Viva Las Vegas

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ishivar's Warriors
    Posts
    2,776

    Status
    Offline
    Anno del serpente, giorno 165
    Di ritorno dalla missione nel villaggio degli olmi, ho deciso di prendermela un po più con calma per quanto riguarda il viaggio, concedendomi il giusto svago dopo le estenuanti fatiche dei giorni passati. Ci mancherebbe che fossi messo pure a fare le corse per tornare a casa! Tanto come minimo Jackdow non si farà sentire prima di qualche giorno, e non contando lui non ho nessun altro che mi aspetta alla mia dimora, a parte il freddo pungente di quelle quattro mura in mattone. Così, almeno per questi ultimi giorni, mi sono concesso il lusso di fare il turista , abbandonandomi a qualsiasi tipo di svago mi passasse per la mente. Una volta fuori dalla radura, pressoché deserta, al cui centro inspiegabilmente sorgeva il villaggio degli olmi, sono tornato sui miei passi, ripercorrendo la fetta di terra che mi aveva condotto in quel luogo così apparentemente fuori dal mondo. Ad aspettarmi c’era le infinite distese verdi di Eruyt, un paese che orami non esisteva più, a quanto si diceva in giro, ma che giorni addietro fosse stato un palcoscenico importante per i ninja del passato, teatro di leggendarie battaglie e madre di abilissimi ninja. Una terra ricca di storia, di risorse, un vero peccato abbandonarla al suo destino. Si vede che il mondo è malato, che ognuno ha tutt’altro a cui pensare, solo un popolo di sciocchi ignorerebbe un tale ben di dio. Ma che vuoi farci…

    Fatto sta che la mezza giornata ad Eruyt è stata senza dubbio la più bella e rilassante di tutto il viaggio. Ho potuto pensare molto, a me e a tutto ciò che mi circonda, giungendo a capire piccole ma importanti cose sulla mia realtà. Così sono giunto infine alla conclusione per cui di Jackdow mi posso fidare, non è un ciarlatano, ne una spia, ne ce l’ha con me in alcun modo. Devo solo ringraziare gli dei di avermelo fatto incontrare. Inoltre ho deciso finalmente come agire nei confronti degli impostori che con le loro malefatte hanno infangato la storia di Iwa, contro quegli sfruttatori venuti dall’inferno col finto nome di dio. Informerò innanzitutto il mio sensei di tutto quello che so, non appena ne avrò la possibilità, decidendone poi il da farsi. Nel frattempo però, con o senza la sua autorizzazione, mi intrufolerò negli uffici dell’istruzione del palazzo del capo villaggio, sono sicuro che in un reparto come quello, di cui nessuna frega niente, non ci sarà alcun tipo di sorveglianza, nonostante probabilmente vi saranno custoditi segreti a dir poco scottanti.

    *Cip cip cip*

    Il canto di un uccellino mi riporta alla realtà dopo diverse ore passate al sole, steso sull’erba a far lavorare il cervello mentre i muscoli riposano. Non so nemmeno che or’è, ma il sole sta incominciando il suo ultimo e discendente pezzo del proprio tragitto nel cielo, quindi è di certo l’ora di muoversi. Raccolgo il mio culo da terra e mi rimetto in marcia, destinazione paese del suono, la terra più vicina e nella quale sarà di certo più probabile trovare un po di ospitalità. Sarei potuto passare per la foglia, ma la foresta è sgradevole, in alcuni punti è talmente fitta che ti ci puoi perdere, tanto buia che non si vede nemmeno il sole. Di certo il panorama di Oto e dintorni non è un gran che bello da quanto mi ricordo, ma è sempre meglio dell’eventualità di perdersi. Inoltre mi sarà più facile e comodo trovare un alloggio in qualche baracca che dormire su un albero. Così ho lasciato che il mio tragitto si indirizzasse maggiormente verso nord, in direzione della costa per essere preciso, una zona di mondo dentro la quale non ero mai capitato.

