La verità sepolta nella neve

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    Anno del serpente, giorno 122
    Neve, nient’altro che neve. Sono giorni ormai che le remote terre di Iwa, immerse tra le cime più alte delle montagne che la circondano, sono devastate da perturbazioni nevose copiose ed instancabili. Tutto è fermo, gli unici in giro sono gli sfortunati shinobi che loro malgrado sono costretti dai propri doveri a pattugliare le strade della città, o far da guardia alle mura. Non li invidio di certo, congelati e coperti da centimetri di neve costretti a guardare il vuoto per ore ed ore al giorno, rischiando un inutile e poco meritevole morte per assideramento. Niente si muove, o almeno così sembra, già perché è proprio in giorni come questo che chi sta nell’ombra trova modo per venirne fuori, col favore del tempo a nasconderne le tracce, e la presenza.

    Anch’io, come molti, quasi tutti, ho preferito starmene a casa in questo periodo, visto che ho da poco concluso il mio ultimo incarico. Inoltre in periodi come questo in realtà c’è ben poco da fare, a parte qualche recupero in zona di qualche poveraccio che rimane intrappolato nella fresca o che si perde nelle enormi distese di banco che si vengono a formare, coprendo ogni strada o indicazione che sia. Poi però quando la tempesta si protrae per giorni la situazione si stabilizza, e tutto torna nella norma, nel silenzio. Iwa in certi giorni diventa una vera città fantasma, la neve arriva a coprire persino i tetti delle abitazioni, facendo scomparire all’apparenza ogni cosa. Eppure non era di starmene con le mani in mano il mio destino, così, di prima mattina, ho potuto trovare una lettera sul mio tavolino.

    CITAZIONE
    Xavier, è richiesta la tua partecipazione per una missione di recupero all’interno dei confini del villaggio. Stamani un bambino di nome Moki [10 anni, carnagione chiara, capelli neri, 140cm, 40kg] non è tornato alla sua abitazione, dopo averla lasciata per procurarsi alimenti e legna asciutta da qualche parte al villaggio. La sua abitazione si trova nella parte sud-est, vive solo con la madre, il padre è morto in guerra. Trovalo.
    Lo Tsuchikage

    Non di certo un compito da poco, non di certo un incarico facile. Quel ragazzo meritava di essere trovato, lo meritava la madre, la famiglia. E il tempo a mia disposizione non era affatto sufficiente, fin da subito. Considerando che il messaggio doveva essermi stato recapitato con la massima urgenza, se partivo immediatamente avevo qualche possibilità di trovarlo prima che la neve lo coprisse, assicurandogli morte certa. Così mi sono fiondato fuori di casa, coprendomi il più possibile per non patire il freddo pungente di quella giornata. Ho raggiunto la zona sud-est più velocemente possibile, iniziando già a guardarmi in giro in cerca di tracce. Lo scenario era assurdo, proprio come me lo immaginavo. Solo andando a memoria sono riuscito a ricostruire uno schema della città, visto che anche se ancora non era proprio tutto coperto, rimaneva ben poco di ancora visibile. Ovviamente in giro non c’era un’anima, si sentiva solo il freddo vento fischiare mentre si insinuava nelle mie membra, e nient’altro. Nel tragitto da casa mia al mio obbiettivo c’era ben poco a parte case e strade, quindi il ragazzo non sarebbe dovuto trovarsi in quei luoghi. Il primo ristoro sicuro della zona sud-est era senza dubbio la Taverna dei minatori, un posto che sarebbe aperto anche se ci fosse l’apocalisse in corso. È proprio li che è iniziata la mia ricerca.
     
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    Cercare quel ragazzo a vanvera, per quanto fosse una priorità, non aveva senso infatti. Avevo bisogno di punto di partenza, almeno per sapere se fosse almeno arrivato in quel luogo, dato che se così non fosse stato il mio campo di ricerca si sarebbe ristretto da li a casa sua. Così inizialmente mi sono diretto li, guardando in ogni caso se nel mio tragitto ci fossero tracce di qualche passaggio. Ma niente. Per fortuna almeno quando sono arrivato alla taverna, l’ho trovata aperta. Sono entrato, scrullandomi di dosso la neve accumulata prima di disfarmi del mio pesante cappotto. Il clima in quel posto era assolutamente accogliente, c’era un caldo bestiale e chiunque al suo interno sembrava persino ignorare la tempesta che vi fosse al di fuori. C’erano una decina di persone, compresi i due proprietari, una coppia di anziani ma irriducibili abitanti del villaggio. Nonostante l’età i due erano vispi ed arzilli come ventenni, sembrava non fossero invecchiati un solo giorno nella vita, a parte il fisico che oramai cadeva a pezzi. Mi sono avvicinato al bancone, dove sono stato accolto calorosamente dalla signora, la quale si è avvicinata a me con un sorriso a tutti i denti, quasi fosse contenta di vedermi, come se già ci conoscessimo.

