Capitolo III - Cellar Door

PQ Tōma Tenshi

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    In un'altra vita

    Poniti sopra l’edificio più alto del mondo, dove il sole non rispecchia più la sua luce eterna; un vecchio, stanco e affannante richiama al suo cospetto le maledizioni del suo tempo, ma il tempo stesso lo rinnega come un estraneo a cui è ritrattato l’asilo in una casa di uomini poveri, gente onesta, senza pane e vita; l’ombra della tempesta richiamava all’orizzonte le nuvole grigie con il fulmine a ciel sereno, colmo di pioggia l’ira della natura sembrava incessante sotto l’ombra dei propri figli; in alto sulla sinistra riecheggiava in bella vista l’ombra possente di un uomo, con lo sguardo rivolto verso il vecchiaccio, segnava sul viso il tempo passato della sua vendetta;
    “Posso sentirli ancora qui i miei ricordi…la mia anima è persa, la mia patria è andata distrutta, i miei ideali sono morti e lei…lei...mi ha abbandonato per sempre…”.
    Il vecchio accasciato al suolo emise un guato di paura; sospirò l’aria funesta e si lasciò andare a una dichiarazione di supplica;
    “Non potevo sapere che lei sarebbe morta. Il tuo potere, la tua forza, non poteva trionfare sull’amore che provavi verso il tuo destino. Icaro ti prego, ritorna quello di un tempo…”. Le ali spuntarono come d’improvviso, per il vecchio osservar quel fenomeno era come assistere alla discesa di un Dio in terra.
    “E’ troppo tardi per perdonare?”
    L’uomo chiamato Icaro innalzò il suo braccio verso l’alto e poi si scagliò nel vuoto; quel vuoto che lo stava riportando verso la superficie della sua giovinezza, esattamente all’età in cui aveva conosciuto la donna che lo avrebbe abbandonato nella culla della sua tristezza.
    ***
    Quando le nuvole in cielo ti sembrano più limpide cominci a toccare con mano le forme della tua fantasia.

    Molto tempo prima

    Il giovane ninja di Ame poteva riconoscere il viso di Elizabeth danzar tra mille cieli in festa; disteso presso un albero di melograno, ascoltava con assolutezza il dolce suono della natura; i brusii degli uccellini al suono fresco della primavera, le giovani volpi alla ricerca delle loro future compagne, gli scoiattoli che sembravano poter danzare tra gli alberi di frutta in modo da nascondere i giochi dei più piccoli. Tuttavia, il pensiero del giovine era rivolto altrove, forse distratto da quel maestoso campo in cui era steso, si lasciò andare a un sospiro di malinconia.

    «Elizabeth… »

    To be continued...
     
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    «Elizabeth! Chi è Elizabeth? » urlò una ragazzina sul viso distratto del giovanotto di Ame, che allo spavento sobbalzò in piedi perdendo gli occhiali da vista che portava regolarmente;
    «Dai! Da quando tempo che stai qui? » la ragazzina sorrise, mostrando al ragazzo un piccolo fiore stropicciato;
    «Sei crudele lo sai? Non si tratta così una signorina come me! E’ poi sei stato tu a invitarmi in questo posto, ti ricordi? Mi dovevi spiegare il funzionamento del Chakra e altre cose noiose! A breve ho un esame…».
    «Ah, giusto. L’esame. A proposito, sai dirmi quanti punti di fuga del chakra possono esserci in un corpo umano? Se sbagli, te ne torni a casa a studiare, non ci sono storie con me, Catherine mi hai sentito? ».
    Lo sguardo della ragazza ormai era rivolto altrove, fissava intensamente un bagliore nel cielo, a forma circolare, che si allargava a ogni battito di ciglia.
    «Tōma, tu credi agli Dei? » sospirò Catherine con fare misterioso.
    «…Appartengono alle storie di fantasia. Mio nonno era affascinato alla figura di questi “Dei”, esseri immortali e soprannaturali che regnavano senza paura nel cielo; ha passato l’intera esistenza a cercar di dare spiegazioni sui fenomeni della vita, concatenando alcuni aspetti del nostro mondo a quello degli “Dei”…».
    «E’ poi? Dimmi di più Tōma, che fine ha fatto tuo nonno? ».

    A soli 8 Anni...