    La costa è strana, tanto strana quanto assurdamente interessante. Tutto sembra incredibilmente calmo, imperturbabile, come se nulla si muovesse da anni, fuori dal tempo. Gli scenari che mi si susseguono dinanzi sono uno più incredibile dell’altro, tant’è che rimango tutt’ora esterrefatto dalla bellezza di quei luoghi. Anima viva? Nessuna. Si intravedono solamente di tanto in tanto sagome di piccoli villaggi arroccati su qualche colle, piccoli paesini con non più di dieci case l’uno. Tutto il resto è mare, ce n’è da perderci gli occhi a guardarlo. E per quanto possa sembrare tutto uguale, ogni volta che lo si guarda appare diverso. Cammino, cammino senza sosta per ore, come forse mai nella vita, non sento neppure il peso della fatica tanto è piacevole il viaggio. Poi, verso sera, orario tramonto, quando le luci dell’ultimo sole rendono magico qualsiasi paesaggio su cui posino i loro raggi, incappo in un curioso villaggio portuale situato all’interno di un golfo, riparato da una catena di scogli che rappresentano l’unico impedimento affinché l’oceano, con tutta la sua potenza, non spazzi via qualunque cosa in quel luogo.





    Edited by cagnellone - 20/5/2014, 13:31
     
    .
  2.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ishivar's Warriors
    Posts
    2,776

    Status
    Offline
    Dopo averlo ritratto su carta, decido di fermarmi per la notte, di sicuro avrei trovato almeno un letto comodo ed un pasto caldo. Ma le mie misere aspettative iniziali sono di gran lunga superate dalla realtà di quel luogo. Non appena vi metto piede, ormai sera, le luci colorate della città mi abbagliano con tutta la loro luminosità. C’è più luce che di giorno. Al contrario dell’ultima, ed unica città portuale che ho visitato nella mia vita, questa è molto più elegante e profumata, la gente è vestita bene, parla sottovoce, ma nonostante ciò il casino per le strade è insopportabile. Musica, balli, canti, persone ubriache o mezze nude in ogni angolo di strada. Tutto e tutti sembrano allo sbando, nonostante ostentino ricchezza e salute in maniera più che visibile.



    A fatica riesco ad orientarmi in quel bordello, ma alla fine quasi per caso riesco ad infilarmi in un locale, dove finalmente riesco a metter qualcosa sotto i denti dopo le estenuanti fatiche di giornata. Il viaggio è stato lungo, ma solo ora mi accorgo veramente di quanto io sia stanco. Per fortuna il posto dove mi sono infilato è molto più tranquillo rispetto al resto del villaggio, la gente è tutta estremamente pacata, non parla quasi nessuno. In compenso fumano tutti, ma proprio tutti, tant’è che nell’ambiente persiste una sorta di velo di nebbia causato dai fumenti dei giganteschi bracieri accesi ad ogni tavolo a parte il mio. Respiro quell’aria pesante per diversi minuti, fino a che non inizia a girarmi la testa. Mi sento strano, mi gira tutto, provo una sensazione nuova che all’inizio mi spaventa, ma di cui poi inizio ad abituarmi. Finalmente arriva il cibo, lo divoro come se non fosse la prima volta che mangio dopo anni. Non sono ancora sazio, quindi riordino una nuova portata, e poi un’altra. Mentre mangio, guardando la gente agli altri tavoli, non resisto dallo sbellicarmi dalle risate. Tutti mi sembrano strani, buffi, e qualsiasi cosa loro facciano mi scappa da ridere. Alla fine coinvolgo anche il tavolo di fianco a me, che a sua volta ne coinvolge un altro, finché quando me ne vado da quel posto mi accorgo che non c’è più nessuno che non sta ridendo. Torno per strada, sono completamente perso, a fatica mi reggo in piedi e tutto d’un tratto mi ritrovo nella stessa condizione di tutte le altre persone del villaggio. Ripensandoci ora probabilmente devo esser stato sotto l’effetto di qualche droga, ma sul momento per me non c’era nulla di preoccupante. Mi lascio perciò trasportare dagli effetti di quei profumati sapori, sbandando qua e la per le peccaminose strade del villaggio della perdizione. Barcollo, mi trascino, rido con gente di cui nemmeno riesco a mettere a fuoco i lineamenti, tant’è che sono fuori, fuori controllo, fuori di me. Poi però, tutto d’un tratto, il divertimento svanisce, tutto si fa più buio, perdo completamente la concezione del tempo e dello spazio. Ora mi sento spaesato, in pericolo, mi accorgo della mia condizione e mi iniziano a venire delle strane ed insensate paranoie, che però sul momento mi paralizzano completamente. Non so più dove sono, da quanto ci sono, e per quanto ci starò. Ho un vuoto totale, ma ecco che in un momento di lucidità mi accorgo di tre tipi loschi che mi stanno guardando, confabulando qualcosa sottovoce. Cerco di riprendermi il più possibile, mi sposto per vedere se mi seguono, e dopo aver barcollato qua e la per qualche strada, eccoli ancora dietro di me, qualche metro più in la. Decido di svignarmela, di seminarli, così mi infilo in quello che nei paraggi mi sembra il luogo più frequentato del villaggio, il casinò.

