Una scelta difficile

P.Q Yuki Shirasu

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    Ogni passo sembrava essere compiuto a rallentatore, non ero molto lontana dal cancello sud del villaggio ma a me sembrò di impiegarci un’infinità di tempo per raggiungerlo. L’agitazione che provavo era molta, ciò che stava per succedere non era una cosa che avevo previsto nell’immediato futuro, immaginavo ci sarebbe voluto più tempo, non ero abbastanza preparata o almeno non credevo di esserlo.
    Potevo iniziare a scorgere in lontananza la chioma viola di Rin, man mano che mi avvicinavo riuscivo a sentire sempre di più il suo sguardo su di me fino a quando non me la ritrovai di fronte. Ci fu un lungo silenzio nel quale io non sapevo assolutamente cosa dire. Makoto, Sayuri e Ryuu erano lì immobili a guardarci, e mia sorella sembrava quasi che mi studiasse. Aveva uno sguardo molto penetrante, dava l’impressione di poter capire cosa stessi pensando.


    - Noi andiamo a fare un giro, ci vediamo dopo

    I genitori adottivi di Rin e Ryuu si allontanarono lasciando me mia sorella sole, una di fronte all’altra a guardarci. Ancora non ero riuscita a trovare le parole giuste per iniziare un discorso, non sapevo nemmeno perché fosse lì, forse i suoi genitori avevano deciso che era meglio dirle tutta la verità su di me.

    - Ho capito subito chi fossi non appena ti ho vista la prima volta, mi somigli molto e guarda caso te ne stavi in disparte a osservarmi

    Fortunatamente fu lei a interrompere quel silenzio imbarazzante, il suo tono di voce era tranquillo e lei sembrava serena, io dal canto mio ero nervosa perché sapevo che avrei dovuto darle molte spiegazioni.

    - Mi chiamo Yuki comunque…vieni con me, questo non è il posto adatto per parlare

    Che cosa strana, fino a qualche tempo prima non sapevo nemmeno della sua esistenza e ora ci passeggiavo tranquillamente per le vie di Kumo. Ero contenta in effetti, desideravo conoscerla e parlarci quanto prima.
    Portai Rin a casa mia e la feci sedere offrendogli qualcosa da mangiare, dopodiché mi accomodai vicino a lei.


    - Sono felice che tu sia qui, mi dispiace non essermi fatta avanti per prima ma non volevo incasinarti la vita

    Credevo di doverle dire tante di quelle cose, ma ora che mi trovavo davanti a lei ero completamente nel pallone.

    - Capisco le tue preoccupazioni…forse è meglio che lo abbia scoperto da sola. I miei genitori mi hanno raccontato quasi tutto, anche se alcuni dettagli non li ho ancora compresi bene

    Era incredibile come quella bambina di sette anni mi desse l’impressione di parlare con una persona adulta, mi era stato accennato che era molto intelligente però rimasi sorpresa ugualmente. Era più piccola di Eiji ma nata a Konoha e cresciuta nel clan Nara.

    - Proverò a spiegarti ogni cosa per quanto difficile sia fare un riassunto…come già ti ho detto io sono Yuki e ho tredici anni, a breve ne compierò quattordici. I miei…o meglio, i nostri genitori biologici sono morti in seguito a delle ferite riportate in una missione. Io ora vivo con Eiji, il mio fratellino adottivo, e sono venuta a conoscenza della tua esistenza solo da poco. Non appena l’ho saputo ho iniziato a chiedermi cosa fosse giusto fare, e alla fine sono giunta alla conclusione che era meglio non dirti nulla fino a quando non fossi cresciuta

    C’era ancora tanto da dire ma Rin mi interruppe.

    - Perché non vieni a Konoha con noi? Sarei felicissima di vivere con mia sorella…ho sempre creduto di essere figlia unica, ma ora so di avere una sorella più grande e la cosa mi rende molto felice

    La domanda giusta da fare era “che cosa mi trattiene ancora a Kumo?”. Forse mio cugino, la mia migliore amica o Eiji, non sapevo con esattezza quale fosse la risposta ma sapevo con certezza quale era la mia volontà.

