Nuove speranze

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  1. "KING"
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    Haru, avvolto in un lungo mantello nero con tanto di cappuccio a celarne le fattezze, Uscì dal suo covo nel bel mezzo della notte.
    Il cielo era pieno di stelle, blu notte profondo ed immenso, sconfinato.
    Haru si perse nel guardare la miriade di astri pianeti che coprivano quella scura volta, la loro luce era in qualche maniera lontana ed astratta come avvolta da un alone di mistero.
    Ripresosi inizio la sua camminata verso nord.
    Passo dopo passo si allontanò rapidamente dalla sua grotta.
    Il paesaggio era piatto, arido un vero e proprio deserto roccioso ma presto le cose sarebbero cambiate.
    Le colonne di roccia che si ergevano dal terreno in un ordine caotico diminuirono sempre più fino a che non rimase il nulla, la sconfinatezza e sotto i piedi sabbia.
    Non aveva una meta ben precisa, voleva solo camminare con i suoi pensieri e niente altro.
    Ben presto Si rese conto di essersi allontanato molto, si sedette e si calò il cappuccio.
    Prese un profondo respiro inebriandosi della freschezza dell'aria della sera.

    * Presto tutto cambierà.
    I paesi in guerra saranno scossi da grande tumulto.
    Il male inonderà le cinque grandi terre dei Ninja.
    E se non saremo tutti pronti trionferà.*

    Prese a giocare con la sabbia comandando la sua volontà, piegandola unendola in un flusso unico che fece votare girare vibrare allargarsi restringersi a suo piacimento.
    Era uno spettacolo bellissimo, la sabbia che danzava in base ai sei pensieri, alle sue emozioni e sensazioni.
    Un tripudio di bellezza, fascino e paura.
    Paura di quanto lui potesse fare più di quanto altri sapessero fare ancora di più.
    Non era pronto per ciò che sarebbe accaduto in seguito, doveva continuare a migliorare e nulla sarebbe bastato finché non avesse raggiunto un nuovo elevato livello.
    Doveva trovare il vero movente per portarlo a superare ogni limite e infine trionfare.
    Ma forse bastava solo andare avanti.

    * Come posso caricarmi un simile peso sulle spalle.
    Come posso io solo prendermi la responsabilità di tutta l'umanità.
    Devo trovare qualcuno che mi aiuti, i miei attuali alleati non sono ciò che desideravo ma ciò che mi serviva.
    Dovrò liberarmi di loro futuro, con le buone o con le cattive.*

    Fece cadere la sabbia, si rialza e riprese a camminare.
    Percepiva nella sabbia le varie forme di vita che emettevano chakra.
    Degli scorpioni ovunque se ci sei piedi, lucertole, serpenti, ed altre strane creature che abitavano sotto la sabbia.
    Il passaggio di Haru sopra le loro teste sconvolse la maggior parte di tutti quegli animali che presero ad agitarsi e correre a destra e a sinistra senza senso.
    Alcuni più temerari emersero dalla sabbia per affrontare il distruttore.
    Una decina di scorpioni, una specie di aragosta gigante nera, ed un serpente piuttosto grosso e molto velenoso.
    Haru non fece altro che erigere una barriera attorno al suo corpo per proteggersi dai rapidi assalti dei suoi aggressori.
    Il deserto poteva essere molto pericoloso per gli sprovveduti.
    Tuttavia Haru Ci era nato e vissuto in quelle terre sabbiose e conosceva perfettamente ogni creatura di zona è pianta di quel deserto.
    Era la sua casa, ci viveva e gli piaceva molto.
    Il deserto gli aveva offerto la sua protezione ed in più di una occasione la sua sopravvivenza.