    Dimmi tutto, ragazzo! Fammi indovinare, qualcosa di caldo?

    Avrei accettato volentieri, ed infatti l’ho fatto, anche se il bicchiere di liquore che mi ha versato è rimasto nel bicchiere giusto per il tempo necessario a versarlo. Avevo fretta, il tempo a mia disposizione era sempre meno.

    Un liquore al volo! Inoltre signora avrei bisogno di sapere se ha visto un ragazzino di nome Moki passare di qui in queste ore. Non si hanno più sue notizie.

    Per fortuna quando ho pronunciato l’ultimo pezzo di frase la vecchia aveva già finito di versare il contenuto del mio bicchiere da shot, altrimenti il suo sussulto avrebbe di certo rovesciato gran parte del contenuto della bottiglia al terreno.

    Oh mio dio, quel povero ragazzo…emh, si in effetti stamattina è passato di qua, passa spesso di qua… prende qualcosa da mangiare e se ne va, anche prima lo ha fatto…

    Maledizione, a questo punto poteva essere ovunque.

    Nient’altro? Mi sembra avesse bisogno di legna asciutta…

    Per fortuna la signora era la classica pettegola, come molti nel suo campo, e sapeva tutto di tutti. Senza il suo aiuto e le sue informazioni non avrei mai avuto nemmeno una chance di ritrovare quel bambino.

    Si, ecco, infatti quel poveretto prima mi ha anche chiesto qualche ciocco di legna per il suo camino. Ma sa, anche a noi scarseggia, e dobbiamo tenere caldo tutto questo locale, a malapena basterà per noi…. Dovevo dargliela, sigh, chissà che fine ha fatto quel povero angelo… comunque gli avevo detto di andare a chiedere al vecchio Nigiri, è un vecchio che sta a due isolati da qui, un ex falegname che non riesce a darsi pace con la sua manie di tagliare alberi. Quello è capace di avere scorte di legna per tutta la città all’occorrenza… prova ad andare da lui.

    Mi sono fiondato di fuori senza pagare la consumazione, non c’era tempo. Ho seguito poi la prima traccia che portava in quella direzione e l’ho seguita. Purtroppo non era quella che mi serviva. Sono giunto poi in pochi minuti alla porta di questo Nigiri, bussando più volte all’impazzata.

    Signor Nigiri! Signor Nigiri apra, sono un ninja di Iwa, ho bisogno del suo aiuto!

    Il vecchio non si è fatto attendere più di tanto e mi ha aperto, con faccia piuttosto disturbata e infastidita. Mi ha squadrato dalla testa ai piedi, con aria di malfidenza e superiorità. Poi mi ha accolto un po meno calorosamente rispetto al mio ultimo incontro.

    Che c’è mezza sega, vuoi che ti sego la testa in due perché da solo non ce la fai?

    Ho evitato di discutere sui modi e sull’educazione del soggetto che mi stava di fronte perché sapevo già che sarebbe andata per le lunghe, e mi sono limitato a rispondere educatamente, inoltrando la mia richiesta.

    Signore, stamattina è scomparso un bambino, dovrebbe essere venuto qui a chiederle della legna asciutta. Aveva dieci anni, era mor…

    Vengo interrotto con maleducazione ancora prima di finire la frase. A quel tizio non glene fregava assolutamente niente, e mi ha sgarbatamente risposto prima di sbattermi con violenza la porta in faccia.

    Qui non si è visto nessuno, adesso smamma mezza sega… SBAM!
     