    “Tōma non ti permettere di aprire la porta”.
    “Papà, ma il nonno sta urlando”.
    “Il nonno devi dimenticarlo. E’ un ciarlatano, un pazzo, ha messo in imbarazzo la sua famiglia con teorie assurde e senza logica. Non vedi, guardalo dalla fessura della porta, non osservi anche tu un uomo senza senno mentale? Ora vai su in camera, prima che ti metta in castigo, devi capire che il nonno non sta bene, è malato. Ci ha abbandonato per inseguire falsi idoli. Ha trascurato mia madre, la realtà, ha abbandonato te che sei il suo unico nipote. Non merita di ricever aiuto da noi…”.

    Risveglio

    «Tōma, Tōma, mi riesci a sentire? ».
    Riprendersi non era stato facile, quel flashback improvvisò aveva riportato alla memoria ricordi d’infanzia; a quel tempo, il giovane ninja di Ame aveva solo otto anni;
    «Certo che ti sento, è solo…» confutò Tōma, riprendendosi del tutto. La giovane Catherine sembrava aver toccato tasti dolenti, ricordi confusi e aver fatto risalir a galla segreti di famiglia;
    «Scusa...».
    «Per cosa Catherine? Posso rispondere senza problemi alla domanda che mi hai posto prima. Stavo solo riflettendo…»; Catherine sapeva riconoscere il viso di Tōma quando mentiva, era tipico di lui toccarsi le punta dei capelli quando era nervoso o fingeva.
    «Mio nonno è scomparso, e con lui tutte le sue ricerche e le sue storie, niente di più niente di meno…».
    «Bugiardo. Sei solamente un bugiardo!» replicò nervosamente l’amica.
    «Ti credi che io non ti capisca? Guarda che ci conosciamo da molti anni, non puoi mentirmi Tōma! Sono la tua amica, come pretendi un’affermazione simile, mi aspettavo un silenzio o qualche spiegazione che non sia una bugia. Non sono per niente per te? »
    «La stai facendo più lunga di quella che non è. Avanti siediti e non fare la bambina! ».
    Lo schiaffo. Arrivò, più veloce di un fulmine, più forte di una lama che lo lacerò profondamente. Non era mai stato schiaffeggiato da lei. In quel momento pensò di averla fatta grossa, aveva regione, ma era troppo ambizioso e orgoglioso per darla vinta a Catherine. Tuttavia, nel lungo periodo di silenzio, mostrò un lieve sorriso alla sua amica. Lei non ricambiò, anzi si alzò dal prato fiorito e gli voltò le spalle abbandonandolo da solo, con i suoi appunti e i suoi libri. Tōma portò le sue braccia al capo e si distese per prendere sonno, con quella sceneggiata aveva scampato una ripetizione inutile sullo studio del Chakra; uno studio che aveva già affermato da studente, cose stupidi e banali, ma che forse a Catherine in quella settimana serviva per affrontare l’esame di Genin. Nelle seguenti ore si lasciò prendere dai sensi di colpa, e vendendo che ormai il sole stava per tramontare per far luce alla sera, si avviò verso casa, magari forse avrebbe perso qualche minuto per passare da Catherine giacché abitavano vicini, ma non lo fece. Inspiegabilmente non lo fece…lasciando la dolce e piccola fanciulla pensierosa davanti a un camino caldo, in attesa che Tōma si ripresentasse con delle scuse;
    «361…stupido Tōma! ».

    To be continued...
     
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    Un sogno

    “Nonno è vero che gli Dei esistono?”
    “Vero nipotino mio. Anzi ti dirò di più, tempo fa mentre cavalcavo l’orizzonte in un mare in tempesta, assieme alla mia ciurma di viaggiatori, vedemmo in lontananza una luce accecante che risplendeva piccole fasce viola che si propagavano circolarmente nell'acqua. Io e il mio amico mozzo sapevamo di non aver mai visto quello strano fenomeno in mare, tuttavia ci rendemmo conto di trovarci davanti a qualche avvenimento raro e irripetibile!”.
    “Che cosa hai fatto tu?”
    “Curiosità, nipote mio. La curiosità stava vincendo sul timone che tenevo ben saldo tra le mani, così mi avvicinai a tutta velocità alla fonte misteriosa. Credimi Tōma, non avevo mai visto una donna sospesa a mezz’aria. Quella donna poteva volare…era una Dea!”.

