Perso nella Pioggia

PQ Sarakube Kazamura

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    Dopo aver abbandonato la carovana, mi ritrovai in un vasto territorio piatto e senza ripari che sapevo essere territorio di Ame. Merda, quando avevano detto che stavano cercando di evitare il confine, potevano anche specificare che ci erano attaccati. Mi erano bastati duecento metri per trovarmi una recinzione davanti. Credendo che fosse un normalissimo recinto per animali o qualcosa del genere, magari per qualche riccone paranoico, invece di evitarla come il buonsenso vorrebbe, mi sono limitato a saltarla. Solo dopo qualche altro centinaio di metri mi ero reso conto che avevo attraversato il confine con il paese della Pioggia.

    Merda!

    Mi infilai velocemente il coprifronte in una tasca interna in modo che nessuno lo vedesse. La guerra era alle porte, almeno a quanto avevo capito dai discorsi che sentivo in giro, e non le la sentivo di andare in giro con il coprifronte in bella vista. Equivaleva a farsi ammazzare. E io no potevo assolutamente rischiare si morire. Dovevo essere prudente.

    Per fortuna, ero un asso nel nascondermi. Avevo imparato un sacco di trucchi per rendermi meno che invisibile e non farmi beccare ne da essere umano ne da animali di qualsiasi genere. Solo un ninja sensoriale avrebbe potuto scovarmi, ma senza sapere chi ero, non avrebbe capito che ero un nemico. Quindi, l'anonimato era, attualmente, la mia più grande difesa.

    Per questo, per il resto della giornata e per quello successivo, rinunciai a correre come sarebbe stato lecito fare e mi limitai a percorrere le strade principiali con un cappuccio ben calato sul viso. In apparenza, un modo per ripararmi dalla pioggia che aveva deciso di cadere, in realtà, per non far vedere la mia faccia a nessuno. Non si era mai abbastanza prudenti, in territorio nemico. Ok, non ero un ninja abbastanza conosciuto da essere riconosciuto così a colpo d'occhio, ma ero stato promosso davanti a decine di migliaia di persone, e le possibilità che qualcuno fosse qui ad Ame, per quanto bassa, era comunque una minaccia potenzialmente letale.

    La camminata sotto la pioggia incessante mi diede modo di riflettere su quelli che erano le motivazioni dell'Amekage. Dopo la sconfitta del suo alleato di Taki, restavano solo lui e un pugno di uomini a difendere il paese. Come sperava di affrontare l'esercito dell'Alleanza? Il suo piano non aveva alcun senso, e non sapevo spiegarmi il perchè insistesse a continuare questa guerra quando sarebbe stato molto meglio per lui e per i suoi arrendersi e subire delle sanzioni di qualche genere. Bah, che mentalità contorta.

    Comunque, dopo innumerevoli ore passate a camminare nel fango, avrei volentieri evitato di rimanere sulla strada. Ma non mi fidavo molto a fermarmi in un qualsiasi villaggio. D'altra parte, sarebbe stato assai sospetto se avessi continuato a camminare con il buio. Con la guerra così vicina, nessuno sano di mente l'avrebbe fatto, quindi, nonostante non avessi la minima voglia di farlo, quando il sole cominciò a tramontare, cercai una locanda. Perchè una locanda invece di una fattoria con un po' di gente ospitale. Perchè non avrei potuto in nessuno modo nascondermi in una fattoria, mentre in una locanda qualsiasi potevo anche andare direttamente nella mia camera senza mostrarmi. Il mio stomaco ne avrebbe risentito, ma pazienza.

    Prima di entrare nella locanda mi assicurai di utilizzare la tecnica della Trasformazione per prendere l'aspetto di un uomo più alto e maturo di me, poi entrai e mi diressi subito verso l'oste, un tizio magro e nervoso che non mi ispirava affatto fiducia, ma che al momento era l'unica persona con cui dovevo necessariamente parlare.

    Mi serve una camera. Dissi, tentando di nascondere la voce da ragazzo con un tono più basso. L'ultima volta aveva funzionato, quindi perchè non provarci di nuovo.

    L'uomo non mi degnò nemmeno di un'occhiata e si limitò a gettarmi una chiave. Secondo piano, terza porta a destra. Sono duecento Ryo.

    Non essendo pratico di locande, non sapevo se il prezzo fosse onesto oppure no, quindi pagai senza fare storie. Il locandiere non fece una piega e intascò i soldi.

