Il Vecchio Eremita - XI

PQ Alphonse Elric

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  1. ~Daniele
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    ~ Il Vecchio Eremita
    Narrato
    Pensato
    Parlato
    Rikku
    Dohko

    Che cosa? Andare ad aiutare un vecchio con le sue faccende? Non se ne parla..

    Non te lo sto chiedendo, è un ordine! I Genin sono periodicamente assegnati ad incarichi simili, lo sai, tutti devono contribuire, nei limiti delle proprie possibilità e competenze, al risanamento del Villaggio.

    Non ora, non se ne parla.. girano voci che gli Esami dei Chuunin siano vicini, mi devo allenare, tu mi dovresti allenare, invece di farmi perdere tempo in queste cavolate.. Ma dato che tu non vuoi aiutarmi, sono costretto a fare da solo..

    Alphonse si voltò, rabbioso ed in preda alla collera, sentimenti che talvolta aveva provato in passato, emozioni potenti e largamente presenti nel suo animo, anche se per la maggior parte del tempo sopiti dietro ad una maschera di apparente calma e serenità.
    In quell'occasione, però, il demone rabbioso emerse dai suoi visceri, impadronendosi delle sue membra e scatenandosi per il breve tempo a sua disposizione, prima che la coscienza lo richiudesse in gabbia e lo confinasse nuovamente in profondità, lontano dalla luce.
    Era stata la frustrazione ad innescare quella spirale negativa, quel processo distruttivo che aveva fatto perdere lui il senno ed il lume della ragione: non sapeva se le voci fossero veritiere, se realmente la selezione per divenire Chuunin fossero realmente imminenti, dato che questi pettegolezzi erano soliti nascere periodicamente morire poco dopo, una volta riconosciute come menzognere.
    Eppure, in quell'occasione, sembrava che la notizia fosse confermata, che i preparativi fossero in atto e che presto avrebbero indetto il bando, aprendo le iscrizioni agli shinobi più coraggiosi, capaci ed incoscienti, sottoponendoli ad una serie di prove crudeli e massacranti, al fine di scremare i mediocri ed individuare le eccellenze, i futuri protettori dei Villaggi.
    Era il non sentirsi pronto e distinto, sopra la media, ad averlo indotto ad alzare la voce, in modo da difendere i propri diritti: sentiva il profondo bisogno di più tempo, dato che non stava progredendo come gli altri militari del medesimo livello, che avevano acquisito nuove abilità e Justu di inaudita potenza, ben superiori a quelli riusciti a padroneggiare dal Genin. Era un buon elemento di supporto, in una squadra, ed insieme ad un alleato faceva faville, garantendogli una serie di aperture nella difesa del nemico, errori che questi avrebbe saputo punire in maniera esemplare.
    Da solo, invece, non riusciva a competere, risultando spesso inferiore sia nelle arti marziali che nella preparazione magica, con l'inevitabile e triste epilogo, ovvero la sua sconfitta.
    Il ragazzo fece per muovere il primo passo verso l'uscita, lasciandosi alle spalle la "Sensei", anche se mai si era comportata come tale, fino ad ora, quando un suono fragoroso esplose all'interno della piccola stanza, un rumore secco, come di legna spezzata.
    Al si voltò, vedendo come la donna avesse impattato, con il suo pugno sinistro, la superficie della spessa scrivania, spezzandola di netto, come se fosse costruita di fragile vetro.

    Alphonse Elric!

    Il suo nome risuonò con tale autorità che il giovane si bloccò, impietrito e paralizzato come mai gli era successo in passato: aveva passato il limite, le conseguenze sarebbero presto giunte, e, quando si trattava di Rikku, spesso coincidevano con lividi ed ematomi.

    Questo è il luogo che devi raggiungere.. immediatamente. Vai!

    Raccolse velocemente l'appunto ed uscì altrettanto di fretta, con la testa china e la coda fra le gambe, facendosi largo fra le persone all'interno dell'edificio e per le strade cittadine: la sua corsa rallentò solamente dopo essersi lasciato le mura del Villaggio alle spalle, distanza che ritenne sufficiente a sfuggire alla sua prorompente ira.
    Il Chuunin cadde pesantemente sulla sedia, sentendosi un po' in colpa per la sua reazione eccessiva e per il fatto di non aver prestatogli mai la sua piena attenzione, non intervenendo mai direttamente nella sua formazione: forse lo aveva abbandonato un po' al suo destino, sperando che il dover contare sulle proprie forze destasse in lui quel valore aggiunto che permettesse lui di compiere quel salto di qualità, indispensabile per divenire uno shinobi di un certo spessore.
    Presto si sarebbe reso conto che quell'incarico si sarebbe potuta rivelare, in base al suo comportamento al cospetto dell'anziano eremita, un'occasione di crescita inimmaginabile ed un tassello fondamentale per la sua formazione.

