Capitolo I: Prima Prova

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  1. HxH3
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato Hanta
    Parlato Anton




    Una mattina come le altre nelle Risaie. Non per Hanta Dekiru però. Il ragazzo avanzava, un'andatura lenta faceva da padrone ed un'espressione concentrata caratterizzava il volto del giovane. Il terreno, smussato dai passi del giovane, nel frattempo brillava d'immenso. I caldi raggi del Sole, della Luna rossa, accompagnavano il giovane nel cammino. Anche le spighe, dei rigogliosi campi di grano, risplendevano sotto quei caldi raggi. Nel frattempo Hanta avanzava. Quattordici anni fa, sua madre moriva per darlo alla luce, sotto lo sguardo attento e sofferente di Jigoro. Era il suo compleanno, era il suo compleanno e si allontanava da casa. Adempiva al suo destino. Adempiva al ruolo che avrebbe dovuto compiere. Si dirigeva verso Oto, pronto per diventare un ninja. La sua famiglia, suo padre e suo nonno specialmente, non poteva desiderare di meglio. Colui che avrebbe dovuto portare avanti il grande nome dei Dekiru doveva arrivare ai vent'anni pronto come non mai. Pronto per prendere le redini della famiglia. E cosa poteva esserci di meglio se non arruolarsi come ninja durante una guerra per diventare più forti? E così Hanta partì, lasciando la sua comoda villa di campagna, dopo aver ricevuto la benedizione di suo padre.
    Si spostava lentamente oramai da circa un'ora sotto a quel sole così cocente, ma non sembrava esserne infastidito. Avanzava, diretto ad Oto. Ma improvvisamente si arrestò. Il suo sguardo volse verso la strada di casa alle sue spalle, lontano da spighe e sole. La sua mente però volgeva addirittura altrove. Lo portò indietro, a rivangare i ricordi della sua infanzia. Un'infanzia dura e difficile, ricca di prove e avversità. Diventare il capo famiglia non poteva essere semplice, lo immaginava da sempre. Ma ad un bambino, quando il gioco o la risata arricchiscono le giornate, cosa poteva importare del potere? Ma ahimè, Hanta scoprì prestissimo l'importanza del potere.

    ______________________________________________________________________________

    Durante l'ottavo compleanno di Hanta, suo nonno Anton Dekiru si offrì di portarlo a fare una gita. Una gita che a suo dire l'avrebbe "temprato". Il padre di Hanta, Jigoro, accolse molto positivamente la richiesta di suo padre e augurò al figlio buona fortuna.
    I due, il nonno ed il nipote, partirono alla volta di un bosco non molto lontano dalla loro casa al fine di fare una scampagnata. Il viaggio fu faticoso per via del terreno parecchio scosceso di quell'anno. Il raccolto non fu abbondante e la troppa pioggia mutò leggermente la consistenza del terreno stesso. Il ricordo del fango sotto le scarpe è ancora vivido nella mente del giovane ragazzo, il quale passò un compleanno orrendo.
    Il fango gli appesantiva i piedini di bimbo, impedendogli persino di spostarsi con facilità. Il nonno del giovane poi avanzava senza voltarsi indietro. E così Hanta si trascinava, chiamando a volte il nonno con voce flebile:

    Nonno..

    Nessuna risposta. Il nonno avanzava ed il bambino faticava a stargli dietro. Neanche un'occhiata del nonno, che guardava avanti senza voltarsi indietro. Suo padre non avrebbe mai permesso una cosa simile! Si diceva Hanta, confidava in ciò e si chiedeva come mai suo nonno, così affettuoso con lui, non gli rivolgesse la benché minima parola. I due avanzavano con passo diverso, mentre il giorno mutava. Il sole era salito alto nel cielo. Era giunta l'ora di pranzo. Hanta se ne accorse per via dei suoni del suo stomaco, rumoroso come non mai. I morsi della fame si fecero sentire non appena arrivò la mezza, una chiamata e nessuna risposta.

    Nonno... Ho fame!