     
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    - Purtroppo non è così semplice, io sono un ninja di Kumo e se lasciassi il villaggio verrei considerata una traditrice…non ti nascondo però che il mio desiderio di trasferirmi a Konoha è grande, soprattutto ora che so che lì ci sei tu

    Avevo ancora troppi motivi per rimanere al villaggio della nuvola, nonostante sin da piccola avessi desiderato vivere a Konoha.

    - Lo avevo messo in conto ovviamente, ma dal modo in cui lo dici sembra quasi che tu ti senta prigioniera di Kumo

    Rimasi molto sorpresa di come avesse colto il nocciolo della questione, quello che disse era vero ma solo in parte. Il villaggio della nuvola non mi aveva mai fatto nulla, anzi, però le brutte esperienze passate e altre variabili di non poco conto me lo avevano fatto odiare, anche se non a tal punto da andarmene, non ancora almeno. Konoha d’altro canto era sempre stato il mio villaggio preferito da quando i miei genitori mi ci portarono per la prima volta da piccola, e ogni volta che mi capitava di andarci per qualche missione mi sentivo come a casa.

    - Non proprio, ma ci hai quasi preso…associo questo villaggio a brutti eventi che mi sono capitati, quindi non lo amo particolarmente anche se sembra brutto da dire

    Continuammo a parlare per quasi due ore, e man mano che trascorrevo del tempo con lei la sentivo sempre più vicina. Venimmo interrotte da qualcuno che entrò in casa, pensai fosse Eiji, invece erano mio cugino e i genitori adottivi di Rin.

    - Immaginavo foste qui

    Avevo intuito cosa stesse per succedere, Makoto e Sayuri stavano per riportare Rin a Konoha, e io avrei dovuto allontanarmi da lei nuovamente. Il legame che c’era tra noi si era rafforzato ancora più durante il breve periodo in cui avevamo parlato, non poterla vedere per chissà quanto mi faceva stare male.

    - Se partiamo subito possiamo arrivare al villaggio della foglia in tempi ragionevoli

    Io e Rin ci abbracciammo, sembrava quasi come se ci fossimo sempre conosciute. Alla fine ci separammo e la salutai mentre si allontanava insieme ai genitori adottivi, sicura che molto presto l’avrei rincontrata. Mio cugino li accompagnò verso il cancello sud e io mi andai a sdraiare sul letto della mia camera, con un turbinio di pensieri che affollava la mia mente.
    Un lungo corridoio buio mi si parò davanti, l’aria era fredda e avevo il respiro affannato. Il silenzio regnava sovrano, a interromperlo solo il suono dei miei passi. In lontananza scorsi una strana figura umanoide, man mano che mi avvicinavo si faceva sempre più nitida l’immagine di qualcuno che conoscevo molto bene, qualcuno che non credevo avrei più rivisto in vita mia, Akira. Il ghigno malefico che lo aveva accompagnato nei suoi ultimi istanti di vita era scomparso, e per la prima volta dopo tanto lo riconoscevo come il ragazzo che mi aveva ispirato simpatia e fiducia.


    - Sei confusa vero?

    La sua voce era calda e non denotava odio, sembrava tranquilla e pacata. Io annuì di tutta risposta, non avevo il coraggio di rivolgerli la parola, mi sentivo ancora in colpa per ciò che ero stata costretta a fare.

    - E’ normale…la vita ci pone davanti a della scelte, ma in che modo capiamo quale delle scelte è quella giusta?

    Sapevo di cosa stava parlando, era il conflitto interiore che mi affliggeva. Dovevo seguire mia sorella o rimanere dove ero? Che cosa mi tratteneva ancora lì?

