Una semplice frase, poche parole logicamente e semanticamente interconnesse fra di loro che, eppure, riuscirono a spiazzare la mente del giovane Ninja, che tutto poteva aspettarsi tranne quell'affermazione. Come poteva un essere all'apparenza così fragile e minuto essere in grado di insegnargli qualcosa, nozioni in grado di perfezionare la sua ancora rudimentale e grezza istruzione come Shinobi. L'anziano era accoccolato su uno sperone di roccia e, seppur piegato sulle proprie gambe, non sembrava particolarmente massiccio, Al dubitava superasse di molto il metro di altezza. L'immagine di un esile fuscello si palesò nella sua mente, elemento che incoscientemente sovrappose all'oscuro profilo, in virtù della forte analogia che in essi aveva riscontrato, ovvero la vulnerabilità e la fragilità: come un leggero soffio di vento era in grado di piegare il ramo, se non addirittura spezzarlo, il medesimo sembrava poter spazzare il vecchio con altrettanta facilità.
In questo momento ti starai chiedendo cosa mai potrebbe insegnarti un vecchio come me, ma vedi, mio caro Alphonse, l'apparenza inganna. Essendo un soldato, a cui verrà affidato in futuro un team, è tuo preciso dovere imparare ad osservare, e non limitarti a vedere. Devi andare oltre la superficie, scavare fino all'essenza delle cose, prima di poter emettere un giudizio. Considerala una prima lezione.
Lentamente il mentore si sollevò in piedi, sfruttando, oltre alle proprie gambe, l'ulteriore sostegno fornitogli da un bastone di legno, cui si appigliò con i propri arti superiori. L'uomo pareva instabile, un passo falso, un cedimento, e questi sarebbe precipitato per qualche decina di metri in uno specchio d'acqua gelido e tutt'altro che calmo, a causa dell'impetuosità della cascata. Il Genin fece per muoversi, la distanza fra i due era breve, l'avrebbe potuta coprire con un paio di balzi, eppure i suoi piedi sembravano bloccati al suolo, incapace di capire se fosse solo una sua suggestione o se il vecchio stesse lo stesse in qualche modo respingendo sfruttando esclusivamente la sua aura. In quel momento gli tornò alla mente l'episodio consumatosi pochi istanti prima, di come lo avesse sorpreso intento nella sua meditazione, di come una sorta di aura lo avvolgesse, lo penetrasse, lo rinvigorisse ed infine fuoriuscisse dalle sue membra, se possibile ancor più intensa dell'originaria. L'anziano lo raggiunse dopo poco, con incedere lento ed incerto, seppur elegante ed, in qualche modo, autorevole: la pelle del viso pareva logorata e segnata dal tempo, solcata da profonde rughe e di una tonalità tendente al violaceo; una peluria selvaggia ed non curata adornava il suo viso, stereotipando l'aspetto tipico di un vecchio e saggio eremita.
Seguimi, giovane discepolo
Il modo di parlare di Dohko risuonava insolito ed anacronistico, tant'è che ogni qual volta iniziava un pensiero, Alphonse si sentiva come trascinato in una dimensione passata, in un mondo parallelo fermo a chissà quanti secoli addietro. Il vecchio doveva avere un'età tale da potersi considerare forse l'unico testimone ancora in vita degli eventi disastrosi di ieri, calamità che sembravano aver scatenato i conflitti attuali, sebbene l'enormità di tempo passato. Odio, vendetta, ambizione e potere, sentimenti nefasti in grado di incubare e persistere per decenni, nonostante i vani tentativi per estirparli, e poi scatenarsi in tutta la loro ferocia, divenendo virali, al pari di una patologia infettiva, contagiando e corrompendo velocemente tutto ciò che li circonda. La strana coppia si impegnò per un sentiero irto e non privo di ostacoli naturali: il Sensei apriva la strada, schivando agilmente pietre cedevoli, gradini lignei e radici contorte, con movimenti alquanto particolari, simili a quelli di un anziano, ostacolato dalla propria età, ma compiuti da un giovane rampante. Il risultato era qualcosa di insolito e bizzarro, ma al contempo funzionale. La scalata portò i due in un vicolo cieco, o almeno lo sarebbe stato per tutti coloro non in grado di impastare il proprio chakra e sfruttarlo per arrampicarsi su pareti verticali: un muro di solido granito si stagliava dinanzi a loro, le sfumature di grigio intrecciate a macchie di muschio verde smeraldo parevano pennellate di un ignoto artista su di una gigantesca tela.