    * Se tutto il mondo fosse come questo deserto, sono sicuro che non ci sarebbero più conflitti.
    Il deserto non adatto alle guerre con il suo clima rigido è la scarsezza di cibo per grandi quantità di persone come due eserciti segnerebbero la fine prematura di moltissimi conflitti.
    In oltre lui era invincibile in quel deserto.
    Una piacevole sensazione di sicurezza il poter controllare tutto ciò che mi circonda.
    Ma ora basta stare qui a tentennare, devo agire!*

    Richiamo sotto ai suoi piedi una nuvola d'oro.
    Si alza di 10,20, 30,50 metri; E schizzo rapido verso ovest.

     
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  2. "KING"
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    Sotto di lui, il mare di sabbia che si stendeva a perdita d'occhio, scorreva veloce.
    Al suo passaggio la sabbia si innalzava in due pareti che si infrangevano nuovamente al suolo dopo pochi secondi come onde.
    Era più veloce del vento.

    *Presto dovrei raggiungere il luogo.
    Devo fare attenzione, quella gente è pericolosa.*

    Improvvisamente, all'orizzonte si fece largo l'immensa distesa verde della Foresta di Konoha.
    Un'enorme distesa verde che ricopriva gran parte della superficie del Paese del Fuoco e di quelli limitrofi.
    La sua destinazione era proprio nel mezzo dell'immensa foresta.
    Il paesaggio sottostante aveva iniziato a mutare: la sabbia aveva fatto largo ad un'arida steppa che diventava sempre più verde e con qualche albero qua e la man mano proseguiva.
    Il paesaggio divenne ben presto collinare con qualche macchia di bosco qua e la.
    Di fronte a lui intanto sorse il sole illuminando pallidamente il cielo.
    Rapidamente mutò di colore da blu notte, a rosa, a giallo pallido ad azzurro.
    Strischie di nembi qua e la contornavano il ciel sereno e, senza che nemmeno se ne accorgesse, sotto di lui si stendeva la foresta.
    Si fermò e si guardò attorno per prendere qualche riferimento.

    *Vediamo, se non ricordo male
    . . .
    Da questa parte!*

    Corresse la rotta precedente leggermente verso Nord e dopo qualche Kilometro virò bruscamente verso Nord Ovest.
    Atterrò in una radura dove si trovava un piccolo laghetto.
    Un ruscello partiva dal lago a forma di arachide e lungo circa 80 metri, e si perdeva nella vegetazione verso Sud.
    Si calò il cappuccio e si recò immediatamente lungo le sponde del laghetto.
    Immerse ambo le mani giunte a mò di conchiglia e si sciacquò la faccia.
    Le immerse nuovamente e si dissetò.

    *Da qui conviene proseguire a piedi, nella foresta ci sono molti pericoli ma meglio che farsi avvistare dal cielo e farmi uccidere prima ancora di cominciare.*

    Camminava seguendo il ruscello tenendolo alla sua sinistra e ben presto si ritrovò ad aggirarsi in mezzo ad un intricato labirinto di tronchi di alberi, gole, piccole grotte ed altre stranezze del territorio.
    Ad un certo punto l'ormai fiume si gettò in un buco nel terreno che si immergeva in picchiata nel sottosuolo, e fu allora che Haru girò a destra proseguendo nella selva.
    All'improvviso, una macchia nera sbucò da un'ammasso di rami e foglie diretta a gran velocità verso Haru, che schivò con un balzo il proiettile.
    Quell'indistinta macchia scura era in realtà uno dei babbuini mori della selva.
    Esseri dotati di una rapidità e di una forza sufficienti ad uccidere anche un Jonin, se colto di sorpresa.
    Con rapidità, senza dargli il tempo di reagire, Haru avvolse il Babbuino nella sua morsa dorata e lo scagliò nella foresta abbattendolo contro un albero.
    Non era morto, ma avrebbe dormito per almeno un'ora.

    *Devo fare attenzione a non incappare in un branco, potrebbe essermi letale*

    Proseguì a gran velocità su di una piccola nuvola d'oro che modellò a forma di tavola e proseguì volando rasoterra nella foresta schivando gli alberi con rapidi giri e cambi di direzione.
    Saltava fra i rami e scivolava sulle lunghe radici con il suo surf dorato e, se c'era qualche ostacolo, tipo una roccia, lo abbatteva con un proiettile dorato.
    Attivò anche l'Armatura Sakin con la quale rivestì totalmente il suo corpo.