    [...]

    I Cinque Picchi.
    Mai Alphonse aveva avuto modo di visitare un territorio tanto impervio e selvaggio quanto quello, nonostante la vicinanza al suo Villaggio natio: la pericolosità e l'asprezza di quel ambiente montano aveva costretto l'Amministrazione a vietare il transito in quelle regioni, se non a Ninja estremamente capaci. I sentieri petrosi si facevano sempre più stretti e tortuosi, pochi centimetri di friabile roccia si prestavano alle piante dei piedi del giovane che, schiacciato contro la parete verticale del fianco del monte e vessato dal gelido vento, tentava con difficoltà di avanzare, uscendo da quella situazione critica e precaria.
    Il chakra certamente lo aiutava, per questo inviava continuamente quell'energia a mani e piedi, in modo da guadagnare una presa più salda sulla viscida roccia, infiltrata dall'acqua e dall'umidità, la cui sorgente sembrava essere una cascata dalle incredibili dimensioni, ben maggiori rispetto a quella posta a presidio del Villaggio cui aveva donato il proprio nome: un muro d'acqua spumeggiante precipitava ad altissima velocità dall'apice del salto, scontrandosi ed infrangendosi, in parte, su speroni rocciosi e robusti rami, producendo un boato assordante e poderoso tale da soffocare e coprire ogni altra onda sonora.
    Il Genin si arrampicò per l'irta via, ricorrendo anche all'uso delle mani, a causa dell'elevata pendenza: dalla sommità dell'altura, celato dall'ondeggiare di fili d'erba e piccoli arbusti, una scia di bianco fumo si innalzava solitaria, dapprima quasi in linea retta, per poi perdersi un un vortice di indescrivibile caos.
    Una piccola dimora costituiva la sorgente di quel gas, destinato a disperdersi nell'enorme miscela fluida quale era l'aria: la casa era piccola, umile e spoglia, probabilmente abitata solo dal vecchio a cui il Genin avrebbe dovuto rivolgersi per il completamento del suo incarico.

    Certo che abitare in un poto del genere.. Bello, senz'altro, ma dannatamente scomodo..

    L'inabitabilità del luogo era palese, le difficoltà nel raggiungere la struttura erano decisamente argomenti più incisivi della bellezza del panorama e dell'ambiente circostante: se anche il guerriero, nel fiore della sua giovinezza, aveva trovato problematica l'arrampicata, come poteva un anziano sperare di spostarsi da quella posizione? Al fascino di quel posto erano legati a doppio filo solitudine ed isolamento.
    Una vita da eremita, dedita all'ascesi e alla catarsi.
    Una figura minuta ed ingobbita sedeva tranquilla su una lingua di roccia, a pochi metri dall'impetuoso flusso d'acqua: nonostante il sole illuminasse lo scorcio naturalistico, lunghe ombre causate dalla vegetazione proiettavano il proprio cono d'oscurità sull'anziano, celandone i lineamenti e offuscandone l'immagine.
    L'uomo aveva gli occhi chiusi, le orbite parevano contornate da strani segni, anche se scarsamente definiti a causa della mancanza di luce, tale da confondere e suggestionare le percezioni del Genin: sembrava essere completamente immobile ed in pace, eppure conscio di tutto ciò che lo circondava, nondimeno la venuta di Alphonse.
    Un fascio di luce illuminò il suo viso dalla carnagione scura e solcato da numerose rughe, testimoni di una vita lunga e faticosa; gli occhi piccoli come due fessure lo scrutavano, quasi riuscendo a penetrare la sua corporeità ed accedere al suo animo. Dei segni non vi era traccia, sintomo dell'errata valutazione preliminare.

    E così sei arrivato, giovane Alphonse, bene.. Esserci riuscito potrebbe voler dire molto.. In verità potrebbe non avere tanto significato.. Rikku-chan mi aveva avvisato delle tue capacità..

    Eh? Non è stato poi così complicato arrivare fin qua.. direi più che altro scomodo..
    Comunque ha ragione, sono Alphonse Elric, il Genin assegnato per l'incarico. Se non le dispiace, inizierei subito a lavorare, vorrei concludere il prima possibile per tornare ai miei allenamenti.