Perché siamo saliti quassù? Ho già imparato ad utilizzare il chakra per arrampicarmi o per camminare sull'acqua..
Pazienza, mio giovane amico. Se siamo qui, un motivo c'è. Colpisci quella parete con tutta la forza che possiedi. Rompila, se riesci.
Alphonse fissò l'immenso blocco monolitico nello stesso modo in cui una preda messa all'angolo fissa il proprio predatore: l'impotenza nel fuggire e l'impossibilità di incrinare in alcun modo quel colosso si equivalevano, rendendo vana ogni possibile azione, futile il pensiero di scamparla, in quell'occasione. Lo sguardo interrogativo dello studente incrociò la fermezza e la serietà di quella dell'anziano, segno inequivocabile delle concretezza delle sue parole e della validità della prova. Il giovane si avvicinò alla parete, carezzandone e la liscia superficie, colpendola lievemente con le nocche in punti assolutamente casuali, forse sperando di riscontrare casualmente un punto più fragile, in modo da intaccare più efficacemente il solido.
O la va o la spacca.. Mi farò parecchio male la mano..
Al fronteggiò il proprio ciclopico nemico, caricò sulle proprie gambe e scattò in avanti, proiettando il suo Pugno di Arhat il più velocemente e ferocemente possibile, sperando che il Chakra rinvigorisse le sue membra e scalfisse la pietra, disintegrandola.
Aaahrg, merda la mano!
Il dolore divampò così irruentemente che il suoi centri del dolore parvero esplodere simultaneamente, attivandosi all'unisono e scaricando diffusamente nel suo cervello, che altro non poteva se non gestire e modulare quelle sensazioni, tentando di mitigarle rilasciando ormoni il cui unico risultato fu quello di mantenerlo cosciente. La mano pulsava pericolosamente, al livello del metacarpo stava sorgendo un edema violaceo che, come una macchia d'olio, si stava diffondendo in tutta l'area, sintomo dell'emorragia in atto.
Devo essermi rotto mezza mano, vecchio! E per cosa, quel misero risultato?
Una piccola depressione di forma grossolanamente rettangolare si era stampata sulla roccia, proprio nel punto in cui era stato colpito: crepe e spaccature segnavano il perimetro di frammenti progressivamente più piccoli, convergendo verso l'epicentro dell'impatto che, però, aveva sortito un ben misero effetto.
Mostrami la mano, giovane Alphonse.
Al porse la mano fracassata al suo Sensei, il quale la prese con grande fermezza, seppur delicatamente, arrecandogli il minor dolore possibile, dunque concentrò della tiepida energia che, grazie al contatto diretto, si mosse dall'evocatore al paziente, che quasi non riusciva più a scorgere il proprio arto ferito, tanto era il bagliore smeraldino della stessa. In pochi istanti, il Justu terapeutico, il più potente a cui aveva assistito, fino a quel momento, riparò tutti i tessuti danneggiati, ripristinando la completa funzionalità dell'estremità. Senza che potesse aggiungere altro, il Sensei fece cenno lui di prestare attenzione e si allontanò di qualche passo, collocandosi lateralmente al punto in cui il pupillo aveva fallito: il colpo vibrò ad una velocità tale che il Genin riuscì a seguirlo a fatica, non distinguendo i limiti nitidi delle membra. Una profonda fenditura emerse dal punto bersagliato, una spaccatura che immediatamente si arrampicò verso l'alto, guadagnando rapidamente metri fino al raggiungere la vetta.