    Niente. Superarono i campi ed il terreno accidentato verso l'una e giunsero verso l'entrata di un bosco. Hanta però non vide più nulla. Qualcosa lo colpì al collo e cadde privo di sensi. L'unica immagine, vivida ancora nella sua mente dopo anni, era quella del bosco. I suoi nodosi alberi che si stagliavano alti, impedendo persino il filtraggio della luce. Un bosco avvolto nell'ombra.



     
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  2. HxH3
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato Hanta
    Parlato Anton


    Il giorno sfumava insieme ai suoi caldi raggi, mentre uno splendido tramonto rossastro illuminava le fronde dei primi alberi del bosco. Sull'entrata, disteso a terra privo di sensi, giaceva un ragazzino. Un giovane davvero piccolo e fin troppo indifeso. Era lì, come beatamente addormentato mentre il buio pian piano faceva posto alla luce. Dormiva, mentre le bestie notturne venivan fuori e gli uomini si chiudevano in casa. Non era raccomandabile vagare per le campagne di notte, tanto meno dormire ai piedi di un bosco! Ma il ragazzo rimase lì. Rimase lì mentre il sole scomparve e la Luna salì alta nel cielo. Rimase lì persino quando il riflesso della Luna gli illuminava il volto. Giaceva beatamente addormentato. Poi improvvisamente qualcosa lo destò. Un ululato parecchio forte svegliò quel giovane che aprì gli occhi. A primo impatto non vide nulla. Gli occhi si erano abituati alla forte luce del giorno oramai passato e non sembravano riuscire ad abituarsi allo stesso modo. Si guardava intorno, quasi cieco. Pian piano, però, la vista tornò. E così, il giovane riuscì finalmente a guardarsi intorno. Dov'era? Come mai non era in casa? Ma certo! Era con suo nonno! E poi... Vuoto! Era giunto però ai piedi del bosco! Lo ricordava chiaramente! Quanto tempo poteva esser passato?! Si alzò in piedi e scoprì di aver lasciato un grosso solco sull'erba alta. Si era davvero appisolato? O forse era svenuto? Una gran confusione faceva da padrone. Si girava e rigirava su sé stesso, non capendo bene cosa fare o dove andare. Si tastò la nuca, scoprendo di avere un bel bernoccolo. Doveva esser stato colpito da qualcosa, sicuramente. Ma suo nonno dov'era finito? Era scappato via dopo aver visto la cosa che l'aveva colpito? Oppure si era semplicemente dimenticato del nipote? No... Non era possibile. Suo nonno non era un anziano come gli altri. Una sorta di grande aura lo accompagnava ogni volta che parlava. Almeno così credeva Hanta, visto che ad 8 anni l'immaginazione sembra così reale. Comunque, dopo un attimo di incertezza si guardò nuovamente intorno. La radura dove si trovava precedeva l'entrata del bosco, meta della scampagnata organizzata da suo nonno. Era una zona semi-illuminata dalla luna, che si affacciava completamente sulla radura. Non ricordava di averla vista così vicina. La radura era piuttosto grande e circondava buona parte del bosco. Ma purtroppo, l'unica entrata possibile era situata proprio lì, di fronte a sé. I rovi in altre zone erano alti e ricurvi, come se non volessero far entrare nessuno da quella parte. E perciò Hanta si mosse di qualche metro, arrivando dinanzi ai primi alberi. Le fronte di essi curvavano pericolosamente verso Hanta stesso, che sembrava essersi fatto più piccolo dell'originale. Temeva ogni cosa di quel luogo ora che era giunta la notte, persino gli alberi assumevano quell'aspetto tenebroso. Qualche ramo o radice era posta sul sentiero, come a fungere da ostacolo per i visitatori. Si voltò indietro, cercando con lo sguardo qualcosa ma non vide nulla. Soltanto il sentiero percorso con suo nonno la mattina. Cosa avrebbe potuto fare? Si domandò fra sé e sé. La risposta venne da sola, come se il subconscio la sapesse già. "Andare avanti". Già, doveva procedere. Doveva in qualche modo rischiare, tornare indietro... No, sentiva che non doveva farlo. Perciò tornò a guardare in avanti e qualcosa subito catturò la sua attenzione. Vide un piccolo foglietto attaccato ad un albero non lontano e si avvicinò, senza guardarsi intorno. Lo prese e lesse in silenzio.