    -Sono Gold Surfer!-

    Metro-Show-Gold-Surfer

    In un paio di minuti raggiunse letteralmente un villaggio fra gli alberi.
    Le case erano state intagliate nei grossi tronchi che venivano modellati secondo le esigenze.
    Altre erano state scavate nelle formazioni rocciose che ogni tanto sbucavano dal terreno come artigli di roccia solitari, o caverne scavate nelle colline a mò di miniere.
    Gli abitanti del villaggio erano i membri di un antico clan di cacciatori che si era stabilito in quella zona della foresta più di 500 anni prima.
    Erano una cinquantina di individui, tutti temprati dalle insidie della Grande Foresta che si nascondevano specialmente in quella zona: come i babbuini mori, ma anche creature ben peggiori.
    Alcuni guerrieri erano addestrati anche nelle arti ninja.
    Haru apparve a loro come un essere ultraterreno fatto interamente d'oro e dai mistici poteri.
    Si radunarono ben presto tutto attorno a lui una cinquantina di uomini e donne armati, vestiti di foglie e radici annodate.
    Brandivano armi fatte di legno, pietre e strane sostanze vetrose molto taglienti.
    Simulavano lance, machete, spade dalla forma di artiglio, archi e cerbottane.
    Un vecchio ricoperto di piume di corvo si fece avanti trascinandosi sul suo bastone nero.

    -Chi sei tu che invadi le nostre terre?-

    -Sono un Kami, ma il mio potere sta venendo meno, e sono giunto fin qui per trovare una rinnovata forza.
    Datemi fastidio e vi farò sparire
    . . .-


    Erano intimoriti, ma per quanto avrebbero accettato la sua presenza in quelle terre a disturbare la loro quiete.
    Sciolse l'armatura dorata lasciando la sabbia al vento.
    Atterrò a lasciò che la tavola d'oro si disgregasse nel terreno.
    Stava mostrando il suo volto a quella gente che ora sembrava un po' meno convinta della sua divinità.

    -Per migliorare come Kami, devo migliorare prima come uomo, per questo sono qui, per rinvigorire il mio corpo mortale.-

    -Non intralcieremo il tuo operato e ti daremo ospitalità, ma non tolleriamo essere minacciati!-