    Quando leggo l’insegna di quel posto non ho la più pallida idea di cosa si tratti, ne mi interessa minimamente. Incredibilmente, una volta dentro però, anziché chiarirmi le idee, rimango ancora più confuso. Non appena metto piede all’interno vengo inondato dalle miriadi di luci appese ovunque, dal baccano delle urla della gente che mi spinge da ogni dove, come se in preda al panico. Non capisco, non capisco se è successo qualcosa di particolare o se le cose li dentro sono davvero sempre cosi. Mi ci vuole più di un attimo per raccapezzare le idee, giro a vuoto per non so quanto prima di riprendermi finalmente dagli effetti di quella specie di droga in cui sono incappato poc’anzi. La situazione così infine si stabilizza, riesco a fermare almeno le immagini, a mettere a fuoco, incominciando a capire com’è che funziona in quel posto. La gente li dentro, in preda alla follia più totale, scommette i propri soldi nelle più assurde possibilità di vittoria. Si gioca a giochi strani, mai visti, giochi in cui la maggior parte delle volte vince il banco, e la gente perde. Eppure giocano tutti, nessuno escluso, tant’è che più d’una volta mi si avvicina qualche donnina mezza nuda che mi chiede se voglio anch’io giocare.

    Ciao maschione, vuoi giocare a qualche gioco? O vuoi giocare con me?

    Anche se cambiano le parole, il senso delle frasi che mi vengono proposte e riproposte è sempre lo stesso. Si comportano tutte in modo uguale, sono una più svestita dell’altra, e sembra che sia la cosa più normale del mondo. La mia risposta è sempre la stessa.

    No grazie, preferisco guardare.

    Nonostante sia la risposta a mio avviso più normale del mondo, quando lo ripeto a quelle sgargianti signorine, ognuna di loro mi guarda in modo strano, come se fossi diverso, mutilato, come si guarda un assassino. Con disprezzo, ecco, e stupore. Inizio a riprendermi e a capire come funzionano le cose, la maggior parte dei giochi sono una truffa autorizzata, e non ci penso nemmeno a giocare, anche se alla fine trovo un paio di cose che fanno al caso mio. Ci sono talmente tante possibilità, apparenti, di guadagno facile che chiunque ci cascherebbe, specialmente se prima ha assunto qualche sostanza particolare che stimoli la fantasia. Così mi lascio andare alla fine e non resisto a scommettere anch’io. Provo inizialmente un curioso gioco chiamato roulette, in cui una pallina rotola all’interno di un cerchio in movimento su cui sono presenti delle cavità con dei numeri da 1 a 36 in cui si fermerà poi la pallina. Se si azzecca il numero, son bei soldi.

    Quanto per giocare?

    Chiedo al capo, quello che lancia la pallina e che intorta le varie genti di passaggio, assicurando una vittoria certa. Intorno a lui donne di ogni genere, tutte bellissime, una più svestita dell’altra.

    Quello che vuoi, gringo.

    Inizio scommettendo poco, e nel giro di qualche turno di gioco vengo circondato da almeno un paio di quelle splendide signorine, che mi si strusciano addosso incitandomi a giocare, giocare, e giocare ancora. Nel giro di mezz’ora ho speso quasi tutto il mio compenso dell’ultima missione. A questo punto non mi rimangono molti soldi, e voglio rifarmi. È questa la malattia di quel luogo, che la gente perde e continua a giocare per recuperare. Qui non vince nessuno, a parte il banco, eppure giocano tutti, ma proprio tutti.
     
    .
  3.     Like  
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Ishivar's Warriors
    Posts
    2,776

    Status
    Offline

    Preso da questa febbre per l’azzardo, mi metto in cerca di qualcosa di facile per riprendermi qualche ryo. In particolare rimango colpito da un piccolo baracchino gestito da un curioso personaggio, che non sembra centrare molto con l’ambiente circostante. Già di suo è l’unico gioco senza luci, pubblicità, donne e cazzate varie attorno. Sembra facile, l’uomo ti fa vedere una carta delle cinque che ha in mano, poi le mischia davanti ai tuoi occhi e se la prendi raddoppi la scommessa.