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    Ero perso, arrabbiato, più con me stesso che con quel tizio. Ero arrabbiato perché non avrei mai trovato quel ragazzo, ormai mi sembrava fosse troppo tardi, non rimanevano molte speranze. Eppure non ho mollato. Ho ripercorso il tragitto fino alla taverna, passando per un’altra strada. Ecco che però per strada ho potuto individuare un’altra traccia, che si interrompeva nel nulla. O almeno così sembrava. Infatti i passi si interrompevano proprio prima di una montagna di neve abbastanza grande. Forse ricopriva qualcosa di grosso, ma guardandomi in giro ho appurato che in realtà era caduta in massa da un tetto, che infatti presentava una parte assente di neve. Il ragazzo doveva di certo trovarsi la sotto. In men che non si dica ho evocato Babum.

    Ehilà, Xavier, come butta. Oh, che bel freschino, mi sento proprio a casa…

    Normale per un orso polare trovarsi a certe temperature, avrei dovuto evocarlo anche prima se possibile, mi avrebbe di certo aiutato, e non poco, nelle ricerche. Che razza di idiota. Ma ormai quel che era fatto era fatto, e dovevo sbrigarmi ancor più di prima se volevo salvare l’intrepido giovane.

    Babum, per favore, scava in questo mucchio di neve, ho il sospetto che ci possa essere un ragazzino sotto…

    L’orso ha dato un paio di sniffate in giro, prima di iniziare scavare con forza, confermando la mia ipotesi ancora prima di tirar fuori il corpo del ragazzo.

    C’è qualcuno di sicuro, sento il suo odore.

    Pochi secondi ancora e la mia gigantesca bestia ha estratto dal terreno il gracile fisico del bambino. Era addirittura più gracile di quanto immaginassi. Quel bambino doveva avere qualcosa di speciale anche solo per aver provato a fare quel che ha fatto. Inoltre in quest’occasione ho avuto modo di scoprire il sopraffine olfatto di Babum, una cosa che di certo mi sarà utile in altre occasioni.

    Presto, all’ambulatorio!

    Io tenevo il ragazzo in braccio, mentre cavalcavo il mio orso che sfrecciava a quattro zampe sulla neve, correndo come se fosse in pista, nel suo habitat naturale. Ci sono voluti praticamente solo un paio di minuti per giungere a destinazione. Babum mi ha letteralmente sbalzato dalla sua groppa, lanciandomi alle porte della clinica del villaggio, dove sono subito stato accolto da due medici, che si sono subito accorti delle condizioni pessime in cui versava Moki. Il ragazzo è stato portato quindi d’urgenza in rianimazione, dove gli è stata salvata la vita, per un soffio. I medici hanno assicurato che avrebbero pensato loro a lui, avrebbero avvertito la madre e l’avrebbero riaccompagnato a casa a tempo debito. Ma per quanto possa sembrare strano, è proprio ora che comincia la mia storia…

    CITAZIONE
    Fine prima parte
     
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    31 punti exp, l'impatto visivo non mi convince (magari prova a ruolare con uno stile di scrittura normale ma in uno schema grafico più carino, poi ovviamente è il mio punto di vista. Potevi allargare di più la p.q. ma la cosa che non mi convince è proprio il contenuto. Comunque, puoi sempre migliorare :si2:
     
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    Non sono bravo con l html questo è il meglio della grafica che son riuscito a tirar fuori... la storia cmq contimua questa era una specie di introduzione con dentro una piccola storia che riprendero poi
     
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    Quella storia sarebbe potuta finire li, con il lieto fine, con un figlio di Iwa salvato meritatamente da una morte certa. Ma dietro a una banale disavventura si nascondeva una ben più crudele verità.

    Una volta accertato che il ragazzo era in buone mani, ho aspettato che i medici mi confermassero la loro ipotesi che quell’intrepido giovanotto si sarebbe salvato, prima di andarmene. A quel punto, sollevato, ho potuto completare il mio compito, recandomi al palazzo del capo villaggio per fare rapporto e comunicare la buona nuova. Una volta arrivato sono stato informato che il Kage non era momentaneamente presente, ma che in sua vece potevo fare rapporto ad altri, e di recarmi all’ufficio 4 del terzo piano. Non ero mai stato a quel livello della struttura, che per lo più sembrava un corridoio desolato, privo di vita. Guardando le insegne sulle porte ho capito che per lo più in quella zona si svolgono compiti burocratici e di archiviazione, tutti uffici silenziosi e tetri che davano a quel luogo un non so che di spettrale. L’ufficio 4 era in fondo al corridoio, si affacciava sul tetto laterale dell’edificio perciò. Ho bussato due volte, avrei voluto farlo per tre colpi, ma già al secondo la mia azione è stata interrotta da una voce proveniente dall’interno.