    Visto che era tardi, andai subito nella mi stanza, pronto per dormire. Non mi ero ripreso del tutto dalla febbre ed ero stato sotto l'acqua per la maggior parte del tempo, quindi un po' di sonno mi avrebbe fatto bene. Sarei partito prima dell'alba, lasciando le chiavi sul bancone, non visto e non sentito da nessuno. Sarei scomparso come un fantasma.

    Continua...
     
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    Avevo lasciato le tende aperte per permettere al sole di brillare nella mia stanza. E infatti, è proprio quello che è successo. Il sole penetrò nell'oscurità che avvolgeva il mio letto, strappandomi una smorfia. Non avevo dormito molto, lo stomaco vuoto si era lamentato per tutta la notte come un animale agonizzante, tenendomi sveglio finchè, semplicemente, non ero stato troppo stanco per badargli e mi ero addormentato.

    Costrinsi le membra a muoversi, sebbene l'unica cosa che volessi era dormire un altro po'. Non potevo, ovviamente, e questo rendeva il tutto ancora più difficile da sopportare. Mi sedetti sul bordo del mio scomodo materasso e guardai fuori dalla finestra.

    Il sole non era ancora sorto sulla steppa di Ame, si limitava a mandare i suoi raggi a precederlo, svegliandomi prima del suo arrivo e del momento in cui poteva esserci qualcuno per strada. Era il momento di muoversi e di fare in modo che la mi presenza non tornasse mai più ad aleggiare in quel paese, a meno di cambi radicali di politica estera da parte dell'Amekage. Per qualche ragione, non credevo che sarebbe successo tanto presto.

    Mi vestii in fretta, anche se in effetti l'unica cosa che feci fu infilarmi i sandali e il cappuccio. Avevo dormito vestito per risparmiare tempo, quindi ero già pronto e operativo. Presi le mie cose, le mie poche cose, e uscii dalla stanza, senza fare rumore e tendendo l'orecchio alla ricerca di un qualsiasi rumore che indicasse la presenza di qualcuno o qualcosa di attivo nell'edificio. Ma non c'era nessuno, la locanda era silenziosa come una tomba. Meglio per me, andarmene sarebbe stato ancora più semplice.

    Feci appello a tutte le mie conoscenza nell'arte della segretezza per non fare rumore mentre tornavo al piano terra, evitando scricchiolii molesti da parte del pavimento di assi assolutamente da rifare, fruscii dalle mie vesti e qualsiasi altra cosa che poteva tradirmi. Nonostante la mia esperienza in quel campo, ogni tanto sfuggirono un paio di suoni, ma nulla che potesse allarmare una persona normale o anche un ninja con un'udito come il mio. Era facile scambiare quei rumori per lo zampettio di uno scarafaggio oppure per il semplice rumore di qualcuno che si rigirava nel letto. Nessuno avrebbe capito.

    Raggiunsi il pianterreno con incredibile lentezza, considerati i miei standard. Una volta arrivato, appoggiai delicatamente le chiavi sul balcone e, nonostante la tentazione, non presi nulla ne dalla cassa ne dalla dispensa. Era un'abitudine, quella di rubare qualcosa dalle locande, un'abitudine che ero riuscito a sopprimere abitando a Konoha ma che, in questi momenti si pericolo, mi tornava ad affliggere. Del resto, due anni vissuti come un animale selvatico lasciavano il segno, e c'era ancora qualcosa nella mia mente che mi diceva di approfittare di qualsiasi vantaggio e appropriarmi di cibo e denaro. Ma se l'avessi fatto il locandiere si sarebbe minimo insospettito del fatto che un ospite sconosciuto fosse partito prima ancora che sorgesse il sole e che CASUALMENTE erano spariti i soldi dalla cassa e il cibo dal frigo. Quindi no, grazie, niente furtarelli. Niente attenzioni indesiderate.

    Scivolai fuori dalla porta della locanda come un gatto potrebbe sgusciare fuori da una cancellata un po' stretta. Questa era la parte più pericolosa. Se qualcuno mi avesse visto uscire, avrebbe potuto pensare chissà cosa. Che ero un ladro, o qualcosa di assai simile. Ma per fortuna in giro non c'era nessuno, quindi uscii senza problemi. A questo punto, dovevo solo andarmene. Il che era semplice, visto che la locanda era l'ultimo edificio del piccolo agglomerato urbano in cui avevo trovato un rifugio temporaneo. Non avevo nemmeno la necessità di andare via con il colto coperto, tanto chi poteva esserci fuori dal villaggio a quell'ora?

