddero in testa, le porte sulle gambe, gli acidi delle fabbriche sui volti. Morimmo tutti, adulti e bambini, nessuno escluso.-


    Haru ascoltò tutto in silenzio senza mai interrompere una sola volta la bimba.
    C'era solo quel contatto visivo così intenso da essere quasi palpabile.
    Aveva paura ad interrompere quel contatto.
    Paura che tutto sarebbe svanito, solo per colpa sua, come molte altre cose in passato.
    Il fatto di trovarsi li lo attribuiva solo al Dio del Deserto, che aveva fatto si che potesse espiare i suoi molti crimini.
    Quella storia l'aveva già sentita.
    Non proprio la stessa storia, ma qualcosa di davvero molto simile.
    Il Gold Saucer: finanziato con i soldi dei Daimyo e di Juan, noto anche come "King" che ha arrecato molti danni a Kusa ed ai suoi abitanti.
    Tuttavia i ricordi di Haru parevano come offuscati, confusi, limitati.
    Per qualche strano motivo non riusciva a ricordare quasi nulla se non la grande esplosione da lui generata e tanto, tantissimo fuoco.
    Come in quella situazione.
    Poi tutto tornò normale.
    Nemmeno si era accorto che gli altri abitanti di Silent Hill, o della Via, erano accorsi attorno a loro, ad osservare la loro ultima speranza.

    -Ti faccio una promessa, la tua anima riposerà presto in pace pulcina.
    Chi vi ha fatto questo scoprirà la Giustizia del Deserto!
    Ed io mi offro come giustiziere, in tuo nome, in vostro nome.-


    -Lui è qui nella "Via".
    Ti ci condurremo noi
    . . .
    Salva le nostre anime.-


    Haru le sorrise e poi
    WHOOOAAAAAAAAAAASSSSHHHHHH
    Una scarica attraversò il cervello di Haru, un forte campo magnetico lo aveva fatto rinvenire.
    Già perchè aveva appena aperto gli occhi, era steso a terra sui binari con un forte mal di testa.
    Il Generatore era entrato in funzione, non c'erano altre spiegazioni.
    Si guardò attorno ma niente, era immerso nell'oscurità come prima.
    Tuttavia era come se qualcosa da dentro gli dicesse dove andare.
    Si girò e si rigirò per terra cercando qualcosa a tentoni.
    Ed una luce verde neon illuminò Haru e la zona attorno a lui, ritrovò anche la scia di sabbia che aveva lasciato.
    Sapeva che doveva tornare indietro, perchè era l'unico modo per andare avanti, per trovare la bomba ed il responsabile.
    Correva a più non posso, non voleva sprecare nemmeno una briciola di chakra per uscire dal tunnel, ma voleva farlo in fretta.
    La stanchezza del corpo era per lui un problema di pochissimo conto.
    Spesso e volentieri combatteva senza muovere nemmeno un muscolo, e nemmeno sapeva se avrebbe davvero combattuto, anche se qualcosa nella sua testa gli stava dicendo di sì.
    Poi ad un tratto le luci si accesero illuminando il tunnel.
    La luce proiettata dalle lanterne alle pareti era tetra, fioca e dava un'aura spettrale alle cose, ma Haru non se ne curò, se non si fermò un secondo a chiedersi come mai si fossero accese le luci, poi scacciò subito domanda e risposte e riprese a correre ancora più veloce.
    Ed ecco la luce alla fine del tunnel.
    Lo scenario che si prospettò non fu dei migliori:
    Matador e Shaku da una parte, il "sacerdote nero" con una vergine di ferro appresso contenente la povera Rosalita.
    Si era accorto del suo arrivo perchè si voltò e parlò rivolgendosi direttamente a lui.