    Avanti…

    Una voce profonda e grave, quasi scenica, ha rimbombato nella sala innanzi a me, dando il giusto tono a quell’atmosfera già di per se abbastanza scoraggiante. Ho aperto la porta e mi sono introdotto nella stanza, un ufficio a dir poco minuscolo, pieno di scartoffie, scaffali, ed una scrivania. Dietro di essa, seduto su una comoda sedia in pelle, se ne stava un omino a dir poco curioso: piccolo di statura, con grossi occhiali e baffi kilometrici, non di certo uno a cui assoceresti la voce che avevo sentito poco prima. Ma non ho badato ai dettagli, era già stata una giornata fin troppo dura e volevo solo andarmene a casa.

    Volevo informare che il caso del ragazzo scomparso di nome Moki è stato risolto con successo. Il ragazzo sta bene e penso che a quest’ora sia già in direzione di casa.

    L’uomo si passava i baffi con le mani mentre ascoltava compiaciuto il mio lavoro. A fine della storia ha rapidamente sfogliato una serie di pezzi di carta fino a trovare quello che gli interessava, per poi scarabocchiarvi sopra qualcosa.

    Ottimo lavoro Xavier, torna pure alla tua dimora, il tuo servizio per ora finisce qui. Grazie.

    Detto ciò l’uomo è ritornato sui suoi affari, come se io non fossi più nella stanza con lui. In questo modo me ne sono potuto andare senza troppi convenevoli, in silenzio.
    Quando sono uscito dalla stanza ad aspettarmi c’era lo stesso mortorio di quando ero entrato, se non fosse stato per una piccola voce proveniente dall’angolo più lontano del corridoio. Era poco più di un sussurro, ma bastava a fornirmi le prove della presenza di qualcuno. Non che la cosa mi interessasse più di tanto, tant’è che sono tornato sui miei passi senza badarci minimamente. Ma proprio dalla porta da cui proveniva il rumore è fuoriuscito il peggiore dei miei incubi, Corneluis. Era indubbiamente lui, non potrei mai sbagliarmi su quel volto, una faccia che non mi scorderò fino al giorno della mia o della sua morte. La mia fortuna è stata che la sua direzione fosse opposta alla mia non appena fuoriuscito dalla stanza, cosa che mi ha fornito del tempo necessario per coprirmi col cappuccio della mia giacca di pelo prima che egli si accorgesse della mia presenza, attraverso il suo udito. Ho fatto finta di niente, e lui non si è accorto di me, riprendendo a camminare. Passando davanti alla porta dalla quale era uscito ho potuto leggere il cartellino indicante la sezione di quell’ufficio: ISTRUZIONE. Era un dettaglio importante, per quanto inizialmente non mi ha portato a nessuna intuizione. Era comunque un ottimo punto di partenza per le mie indagini. Inoltre sulla porta c’era scritto un nome, colui che stava a capo della sezione, Yokimura Sanada.

    Me ne sono andato nella speranza che nessuno mi avesse notato, senza voltarmi indietro, di fretta. Ma non sarei andato a casa a godermi un meritato riposo, nient’affatto. Piuttosto avrei incominciato oggi stesso le indagini per venire a conoscenza della verità sul mio passato. Non sapendo a chi chiedere all’interno delle truppe del villaggio, ignorando di chi potersi fidare e di chi no, ho preferito inizialmente chiedere informazioni a qualcuno che non c’entrasse niente con questa storia, qualcuno che non sapesse chi sono e che non facesse troppe domande. Qualcuno desideroso di parlare e che sapesse i fatti di tutti. Chi meglio dei due vecchi della Taverna del minatore. Così sono tornato in quel luogo, fingendo inizialmente di esser tornato per rassicurare i due vecchi sulle condizioni del ragazzo. Ad attendermi al mio arrivo c’era nuovamente la signora che, nonostante fossero passate diverse ore dal nostro ultimo incontro, era nuovamente li, in piedi, a servire al bancone. Quei due tizi erano veramente figli di Iwa, scolpiti nella roccia, duri come le montagne che circondano la valle da millenni. Gente di cui ci si poteva fidare, servi del bene, senza dubbio.

    OH, ancora tu! Allora ragazzo, che ne è del piccolo Moki? Sei riuscito a trovarlo? Sta bene?

