Ricordi del passato

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  1. atzepeng
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    narrato
    pensieri
    parlato di altri
    parlato di Yaku



    Tardo pomeriggio, Yaku aveva da poco finito la sua lezione all'accademia. Si sdragliò sul letto e portò le mani dietro la testa.
    Ho appena imboccato... la strada verso il mondo ninja...
    Diventare ninja non era la sua aspirazione... diventare forte lo era. La forza fà girare il mondo, la giustizia è dettata di chi è forte, senza potere non si poteva aspirare a niente se non ad una vita passiva e senza significato. Per raggiungere la forza bisognava diventare ninja; era l'unica via, per cui la accettò, come accettò le fatiche che questa strada gli avrebbe procurato.
    Perchè Yaku non accettava di vivere una vita “passiva e senza significato”? Perchè desiderava la forza?
    Ne aveva bisogno.. per togliersi dalla mente quelle immagini di sofferenza che si proiettavano nella sua mente non appena chiudeva gli occhi. Quei ricordi erano ancora vivi in lui, nella sua memoria. A pochi anni di vita aveva visto la morte e la crudeltà, l'avidità ed i peggiori vizi che l'uomo si porta dietro dalla sua nascita.

    Il ragazzo ricordava poco della sua infanzia, i suoi primi veri ricordi risalgono a quando già faceva parte della banda, uno squadrone di vili e puzzolenti ninja vagabondi che saccheggiavano ed uccidevano per vivere...e per divertirsi. Iniziò l'addestramento in età prematura, si basava su una serie di esercizi fisici per migliorare la resistenza, i muscoli delle gambe e quelli delle braccia.
    Occasionalmente combatteva con altri ragazzi, poco più grandi di lui, anche loro schiavi dei banditi, incassando e sferrando colpi sotto lo sguardo divertito della banda che si disponeva in cerchio per creare il 'ring'. Gli scontri erano alquanto violenti, e non c'era da stupirsene visto che in palio c'era una cena più abbondante per il vincitore e solo avanzi per il perdente.
    Yaku passò parecchie notti a stomaco vuoto, ma negli anni sviluppò un ottima tecnica di combattimento, e si intravedeva in lui una certa predisposizione nel combattimento corpo a corpo.
    Quando non si allenava, doveva sbrigare le faccende degli altri, essendo lui l'ultima ruota del carro.
    Rimaneva quasi sempre nel covo, ma raramente doveva andare con i banditi per aiutargli a riportare la merce rubata; di questi viaggi conserva i ricordi più brutti... assisteva agli omicidi commessi, alle suppliche delle vittime, agli sguardi impassibili ed indifferenti dei banditi, come se stessero facendo qualcosa di normale, di ordinario. A lui invece queste scene suscitavano orrore, disprezzo e dentro di sé agonizzava per le suppliche ed i pianti.
    Quando pensò al fatto che forse un giorno avrebbe potuto abituarsi ad assistere a queste cose, che il suo sguardo si sarebbe tramutato in qualcosa di impassibile come quello dei banditi, e che il suo cuore non avrebbe più provato sentimenti di pena e rabbia, allora tentò per la prima volta la fuga. Aspettò la notte, si appartò vicino all'uscita dal covo e quando gli sembrò che non ci fosse più nessuno nei paraggi iniziò a correre. Non aveva pianificato niente, conosceva poco la geografia del luogo per cui il suo unico scopo era allontanarsi il più possibile da quel luogo. Corse senza sosta per più di venti minuti, ma la fortuna quella notte non era dalla sua. Un piccolo gruppo di banditi stava tornando al covo dopo aver “festeggiato” con una loro prigioniera. Lo sentirono arrivare prima ancora che lui riuscisse a distinguere le loro sagome nella notte, e subito gli piombarono addoso. Lo riconobbero dopo averlo atterrato e lo riportarono al covo, dove ricevetta una punizione così severa da fargli dimenticare l'idea di fuggire per anni.