    Colsi l'occasione per ammirare la corona dorata che preannunciava l'arrivo del sole e fare alcuni respiri profondi e rilassanti nell'aria fresca del mattino. Oggi niente pioggia, si preannunciava una bella giornata, anche se magari un po' nuvolosa. Niente pioggia, quindi nessun motivo di tenere il cappuccio. Il che aumentava la possibilità che qualcuno mi riconoscesse, ma d'altra parte chi sarebbe andato in giro con in cappuccio sollevato in una giornata così bella?

    Così, non potendo fare null'altro, avanzai con passo rilassato in direzione di Oto. Muovermi in maniera furtiva avrebbe soltanto attirato l'attenzione, avanzando deciso, come se non stessi facendo nulla di male, avrebbe destato un po' di curiosità, ma nessuna reazione sospettosa. O almeno speravo.

    Speriamo che il resto del viaggio sia tranquillo come lo è stato finora.

    Si, parlavo da solo. E allora? Era l'unica voce che potevo definire "amica" in quel posto. Un suono rassicurante, per ricordarmi chi ero e cosa dovevo fare. Avanzai nella steppa ed ero molto distante dalla locanda quando il sole la raggiunse, il proprietario si svegliò e trovo le chiavi della stanza sul balcone.

    Continua...
     
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    Poteva forse il mio desiderio essere esaudito? Ma ovviamente no, ci mancherebbe altro che una volta nella vita le cose mi girano per il verso giusto.

    La camminata che avevo intrapreso alle prime luci dell'alma mi avrebbe portato, almeno in teoria, vicino alla capitale dl Paese della Pioggia. Ovviamente era una strada che avrei di gran lunga preferito evitare di percorrere, ma d'altra parte non c'erano strade che mi portassero fuori dal paese più in fretta di così, quindi decisi che avrei semplicemente costeggiato la città una volta arrivato troppo vicino. ne avrei percorso la periferia invece che passarci in mezzo. Semplice, no?

    Troppo semplice. Così semplice, che ovviamente il destino ha voluto che qualcosa mi mettesse i bastoni tra le ruote, altrimenti la storia della mia vita era troppo pallosa e nessuno si sarebbe messa a leggerla, e il Destino è un editore importante, vuole che le sue storie abbiano un seguito e che facciano tanti bei soldi. Bastardo tu e tutta la tua famiglia.

    Comunque, l'idea di, semplicemente, deviare all'ultimo secondo si rivelò inattuabile per il continuo flusso di persone che percorreva la strada. Fino a quel momento la strada era stata per lo più deserta, ma man mano che mi avvicinavo alla capitale sempre più persone la percorrevano e le possibilità di deviare si riducevano drasticamente.

    Infatti, nel Paese del Fuoco non avrei MAI fatto una cosa del genere. Se non avessi voluto essere visto, avrei camminato direttamente nei boschi, vicino alla strada principale ma non abbastanza da essere individuato facilmente, e avrei fatto TUTTO il viaggio così. Ma qui, ad Ame, non c'erano boschi. La steppa era un luogo pessimo per nascondersi, perchè era enormemente piatta e spoglia, con le erbacce come unica protezione contro lo sguardo. Era un ben misero riparo e avevo evitato di percorrerla perchè, seriamente, che avrebbe camminato in mezzo a graminacee alte un metro quando poteva camminare in mezzo alla strada? Non avevo nemmeno voglia di sprecare il mio chakra per diventare invisibile, senza contare che non c'era nessuna garanzia che non ci fossero ninja sensoriali a intercettarmi. Quindi avevo percorso la strada.

    Purtroppo evidentemente ero stato troppo fiducioso della mia capacità di deviare prima di essere obbligato a entrare in città e adesso ero impossibilitato a cambiare strada. Non che fosse un grosso problema in se, la deviazione: ci avrei messo pochissimo a uscire dalla periferia e tornare nella steppa. No, il problema riguardava il fatto che potevano riconoscermi molto più facilmente, in quanto c'era molta più gente che non aveva un cazzo da fare in città, gente che poteva aver visto gli esami chunin nonostante, all'epoca, non ci fosse nessun partecipante di Ame. In strada, almeno, potevo contare sul fatto che le persone avessero fretta di andare da qualche parte e non stessero troppo a osservare gli altri poveri viandanti. Qui...