    Ah, l'impazienza è la debolezza delle nuove generazioni.. Rikku-chan mi aveva avvertito, ma pare che il suo allievo sia della stessa pasta..

    La conversazione con il cliente aveva preso una piega inaspettata: era stata l'amministrazione ad assegnargli quella missione, il Chuunin aveva fatto solo da tramite, conversazione che, tra l'altro, non si era risolta nei migliori dei modi. Eppure il vecchio pareva essere particolarmente intimo con la Kuinoichi, tanto da conoscerne il caratteraccio e l'indole pragmatica.
    Inoltre, sembrava essere a conoscenza del suo rapporto con il ninja medico, che ufficialmente era stata designata come sua Sensei ma che, all'atto pratico, non aveva mai dimostrato alcun interesse nell'insegnamento.

    Mi scusi, ma lei conosce Rikku? Ha svolto il mio stesso incarico, in passato?

    Incarico? Ah, deve averti convinto in questo modo a distoglierti dai tuoi esercizi per venire a badare ad un povero vecchio.. Non c'è nessun incarico, mi dispiace.. Io mi chiamo Dohko, saggio dei Cinque Picchi e mentore di Rikku-chan. Sei qui affinché io ti addestri.


    Edited by ~Daniele - 19/8/2014, 23:31
     
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  2. ~Daniele
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    ~ Il Vecchio Eremita
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    Dohko

    ...Sei qui affinché io ti addestri.

    Una semplice frase, poche parole logicamente e semanticamente interconnesse fra di loro che, eppure, riuscirono a spiazzare la mente del giovane Ninja, che tutto poteva aspettarsi tranne quell'affermazione.
    Come poteva un essere all'apparenza così fragile e minuto essere in grado di insegnargli qualcosa, nozioni in grado di perfezionare la sua ancora rudimentale e grezza istruzione come Shinobi. L'anziano era accoccolato su uno sperone di roccia e, seppur piegato sulle proprie gambe, non sembrava particolarmente massiccio, Al dubitava superasse di molto il metro di altezza.
    L'immagine di un esile fuscello si palesò nella sua mente, elemento che incoscientemente sovrappose all'oscuro profilo, in virtù della forte analogia che in essi aveva riscontrato, ovvero la vulnerabilità e la fragilità: come un leggero soffio di vento era in grado di piegare il ramo, se non addirittura spezzarlo, il medesimo sembrava poter spazzare il vecchio con altrettanta facilità.

    In questo momento ti starai chiedendo cosa mai potrebbe insegnarti un vecchio come me, ma vedi, mio caro Alphonse, l'apparenza inganna. Essendo un soldato, a cui verrà affidato in futuro un team, è tuo preciso dovere imparare ad osservare, e non limitarti a vedere.
    Devi andare oltre la superficie, scavare fino all'essenza delle cose, prima di poter emettere un giudizio.
    Considerala una prima lezione.


    Lentamente il mentore si sollevò in piedi, sfruttando, oltre alle proprie gambe, l'ulteriore sostegno fornitogli da un bastone di legno, cui si appigliò con i propri arti superiori.
    L'uomo pareva instabile, un passo falso, un cedimento, e questi sarebbe precipitato per qualche decina di metri in uno specchio d'acqua gelido e tutt'altro che calmo, a causa dell'impetuosità della cascata. Il Genin fece per muoversi, la distanza fra i due era breve, l'avrebbe potuta coprire con un paio di balzi, eppure i suoi piedi sembravano bloccati al suolo, incapace di capire se fosse solo una sua suggestione o se il vecchio stesse lo stesse in qualche modo respingendo sfruttando esclusivamente la sua aura.
    In quel momento gli tornò alla mente l'episodio consumatosi pochi istanti prima, di come lo avesse sorpreso intento nella sua meditazione, di come una sorta di aura lo avvolgesse, lo penetrasse, lo rinvigorisse ed infine fuoriuscisse dalle sue membra, se possibile ancor più intensa dell'originaria.
    L'anziano lo raggiunse dopo poco, con incedere lento ed incerto, seppur elegante ed, in qualche modo, autorevole: la pelle del viso pareva logorata e segnata dal tempo, solcata da profonde rughe e di una tonalità tendente al violaceo; una peluria selvaggia ed non curata adornava il suo viso, stereotipando l'aspetto tipico di un vecchio e saggio eremita.

