Capitolo IX - Alea iacta est

PQ Genpaku Hõzuki

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    Genpaku Hoozuki
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    Non riuscivo a sopportarlo. Semplicemente non ci riuscivo.
    L'eco dei miei passi rimbombava ovunque nei corridoi bianchi, rimbalzando lungo le pareti e tornando indietro ogni volta a distruggermi le orecchie.
    Tap, tap, tap. Sempre uguale. Gli stivali che toccavano il pavimento liscio, producendo quel suono così limpido e odioso. E poi il contrasto dei vestiti con il candore di ogni cosa attorno a me.
    Detestavo essere così visibile. Una volta essere al centro dell'attenzione era una mia abitudine, ma le cose erano cambiate nel tempo. Troppe cose erano cambiate. Se ero caduto così in basso era perché volevo rimanere nell'ombra, all'oscuro di tutto. Letteralmente.
    Ero stato proprio a rifugiarmi nelle tenebre, quando la luce mi aveva esiliato. Ero stato io a compromettere il mio cuore, a scegliere di lottare, ad arrendersi all'oscurità per farne sua arma. Cos'è la pazzia se non la lucidità del sognatore? Un lampo accecante che perpetuo solca la mente, e stuzzicando la ragione sconvolge la real percezione? Gentili sussurri, violente imposizioni, mormorii perentori, non plasmano forse i nostri pensieri? Un sogno senza risveglio, incubo eterno forse? Oppure idillio eterno? Tuttavia non potete destarvi, quella vocina ve lo proibisce. Vi impone il suo senso del reale e voi di buon grado l'accettate.
    Artefici del vostro destino, come una divinità manipolate ciò che vi circonda, manipolate voi stessi, vi imponete un piano dell'esistenza soggettivo e inviolabile. La vocina altro non è che una musa, gentile e cortese, onesta e disonesta, tranquilla e sanguinaria, votata a smuovervi in eterno. Non è dunque una strana forma d'arte la pazzia? Scrivevo una poesia, seduto su una rovinata panchina in legno, la mia mano veloce e sicura si posava sulle pagine ingiallite di un vecchio diario. Il calamaio al mio fianco, il mio corpo avvolto in una leggera giacca lisa dal tempo e dal lungo viaggio. Ero scappato dalle mie disgrazie, rifiutato dalla mia famiglia che si opponeva alla mia passione ma sempre pronto a lottare contro tutto e tutti. L'unico mio sostegno era Ayako, anch'essa fuori per questioni private e mi ritrovavo da solo a battagliare con i miei per motivi apparentemente inutili. Perché la vita dei ninja è caratterizzata solo da guerre? Perché non si possono avere altre passioni fuorché la morte? Perché bisogna vivere per morire?
    Essere shinobi mi procurava non poche difficoltà nella mia nuova vita, eppure al momento mi sembrava l'unica soluzione all'ira che provavo dalla situazione in cui versavo. Dovevo trovare una collocazione, avrei pure azzardato a lavorare come precettore per una facoltosa famiglia, giusto per nascondere ancora di più la mia predilezione per gli scritti e lo studio del corpo umano.






    Genpaku Hoozuki
    4289-87
    Le foglie cadono ai miei piedi Le sento al passaggio. Crepitano sotto le suole, con un rumore che non saprei riprodurre. Finito è il tempo in cui erano verdi, ciondolanti sul ramo. Secco tappeto che ricopre il viale. Dondolano al vento in equilibrio precario. E poi si staccano. Viaggiano sospese tra le mie braccia che, lente, le accoccola al suolo in percorsi asimmetrici. L'aria ha l'odore del muschio che nasce al tiepido sole. La terra è umida delle piogge autunnali. C'è sempre qualcosa che nasce quando tutto finisce. Per quanto sia piccola, la vita segue la morte e tutto si annulla, perdendo il suo senso che forse non ha mai avuto. Oppure è così semplice che sfugge ai nostri contorti pensieri. La ricerca di un 'vero' annebbia la mente per non farci sentire inermi al seguirsi degli eventi. Cammino per il viale del bosco, al tramonto del suo ciclo, sapendo che sorgerà un giorno e ne potrò mirare la tacita bellezza. Chiusi il diario, carezzandone con l'indice e il pollice la copertina rovinata e macchiata, tappai la boccetta e riponendo il tutto dentro una sacca da viaggio di piccole dimensioni, accavallai l'altra gamba e mi posai rilassato con la schiena sulla panchina. Non feci in tempo a tirare un sospiro di sollievo che dovetti bloccare l'azione a metà, rimanendo con la bocca mezza aperta, e gli occhi fissi sullo sconosciuto. E ora questo cosa diamine voleva?
    «Dite, figliolo.»
    Proprio la via del cristianesimo dovevo seguire? Proprio quel cappotto scuro e il colletto bianco? Dovevo nascondermi esattamente dietro la figura del parroco? Non potevo scegliere il fornaio, l'artigiano o qualcos'altro? Terminai di sospirare, stavolta esasperato. Mi passai una mano sul viso pulito e per niente sporco di un giovane nel fiore degli anni, parlando con la mia pronuncia dura e spigolosa. Mentre quello che era oramai un uomo mi stava venendo incontro, non mi azzardai ad alzarmi dalla panchina e non mi azzardai neanche lontanamente a sorridergli paterno, andandogli incontro. Che venisse quel mortale ai miei piedi.