    Beh, era inutile tergiversare oltre. Tanto non potevo andare da nessun'altra parte, la gente si sarebbe sicuramente chiesta perchè, in un simile clima di guerra imminente, una persona dovesse fare il giro della città invece di attraversarla a basta. Quindi, dovevo attraversarla, punto e fine. Magari, in mezzo alla città, avrei individuato una zona abbastanza sicura da poter usare la tecnica del mimetismo per filarmela velocemente sull'acqua, dove nessuno o quasi avrebbe notato le orme che lasciavo. Una volta attraversata la distesa d'acqua, potevo essere ragionevolmente sicuro di essere abbastanza lontano da qualsiasi essere vivente da poter continuare il viaggio senza problemi.

    Prima di entrare da Ame, però, mi fermai un attimo per raccogliere il coraggio necessario. Era un grosso rischio, infilarsi nella città del nemico. Certo, io ero un chunin di poco conto che non avrebbe mai attirato lo sguardo dei pezzi grossi, ma non era l'Amekage a preoccuparmi. Difficilmente Hi Sakkaku si sarebbe mosso per intercettare me. Ma molto probabilmente, altri shinobi, come i chunin o peggio i jonin potevano e volevano catturare un chunin si Konoha come me. Se ci fossero riusciti, mi avrebbero trattat da spia e, di conseguenza, ammazzato. Era un fine che, possibilmente, volevo evitare.

    Strinsi i pugni guardando la città che si stendeva davanti a me. Non potevo ritardare. Più tempo rimanevo ad Ame, più era il tempo che concedevo ai miei avversari per riconoscermi. Prima me ne andavo, prima sarei stato al sicuro. E nonostante i rischi, attraversare direttamente la capitale era il modo più rapido.

    Feci un sospiro profondo, espirai e rilassai i muscoli. La decisione era presa. Nonostante lo stomaco stretto a causa di un pessimo presentimento che mi aveva colpito, feci un passo avanti ed entrai nella capitale di Ame.

    Continua, ma domani, per oggi ho finito. Attendo Exp.
     
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    « Sanità mentale? Non ricordo di aver mai avuto un simile fastidio!. [cit.]»
    «Mi gioco anche la mia vita sul filo del rasoio.
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    Prenditi 42 exp, ma lo sai che potrebbe arrivarti un ninja nemico? Pay attention please.
     
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    La capitale di Ame era diversa da quello che mi aspettavo. Mi immaginavo che vi regnasse una calma assoluta, ispirata dalla paura e dalla repressione che Sakaku ispirava, invece no. La città era normalissima, un po’ agitata perché la guerra era alle porte, ma a parte questo, identica a Konoha. Cioè, umanamente parlando, in quanto la città aveva edifici molto diversi da quelli di casa mia. Mentr Konoha ricordava una sorte di gigantesco villaggio, qui tutto era fatto di acciaio e cemento, con luci lampeggianti in ogni dove. Era uno spettacolo affascinante, in verità, mi sarebbe piaciuto rimanere a viverci per un po’, ma attualmente era territorio nemico, quindi niente da fare. Avrei dovuto rimandare la gita turistica a periodi più tranquilli.

    Comunque, camminare per la città mi fece dimenticare il pericolo in cui mi trovato. A pensarci bene, non potevo fare nulla per impedire a qualcuno di riconoscermi, sempre che mi riconoscessero: ero più alto, più in forma, non portavo ne gli stessi vestiti ne il copri fronte di Konoha e quindi i capelli, tenuti lunghi, mi ricadevano sul viso coprendomi parzialmente la faccia. Difficile che qualcuno di accorgesse di me, e cercare di nascondermi avrebbe avuto l’unico effetto di scatenare il sospetto degli shinobi di Ame che, per motivi loro, dovevano avere i nervi tesi.

    Questo strascico di pensiero mi fece venire in mente che, alla fine, i ninja di Ame non avevano nessuna colpa della guerra in arrivo. Era stato l’Amekage a dare il via a tutto, non loro: loro potevano solo obbedire, per paura di rischiare di diventare Mukenin e di lasciare le loro famiglie da sole e con la macchia dell’infamia sul nome. Quante persone avrebbero volontariamente sacrificato il benessere delle loro famiglie per disobbedire al loro capo supremo? Credo nessuno. Non potevo certo biasimarli per questo.