    Seguimi, giovane discepolo

    Il modo di parlare di Dohko risuonava insolito ed anacronistico, tant'è che ogni qual volta iniziava un pensiero, Alphonse si sentiva come trascinato in una dimensione passata, in un mondo parallelo fermo a chissà quanti secoli addietro. Il vecchio doveva avere un'età tale da potersi considerare forse l'unico testimone ancora in vita degli eventi disastrosi di ieri, calamità che sembravano aver scatenato i conflitti attuali, sebbene l'enormità di tempo passato. Odio, vendetta, ambizione e potere, sentimenti nefasti in grado di incubare e persistere per decenni, nonostante i vani tentativi per estirparli, e poi scatenarsi in tutta la loro ferocia, divenendo virali, al pari di una patologia infettiva, contagiando e corrompendo velocemente tutto ciò che li circonda.
    La strana coppia si impegnò per un sentiero irto e non privo di ostacoli naturali: il Sensei apriva la strada, schivando agilmente pietre cedevoli, gradini lignei e radici contorte, con movimenti alquanto particolari, simili a quelli di un anziano, ostacolato dalla propria età, ma compiuti da un giovane rampante.
    Il risultato era qualcosa di insolito e bizzarro, ma al contempo funzionale.
    La scalata portò i due in un vicolo cieco, o almeno lo sarebbe stato per tutti coloro non in grado di impastare il proprio chakra e sfruttarlo per arrampicarsi su pareti verticali: un muro di solido granito si stagliava dinanzi a loro, le sfumature di grigio intrecciate a macchie di muschio verde smeraldo parevano pennellate di un ignoto artista su di una gigantesca tela.

    Perché siamo saliti quassù? Ho già imparato ad utilizzare il chakra per arrampicarmi o per camminare sull'acqua..

    Pazienza, mio giovane amico. Se siamo qui, un motivo c'è.
    Colpisci quella parete con tutta la forza che possiedi. Rompila, se riesci.


    Alphonse fissò l'immenso blocco monolitico nello stesso modo in cui una preda messa all'angolo fissa il proprio predatore: l'impotenza nel fuggire e l'impossibilità di incrinare in alcun modo quel colosso si equivalevano, rendendo vana ogni possibile azione, futile il pensiero di scamparla, in quell'occasione.
    Lo sguardo interrogativo dello studente incrociò la fermezza e la serietà di quella dell'anziano, segno inequivocabile delle concretezza delle sue parole e della validità della prova.
    Il giovane si avvicinò alla parete, carezzandone e la liscia superficie, colpendola lievemente con le nocche in punti assolutamente casuali, forse sperando di riscontrare casualmente un punto più fragile, in modo da intaccare più efficacemente il solido.

    O la va o la spacca.. Mi farò parecchio male la mano..

    Al fronteggiò il proprio ciclopico nemico, caricò sulle proprie gambe e scattò in avanti, proiettando il suo Pugno di Arhat il più velocemente e ferocemente possibile, sperando che il Chakra rinvigorisse le sue membra e scalfisse la pietra, disintegrandola.

    Aaahrg, merda la mano!

    Il dolore divampò così irruentemente che il suoi centri del dolore parvero esplodere simultaneamente, attivandosi all'unisono e scaricando diffusamente nel suo cervello, che altro non poteva se non gestire e modulare quelle sensazioni, tentando di mitigarle rilasciando ormoni il cui unico risultato fu quello di mantenerlo cosciente. La mano pulsava pericolosamente, al livello del metacarpo stava sorgendo un edema violaceo che, come una macchia d'olio, si stava diffondendo in tutta l'area, sintomo dell'emorragia in atto.

    Devo essermi rotto mezza mano, vecchio! E per cosa, quel misero risultato?

    Una piccola depressione di forma grossolanamente rettangolare si era stampata sulla roccia, proprio nel punto in cui era stato colpito: crepe e spaccature segnavano il perimetro di frammenti progressivamente più piccoli, convergendo verso l'epicentro dell'impatto che, però, aveva sortito un ben misero effetto.

    Mostrami la mano, giovane Alphonse.