    Genpaku Hoozuki
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    Sorrise mentalmente udendo giungere la mia risposta: a quanto sembrava ricordava bene e si era rivolto a me con un appellativo adeguato al mio rango. Se così non fosse stato, lo avrei rimproverato. Dopotutto, non era caratteristica particolare dei chierici quella di riprendere chiunque? Sottolineare gli errori dell'umanità, i suoi peccati, interpretando la parte degli immacolati?
    Cercò, allora, di allontanare quei suoi pensieri di natura tutt'altro che utile alla situazione in cui si trovava. Non avrebbe avuto senso meditare sul suo credo, sulla sua fede e sull'opinione che nutriva circa la Chiesa, qualsiasi religione ella fosse.
    Rimasi seduto sulla panchina ove mi trovavo, pertanto mi raggiunse, spinto dall'invito delle mie parole.
    Sebbene il primo scoglio, ossia attirare la mia attenzione, potesse considerarsi superato, aveva ancora il dubbio che il suo modo di esprimersi, rude e crudelmente diretto, potesse in qualche modo offendere la mia sensibilità.
    Era il crepuscolo e l'oscurità stava avvolgendo nel mio abbraccio sfocato tutti loro, pertanto non riusciva a scorgere con nitidezza i miei tratti, seppur travestito da prete. Tuttavia, dalla sagoma che riusciva ad intuire sotto l'abito talare e nonostante la posizione seduta, immaginò che l'individuo con cui aveva a che fare non fosse un novizio. Sicuramente non ero esile come un ragazzino e il tono della mia voce gli lasciava dedurre che mi trovassi in compagnia di un uomo. Forse, quindi, non mi sarei sconvolto se avesse dimenticato l'etichetta religiosa di cui conosceva solamente pochi, basici, dettami.
    Non si sedette, sia perché persino un animale come lui aveva il buongusto di non prendere una simile iniziativa al cospetto di un uomo di Chiesa dal quale desiderava ottenere delle informazioni, sia perché la posizione eretta, al contrario di quella seduta, gli conferiva un certo vantaggio. Innanzitutto poteva guardarmi dall'alto in basso e in secondo luogo favoriva i movimenti e la visuale dell'ambiente circostante, nonostante il buio che limitava grandemente la visibilità.
    Rimase distante alcuni passi, sperando quindi che il suo volto rimanesse un'immagine vaga ai miei occhi, infine palesò la ragione del suo appello.
    «La prigione non è molto distante, vero? Ho scorto il suo profilo e il mio pensiero obbligatoriamente si è rivolto ai prigionieri. Chi si prenderà cura della loro anima?».
    Per quanto fosse una specie di bestia dalle fattezze umane, credeva nell'anima e nello spirito, ma non legava tali concetti alla religione. Per quanto gli riguardava l'anima apparteneva all'uomo che sapeva gestirsela da sé, senza bisogno che dei verginelli travestiti da conoscitori -quali noi- del mondo la prendessero in consegna. Lui sapeva badare e curare la sua anima, ma naturalmente tale concetto era considerato un'eresia. Se tutti avessero condiviso il suo pensiero, le Chiese di tutto il mondo a cosa sarebbero servite?
    Ad ogni modo la domanda che mi aveva posto gli sembrava potesse appartenere ad ogni buon cristiano e sperava che la risposta che avrebbe ottenuto soddisfacesse la sua curiosità in merito a chi poteva accedere alla prigione più protetta di Kiri.


    Piccola PQ per dire che son tornato a ruolare :si2: Ho cambiato anche stile di role, spero vi piaccia! P.S. Penso di continuarla ma non ne sono sicuro, vedrò.
     
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    MI piace lo stile, prendi anche tu 33 exp (se fosse stata un pelino più lunga forse ti avrei dato il massimo :si2:)
     
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