    La mia camminata per Ame mi distrasse da pensieri sulla mia sicurezza, e io osservavo affascinato le luci e i colori di una città che mi ero sempre immaginato cupa, silenziosa, con una cappa di nubi temporalesche a sovrastarla. Si, tipo il castello del cattivo di turno nel più classico dei film. Invece Ame era una città viva, rumorosa, colorata dove non c’erano i giganteschi palazzoni d’acciaio. Un posto interessante, veramente. Un posto che forse meritava di essere salvato. Purtroppo, non ero io che potevo decidere il suo destino.

    Anche se distratto, i miei piedi mi portarono automaticamente verso la fonte d’acqua più vicina, dove avrei potuto dileguarmi senza problemi. Non temevo che qualcuno potesse vedermi, ero parecchio abile nel nascondere le mie tracce, e probabilmente i poveri shinobi di Ame avevano altro a cui pensare piuttosto di pattugliare le rive del lago. Comunque, per buona misura, era meglio nascondersi, prima di fare cazzate di qualsiasi genere.

    Così, quando la mia mente si schiodò dalla visione della città e si accorse di essere quasi ai moli di Ame, cercai immediatamente un vicolo in cui potevo nascondermi per osservare i dintorni e trovare il punto più adatto alla fuga. Non ero espertissimo di fuge acquatiche, ma probabilmente la tattica utilizzata contro Minato andava più che bene. Ossia: tuffo, Mimetismo, nuotata subacquea fino al punto desiderato, fine. Forse nessuno si sarebbe accorto che riemergevo, o più probabilmente avrebbero pensato a un grosso pesce.
    Dopo un paio di minuti, individuo il punto perfetto. Ottimo, adesso devo solo…

    Ehi, amico, dove credi di andare?

    Una mano mi cala sulla spalla e un brivido gelido mi percorre la schiena. Mi avevano individuato.

    Fine parte 1/3


    Edited by Shapechanger - 30/8/2013, 18:59
     
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  6. Shapechanger
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    Calma. Manteniamo la calma. Posso ancora uscire da questa situazione se mantengo il sangue freddo.

    Io? Da nessuna parte? Rispondo, girandomi per osservare quelli che mi hanno fermato. Sono shinobi di Ame, con tanto di caratteristico copri fronte, e non sembrano particolarmente ostili, almeno per il momento. Sono tre, ma non hanno il giubbotto ninja, quindi sono solo dei genin, nonostante siano molto più vecchi di me. Pluriripetenti, a quanto pareva. Meglio per me.

    Il tizio che mi trattiene con la mano indica con un cenno del pollice uno dei suoi compagni. Taku dice che sei un ninja. Lui è un sensitivo e dice che tu emani chakra proprio come un ninja. Ma non hai il copri fronte e non sembri di queste parti. Chi sei?

    Elaboro una decina di risposte, ma le scarto una dopo l’altra in quanto decisamente futili. Non posso dire di essere un ninja di Ame perché mi sgamerebbero subito. Ne posso dire di essere un ninja di un altro paese, perché mi catturerebbero. Non posso dire che si sbagliano perché, se lo facessi, il ninja sensoriale mi smerderebbe subito, e difficilmente i suoi compagni avrebbero creduto più a me che a uno dei loro.

    A quanto pare, ho una sola possibilità di cavarmela. Non mi piace per nulla e so che farei meglio a non farlo, ma non ho altra scelta. Devo agire tempestivamente, prima che questi tre decidano che sono abbastanza sospetto da essere arrestato per accertamenti. Mi porto una mano alla fronte.

    Mi dispiace infinitamente per quello che sto per fare.

    All’improvviso, alzo lo sguardo su di loro e li travolgo con un’ondata di chakra paralizzante, che sarebbe sceso in profondità nei loro corpi, bloccando i loro muscoli all’istante. Non sarebbero riusciti a muoversi per qualche secondo, e io dovevo approfittare di quella momentanea debolezza per metterli a tacere per il tempo necessario alla mia fuga.

    La tecnica della paralisi!? Esclama uno di loro, riconoscendo il jutsu. Buon per lui, ma questo non lo salverà. Non posso concedermi la minima esitazione o il minimo accenno di pietà.

    Ti conosco. Esclama quello che aveva ancora la mano sulla mia spalla. Sei Sar…

    Non fa in tempo a finire la frase, perché gli scaglio addosso quattro Squali Famelici a distanza ravvicinata. L’acqua si accumula sulla punta delle dita e io le spingo in avanti proprio quando le teste di squalo stanno spuntando dall’acqua, facendogliele esplodere sul petto. Nessuna possibilità di fuga.

