Capitolo III - Indagando sul passato

PQ Genpaku Hõzuki

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    Ero accasciato al suolo, debole, senza energie, incapace di reagire di fronte a quelle scottanti parole che avevano un retrogusto parecchio doloroso. Strisciavo come un serpente che pian piano si avvicina alla sua preda e d'un tratto la assale circondandola e stritolandola senza lasciarle via di scampo ma in questo caso dinnanzi a me non c'era una preda bensì cercavo di rialzarmi e di guardare in faccia, da uomo a donna, colei che si era professata mia sorella. Quel volto che pareva circondato da un'aureola, un volto angelico oserei dire. Quelle parole colpivano nel profondo e ti lasciavano basito, a bocca asciutta senza la possibilità di chiedersi il perché di tale azione. Perché tenermi all'oscuro di questo segreto per ben 15 anni? Cos'ho fatto di male? Mi chiedevo senza trovare una risposta.
    Dinnanzi a me c'era una fogliolina secca, reduce dell'autunno appena passato che rasentava il mio stato d'animo: era a pezzi, distrutta. Una folata di vento la portò via, si diresse verso est, probabilmente altre foglioline l'attendevano. Io, purtroppo, non potevo volare tantomeno il vento mi poteva trasportare lontano da questa complicata situazione. Avrei voluto sparire in un batter d'occhio lasciandola sola, pensando agli errori appena commessi.


    C..Come..mi..mia sorella?

    Raccolsi le poche energie che mi restavano aggrappandomi al terreno sottostante: vano. Pareva che un'altra forza mi costringesse a rimanere lì per terra a guardare dall'alto in basso una sottospecie di angelo che, quando prendeva parola, trasmetteva armonia e serenità. Si avvicinò a me stando mezza seduta a gambe aperte e mi accarezzò dolcemente esortandomi a guardare più in là dove si nascondeva tra tanti alberi, un piccolo sentiero dritto che poteva portare ad una sola direzione.

    Fratellino, guarda laggiù. Sai cos'è vero? Rispondi, sai cos'è?

    Mi sussurrò dolcemente. Perché continuava a chiamarmi fratellino? La cosa mi infastidiva non poco tanto da girarmi e rivolgerle finalmente lo sguardo. Ero deciso, stufo di essere preso in giro.

    Sì, per quel sentiero c'è casa nostra e comunque finiscila di chiamarmi fratellino. Intesi?!

    Affermai rivolgendole diverse occhiatacce.

    Mi chiedi perché io ti chiami fratellino. Beh.. c'è un solo modo per scoprirlo: andiamo da mammina e papino! Saranno felici di rivederti, no?

    Disse con la sua solita pacatezza chiudendo gli occhi ed abbozzando ad un sorrisino malizioso a 32 denti. Dopodiché mi diede una pacca sulla spalla e mi aiutò ad alzarmi portandomi in braccio mentre zoppicavo vistosamente.

    Ah fratellino mio.. fratellino mio.. quante cose non sai. Ma dobbiamo finirla di tenerti all'oscuro di tutto, venendolo a sapere più in là soffrirai di più.

    Notai che era pensierosa difatti spesso rivolgeva lo sguardo verso il cielo ingaggiando pose buffe, ero sul punto di chiederle il perché di tutto ciò ma mi trattenni, volevo proprio vedere come si sarebbero svolte le cose.
    Quasi a casa, Ayako era particolarmente all'erta difatti si voltava qua' e la' guardandosi le spalle, pareva aspettare qualcosa che non sembrava arrivare, subito dopo si girava verso di me e mi accarezzava la testa intenta a calmarmi. Ero nervoso a causa della situazione e pareva notarlo ma d'altronde, nulla poteva sfuggire a quell'occhio intriso di mistero.


    Varcata la soglia che divideva il piccolo sentiero dal nostro paesino, si sentì sobbalzare. Un focoso sospiro si inoltrò a mo' di eco, tutti s'erano fermati alla vista di Ayako. Cos'aveva mai di strano?

    E' TORNATA! E' TORNATA! SI SALVI CHI PUO'!



    Edited by Luck' - 16/2/2014, 09:07
     
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    E' TORNATA! E' TORNATA! SI SALVI CHI PUO'!