    CITAZIONE
    Se sei giunto fin qui, significa che il terrore non ha ancora preso il sopravvento su di te.
    Benissimo, cerca, vai avanti e scopri a tuo malgrado cosa o chi abita questo bosco.
    Non tornare indietro, solitamente quella parte di campagna è terra di briganti e ladri durante la notte.
    Non tornare indietro. Volgi il tuo sguardo a nord, cerca un'altra uscita e non guardarti indietro.



    Terminò la lettura e trasalì. Il suo cuore batteva all'impazzata, mentre si poneva quelle domande. Cosa abitava il bosco? E cosa c'era alle sue spalle?! Non ebbe la forza di girarsi. Si guardò intorno e notò come il bosco sembrava essersi fatto più fitto di prima. Come se gli alberi volessero ostacolare la sua traversata. Non aveva altra scelta, raccolse un bastone straordinariamente appuntito e mise il messaggio nella tasca. Cominciò questa nuova camminata e non si guardò più indietro. Il freddo pungente di quelle contrade gli faceva tremar le gambe e quei rami così vicini lo rendevano parecchio nervoso. Camminava con quei suoi piedini, spaventato ed affamato. La mezzanotte era già giunta: non aveva più nulla da festeggiare. Aveva otto anni ed il suo compleanno era già finito. Doveva, magari, assicurarsi che ce ne fosse un prossimo fra un anno ed uscire vivo da lì. Camminava infreddolito, senza voltarsi indietro.



    Edited by HxH3 - 30/6/2014, 17:14
     
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  3. HxH3
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato Hanta
    Parlato Anton


    Era quello il prezzo del crescere? Compiere otto anni, per qualunque bambino, è un piccolo passo avanti per la sua crescita futura. Non è un grande passo. Ma il grande passo per la famiglia Dekiru doveva essere fatto prima. Doveva esser fatto prima che Hanta venisse inghiottito dal mondo. Doveva essere pronto. E quindi vagava, vagava nel bosco, solitario ed affamato. Un bel modo di festeggiare i suoi otto anni. Si guardava intorno, senza voltarsi indietro. Doveva avanzare e non retrocedere. Continuava a camminare da ore ed oramai si era addentrato sempre di più nel cuore del bosco. La penombra che caratterizzava quel luogo regnava sovrana. I suoi piedi, piccoli persino per la sua età, erano doloranti come non mai e lo stomaco brontolava. Calpestava fogliame secco e continuava a guardare avanti. La lettera diceva di non voltarsi indietro. Le parole scritte in essa gli erano entrate nella testa, come se avessero condizionato la sua scelta. La paura, forse, portò Hanta a fidarsi di quelle parole e a non voltarsi più indietro fino alla fine. Perciò continuò a camminare, brandendo quel bastone appuntito come arma. Dopo ore era giunto in un'area priva di alberi e totalmente aperta. L'unico spazio all'interno del bosco in cui la luna rifletteva solenne. Una luce piuttosto forte veniva dalla gemella del Sole, che confortava il povero Hanta. Il giovane alzò lo sguardo verso di essa sorridendo. Esatto, sorrideva. Pur essendo stanco, affamato e sentendosi abbandonato come non mai sorrideva. Guardava la luna in tutto il suo splendore, ringraziandola della fioca luce che produceva. Illuminava il suo passaggio, gli dava conforto in quel bosco così silenzioso e vigile. Non c'erano rumori oramai da ore, da quando Hanta udì in lontananza l'ululato di chissà quale creatura. Perciò aveva raccolto quel bastone, per prevenire un eventuale attacco di qualche creatura selvaggia. Ma un bambino cosa poteva fare contro un lupo ben cresciuto? Nulla. Anche Hanta lo immaginava. Ma brandire un'arma, seppur rudimentale, lo faceva sentire al sicuro. E perciò raggiunse lo sprazzo aperto illuminato dalla luna. Uno sprazzo che oggi sarebbe conosciuto come l'Anello Lunare. Era totalmente aperto, circondato da alti alberi. Formava una sorta di anello al centro del bosco e visto dall'alto brillava leggermente grazie alla luce della Luna. Insomma, un luogo abbastanza unico nel suo genere. Un bosco avvolto nell'ombra, nell'oscurità delle sue fronde, ed un anello, al centro, di luce opaca. Un bello spettacolo sicuramente. Ed Hanta era lì, in quello spazio totalmente aperto. Chiunque avrebbe potuto vederlo, non c'era alcun punto in cui nascondersi. E perciò era in allerta. Doveva scegliere dove andare. Voltare ad Est, ad Ovest o ancora a Nord? Era di fronte ad un bivio. Cercare un'uscita al lato o in alto? Ripensò alle parole della lettera. Doveva avanzare. E lo fece. Scelse di proseguire a Nord, fidandosi ancora una volta della lettera. Si mosse in avanti, ma qualcosa di straordinariamente grande gli andava incontro. Non la vedeva, era coperta dall'ombra degli alberi in lontananza. Ma si udivano passi pesanti e l'aria era improvvisamente cambiata. Lo sentiva. Il silenzio di prima non era casuale. Qualcuno lo osservava da lontano. Gli altri esseri viventi, forse, erano fuggiti alla presenza di quest essere che si avvicinava sempre più. Rimase paralizzato, mentre le gambe gli tremavano. I passi si avvicinavano, mentre il cuore gli si era quasi fermato. Manteneva la presa sul bastone, ma anche le mani non rispondevano più. Eccola, la creatura usciva. Voleva urlare, ma il grido si spense in un piccolo sussurro.