Assurdo.. E sono sicuro che ti sei trattenuto, avresti potuto fare molti più danni.. Come ci sei riuscito? Insegnalo anche me.. Sensei
Shock. Il suo viso era pallido ed imperlato di goccioline di sudore, di gelida soluzione acquosa che agilmente scivolava lungo i suoi zigomi, si tuffava nel vuoto per poi infrangersi sulla roccia sottostante. A stento riusciva a tenersi in piedi, questo a causa di una sistemica sensazione di debolezza causata dal precipitare della sua pressione arteriosa. Il motivo della risposta fisiologica attuata dal suo organismo? Ad un'osservazione superficiale la si potrebbe ritenere una normale e consequenziale risposta alle molteplici fratture riportate alla mano, nell'infausto e folle gesto di colpire la parete rocciosa dinanzi a loro, come richiesto dal suo mentore. Ma ad una più attenta analisi, quel carico di sconvolgenti emozioni era scaturito da quanto era succeduto subito dopo l'incidente, ovvero la sconvolgente esecuzione della medesima prova da parte di Dohko il quale, nonostante la corporatura esile e l'aspetto debilitato, riuscì a concentrare e rilasciare un quantitativo di energia tale da spezzare facilmente la solidità della pietra, infrangendola secondo una profonda spaccatura verticale. Lo Shinobi non aveva nessun talento percettivo, non aveva mai mostrato grandi interesse verso quelle discipline, nonostante il lustro e la fama che accompagnavano il rango di Ninja Sensoriale, eppure, un istante prima dell'impatto, provò una strana sensazione allo stomaco, quasi il suo organismo avesse avvertito l'aura del mentore concentrarsi nel suo arto e rilasciarzi in un guizzo esplosivo.
Mi hai scelto come tuo insegnante, ma in realtà sono io che ho scelto te come allievo.. Non sono molti che hanno avuto l'onore di fortificarsi fra queste vette.. Tu sei il terzo, dopo Rikku e me medesimo. Ti avverto, sarà un'esperienza traumatica, dovrai disimparare tutto quello che hai appreso fino ad ora, demolire le tue conoscenze per edificarne di nuove, di più solide. Ora vieni con me, beviamo una tazza di tè.
I due girarono sui propri tacchi e si avviarono verso la dimora in legno, dal cui camino fuoriusciva un sottile fumo grigiastro: la giornata stava oramai volgendo al termine e la temperatura stava pericolosamente precipitando, il caldo ed accogliente tepore che aveva accompagnato la sua scalata e l'arrivo ai Cinque Picchi aveva lasciato posto ad un freddo pungente, tanto che ogni qualvolta il Genin espirava, l'aria immediatamente condensava in una perlacea e fugace nube che dopo qualche secondo si disperdeva nell'ambiente. La dimora era semplice e spartana, in perfetta armonia con il design esterno: la sala principale appariva desolatamente spoglia, ad eccezione di un semplice tavolo in legno posto al centro, un camino collocato lungo la parete a Nord e qualche scaffale con libri e rotoli. Sul fuoco scoppiettante, sorretta per mezzo di un semplice tubo di ferro, era posta una rozza pentola scura per la fuliggine, utensile tanto antico quanto il suo maestro, il quale prontamente la riempì di cristallina acqua e la ricollocò al suo posto. L'intensità delle fiamme era talmente elevata che il liquido giunse alla temperatura desiderata in pochi minuti: per educazione, il giovane Takiano si offrì di apparecchiare la tavola con le tazze e di riempire d'acqua la grezza teira, per poi tuffarci dentro due bustine cariche delle profumate essenze.
Maestro, in cosa consisterà l'allenamento? Lei è stato uno Shinobi della Cascata? Quella cosa che ha fatto prima, non so spiegarmelo, ma ho avvertito un potere immenso intorno alla sua mano, quasi non sembrava chakra... riuscirò ad imparare anche io una cosa del genere?..
Calma figliolo.. calma! Ogni domanda avrà la giusta risposta, quando i tempi saranno maturi.. No, temo di non essere mai stato nominato Ninja in vita mia, seppur ho collaborato con loro innumerevoli volte. Ho visto innumerevoli lune ed innumerevoli soli, e da sempre coloro che si fregiano di quel titolo si sono dati battaglia.. No, io non sono mai stato uno di loro..