    *Bene, è fatta*

     
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  3. "KING"
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    Haru passò la giornata in mezzo al clan dei "selvaggi" imparandone gli usi ed i costumi quotidiani.
    Erano per lo più cacciatori e guerrieri, ma praticavano anche le arti mediche, l'alchimia l'agricoltura "selvaggia" coma la chiamano loro, ed avevano a disposizione veleni introvabili in tutto il mondo.
    Si spogliò del suo manto nero ed indossò un abito fatto con radici, foglie, piume di falco grigio e pelle di lupo.
    Si sentiva libero e leggero, erano indumenti perfetti per muoversi nella foresta poichè offrivano anche protezione contro spine e rovi.
    Mangiò con loro poco dopo il mezzodì: un cinghiale gigante messo a cuocere su uno spiedo speziato con succhi di bacche esotiche ed estratti di fiori aromatici.
    Era una cosa davvero deliziosa che stimolava non solo il palato ma anche il cervello dandogli una scarica di euforia e piacere.
    Dopo pranzo si unì ai cacciatori per una battuta.
    Avrebbero dato la caccia a creature che chiamavano Kraav, dei cervi grossi come elefanti dotati di tre corna affilatissime.
    La loro carne è molto gustosa ed il loro sangue ha strane proprietà mediche.
    Partirono, un gruppo di sette in formazione mutevole a seconda dei comandi del capo-cacciatore.
    Un omone dalle spalle larghe e le nocche pesanti.
    Haru si mise proprio alle sue spalle prima di salire su rami più alti.
    Ad un ultimo comando si disposero a semicerchio, avevano individuato le prede: due Kraav, un maschio adulto ed una femmina più giovane, dotata di un corno solo.
    Prima scattarono due cacciatori frontalmente che avrebbero separato le prede.
    Il Maschio non si mosse e si mise in atteggiamento offensivo, la femmina invece prese la fuga.
    Altri due cacciatori le tagliarono la strada una volta che fu abbastanza lontaa dal maschio, ed il secondo si mise alle sue spalle per impedirle di tornare da lui.
    I due cacciatori furono rapidi e precisi, quello di fronte alla femmina la fece arretrare roteando la sua lancia e minacciandola, il secondo la colpì con la sua ascia di pietra decapitandola.
    Intanto i tre rimanenti, Haru compreso, andarono a dar man forte contro il maschio che aveva ferito uno dei due cacciatori che per primi erano scesi in campo: il Capo-caccia.
    Haru usò la tecnica dell'Armatura di Terra per irrobustire il suo corpo e si gettò all'attacco.
    Un assalto frontale a braccia larghe, il cervo cercò di incornarlo con un rapido affondo, ma Haru evitò le corna e se le fece passare oltre, afferrandole con le braccia.
    Fece forza sulle corna per piegare il collo al cervo e, con un violento scatto, lo spezzò di netto, uccidendolo.
    I cacciatori rimasero impressionati dalla forza dimostrata da Haru e gli promisero un banchetto quella sera stessa.
    La caccia si era conclusa rapidamente, ma gli altri gruppi di cacciatori erano ancora fuori per le battute che non sempre andavano come quella.
    Ma ad Haru importavano altre cose, voleva incontrare il capo-clan, il vecchio corvo che gli aveva parlato stamattina, e fargli un paio di domande.
    Era ormai pomeriggio inoltrato, e le donne al villaggio gli dissero che a quell'ora il Saggio ascoltava la foresta.
    Seguendo le indicazioni che gli diedero si inoltrò in un pezzo di foresta appena fuori dal villaggio dove, su di una roccia, stava seduto ad occhi chiusi il vecchio corvo.

    -Tu non sei veramente un Dio, dico bene?
    Tuttavia hai poteri che vi si avvicinano, come puoi volere altro ancora?-


    -Sei un vecchio perspicace
    . . .
    Non sono un Dio, sono uno Shinobi e ti risponderò.
    A me basta il mio oro, è l'unica cosa che sento veramente mia.
    Tutto il resto, gli elementi, i miei propositi, le sceneggiate, è tutto fumo.
    Fumo necessario ad opporsi ad altro fumo.
    Il fuoco si combatte col fuoco e il fumo col fumo.
    Il fuoco è vivo e brucia, il fumo è morte e logora e consuma fino allo sfinimento.
    . . .
    Ma ora tocca a te, come fai ad ascoltare la foresta?-


    -Vieni, siedi accanto a me-

    Haru saltò agilmente sulla roccia dove il vecchio se ne stava seduto e si accovacciò incrociando le gambe alla sua destra.
    Quel metro di rialzo, bastava a dargli una prospettiva differente di ciò che lo circondava.
    Gli enormi alberi che erano li da centinaia, se non migliaia di anni, chissà quante cose avrebbero potuto raccontargli.
    Una coppia di conigli giocava a rincorrersi evitando rami, pietre, radici e cespugli spinosi.
    Haru li osservava divertito dal buffo spettacolo, ma al contempo bramava quella libertà per lui, e per chiunque altro, irraggiungibile.
    Eppure quel vecchio corvo sembrava essere sereno, senza nessuna preoccupazione, vivo e libero come quei conigli.