    Avvene una notte che dopo un grosso colpo della banda questi festeggiarono , ubriacandosi tutti. Anche i due banditi che dovevano stare a controllare un suo eventuale passo falso. Yaku stava lavando le vesti dei banditi nella sua tenda, come commissionatoli da uno di loro quando sentì casualmente il discorso dei due.
    -Hehe, questa spada è proprio di ottima fattura...non si è ancora nemmeno scalfita dopo anni di utilizzo.- disse uno di loro, alternando le parole a singhiozzi, a causa della sbronza.
    -Me la ricordo...è la spada di quel mercante vero? Quello dal quale abbiamo catturato Yaku.
    -Già proprio lui ahhaha, ti ricordi come chiedeva pietà per il bimbo? Vi prego non uccidetelo, prendetevi i miei averi ma lasciate in pace il bambino, vi scongiuro.- Il bandido ripetè le parole del vecchio con tono sarcastico ed entrambi scoppiarono a ridere.
    Yaku non se lo era mai chiesto... non si era mai interrogato su come ci fosse arrivato lì, uno dei banditi gli aveva detto molti anni prima che fù trovato per strada abbandonato ed impietositi lo accolsero tra loro, e lui da allora non fece più domande né si interrogò sulla sua provenienza.
    Udire le parole del bandito e le risate dei due, fece nascere nel corpo di Yaku una rabbia incontenibile. Gli occhi gli si annebbiarono ed il suo corpo fremeva dalla voglia di vendicare quella persona che gli aveva voluto bene, pur non ricordandosela. Usci dalla tenda e si scaraventò addosso ai due disgraziati. Accecato dalla rabbia, in uno stato subconscio uccise i due. Li uccise con le proprie mani, o meglio con le proprie ossa. La sua irrefrenabile voglia di vendetta risvegliò per un istante la sua abilità innata, la manipolazione ossea, con la quale uccise i due silenziosamente e velocemente.
    Quando l'ira svanì e lui iniziò a riprendere coscienza di quella che stava succedendo, fu spaventato. Ebbe bisogno di qualche secondo per rendersi conto di cosa fosse successo, ma preferì pensare che fosse solo frutto della sua fantasia, che una cosa del genere non potesse esistere.
    Corse via il più velocemente possibile e questa volta, a causa dei banditi sbronzi e mezzi addormentati, risucì a scappare.
    Mentre correva si interrogava su ciò che gli era successo senza sapersi dare una spiegazione.
    -Le mie ossa...no, non è possibile, devo essermelo immaginato.
    Corse per tutto un giorno senza mai fermarsi o rallentare il passo, l'adrenalina lo aiutava a non sentire la stanchezza ma di notte si fece sentire.
    Era fisicamente distrutto e psicologicamente instabile, svenne.
    Si riprese di mattina, non sapeva quanto tempo fosse passato ma non se lo chiese nemmeno, pensò ad allontanarsi il più possibile; finchè le gambe ressero corse senza sosta.
    Ormai allo stremo delle forze si coricò ai piedi di un albero, chiuse gli occhi e precipitò in un sonno profondo.

    Si risvegliò con sua grande sorpresa dentro un letto in una casa non molto grande.
    -Ah ti sei svegliato. Vieni, ti ho preparato qualcosa da mangiare.
    Poco più in là un vecchio uomo, probabilmente sulla settantina, lo invitò con un tono affettuoso a sedersi al tavolo, accanto a lui, dove lo aspettava una scodella di qualcosa che il ragazzo ancora non conosceva, ma dal profumo molto invitante.
    Mentre il ragazzo si avvicinava il vecchio disse:
    -Hai dormito per così tanto tempo che pensavo non ti risvegliassi più...mi fa piacere vedere che ti sei ripreso.
    -G..Grazie di tutto. Rispose Yaku con tono basso e tremolante.
    Si sedette al tavolo e cominciò a mangiare, aveva cosi tanta fame da non riuscire a mangiare in modo composto ed ordinato, finendo il pasto in men che non si dica.
    -Che diavolo ti è successo ragazzo...eri mezzo morto quando ti ho trovato.
    Yaku chiuse gli occhi e riaffiorarono nella sua mente i ricordi della notte passata. Il vecchio si accorse che il ragazzo soffriva nel ricordare ciò che gli era successo per cui aggiunse dicendo con tono rassicurante:
    -Non preoccuprati, va tutto bene... dimmi solo...come ti chiami ragazzo?
    -Yakura...mi chiamo Yakura.
    -Bene Yakura, io sono il signor Temegaharosonutsuboshida :asd:, ma tu puoi chiamarmi vecchio. Disse lui sorridendo, poi aggiunse.
    -Hai un luogo nel quale stare? Sai, puoi rimanere qui se vuoi...-
    Yaku rimase impressionato da questa proposta...alzò lo sguardo finora basso verso il vecchio e stette muto, incredulo.
    -Non preoccuparti- disse il vecchio alzandosi dalla sedia– io vivo da solo, mi annoio, mi farebbe piacere avere qualcuno intorno con cui scambiare qualche parola... e poi mi ricordi molto mio figlio.- Quest'ultima frase fu pronunciata con un tono molto malinconico, era chiaro quello che era successo al povero figlio del vecchio.
    -Io...non posso, devo diventare forte...devo fargliela pagare....- esclamò Yaku deciso.
    -Diventare forte...già. Ti posso dare una mano, sai ero un ninja una volta, frequentavo l'accademia di Kiri. Lascia che ti aiuti.
    Yaku era commosso dalla generosità del vecchio, e non poteva che accogliere le sue richieste, ricambiando la sua cortesia con la compagnia.
    Il vecchio gli insegnò i dodici sigilli di base Topo, Bue, Tigre, Coniglio, Drago, Serpente, Cavallo, Pecora, Scimmia, Gallo, Cane e Cinghiale.
    Occasionalmente combattevano ed il vecchio nonostante l'età se la cava egregiamente. Gli insegnò molto, e Yaku per ricambiare gli teneva compagnia e lo aiutava con le faccende.
    Passò qualche mese in sua compagnia, finchè non decise, in comune accordo col vecchio di iscriversi all'accademia.

    continua


    Edited by atzepeng - 26/6/2014, 01:45
     
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