    Ehi ragazzo, hai la faccia di uno che vuole vincere dei bei soldi. Fatti avanti, coraggio!

    Il classico discorso di uno che ti vuole fregare, ma d’altronde è solo come tutti gli altri. Entro nel baracchine, e subito mi accorgo che l’uomo, sulla spalla destra, tiene appollaiato un curioso gufo, un cucciolo per la precisione. L’animale ha un’aria alquanto buffa, simpatica, giocosa, cinguetta e svolazza qua e la per la saletta, prima di tornare ogni volta al suo posto. Mi capita di incrociare il suo sguardo con il mio, rimango letteralmente stordito da quegli occhi neri così profondi, tanto bui da poterci perdere dentro. Per un attimo mi sembra tutto nero intorno a me, ma dopo qualche secondo mi riprendo, convinto che sia ancora a causa dei fumi precedentemente assorbiti. Così accetto, iniziando a scommettere i primi 100 ryo.

    Hai fatto la scelta giusta, amico, adesso guarda bene le carte, altrimenti non vincerai mai. Trova l’asso.

    L’uomo mi mostra per prima cosa tutte le carte, dimostrandomi l’autenticità della scommessa. Poi, senza apparenti fregature, poggia le cinque carte sul tavolino rialzato innanzi a lui, e le comincia a spostare, a due a due, fino a un massimo di tre alla volta. È veloce, certo, ma nonostante tutto seguirlo è un gioco da ragazzi per uno come me, nonostante le precarie condizioni psico-fisiche. Dopo circa un minuto si ferma, intimandomi di scegliere la carta. Sono abbastanza sicuro che sia quella centrale, così la indico col dito. Lui la tira su, aspetta qualche secondo, la guarda insieme al suo compagno pennuto, poi la gira verso di me. Non è l’asso.

    Peeeccato!! Avanti, riprova. Ma questa volta cerca di stare più attento!

    Continuo a provare finchè nelle tasche non mi rimangono la miseria di 500 ryo, dai 1500 con cui ero partito dopo la missione. Sono costretto a fermarmi, ed a lasciare il gioco. Non sono riuscito una sola volta ad azzeccare la carta giusta, mi sento ridicolo e stupido. Ogni volta quel tizio e il suo pennuto maledetto mi hanno preso in giro, continuando a fissarmi mentre mi mostravano la carta sbagliata, che io avevo scelto. Eppure la cosa mi puzza, così rimango a guardare il gioco da fuori il baracchino, in un piccolo spiraglio di luce che è l’unico modo per vedere quel che succede all’interno. dopo di me entra un energumeno di almeno un quintale di peso, muscoloso, tatuato, non di certo uno contro cui vorrei fare a botte. Mi metto a sbirciare. La solfa è la stessa, così come tutto il rito di preparazione. Il tizio mischia le carte, ed ancora lo seguo con lo sguardo. La carta che sceglie mister muscolo è la stessa che avrei scelto io. Il mazziere la alza, la tiene un secondo su e poi, incredibilmente, la scambia con nonchalance con un’altra, senza che il tizio si accorga di nulla. L’uomo perde, si arrabbia, e riprova. Come me, continua a giocare convinto che sia impossibile perdere in quel modo, ed ogni volta il ragazzo lo frega allo stesso modo. Continuando a guardare e riguardare il trucco, solo alla fine mi accorgo che proprio il volatile, ogni volta che la carta sta per essere girata, e la fregatura messa in atto, si trova sulla spalla del suo padrone, e fissa per qualche secondo il malcapitato di turno. Dev’essere in quel lasso di tempo, quella frazione in cui il suo sguardo si perde nelle gigantesche pupille dell’uccello, che il trucco viene messo in atto. L’energumeno finisce a sua volta tutti i suoi soldi, e se ne va piuttosto incazzato, sbraitando e bestemmiando come un matto. A questo punto faccio la mia ricomparsa sulla scena.

    Ehi amico, sei tornato per vincere?

    Lo guardo, ridendo. Anche lui mi guarda ridendo, convinto di riuscire nuovamente a fregarmi. Non sospetta niente. Gli chiedo di farmi l’ultima volta il suo gioco. Lui mischia le carte, ma questa volta io mi sporgo in sua direzione ed afferro la carta, che come volevasi dimostrare, è l’asso della vittoria.