    Al porse la mano fracassata al suo Sensei, il quale la prese con grande fermezza, seppur delicatamente, arrecandogli il minor dolore possibile, dunque concentrò della tiepida energia che, grazie al contatto diretto, si mosse dall'evocatore al paziente, che quasi non riusciva più a scorgere il proprio arto ferito, tanto era il bagliore smeraldino della stessa. In pochi istanti, il Justu terapeutico, il più potente a cui aveva assistito, fino a quel momento, riparò tutti i tessuti danneggiati, ripristinando la completa funzionalità dell'estremità.
    Senza che potesse aggiungere altro, il Sensei fece cenno lui di prestare attenzione e si allontanò di qualche passo, collocandosi lateralmente al punto in cui il pupillo aveva fallito: il colpo vibrò ad una velocità tale che il Genin riuscì a seguirlo a fatica, non distinguendo i limiti nitidi delle membra.
    Una profonda fenditura emerse dal punto bersagliato, una spaccatura che immediatamente si arrampicò verso l'alto, guadagnando rapidamente metri fino al raggiungere la vetta.

    Assurdo.. E sono sicuro che ti sei trattenuto, avresti potuto fare molti più danni.. Come ci sei riuscito? Insegnalo anche me.. Sensei


    Edited by ~Daniele - 20/8/2014, 21:24
     
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  3. ~Daniele
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    ~ Il Vecchio Eremita
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    Dohko

    Shock.
    Il suo viso era pallido ed imperlato di goccioline di sudore, di gelida soluzione acquosa che agilmente scivolava lungo i suoi zigomi, si tuffava nel vuoto per poi infrangersi sulla roccia sottostante. A stento riusciva a tenersi in piedi, questo a causa di una sistemica sensazione di debolezza causata dal precipitare della sua pressione arteriosa.
    Il motivo della risposta fisiologica attuata dal suo organismo? Ad un'osservazione superficiale la si potrebbe ritenere una normale e consequenziale risposta alle molteplici fratture riportate alla mano, nell'infausto e folle gesto di colpire la parete rocciosa dinanzi a loro, come richiesto dal suo mentore.
    Ma ad una più attenta analisi, quel carico di sconvolgenti emozioni era scaturito da quanto era succeduto subito dopo l'incidente, ovvero la sconvolgente esecuzione della medesima prova da parte di Dohko il quale, nonostante la corporatura esile e l'aspetto debilitato, riuscì a concentrare e rilasciare un quantitativo di energia tale da spezzare facilmente la solidità della pietra, infrangendola secondo una profonda spaccatura verticale.
    Lo Shinobi non aveva nessun talento percettivo, non aveva mai mostrato grandi interesse verso quelle discipline, nonostante il lustro e la fama che accompagnavano il rango di Ninja Sensoriale, eppure, un istante prima dell'impatto, provò una strana sensazione allo stomaco, quasi il suo organismo avesse avvertito l'aura del mentore concentrarsi nel suo arto e rilasciarzi in un guizzo esplosivo.

    Mi hai scelto come tuo insegnante, ma in realtà sono io che ho scelto te come allievo..
    Non sono molti che hanno avuto l'onore di fortificarsi fra queste vette.. Tu sei il terzo, dopo Rikku e me medesimo. Ti avverto, sarà un'esperienza traumatica, dovrai disimparare tutto quello che hai appreso fino ad ora, demolire le tue conoscenze per edificarne di nuove, di più solide.
    Ora vieni con me, beviamo una tazza di tè.


    I due girarono sui propri tacchi e si avviarono verso la dimora in legno, dal cui camino fuoriusciva un sottile fumo grigiastro: la giornata stava oramai volgendo al termine e la temperatura stava pericolosamente precipitando, il caldo ed accogliente tepore che aveva accompagnato la sua scalata e l'arrivo ai Cinque Picchi aveva lasciato posto ad un freddo pungente, tanto che ogni qualvolta il Genin espirava, l'aria immediatamente condensava in una perlacea e fugace nube che dopo qualche secondo si disperdeva nell'ambiente.
    La dimora era semplice e spartana, in perfetta armonia con il design esterno: la sala principale appariva desolatamente spoglia, ad eccezione di un semplice tavolo in legno posto al centro, un camino collocato lungo la parete a Nord e qualche scaffale con libri e rotoli. Sul fuoco scoppiettante, sorretta per mezzo di un semplice tubo di ferro, era posta una rozza pentola scura per la fuliggine, utensile tanto antico quanto il suo maestro, il quale prontamente la riempì di cristallina acqua e la ricollocò al suo posto.
    L'intensità delle fiamme era talmente elevata che il liquido giunse alla temperatura desiderata in pochi minuti: per educazione, il giovane Takiano si offrì di apparecchiare la tavola con le tazze e di riempire d'acqua la grezza teira, per poi tuffarci dentro due bustine cariche delle profumate essenze.