    La vecchia era piuttosto preoccupata, quasi come se il ragazzo fosse suo nipote, o addirittura il suo stesso figlio. Dovevano conoscersi da tempo. Così non ho fatto attendere la trepidante preoccupazione della signora, sollevandola e rassicurandola da ogni brutto pensiero.

    Si, signora, Moki sta bene, tutto è andato per il verso giusto. Sono venuto per rassicurarla e dirle che il ragazzo presto sarà di nuovo a casa. Ma non è l’unico motivo per cui sono tornato, avrei bisogno di chiederle alcune cose, in privato…
     
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    Detto questo mi sono allontanato dalla spinatrice dove si trovava la vecchia, andandomi a posizionare nell’angolo più lontano del bancone del locale, lontano da occhi e orecchie indiscrete.

    …io so che lei e suo marito siete delle brave persone, e so che di voi posso fidarmi. Ho il sospetto che all’interno di Iwa ci sia un traditore, qualcuno che sta facendo del male a della gente, sotto mentite spoglie. Ho bisogno che voi mi dite tutto quello che sapete su un certo Yokimura Sanada…

    La donna al solo sentir pronunciare quel nome ha avuto un sussulto, a prova del fatto che conoscesse già il personaggio di cui sto parlando. Mi ha guardato con una faccia strana, preoccupata, poi si è guardata intorno, come se anche lei avesse paura di esser sentita.

    Yokimura Sanada era il vecchio gestore dell’orfanotrofio di Iwa… non so nient’altro di quell’uomo.

    Mentiva spudoratamente, lo si capiva dal nervosismo col quale aveva concluso il discorso, troncandolo di botto, con enfasi. Anche il suo sguardo si era fatto più severo nei miei confronti, ma era più come se volesse mettermi in guardia da qualcosa, come se volesse distogliermi dalla volontà di andare a fondo in quella storia. Ma non sono il tipo che si tira indietro davanti a niente, così mi sono definitivamente aperto col mio interlocutore.

    Senta signora, lei non sa cos’ho passato, e probabilmente la causa di tutto potrebbe essere proprio questo Sanada. Quindi non mi dica che non ne sa niente, preferisco che mi dica la verità, ovvero che non me lo vuole dire. Andrò a chiederlo a qualcun altro…

    Detto questo ho fatto per alzarmi, ma proprio quando le mie gambe si sono distese, abbandonando la sedia dove ero seduto, ho sentito una mano poggiarsi sulla mia spalla. Era la mano della nonna, che con una forza inaudita mi ha rispedito a posto, senza darmi possibilità di fare altrimenti. Per essere una vecchietta, aveva una forza fisica decisamente fuori dal normale. Continuava a fissarmi, rabbiosa, finchè alla fine si è decisa a parlare, rivelandomi tutta la verità.

    Senti ragazzo, te lo dico solo perché hai salvato quel ragazzo, e perché mi sembri una brava persona. Ma se poi ti cacci nei guai, sono cazzi tuoi! Io non ne voglio saper niente… la verità che cerchi è pericolosa, mio caro, e la storia che sto per raccontarti comincia molti anni fa. Prima che il nostro attuale Tsuchikage, il buon Sherama, prendesse il controllo del paese, riportandolo sulla retta via, questi luoghi erano governati da un oscuro e potente signore, un vecchio di nome Furyu. Egli era un tiranno spietato, che manteneva il suo controllo su un paese che non lo voleva come suo re, attraverso inganni ed illusioni. Tutti intorno a lui erano stati plagiati, manipolati in modo che il suo potere ed i suoi metodi non fossero criticati da persona alcuna. Quando il suo regno è finito insieme alla sua vita, per merito del sacrificio di un grande eroe di nome Hisao Bakusame, l’incantesimo che soggiogava le persone intorno a lui si è spezzato, liberandoci di fatto tutti. Quel che molti non hanno capito però è che, nonostante la crudeltà di molti fosse solo il frutto della sua volontà, molti altri al suo fianco erano davvero cattive persone. Molte di queste sono state incarcerate, giustiziate od esiliate, ma non Yokimura Sanada. Egli ha fatto finta di esser stato soggiogato a sua volta, mascherando la sua vera natura, cosa che tutt’ora sta facendo. Quell’uomo era malvagio ancora prima che Furyu salisse al potere. Gestiva l’orfanotrofio del paese, si dice che prelevasse personalmente i figli dei ninja più forti quando ancora erano dei neonati, che li crescesse in segreto e che li accogliesse nel suo edificio quando erano più grandicelli, fingendo di averli trovati o che fossero stati abbandonati. Nessuno è mai riuscito a dimostrare tutto ciò, ed alla fine, quando il tenore di vita è salito anche da queste parti, quando ognuno si poteva permettere i figli che faceva, quel posto è stato chiuso senza che lui ricevesse la sua giusta punizione. Anzi, addirittura è stato elogiato per il suo continuo lavoro, per la sua dedizione, per i talenti che aveva fatto uscire da quel posto, ed è stato messo comodo su una scrivania nel dipartimento dell’istruzione del paese, da qualche anno a questa parte… contento adesso?!