    Ehi, non sono queste le regole! Non ti posso pagare se fai così!

    Scavalco il panchetto, ribaltando le carte poste sul tavolo. Lo prendo per il colletto, puntandogli un kunai alla gola. Lui comincia a scusare e giustificarsi, finchè non cerca addirittura di chiamare la sicurezza del locale. Faccio presto a fargli cambiare idea.

    Si bravo, chiama la sicurezza, così intanto io chiamo quel tizio che hai appena fregato. Poi gli raccontiamo insieme di come freghi la gente con l’aiuto del tuo amico pennuto, e di tutti i soldi che ti sei fregato in chissà quanto tempo. SICUREZZAAA!!

    Il tizio sbianca, diventa un cadavere, e mi tappa la bocca con la mano, prima di mettersi in ginocchio davanti a me, pregandomi di non fargli fare quella fine, sostenendo che in quel luogo la gente che prova a barare viene punita con la morte. Lo faccio cagare un po addosso, prima di presentargli l’unica offerta per me, e per tutti in quel posto, conveniente.

    Va bene, io non dico niente a nessuno, ma solo ad una condizione… tu mi ridai i soldi che mi hai fregato, ed io ti compro quell’uccello per 500 ryo. Prendere o lasciare.

    Il ragazzo, ci pensa, sta per rifiutare, ma vedendosi alle corde, non può che soddisfare la mia richiesta. Così mi restituisce il mio bottino, fino all’ultima moneta, e mi cede i semi coi quali comprava la fedeltà dell’animale, si tratta per lo più di semi di finocchio. Poi estrae dalla tasca un piccolo contenitore, sostenendo che quelle erano le vere delizie con le quali mi sarei fatto amico il volatile. Lo apro, rimanendo schifato da quel che trovo al suo interno. Pieno di vermi, di diversa misura e grandezza. Il piccolo gufo, non appena sente il puzzo maleodorante dei lombrichi, spicca il volo, e sbandando qua e la nel suo tragitto, infine giunge sulla mia spalla, e mi guarda. Estraggo con le dita un vermiciattolo lungo almeno dieci centimetri, poi lo lascio spenzolare fino a che non centro dritto il becco del gufo, che lo risucchia tutto in un sol boccone, finendo quasi per strozzarsi.

    *HOOK*

    Da quel momento non sono più riuscito a scrollarmelo di dosso.


    Aggiungo l'animale, già precedentemente approvato da Zero, scalando 1500 ryo.... ho scritto di averne spesi solo 500 perchè gli altri secondo la storia li ho persi scommettendo, ma scalerò la giusta cifra ;)

    CITAZIONE
    Nome: Hook
    Specie: Gufo
    Età: 0
    Storia: Hook è un cucciolo di gufo che Xavier ha acquistato a Las Vegas, una città portuale della costa Nord nella quale è praticato per lo più il gioco d'azzardo e, a quanto pare, la truffa. L'animale veniva utilizzato dal suo precedente padrone per distrarre gli ignari giocatori, che perdendosi nello sguardo del volatile, non si accorgevano dell'evidente truffa che avveniva sotto i loro occhi. Ora l'animale è in mano a Xavier, che lo porta con se nelle sue avventure in giro per il mondo ninja, lontano da quel luogo di perdizione.
    Descrizione fisica:

    Abilità:
    CITAZIONE
    Sguardo penetrante
    Il gufo, guardando negli occhi una persona, riesce a distrarla per qualche impercettibile secondo, durante i quali l'ignaro bersaglio nemmeno si accorge di aver perso il ben che minimo tempo ad osservare l'animale. Ovviamente è possibile sfruttare questa abilità solo nei momenti di stallo, poichè la distrazione funziona solo se non si è già concentrati a fare altro.
    Effetti:
    - Il bersaglio, inconsciamente, si distrae per qualche secondo a fissare gli occhi penetranti dell'animale, subendo così un malus di 10 punti sulla sua prima azione del turno
    - Utilizzabile solo all'inizio del turno, sia di attacco che di difesa, e solo se il bersaglio non sta effettuando alcuna azione
    - Necessita, per essere attivata, del incrocio tra sguardi tra il bersaglio e il gufo
     
    .
  4.     Like  
     
    .
    Avatar

    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

    Group
    Member
    Posts
    8,002

    Status
    Offline
    34 exp
     
    .
3 replies since 20/5/2014, 11:51   77 views
  Share  
.