    Maestro, in cosa consisterà l'allenamento? Lei è stato uno Shinobi della Cascata? Quella cosa che ha fatto prima, non so spiegarmelo, ma ho avvertito un potere immenso intorno alla sua mano, quasi non sembrava chakra... riuscirò ad imparare anche io una cosa del genere?..

    Calma figliolo.. calma!
    Ogni domanda avrà la giusta risposta, quando i tempi saranno maturi.. No, temo di non essere mai stato nominato Ninja in vita mia, seppur ho collaborato con loro innumerevoli volte. Ho visto innumerevoli lune ed innumerevoli soli, e da sempre coloro che si fregiano di quel titolo si sono dati battaglia..
    No, io non sono mai stato uno di loro..


    Dohko sorseggiò con gusto la propria bevanda, ed lo studente, quasi volendolo emulare per compiacerlo, ripeté il gesto, crogiolandosi di quella sensazione di vitale calore che viaggiava rapidamente per il suo esofago, perdendosi nella miscela dei succhi gastrici: quella pozione sembrava aver cancellato la sensazione di freddo che questi aveva provato fino a qualche istante prima, donandogli quel piacevole tepore spesso associato alla piacevolezza del proprio giaciglio.
    Ogni parola, ogni pensiero del Senpai induceva il giovane a formulare più domande, se mai questi avesse conosciuto qualche personaggio leggendario del passato, quelli di cui i libri di storia decantano tanto le gesta, gli eroi ed i salvatori del mondo intero; oppure sul perché avesse descritto una così riprovevole immagine dei Ninja, nonostante ne stesse addestrando due, al momento. Quesiti che avrebbe dovuto congelare, per il momento, poiché forse fuori luogo, data lo scarso livello di intimità fra i due.

    Ti ho osservato sin da quando hai messo piede fuori dal villaggio.. ho studiato il tuo modo di fare e letto il tuo cuore. Alphonse, tu nascondi un potenziale inespresso di particolare rarità, ma anche il diamante più prezioso, un tempo, era una gemma grezza. Il tuo addestramento consisterà in questo: raffinarti.
    Da ciò che ho appreso, tu prediligi il Taijustu, e questa sarà l'arte su cui ti focalizzerai, esclusivamente su questa: è necessario concentrarsi sui propri punti di forza, prima di rimediare alle proprie mancanze.
    E' una fortuna che la tua natura e i tuoi desideri coincidano..


    Sensei, solo una domanda. Anche se non lei non è un ninja, evidentemente sa usare il Chakra, giusto? Pensavo fosse una prerogativa solo di noi militari..

    L'anziano sorrise.
    Forse perché quella domanda lo riportava indietro nella memoria, ad una serie di innumerevoli dibattiti e speculazioni intraprese con uomini e donne della stessa stoffa di Alphonse, i quali ritenevano che grazie al Chakra tutto era possibile, grazie a quella energia insita in ogni essere vivente e che solamente pochi eletti erano in grado di coltivare e sfruttare.
    Un talento di pochi, di una ristretta élite destinata ad alimentare il macchinario bellico delle varie nazioni.
    Incalzato dalla sua memoria, Dohko cominciò a spiegare, secondo la sua visione, la natura di quel potere che solo apparentemente dimorava nelle persone, illudendole di esserne maestri e padroni incontrastati: in accordo con la sua filosofia, la vita stessa era energia e che questa aleggiava nell'ambiente proprio come l'ossigeno nell'aria.
    Secondo la sua tribù, erano le stelle ad essere la fonte di quel flusso che inondava completamente le Terre Ninja, permettendo ai più empatici di scorgerla e di incamerarla dentro sé, elaborarla e dunque riesprimerla secondo forme diverse.
    Non aveva prove a supporto della sua tesi, come non ne avevano gli Shinobi con cui aveva intavolato questa conversazione: tanto quanto credere nell'esistenza o meno di un Dio, la concezione di questa energia, o "Cosmo" come la chiamava lui, costituiva uno, se non il più antico Dogma del mondo.

    Forse un giorno anche tu imparerai a domare e a far bruciare dentro di te il potere delle stelle.



    E' evidente come il qui presente Dohko parli dell'arte eremitica ma, naturalmente, non potendo spoilerare tutte queste cose al mio PG, gliel'ho presentata un po' come una religione strana variamente ispirata dai Cavalieri dello Zodiaco. Mi sembra interessante un personaggio così, un po' più eccentrico e diverso del solito.
    Poi, semmai il mio PG ambirà mai a prendere l'eremitica, se mai mi ricordassi di queste ruolate avrei anche un buon aggancio. Ad ogni modo, fine PQ :asd:
     
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