    Risveglio

    Un sogno. Semplicemente un sogno. Tōma sapeva bene che gli Dei non esistevano, eppure quei racconti sembravano così vividi e realistici da poter apparire come eventi reali; nel cuore della notte rifletteva spesso sulle menzogne del Nonno, poteva mai aver mentito così spudoratamente da ricader in una semplice favoletta? E’ poi perché rendersi ridicolo davanti all’intero villaggio?

    A soli 8 Anni...

    “Vi dico che è vero. Gli Dei mi hanno espresso il loro disappunto e vogliono punirci tutti. Andremo tutti all’inferno per questo! Dobbiamo salvare i nostri figli, i nostri tesori e la nostra popolazione; unitevi a me, vi porterò da loro!”.
    “Come no vecchio, ed io sono la scimmia vagabonda delle quattro montagne! Vivi di favole vecchio, non vedi tutta questa gente? Come fai a renderti ridicolo all’intera popolazione di Ame? Tōma, guarda tuo nonno. E’ pazzo, solamente un buffone. Vuoi sapere una cosa? Tuo nonno è un ubriacone! Sì, esatto, un ubriacone; ieri sera ha speso tutti i suoi risparmi nel mio bar, raccontando di storie fantastiche e viaggi alla ricerca di stupidi idoli, peccato che di fantastico era solo il suo vomito!”.
    “Non è affatto andata così, Tōma sto solo affrontando un periodo molto brutto...

    ***

    (Nonno. Eri davvero un ubriacone? Cosa si cela dietro tutte queste menzogne?)
    Nel cuore della notte, Tōma, preso dall'insonnia e dai tormenti del passato, raggiunse in fretta la stanza abbandonata di suo nonno; era piena di polvere e molto sporca, alcune ragnatele sembravano affacciarsi sui muri e i cigolii delle travi erano più chiassosi del solito.
    (Non vengo da molto tempo qui, dove diavolo l’avrà nascosta?)
    Un tanfo. Una porta che si apre.
    «Quello che cerchi Tōma non la troverai qua dentro! » affermò seriosa una figura nell'ombra.
    «Padre…»

    To be continued...
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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    II