    mike

    Una bestia enorme lo osservava. Lui ricambiò lo sguardo, mentre per un attimo si era soffermato sull'aspetto di quell'enorme creatura. Un'esemplare di magnificenza, grandezza e potenza. Grande il doppio, se non il triplo, della sua villa e... Ma... Cos'era? Come si poteva classificare un animale del genere? Sembrava un cane, un grosso cane. Un pelo lungo, bianco, che alla luce della luna assumeva una colorazione celeste chiaro. Una lunga lingua blu gli pendeva dalla bocca, che scopriva i lunghi canini. Già si immaginava fra le sue fauci e soffriva all'idea di una fine così miserevole. Poi, però, lo guardò negli occhi. Gli sguardi dei due si incontrarono ed improvvisamente Hanta cambiò il suo umore. Da spaventato, divenne rassegnato. Voleva scappare, evitare una morte atroce ma non poteva. Rimase lì, in attesa mentre quegli occhi completamente neri e così comunicativi lo osservavano. Percepiva la fame dell'animale e la sua voglia di divorarlo da un momento all'altro. I suoi occhi erano la parte più tremenda dell'essere. Non tradivano i presagi di Hanta, anzi le rendevano reali: rendeva il suo terrore terribilmente concreto. Non c'era un sentimento di pietà nell'essere, ma solo un istinto dominato dalla fame. Forse si era cibato già di tutto il bosco ed Hanta sarebbe stato la sua ennesima vittima. Lo sapeva. Il bambino lo sapeva. Non aveva però la forza di scappare. Era chiaro: lo avrebbe raggiunto un attimo con quelle sue zampe lunghe. Lo avrebbe preso ed ucciso. Non poteva poi tornare indietro. La lettera gli intimava di non farlo e, seppur la situazione fosse critica, confidava in quella lettera. Quindi si fece forza ed avanzò di un passo. La bestia non interrompette il contatto visivo, anzi, avvicinò il muso in direzione di Hanta. Ma quest ultimo continuò a camminare fino ad arrivare faccia a faccia con quel mostruoso animale. Secondi, minuti e forse ore, passati immobili. Questi due esseri si osservarono per molto tempo. Giunte poi, le primissime luci del giorno qualcosa accadde. L'animale distolse lo sguardo e se ne andò avanti. Superò la radura e Hanta, in cuor suo, scelse di non voltarsi indietro per mirarlo. Andò ancora avanti nell'ombra, mentre la luce cercava di penetrare nel bosco. Non si voltò e giunse all'uscita dove ad accoglierlo c'era il nonno.