    Mi spiace. Ripeto, facendo uscire altri dieci squali, uno per ogni dito, scagliandoli contro gli shinobi. Probabilmente erano genin di una certa esperienza, ma io mi ero dimostrato più rapido e potente. Non avevano avuto al minima possibilità di replicare.

    Dopo essermi accertato che fossero ancora vivi, scoprii che mi ero addentrato così tanto nel vicolo che ero a diverse decine di metri da qualunque altra persona. Era lecito sperare che nessuno si fosse accorto del combattimento. Loro sarebbero rimasti per un po’ svenuti, nel frattempo io speravo di essermi già dileguato.

    Fine parte 2/3
     
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    Darti il minimo mi sembra già troppo, quindi si, prendi il minimo.
     
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    Fuggire dal villaggio non fu semplicissimo. Per prima cosa, trovai un edificio che si ergeva sull'acqua a mo di palafitta, con enormi, possenti pilastri a sostenerlo. Era un buon punto di partenza, perchè da nessun'altro lato era possibile notare i pilastri, se non quello in cui mi trovavo io. Una volta capito che era il punto perfetto per passare inosservato, mi mossi.

    Per prima cosa, feci un largo giro per evitare la zone dei tre ninja che avevo brutalmente sconfitto, poi mi infilai nel vicolo accanto al torreggiante edificio, che probabilmente serviva a caricare e scaricare merci e spazzatura. Mi nascosi dietro a un bidone dell'immondizia, osservando gli edifici circostanti per veder se c'era qualcuno che poteva vedermi. Ma per fortuna, non c'era nessuno, quindi eseguii la tecnica del Mimetismo, diventando invisibile. Questa era la prima parte del piano. Adesso veniva la seconda.

    Per prima cosa, scavalcai il muro che separava il vicolo dall'acqua, quasi dieci metri più in basso. Perchè avevano costruito un edificio così a picco? A cosa serviva? Tutti quelli affianco poggiavano su solida terra, perchè questo l'avevano fatto come una fottuta palafitta? Boh, problemi loro, per me era perfetto. Risalii il muro e poi scesi dall'altra parte, tenendomi ancorato con il chakra. Scesi per qualche metri, poi continuai a testa in giù, dirigendomi verso il più grosso e il più massiccio dei pilastri. Da lì, potevo raggiungere l'acqua senza essere individuato. Come? Ecco qui.

    Per prima cosa, quando aggiunsi quasi il livello dell'acqua, non mi tuffa. Qualcuno avrebbe potuto sentirmi o notare le increspazioni del liquido. Molto meglio immergermi mooolto lentamente, in modo da non fare rumore.
    Certo era uno strazio immergersi così lentamente nell'acqua gelida invece di fare un tuffo e basta. Più o meno come infilarsi volontariamente dei chiodi in ogni parte del corpo. Tuttavia, ce la feci. E a quel punto -sempre invisibile all'occhio umano, mi immersi completamente.

    Ovviamente i capelli, benchè invisibili e quindi non di ostacolo alla vista, mi finirono in faccia come una manciata di alghe e io me li tosi spingendoli indietro. Comunque, adesso che ero pronto a muovermi, era meglio andare. Cominciai a nuotare lontano dalla città. Non era una cosa semplice nuotare senza fare troppo movimento nell'acqua circostante, ma in qualche modo ci riuscii. Solo che, quando i polmoni cominciarono a bruciare, avevo percorso di e no venti metri. Avrei dovuto prevederlo, e in effetti l'avevo fatto. Mi misi sulla schiena e, lasciandomi trasportare in alto, emersi solo con la faccia, presi una boccata di ossigeno, e poi tornai di sotto.

    Era un processo veramente lento fare questa cosa ogni volta che dovevo respirare. Io ero un buon nuotatore, ma tra gli abiti fradici e l'ansia, ogni metro mi pareva un chilometro. Solo dopo quelle che credo fossero ORE di interminabili emersioni, finalmente mi sentii abbastanza sicuro da riemergere -ovviamente invisibile.

    Ero a circa un chilometro dalla città. A quella distanza, nessuno si sarebbe MAI potuto accorgere di me, tranne qualche sensitivo che se si fosse accorto della mia presenza mi avrebbe sicuramente già seguito. Quindi, ero relativamente fuori pericolo, almeno per adesso. Mi scrollai un po' per togliermi l'acqua di dosso -senza successo, ovviamente, e ricominciai la marcia per uscire da Ame.

    Fine, non commentate, Revan ha già fatto e non voglio fare altri casini :asd:
     
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