    -Chiudi gli occhi, ciò che vedi è tutto falso.
    . . .
    La verità si cela dietro ad un sottilissimo velo che la distorce e fa apparire le cose come le vediamo.
    . . .
    I nostri occhi ci mentono.
    Respira profondamente, e calma il battito del tuo cuore.
    Per riuscire a sentire ciò che ti circonda, devi prima sentire te stesso.
    Il tuo cuore non è sereno così come la tua mente ed il tuo corpo.
    . . .-


    Haru fece come gli venne detto e chiuse gli occhi; le parole pronunciate dal vecchio erano più che istruzioni, era una vera e propria lezione filosofica.
    Capiva perfettamente ciò che voleva dirgli.
    Prese a respirare profondamente e con lentezza, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca.
    Nel giro di venti secondi il suo battito era già rallentato a dismisura, ed era regolare.
    Era esperto nelle tecniche di meditazione, e volendo avrebbe anche potuto fare più in fretta.

    -Apri le orecchie e senti ciò che ci circonda.
    Sentire è molto diverso da ascoltare, sentire vuol dire anche capire, e precedere
    . . .
    Il mondo è vivo e come noi, ha le sue abitudini ed il suo modo di comunicare.
    Il Sole che sorge ogni mattina, le interazioni fra gli animali.
    Le foglie che cadono e ricrescono
    . . .
    Tutto è connesso e così come puoi sapere che domani sorgerà di nuovo il sole, puoi anche sapere quando quei due conigli smetteranno di giocare, o quando quella rondine spiccherà il volo o, ancora più facile, quando un lupo attaccherà la sua preda.
    . . .
    Guarda oltre l'oscurità delle tue palpebre.-


    *Un po' come faccio con il deserto, ma non è la stessa cosa.
    Con il deserto ho un legame particole che con la foresta non ho ma forse
    . . .
    E' proprio questo che sta cercando di spiegarmi*

    Haru non vedeva nulla, solo oscurità.
    Eppure sentiva nitidamente tutti i rumori che li circondavano, il respiro del vecchio, gli zampettii degli animali, il vento che si struscia sulle foglie.
    Il suo udito andava bene, quasi ai livelli di un pipistrello, eppure non si avvicinava neanche lontanamente a ciò che diceva il vecchio.
    Azzerò i pensieri e lasciò la mente sgombra.
    Doveva smetterla di concentrarsi sui singoli suoni ed udire tutto l'insieme.
    D'un tratto, per pochi secondi, la sentì.
    Ne era certo, era la voce della foresta, una melodia antica come il mondo stesso.
    Tutti i suoni che percepiva si mescolavano assieme in un turbinio di emozioni che lo esaltavano incredibilmente.
    Ma nel momento in cui prese consapevolezza di ciò che stava sentendo, tutto svanì trasformandosi in una mostruosa cacofonia senza senso.

    -Oooh che bravo
    . . .
    Ma come il corpo, la mente e l'anima vanno allenate, così come questa capacità.
    Per questo ogni giorno vengo qui a sentire la foresta, per arrivare un giorno, ad essere in sintonia con lei, e poter vedere la verità anche con gli occhi.-


    -Mille grazie, permettimi di rimanere ancora un po' qua!-

    E fu così che Haru rimase per la restante parte della giornata assieme al vecchio corvo ad ascoltare la foresta.
    Ci riuscì solo altre due volte, ma ogni volta la melodia cambiava.
    Eppure, come diceva il vecchio, poteva capirla e precederla, come se fosse già nella sua testa, ma dimenticata, ed in quel modo la facesse riaffiorare dai meandri della sua memoria.
    Avrebbe fatto così anche quando sarebbe tornato nel suo deserto, l'idea di raggiungere un tale legame lo esaltava ed inebriava come non lo era mai stato.

    *Sto diventando
    . . .
    No, devo rimanere concentrato sui miei obbiettivi, non posso rimandare oltre!*



    Fin
    Exp. Please
     
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    La sera vado a letto con due bicchieri sul comodino. Uno pieno d'acqua e uno vuoto, nel caso abbia sete oppure no.

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