    Hanta... Bravo. Ora vieni qui, torniamo a casa.

    Suo nonno, con quei suoi occhioni tonti e grigi lo guardava soddisfatto. Hanta capì chi aveva scritto quella lettera. Una lacrima gli bagnò il viso, mentre un espressione di sollievo gli si dipinse sul volto. Non vide più quell'essere ma capì. La bestia l'aveva sottoposto ad una prova. Se si fosse voltato indietro, se fosse scappato o avesse cercato in qualche modo di attaccare l'animale; sarebbe morto. Sorrise per tutto il viaggio di ritorno, contento di essere ancora vivo. Scoprì, poi, che quel bosco era considerato fra i più pericolosi del Paese delle Risaie. Quella bestia, soprannominata Mike, regnava in quella zona ed era famosa per la sua ferocia. Ma lui si era salvato, aveva provato con mano cosa significa vivere sul bordo a diretto contatto con il pericolo. Venne messo alla prova da suo nonno e suo padre, che in realtà aveva organizzato lui il viaggio, al fine di fargli capire la prima essenza dell'essere un Hunter. Un cacciatore. Cercare misteri e vivere per scoprire nuove cose. Vivere sul bordo, così vicino a cadere. Quella fu la prima grande prova sostenuta da Hanta, la prima grande prova che l'avrebbe plasmato come individuo.




    Richiedo exp. Fine...

    P.S. Vorrei sapere, da chi giudicherà, com'è andata la mia prima P.Q. e su cosa dovrei migliorare. Grazie in anticipo.
     
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  4. Anselmo
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    32 exp.
    Non mi è piaciuta molto, è stata una lettura pesante. Ma non saprei come farti migliorare. Non sono ne uno scrittore, ne un insegnante. L'unico consiglio che potrei darti è di usare la narrazione in prima persona piuttosto che in terza. Ti aiuterebbe a vedere le cose dal punto di vista del tuo personaggio e quindi rendere la narrazione meno impersonale (è per questo che l'ho trovata pesante). Hai descritto molto il paesaggio, troppo. Descrivendolo dal punto di vista del personaggio, però, rendi la cosa più coinvolgente.
    E forse aiuterebbe anche parlare un po' più delle emozioni del tuo personaggio. Quando il nonno cammina senza aspettarti, piuttosto di chiederti perchè lo fa e ritenerlo inaccettabile, descrivi che effetti ha su di te. Ti fa provare una stretta al cuore, ti fa sentire indifeso o inadatto, incapace di stargli dietro e ti mette quindi paura. Senso di urgenza. Devi provare ad immedesimarti e descrivere le sensazioni che tu stesso provi.
     
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  5. HxH3
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    Chiaro. Insomma dai come prima PQ terminata da anni poteva andare peggio! Quindi mi consigli di cambiare la narrazione per rendere il tutto più scorrevole? 32 su 35 significa che non c'è male, quindi posso lavorarci su. Forse l'essere un po' logorroico o ridondante nel descrivere è per non lasciare al caso nulla e per far capire chi legge dove si trova, cosa accade o dove accade. Secondo te, il descrivere molto e analizzare le situazioni ogni volta può dare fastidio? Secondo te è meglio l'essere più essenziale ed immediato e trovare un equilibrio?
     
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  6. Anselmo
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    Il problema è che ad essere essenziale rischi di scrivere una serie di fatti che non comunicano nulla. Piuttosto di scrivere meno, ti consiglio di cambiare l'oggetto della tua narrazione. Passare quindi dal narrare ciò che accade al tuo PG e ciò che lo circonda, al narrare quello che vive il tuo PG dal suo punto di vista. Solo questo.
     
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  7. HxH3
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    Renderla quindi più personale. D'accordo, ci proverò se vuoi puoi chiudere!
     
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6 replies since 27/6/2014, 18:11   105 views
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