Dohko sorseggiò con gusto la propria bevanda, ed lo studente, quasi volendolo emulare per compiacerlo, ripeté il gesto, crogiolandosi di quella sensazione di vitale calore che viaggiava rapidamente per il suo esofago, perdendosi nella miscela dei succhi gastrici: quella pozione sembrava aver cancellato la sensazione di freddo che questi aveva provato fino a qualche istante prima, donandogli quel piacevole tepore spesso associato alla piacevolezza del proprio giaciglio. Ogni parola, ogni pensiero del Senpai induceva il giovane a formulare più domande, se mai questi avesse conosciuto qualche personaggio leggendario del passato, quelli di cui i libri di storia decantano tanto le gesta, gli eroi ed i salvatori del mondo intero; oppure sul perché avesse descritto una così riprovevole immagine dei Ninja, nonostante ne stesse addestrando due, al momento. Quesiti che avrebbe dovuto congelare, per il momento, poiché forse fuori luogo, data lo scarso livello di intimità fra i due.
Ti ho osservato sin da quando hai messo piede fuori dal villaggio.. ho studiato il tuo modo di fare e letto il tuo cuore. Alphonse, tu nascondi un potenziale inespresso di particolare rarità, ma anche il diamante più prezioso, un tempo, era una gemma grezza. Il tuo addestramento consisterà in questo: raffinarti. Da ciò che ho appreso, tu prediligi il Taijustu, e questa sarà l'arte su cui ti focalizzerai, esclusivamente su questa: è necessario concentrarsi sui propri punti di forza, prima di rimediare alle proprie mancanze. E' una fortuna che la tua natura e i tuoi desideri coincidano..
Sensei, solo una domanda. Anche se non lei non è un ninja, evidentemente sa usare il Chakra, giusto? Pensavo fosse una prerogativa solo di noi militari..
L'anziano sorrise. Forse perché quella domanda lo riportava indietro nella memoria, ad una serie di innumerevoli dibattiti e speculazioni intraprese con uomini e donne della stessa stoffa di Alphonse, i quali ritenevano che grazie al Chakra tutto era possibile, grazie a quella energia insita in ogni essere vivente e che solamente pochi eletti erano in grado di coltivare e sfruttare. Un talento di pochi, di una ristretta élite destinata ad alimentare il macchinario bellico delle varie nazioni. Incalzato dalla sua memoria, Dohko cominciò a spiegare, secondo la sua visione, la natura di quel potere che solo apparentemente dimorava nelle persone, illudendole di esserne maestri e padroni incontrastati: in accordo con la sua filosofia, la vita stessa era energia e che questa aleggiava nell'ambiente proprio come l'ossigeno nell'aria. Secondo la sua tribù, erano le stelle ad essere la fonte di quel flusso che inondava completamente le Terre Ninja, permettendo ai più empatici di scorgerla e di incamerarla dentro sé, elaborarla e dunque riesprimerla secondo forme diverse. Non aveva prove a supporto della sua tesi, come non ne avevano gli Shinobi con cui aveva intavolato questa conversazione: tanto quanto credere nell'esistenza o meno di un Dio, la concezione di questa energia, o "Cosmo" come la chiamava lui, costituiva uno, se non il più antico Dogma del mondo.
Forse un giorno anche tu imparerai a domare e a far bruciare dentro di te il potere delle stelle.
E' evidente come il qui presente Dohko parli dell'arte eremitica ma, naturalmente, non potendo spoilerare tutte queste cose al mio PG, gliel'ho presentata un po' come una religione strana variamente ispirata dai Cavalieri dello Zodiaco. Mi sembra interessante un personaggio così, un po' più eccentrico e diverso del solito. Poi, semmai il mio PG ambirà mai a prendere l'eremitica, se mai mi ricordassi di queste ruolate avrei anche un buon aggancio. Ad ogni modo, fine PQ