     
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    D’un tratto tutto cambiò, mi ritrovai nelle pianure desolate del paese del fulmine e davanti a me vi era qualcuno disteso a terra immobile. Mi avvicinai con cautela per vedere chi fosse e notai Akira con un profondo taglio alla gola che mi fissava, non era morto anche se dalla sua ferita continuava a sgorgare sangue.

    - Ricordi Yuki, sei stata te a farmi questo…io ero tuo amico e tu mi hai abbandonato

    Nonostante per tutto quel tempo avessi cercato di auto convincermi del contrario, ero profondamente turbata dai fatti avvenuti in quel posto, ero stata costretta a porre fine a quello che una volta consideravo il mio migliore amico, ma che aveva deciso di intraprendere la strada dell’illegalità tradendo il suo stesso villaggio. Ma pensandoci bene, io ero poi così diversa da lui? Anche io non nutrivo molto amore per Kumo e sarei stata pronta ad andarmene per seguire mia sorella.

    - Io e te siamo uguali, l’unica differenza è che io ho sempre saputo cosa volevo dalla vita. D’altro canto tu non sai prendere nemmeno una decisione che dovrebbe essere piuttosto semplice, ti spaventa l’idea di essere etichettata come traditrice?

    Volevo solo che smettesse, sapevo che le sue parole riflettevano in pieno il mio stato d’animo, ma sentirle pronunciare ad alta voce faceva più male.
    Mi ritrovai sulle montagne a nord di Kumo, insieme a me c’erano Moe e Eiji, erano diversi dal solito. Il loro volto sembrava inespressivo e i loro sguardi vuoti.


    - Hai intenzione di abbandonarci Yuki? Valiamo così poco per te?

    Iniziai a piangere, non volevo perderli e provai ad avvicinarmi, ma ad ogni mio movimento loro si allontanavano, e più io mi sforzavo di raggiungerli più mi rendevo conto di non poterlo fare. La stanchezza si fece sentire e crollai a terra, provai a muovermi ma non ci riuscì. Provai a urlare ma dalla mia bocca non uscì alcun suono.
    Il bosco di Konoha, i raggi del sole filtravano attraverso le foglie illuminando il viso dei miei genitori, li vidi sorridere affettuosamente.


    - Farai la scelta giusta, noi abbiamo fiducia in te

    Quando potevo chiedergli consiglio tutto sembrava più facile, se avevo difficoltà sapevo di poter contare su di loro, e che in qualche modo avrebbero risolto la cosa. Dopo la loro morte mi erano ricadute così tante responsabilità addosso, ma ero comunque riuscita a cavarmela.
    Il bosco di Konoha venne sostituito dall’infermeria, due letti vuoi sostituirono i miei genitori, quegli stessi letti dove avevano trascorso i loro ultimi istanti di vita e che ero rimasta a fissare mentre cercavo di accettare la triste notizia.
    Mi svegliai di soprassalto con il battito cardiaco accelerato e la fronte sudata, non appena mi accorsi che era stato solo un sogno ci misi poco a tranquillizzarmi, feci dei respiri profondi e guardai fuori dalla finestra. Potevo scorgere il tramonto imminente, dovevo aver dormito qualche ora ma fortunatamente non troppo.
    Mi alzai dal letto e andai in bagno a sciacquarmi la faccia, dopodiché scesi al piano terra e uscì di casa. L’aria fresca mi investì non appena aprì la porta, fu molto piacevole.


    - Eccoti, ma dove sei stata?

    Moe mi venne incontro, sembrava preoccupata.

    - Ho avuto un po’ da fare, ma ora è tutto ok

    Sì, perché sapevo cosa avrei dovuto fare, non avevo più dubbi sulla scelta che avrei preso di lì a poco. Tutte le incertezze che fino a qualche ora prima mi avevano turbata erano svanite, lasciando spazio solo a un senso di tranquillità e sicurezza.

     
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  4. Shapechanger
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3 replies since 20/5/2014, 09:04   62 views
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