    -Ne è passato di tempo.
    Vero, Haru?-


    *Questa voce
    . . .*

    L'Angelo della Morte

    Calò il cappuccio con mano lesta e si voltò, lasciando che la sua chioma argentata si mostrasse per quello che era, ad incorniciare un volto oserei dire perfetto, nei lineamenti e nella pelle.
    Occhi vuoti e bianchi che osservano sempre tutto e niente.
    Ma non c'era bisogno che si voltasse per capire che la sua attenzione si era ora spostata su di Haru.
    Il giovane Anbu rimase un attimo pietrificato.
    La sua espressione si incattivì come non mai, i suoi occhi avrebbero lanciato fulmini se solo avesse il Raiton.
    La mascella serrata ed i denti digrignanti di furore.
    I pugni serrati con tutta la forza che aveva, le nocche gli erano diventate viola e le unghie stavano sprofondando nei suoi palmi.
    Eccolo, era giunto il momento tanto atteso, il sorriso inespressivo sul volto di Key, il sorriso della morte che sta andando a mietere un'altra anima.
    Haru gli rispose con un sorriso carico di rabbia, dolore, odio e sì, anche amore, per tutto ciò che lui in primis, ma anche altri avevano perso a causa sua.
    Più che un sorriso, quello di Haru sembrava il ringhio di un cane.
    Non si può descrivere cosa stesse provando Haru in quel momento, un crescendum di emozioni culminante in un'esplosione di furore.
    Dovette annullarsi completamente per non distruggere tutto subito, mettendo a repentaglio anche i suoi compagni, e la missione.
    Sgomberò la mente da ogni cosa se non una domanda, ma avrebbe aspettato ancora qualche istante a fargliela.
    Prima di tutto alzò la mano destra ed indicò la gabbia.

    -Lasciala
    . . .-


    La sua espressione s'incupì, ma riportò il braccio a posto, aspettando una sua reazione.
    Stava già facendo scorrere in abbondanza il chakra, pronto ad agire in qualsiasi momento, e Key poteva vederlo, lo sapeva benissimo.
    Anzi, voleva che lo guardasse con quei suoi occhi, voleva che si rendesse conto di aver finalmente commesso uno sbaglio.
    Un enorme sbaglio.

    -Silent Hill
    . . .
    Perchè?
    . . .
    Non era il mondo nuovo di cui parlavi!
    . . .
    Sono stato a Silent Hill, ho visto l'orrore da te provocato, tutti quei poveri bambini deturpati dalla tua follia!
    . . .
    Certo, è facile cadere preda delle apparenze, le tue vittime sono state chiare a riguardo, anche io sono stato ingannato dalle apparenze.
    Ma io sono diverso da Te, io ho ancora un Cuore!
    . . .
    Una sola bambina si è opposta al fato che tu hai loro imposto, mi ha rivelato il segreto di Silent Hill, e di questa "stazione"
    . . .-


    Fece due passi avanti, senza badare minimamente ad altre persone all'infuori di Key.
    Il volto sempre più duro ed incupito, livido di emozioni negative.
    Ma nei suoi occhi non c'era più cattiveria o odio, c'era solo amarezza.
    E riprovò quella strana sensazione di quando aveva abbracciato la bambina: un forte peso dentro di se, ma la consapevolezza, o qualcosa di simile ad essa, di non potersi fermare, un forte stimolo a portare avanti quel peso, sempre più avanti.
    E finalmente si liberò di quel peso.
    La vita di Haru era ripartita ora, dopo diversi anni, era riemerso Haru del Deserto.

    *Non ho dimenticato quel sogno, non ho dimenticato tutti gli sforzi ed i sacrifici
    . . .
    Grazie, anche a te "Giglio"*

    -Key Hyuga, dovevi uccidermi quel giorno al Gold Saucer e non offrirmi un posto al tuo seguito.
    Perchè
    . . .
    Tu lo sapevi che sarebbe andata così, sapevi che non mi sarei mai piegato a te.
    Eppure mi hai lasciato vivere al tuo fianco, in mezzo ai tuoi segreti, dandomi l'opportunità di studiarti.
    Come pensi, come agisci, come parli
    . . .
    Sono ancora molte le cose che non so di te, ma non m'importa, siamo all'epilogo!
    . . .
    La povera gente che hai sterminato qui a Silent Hill dice basta, ed io sono il portavoce.
    Mi hanno aperto "La Via" per venire a fermarti, ed io la Chiuderò!
    Loro non c'entrano nulla con noi, lasciali fuori da questa storia e battiti con me!-



    Edited by "KING" - 25/8/2014, 17:20
     
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