    «Aspettami in salotto, devo parlarti».
    Cosa c’era di così importante da dire a quell'ora? Attraversò il lungo corridoio dell’ingresso pensando alla prossima ramanzina che gli avrebbe fatto suo padre, invece stupefatto ebbe l’impressione di veder un fantasma;
    «Padre, padre! C’è un fantasma in salotto! ».
    «Stupido sono io, tua madre! ».
    L’idea di un colloquio di famiglia a quell'ora non sembrava che alimentar la paura per una grande punizione in arrivo; i suoi genitori erano sempre stati delle persone severissime, a contrario di suo nonno che era un giocherellone, forse è per questo che Tōma si era affezionato più a quest’ultimo che ai suoi genitori;
    «Madre, spiegami il motivo per questa inutile discussione a quest’ora…» sospirò il giovane di Ame tutto incerto;
    «Guarda me, non tua madre! » affermò in modo autoritario il padre, che era appena entrato in stanza con fare acido e intimidatorio;
    «Ti ricordi che ti avevo detto di non interferire più su questa storia? Tōma mi hai disobbedito, e questo non posso accettarlo. Che cosa possiamo fare per redimerti da questa tua preoccupazione? Io sono del parere che un paio di anni di disciplina al collegio possono giovarti!».
    Lo sguardo di Tōma divenne più freddo e cupo, indietreggiò di alcuni passi all'indietro e poi smise di guardare suo padre, ormai il suo sguardo era rivolto sul freddo pavimento di legno;
    «Tu sei pazzo. Forse non ti rendi conto di quello che dici! Io ho dei sogni, quello di diventare un ninja e servire il mio paese, di ritornare vittorioso da una missione e poter insegnare all'accademia dove mi hanno istruito, non puoi rinchiudermi in un collegio! Non puoi…».
    «Taci Tōma! Io e tua madre abbiamo già deciso, quando sarai maggiorenne, potrai comandare sulle scelte della tua vita, ma fin a quel momento sei sotto la nostra tutela e noi decidiamo il tuo cammino e paghiamo la tua istruzione! Noi, io e tua madre. Tōma, diverrai una persona più seria e decisiva! Tu vivi di sogni figlio mio, guarda la realtà, stai diventando come tuo nonno! ».
    «Padre. Il collegio non è la giusta scelta per me; ho visto come sopprimono la creatività e la mente dei ragazzi lì dentro, guarda tu come sei diventato! ».
    La madre di Tōma si sovrappose tra il figlio e il marito, poi lacrimante, afferrò il braccio di quest’ultimo e gli sussurrò qualcosa all’orecchio;
    «Madre, io ho capito tutto. State usando la scusa del “nonno” per farmi seguire le orme di mio padre. Come mi volevate madre? Come? Più serio? Più disciplinato? Sono sempre stato all'altezza dei vostri desideri! Mai un abbraccio, un bacio o una carezza da parte vostra; i libri mi hanno confortato fin a oggi, io vi odio e questa la verità!».
    «Tōma!» le urla del padre si mescolarono insolubili alla sua rabbia, e come per un attimo Tōma si ritrovò a terra, con le braccia del suo vecchio attorcigliate al suo collo; poteva sentire il suo alito pesar sul suo collo, il sudore della fronte scendere sulle sue labbra e il pulsar della vena battere più forte;
    «Sei come tuo nonno, privo di coscienza mentale, è proprio questo il cammino che vuoi intraprendere? Tu andrai al collegio! ».
    Il giovane ninja di Ame cercò disperatamente di liberarsi dalla stretta possente del padre, ma non poteva che ansimare le parole senza senso. Stava per soffocare.
    «Voglio solamente un futuro più roseo per te, non lo capisci? Basta con questi libri, basta con queste stupidaggini, devi diventare un uomo! ».
    Tōma riprese a respirare regolarmente non appena il padre lasciò la presa; affannava e nel buio si divincolava, gemendo lacrime di collera. Non ripeteva altro che nella sua mente parole di odio e sconforto verso la sua famiglia, si sentiva legato a un filo di ferro che lo teneva ben stretto, non si sentiva libero.
    «E’ deciso, domani ti accompagnerò al collegio, partiremo non appena avrò sistemato alcuni documenti, saluta chi devi salutare e brucia questi maledetti libri che ti porti appresso; voglio che diventi un uomo! Avrei dovuto distruggere la stanza di mio padre molto tempo prima, forse saresti stato un ragazzo diverso; Tōma, un giorno mi ringrazierai! Ritornerai qui come un uomo serio, pronto per farsi una famiglia e trovare un lavoro onesto. Il mondo del ninja non fa per te!». Tōma si asciugò lentamente le lacrime, poi si allontanò senza battere ciglio;
    (Padre, sei un pazzo e un folle. Perché mostrate solamente adesso le vostre delusioni sul mio conto? Io non ci credo. Non voglio crederci, sembra tutti così irreale, non voglio essere come te. Non voglio. Credete che io non sia un uomo vero? Credete che lo studio non sia cosa seria? Io odio questa società d’ignoranti. Ti odio padre, ti odio madre. Nonno, il vero nemico delle persone è l’ignoranza. Cercherò i tuoi documenti, voglio crederti, voglio viaggiare e liberarmi da questi oppressori senza buon senso. Troverò delle risposte, non finirò la mia vita in un posto come il collegio. Le persone cambiano lì dentro, diventano ciniche, senz'anima, dure, combattive, violente, senza creatività. Non posso rimanere ancora qui, padre non preoccuparti, ti ringrazierò non appena ti vedrò morire sulla tua maledetta tomba. Madre, mi avete negato tutti i piaceri materni. Non vi saluterò più, e questa notte fuggirò con i miei bagagli. Ho deciso, niente e nessuno potranno più fermarmi, viaggerò per il Paese della Pioggia e vivrò da solo. Catherine, non ci rivedremo più, sei stata un’ottima amica, forse sono stato io troppo egoista a non mostrarti mai i miei sentimenti e le mie paure. Forse, mi avresti aiutato ed io non sarei nella scelta di fuggire via. Catherine, per favore, perdonami…).
    Nel frattempo la giovane Catherine, distesa sul suo letto, aveva il pensiero tormentato verso il giovane Tōma; in lui aveva visto quasi due distinte personalità; delle volte gli pareva di osservare un fratello, un amico del cuore, ma in altre un estraneo, distinto, freddo, quasi distaccato dal mondo reale. Voleva aiutarlo, ma aveva fallito. Talvolta pensava che il giorno seguente tutto si sarebbe risolto, ma non questa volta; aveva la netta sensazione che qualcosa di grosso stesse succedendo. Elizabeth? Perché quel nome? Chi era Elizabeth? Catherine non sapeva darsi una spiegazione logica...