    Un forte grido si espanse nell'aria, la gente recitava all'unisono le stesse parole e nel mentre se la dava a gambe levate addirittura nascondendosi laddove v'era un rifugio o almeno, un riparo. Insomma, erano inquietati dalla presenza di Ayako. Ma perché? Cos'aveva di speciale?

    AH KIRI, MIA KIRI! QUANTO MI SEI MANCATA!

    Spalancò le braccia all'aria e recitò ad alta voce queste parole che sembravano nascondere qualcosa in più del reale significato, in lontananza si sentì sospirare. Tutti ci indicavano rabbrividendo alla sola visione, per gli abitanti, Ayako rimembrava qualcosa di oscuro.

    SCAPPA, GENPAKU! SCAPPA FINCHE' SEI IN TEMPO!

    Dietro una casa, in penombra, un uomo dalle piccole fattezze mi consigliò di fuggire, di allontanarmi da Ayako. Più sentivo queste parole, più mi insospettivo indi mi voltai verso lei in cerca di spiegazioni ma nuovamente mi trattenni, ero curioso di vedere come si sarebbe svolta questa situazione. Lei era intenta ad ammirare il panorama che tanto le era mancato ma con la coda dell'occhio mi teneva sotto controllo, pensava a tutt'altro in poche parole.
    Esternamente, parevo anch'io inquietato dalla presenza di una ragazza che costringeva la gente, purtroppo impotente, a fuggire ma in cuor mio ero appagato, soddisfatto di essere protetto da una che incuteva timore a chiunque.


    In lontananza, ci stava sopraggiungendo un uomo a dir poco obeso, con un cappellino completamente bianco in testa e la divisa da chef con un mestolo che sporgeva vistosamente da una fodera posta poco sopra il sedere. Ayako, dal canto suo, ingaggiò uno sguardo fiero alla vista di quell'uomo che ricambiò.

    Ho ho ho! Chi non muore si rivede, vero Ayako?

    Esclamò sogghignando.

    Gne gne gne! Certo che sì, taccagno che non sei altro! Ti pare che una come me muoia in missione? Pff, come si vede che non mi conosci bene, vecchiaccio.

    Affermò con nonchalance. Io mi esternai dal discorso, non capivo a cosa si riferissero tantomeno avevo la curiosità e la voglia di chiederlo.

    Non sei cambiata di una virgola, né tu né le tue due qualità a quanto vedo.

    *slap*



    Porco! Neanche il tuo essere pervertito è cambiato di una virgola, lurido schifoso!

    Il povero chef venne schiaffeggiato veemente da Ayako che, ai miei occhi, si dimostrò parecchio suscettibile e in seguito, scoppiammo tutti in una sonora risata.
    Intanto, i due iniziarono a bisbigliare e io mi rifugiai sotto la chioma di un albero cercando di intuire il labiale: vano. Riuscirono perfettamente a isolarmi.


    Parliamo di cose serie: cosa farai con i tuoi genitori? Non penso proprio siano felici di vederti dopo che sei scappata di casa senza avvisare.

    Ah però.. ancora devono morire quei due vecchiacci rimbambiti? Peccato. Beh, che ti devo dire.. cercherò di risolvere la situazione da sola senza intromettere Genpaku. Poverino, non c'entra nulla.

    Ero sempre più insospettito dal comportamento dei due ma tutto d'un tratto, Ayako si voltò verso di me abbozzando quel sorrisino malizioso che tanto la distingueva.

    Allora, fratellino. Puoi farmi da guida personale? Voglio girare un po' per il villaggio, sai, sentivo da morire la sua mancanza.

    Mi chiese pacatamente.

    Certo che sì, però sbrighiamoci che è quasi ora di pranzo. Un piacere ti chiedo: puoi evitare di chiamarmi fratellino fino al ritorno a casa?

    Agli ordini, capo!

    [..]

    Uh.. guarda lì, guarda lì! C'è un mercatino dell'usato, andiamo a dare un'occhiata, ho voglia di fare compere.

    Va bene.

    Tante bancarelle, in sequenza una accanto all'altra, si estendevano sul cocente asfalto bloccando il passaggio ai pedoni. Intanto, reduci da compere dal pescivendolo, si era finalmente diradato nell'aria quel fetore che portavamo addosso.

    E..E..Etciiiù! Oh.. mi scusi signora, sono raffreddata.