    La storia era incredibile, da rimanere a bocca aperta. Ora era tutto molto più chiaro, ero certo che in fondo alla mia idea di un complotto ci fosse almeno un fondo di verità. Ora avevo una base, avevo delle prove. Ma tutto questo non era abbastanza. Perché un semplice ninja del mio livello venga anche solo ascoltato infatti, c’è bisogno che la verità sia limpida come l’acqua che esce dalla sorgente, altrimenti rischierei solo di venir ucciso prima di dimostrare la mia ragione.

    Beh, signora, non so che dire, a parte grazie. Grazie di avermi illuminato sulla verità di questi luoghi, grazie di avermi fatto questa lezione di storia. Non sa quanto mi è stata d’aiuto!

    Ma la vecchia non sembra gradire i miei elogi, sembra anzi ancora più arrabbiata rispetto a prima.

    Ragazzo, dammi retta, qualsiasi cosa stia tu tramando, lascia perdere. Te lo dice una che per colpa di quell’uomo ha praticamente perso tutto. Te lo dice un ninja. Te lo dice una madre che ha visto togliersi il proprio figlio dalle braccia per non rivederlo mai più. Yokimura Sanada è capace di cose che nemmeno immagini. Sta attento, e buona foruna, il giro è offerto dalla casa, ora va …. Ah, un ultima cosa, se riesci nel tuo intento, fallo soffrire… fallo soffrire anche per me!

    Gli occhi della donna erano ricolmi di lacrime che però non ha versato. Quella signora con suo marito devono averne passate delle belle, sarei curioso di sapere anche la loro storia, ma non c’è tempo. C’è una cosa che piuttosto volevo fare in quel momento, andare a parlare con il ragazzo che c’è alla base di questa storia, Moki…
     
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    Ricordavo perfettamente dove si trovasse la casa del ragazzo, distava non più di qualche minuto a piedi dalla taverna, così mi ci sono diretto. Ho bussato ripetutamente alla porta, aspettando diversi secondi prima di ottenere una risposta, che non è arrivata prima ch’io rivelassi la mia identità.

    Signora sono il ninja che ha ritrovato suo figlio… è in casa? Voleva sapere se va tutto bene…

    Solo a questo punto la porta si è aperta, rivelando la presenza di entrambi, madre e figlio, che quindi non volevano essere disturbati. Nonostante teoricamente la situazione in casa sarebbe dovuta essere vissuta in un clima di allegria generale per il ritrovamento del bambino, entrambi sembravano ancora scossi, per quello o chissà quale altro motivo. Doveva esserci qualcosa sotto, così sono entrato, chiudendo la porta alle mie spalle.

    Allora, tutto bene? Avete delle facce…

    La donna era afflitta da una specie di mutismo selettivo, voleva parlare, si vedeva, ma avrei scoperto solo poco dopo che in realtà non poteva, per il bene di entrambi. È stato infatti il ragazzo, un altro indiscusso figlio di Iwa, ad aprire bocca, nonostante il gesto della madre, un inutile tentativo di interromperlo affinchè non mi rivelasse la verità.

    Sono venuti a cercarmi, sono stati qui poco fa, ma io non gli ho detto niente!!

    Non capivo a cosa si riferisse, le sue parole erano vaghe, lui stesso era molto confuso, lo si capiva chiaramente. Erano entrambi spaventati da qualcosa, da qualcuno che doveva esser stato a fargli visita non molto tempo prima. Ho insistito affinché mi fosse rivelata tutta la verità, promettendo di mantenere il loro segreto e di proteggerli.