    To be continued...
     
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    Sulla baia lontana del mezzogiorno, il vento tirava forte su in cielo e le onde del mare avvolgevano l’intero regno come se fosse l’ultimo giorno di tempesta; la pioggia tormentava i giovani pescatori alla ricerca del loro cibo quotidiano che, impotenti, assistevano alla furia della natura. Tra le acque gelide e fredde, un corpo non molto visibile in lontananza sembrava scorrere sull’acqua privo di sensi; poco più tardi fu un pescatore più esperto a notarlo per primo tra le onde del mare;
    «Dannazione, c’è una persona! Levate le ancore, issate le vele, fermatevi! ».
    «Papà, questa tempesta non ci da pace! Non possiamo fermare i lavori proprio ora…».
    «Figlio mio, sei un giovane audace, ma non osservi; guarda tra le onde, vi è una persona. Non possiamo continuare, dobbiamo aiutarla!» e così fu che un giovane ragazzo di nome Tōma, fu ripescato sulla propria terra madre, e cosi fu che per destino questo giovine ragazzo non sia diventato preda per i grossi predatori dell’oceano…

    Poche ore prima

    La rabbia e la frustrazione avevano portato Tōma ad allontanarsi di molto dal suo villaggio natale; non era stato così difficile dopotutto, poiché il giovane ragazzo lo aveva letto in un libro, tempo fa, di un ragazzo più piccolo di lui, che era riuscito a scappare da un’enorme città attraverso l’inganno e l’ingegno usando solamente la propria stazza; aveva sfruttato la notte per andarsi a nascondere furtivamente in un sacco di patate che erano destinate al confine, per poi uscire non appena il viaggiatore si sarebbe fermato per riposare. Ci era riuscito, tuttavia i problemi si sarebbero succeduti le ore seguenti. Non aveva pensato alla possibilità di incombere in loschi individui assetati di sangue o in truffatori, o peggio scienziati pazzi pronti per utilizzar i suoi organi per loschi motivi; fece qualche passo indietro, dopotutto il collegio poteva essere una via migliore di quella, tuttavia agendo in quel mondo, si sarebbe arreso davanti alla figura autoritaria del padre.
    (Non posso arrendermi adesso. Non posso continuare a pensare, devo agire. Forse sto commettendo una follia a fuggire, forse ha ragione mio padre. Nonno, alla fine cercherò una verità in tutto questo, ma anche se non ci riuscirò, io, non cederò mai alle parole di mio padre. Io ti credo, ti ho sempre creduto…)

    A soli 8 Anni...

    “Nonno, perché ti hanno tratto così male in piazza? Io ti credo…”
    “No, forse hanno ragione. Io sto ricorrendo falsi idoli, nipote mio lascia stare, forse ho una cattiva influenza su di te…”.
    “Non è vero, io da grande voglio essere come te, un viaggiatore! Darò prova della loro esistenza e porrò fine alle calunnie della gente!”.
    “Sei ambizioso nipote, ma bada bene di non dire mai niente ai tuoi genitori; secondo loro ho su di te una cattiva influenza…”.
    “Nonno…”
    “Cosa c’è?”
    “Perché Papà ti odia così tanto?”

    In un lontano futuro

    «Parla Catherine, Tōma ti ha detto qualcosa della sua fuga? Non so, dove andava per caso? » chiese educatamente sua madre, ormai la voce si era diffusa in tutto il villaggio; era da giorni che il piccolo Tōma Tenshi non si faceva più sentire; Catherine aveva persino appeso dei volantini con il suo volto, come poteva scomparire un ragazzino di nobile famiglia? I giorni seguenti furano più duri, mai come non mai i genitori di Tōma si rinchiusero tra le mura di casa, non lasciando incontri o dichiarazioni di nessun tipo. I giorni passavano e la piccola Catherine cresceva d’innanzi a una finestra, con l’idea che prima o poi il suo caro Tōma sarebbe tornato a casa; i genitori del ragazzo vendettero la loro dimora e si allontanarono per sempre, lasciando un vuoto che non si sarebbe mai colmato nel cuore della giovane fanciulla; pensava di poterlo cambiare, invece non aveva fatto altro che allontanarlo da lui. Non c’era giorno che non rimpiangesse quella maledetta situazione, non c’era giorno che non rimpiangesse quella fatidica domanda che gli aveva posto; è andata così, lei non avrebbe potuto cambiare il corso delle cose, quindi, ormai grande, lasciò alle sue spalle il suo villaggio e con un pugno di ninja addestrati, sotto il suo cammino e il suo ordine, partirono in località remote per ritrovare un fanciullo scomparso tanto tempo fa;
    «Tōma riuscirò a trovarti, io sono convinta che tu sia ancora vivo! Io ci credo, voglio crederci! »

    To be continued...
     