    Ella starnutì facendo schizzare qua' e la' i germi addosso ad una povera signora che ingaggiò uno sguardo disgustato.

    Non si preocc.... AYAKO!

     
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    Non si preocc.... AYAKO!

    Dicono che sia il destino a decidere le sorti di una persona: non si sbagliavano. Una coincidenza può accadere per svariati motivi ma no, in questo caso no, è troppo forzato. E' il destino a volere questo incontro, il destino è sicuramente una forza più potente della banale forza di volontà che tanto ci distingueva. E' qualcosa che ti costringe forzatamente a dover partecipare controvoglia ad una circostanza inaspettata; non ti vorresti mai trovare in una situazione decisa dal destino eppure era successo proprio lì. Due sguardi si incrociarono, due sguardi pieni di odio, rabbia l'uno verso l'altro si sfidarono. Ad un primo momento, entrambe non sapevano come reagire: se aggredirsi alla vecchia maniera o riconciliarsi allontanando il passato per pensare al presente e così prevenire il futuro. Psicologicamente non erano preparate ma d'altronde come si fa ad essere preparate ad una situazione decisa dal destino? Quest'ultimo è proprio l'opposto della ragione, della psiche. E' come cimentarsi in una prova dove si è sconfitti già in partenza.

    Mamma! Mamma.. ti ho ritrovata!

    Fatti abbracciare, figlia mia!

    Corse ad abbracciarla lacrimando fievolmente. Voleva trattenere quelle lacrime ma dinnanzi ad una tale situazione, anche il più coraggioso al mondo sarebbe scoppiato a piangere. Quella scena mi ricordava proprio quando un neonato vede per la prima volta il volto della madre e da lì si crea un rapporto di intangibilità fra i due che resterà lo stesso fino alla fine dei tempi.

    Perché diavolo sei scappata di casa senza avvisare?! Tuo padre si è infuriato e non mi ha parlato per diverse settimane insinuando che la responsabile di tutto ciò fossi io! Oltretutto come faremo col piccolo Genpaku? Gli abbiamo tenuto nascosto per tutto questo tempo la verità. Come reagirà?! Ahhh.. dannazione!

    Mia madre era solita non curarsi di tutto ciò che la circondava in situazioni complicate e ciò lo dimostrava soprattutto quand'era a casa: dedicava il 90 % del suo tempo ai problemi e il restante 10 % pensava alle conseguenze che ne sarebbero scaturite. Insomma, mi esternava soffermandosi su tutt'altro e ciò non faceva altro che abbassare la mia autostima.
    Sbucai dal nulla dietro mia cugina e salutai con un cenno mia madre abbozzando un sorrisino. Ridere per non piangere. Sì, questo era il proverbio esatto.


    Sì, mamma. So già tutto, non preoccuparti.

    In silenzio, la abbracciai. Era scossa, venire a sapere da un momento all'altro che tua figlia è appena tornata dopo essere scappata di casa e che tuo figlio, oltretutto inconscio di avere una sorella, lo è venuto a sapere prima di te deve essere a dir poco tremendo. Il problema ora sorgeva spontaneo: mio padre. Come avrebbe reagito?
    In tre, a braccetto, ci dirigevamo verso quella che era la nostra residenza. Tutti insieme, appassionatamente. Arrivati sulla soglia che ci divideva da casa nostra, ci disponemmo in fila per alimentare l'effetto sorpresa che poi.. tanto sorpresa non era. Mio padre stava affilando la katana con della pietra abrasiva difatti il nostro terreno era ridotto ad un cumulo di polvere.


    Ciao, papà!
    Ciao, Genpaku!

    Ciao, maritino!
    Ciao, mogliettina!

    Ciao, papi!
    Ciao, Aya.. AYAKO?! Tu?! Come.. diavolo?! Fatti guardare per bene! Ma.. sei davvero tu! Non è possibile, dannazione. No! Fatti abbracciare, figlia mia!

    Ayako sorrise e d'istinto, fu assalita dall'abbraccio di mio padre che per lei riservava tanto affetto.
    Il destino saprà anche essere crudele ma in egual modo sa anche come ovviare alle situazioni più complicate. E allora così, come mai non era accaduto: tutti insieme, appassionatamente.


     
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