    Ehi, piccolo amico, con me il tuo segreto è al sicuro, puoi parlarne. Io sono quello che ti è venuto a cercare in mezzo a tutta quella neve, di me ti puoi fidare… raccontami tutto dall’inizio.

    Il ragazzo ha dato un rapido sguardo alla madre, la quale tutt’ora non approvava la sua decisione, limitandosi ad abbassare lo sguardo, decretando di fatto la volontà del figlio, che ha così potuto iniziare a parlare.

    Ero uscito per prendere del cibo e della legna, non avevamo più niente in casa, saremmo morti di fame in uno o due giorni. Quella messa peggio era la mamma, io ancora avevo qualche energia da spendere, così mi sono avventurato di fuori, nella bufera. Sono arrivato fino alla taverna, dove ho rimediato qualche coscia di pollo e un bel po di pane. Il problema era però la legna, senza riscaldamento eravamo spacciati, così sono andato alla casa del falegname. Ma quando ho girato l’angolo del viale ho visto un’ombra alle mie spalle riflettersi nella neve. Così mi sono girato prima di essere colto di sorpresa, e buttandomi nella neve ho evitato che quel ninja mi iniettasse col siero della sua siringa. Erano in due, uno dei quali teneva in mano un sacco di iuta, e l’altro con la siringa. Volevano rapirmi, ma io ho iniziato ad urlare “AIUTO, AIUTO, mi vogliono rapire!” a squarciagola. Allora secondo me quei due, dato che non gli era riuscito di catturarmi al primo colpo, hanno provato a uccidermi. Mi ricordo che uno di loro ha attivato una specie di tecnica, e subito dopo tutta la neve del tetto mi è caduta in blocco addosso, senza che potessi fare niente…. Ho avuto tanta paura, sigh… ma non gli ho detto niente! Gli ho detto che non mi ricordavo quel che era successo, sigh!

    Il ragazzo era terrorizzato, e come non capirlo. Eppure era stato un vero e proprio eroe, proprio come sue padre, dandomi di fatto le prove che veramente ancora al villaggio qualcuno rapisse bambini. Ovviamente poteva esserci solo una persona dietro a tutto ciò, e sapevo bene chi fosse. Quel che non capivo era l’ultimo pezzo del discorso del ragazzo, un po perché rotto dal pianto, un po per ignoranza. Così, nonostante il giovane fosse allo stremo, ho insistito un ultima volta affinché concludesse il suo racconto.

    A chi non hai detto niente, amico mio?

    Il ragazzo continuava a piangere, fino a che anche la madre non ha iniziato. In quel momento mi è sembrato di andare oltre, così ho pensato di smetterla con quella specie di interrogatorio, lasciando in pace quelle persone, che per quel giorno ne avevano viste fin troppe. Ma il ragazzo ha trovato la forza di asciugarsi le lacrime ed andare avanti, conscio, nonostante la giovane età, che quel che aveva da dire fosse di estrema importanza.

    Sono venuti altri due ninja prima, a chiedermi di descrivergli quel che era successo, che mi avrebbero aiutato. Ma non mi piacevano le loro facce, volevano sapere tutto nei dettagli, come era successo, se era stato un incidente…. Io gli ho detto che non mi ricordavo niente, che non mi ricordavo nemmeno di essere uscito di casa. Loro hanno insistito, ma alla fine se ne sono andati…. Ho tanta paura che tornino, sigh!

    Maledetti figli di puttana, sono venuti a finire quel che avevano iniziato. Per fortuna quel ragazzo è più sveglio di quel che si possa anche solo immaginare, altrimenti chissà che fine avrebbe fatto, povero piccolo. Alla fine del racconto ho poggiato una mano sulla spalla del ragazzo, battendogliela un paio di volte in modo da rassicurarlo, sorridendogli.

    Stai tranquillo, amico mio, sei stato veramente un grande, sono sicuro che quella gente non tornerà più a darti fastidio dopo la lezione che gli hai dato. Inoltre adesso so anche io la tua storia, quindi non devi più preoccuparti di nessuno. Dormi pure tranquillo.

    Detto questo, mi sono alzato dalla mia postazione e me ne sono andato, lasciando quelle povere anime a godersi la loro meritata tranquillità. Oggi è stata una grande giornata, da oggi so chi c’è dietro a tutta questa storia, da oggi so chi è il mio nemico. E potete giurarci che egli avrà la sua punizione, avrà quel che si merita!


    CITAZIONE
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  9. "KING"
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