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    «Nonnina, il giovane forestiero si sta risvegliando! »
    La prima idea di quanto ti svegli da un oblio è il pensiero di dover dare delle spiegazioni, ma in quel momento il giovane Tōma non sapeva da dove iniziare; aprì lentamente i suoi occhi, sussurravano parole felici e di esaltazione, ma non riconosceva le loro voci; strinse forte a sé la coperta che gli teneva caldo, e per un attimo pensò di essere morto. Non riusciva a riprendersi del tutto, i piedi gli formicolavano e il cuore gli batteva velocemente. Dove diavolo era capitato?
    «Eccomi, eccomi! Oh perbacco! Finalmente ha ripreso conoscenza, non ci speravo proprio più! Sta dormendo da più di tre giorni…»
    (Tre giorni? Cosa? Cosa mi è successo? Io-Io-Non ricordo. Chi sono queste persone? La mia famiglia? La mia vita? Riesco a riconoscere l’odore di cannella e il profumo delle rose, quelle invece devono essere delle viole…)
    L’anziana balia osservò sorridente il risveglio del giovane ragazzo; preparò un buon tè caldo e dei biscotti e squadrò, assieme ad una piccola bambina, probabilmente sua nipote, i lineamenti del ragazzo;
    «Deve essere del centro…non so, sembra troppo pallido in volto! Caro, mi riesci a sentire? Forza, ti ricordi il tuo nome? »
    Tōma allontanò fino alla vita le coperte che dapprima lo coprivano fino al volto, poi sussurrò qualcosa, forse un sibilo o una piccola frase;
    «Non mi ricordo. Non ricordo nulla…».

    3 Giorni

    «Che cosa vuoi da me? »
    In corsa, Tōma cercava di evitare i kunai che da lontani si avviavano come saette verso la sua carne; il suo aggressore, un lestofante, voleva a tutti i costi derubarlo della sua innocenza, squartandolo o in alternativa venderlo al mercato nero.
    «Sento già il profumino dei soldi mio caro, non sai che regalo mi stai facendo, dopotutto non sapete che voi piccoli innocenti bambini dovete stare lontani dalle trappole più comuni? »
    Tōma si era lasciato ingannare da una finta richiesta di aiuto di una donna in pericolo, che nel fumo dell’inganno si era rivelato, essere un imbroglione che aveva usato la tecnica della trasformazione del corpo;
    «Aiuto, aiuto! Provo a gridarlo di nuovo, così mi vieni in contro! Anzi, prova a gridare tu, e sentirai com'è generosa la vita a lasciarti vivere! Tuo padre non ti ha mai insegnato che non bisogna dare confidenza agli sconosciuti? Sciocco! »
    Tōma si fermò, d’incanto, lascio cadere le sue cose e osservò impietrito l’avvicinarsi del suo aguzzino;
    «Hai preferito lasciarti catturare non è vero? Sento già vicino l’odore delle tue budella a prezzo più buono…» acclamò l’uomo, con fare divertito;
    «Ti sbagli, voglio solamente vivere! » le sue gambe tremavano, il suo viso lacrimava, ma il suo cuore era pieno di rabbia; aveva deciso di combattere, di non lasciarsi fare catturare facilmente, di poter in qualche modo decidere del suo destino e non arrendersi alle prime difficoltà!
    «Allora, muori! »

    Risveglio

    «Cosa c’è figliolo? Non ti senti bene? Sembri così stranito, forse è meglio che ti lascia riposare un altro po’…».
    «No! » esclamò di colpo il giovane ninja di Ame, afferrando con forza il braccio dell’anziana signora;
    «Ora ricordo. Faceva freddo, nel buio tremavo. Stavo per partire, ma non so dove. Non ho nessuno con me, tranne che per alcune mie cose…» la donna tuttavia lo fermò; era titubante e pensierosa;
    «Cosa figliolo? Quando ti hanno ripescato, non avevi niente addosso…».

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