Apologia di una Puttana

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    CITAZIONE
    E' come un triste e fugace gioco
    delle parti la cui maschile si impegna ad amare
    una donna che a sua volta finge delicatezza e
    libidine nei confronti del primo
    in cambio di danaro. E le labbra
    s'intrecciano, e le dita
    si stringono vigorosamente, ciascheduna
    alla ricerca di reciproco conforto, senza
    che vi sia nulla a cui realmente aggrapparsi.
    E' solo un triste e fugace gioco
    delle parti dove l'uno soffre più dell'altra.

    con affetto
    Sofia Morrigan


    Apologia di una Puttana


    Così triste e così insano mi parve il mondo sin dalla più adolescenziale età. Cosa siamo noi se non esseri minuti di fronte all'immensità dell'esistenza? Cos'è la vita se non una breve sosta della morte? Si conosce, si gioisce, si ama e ci si rattrista...ma per cosa? In fin dei conti è tutto un immeritato circolo di menzogne, laddove la verità è talmente lungi dall'essere rintracciabile che tutti noi abbiamo dovuto aggrapparci a illazioni come la società, lo Stato, la libertà, la gloria, la pace, la politica, la religione. Ma chi è veramente in grado di dire se tutto ciò sia giusto o sbagliato? Se solo Dio esistesse, fosse uno di noi, camminasse mano nella mano con gli uomini, certamente apprenderemmo cose che mai e poi mai ci saremmo sognati di scoprire nel mondo che abbiamo forgiato nel nome di concetti artificiali.
    Empiricamente parlando, le massime di cui sopra non sarebbero potute essere più fallaci: perchè abbassarci ad una pace partorita da mille guerre? Perchè gioire sulle tombe di coloro che sono morti per potercelo permettere? Ma soprattutto: chi ci dice che stiamo veramente vivendo nel modo giusto?
    Spesso e volentieri, camminando per i sobborghi di Ame questi ed altri pensieri mi fruivano prepotentemente per la mente, creandomi una serie di domande prive di risposte. Povertà, ruralità, nullatenenza, latrocinio, assassinio...e se Dio avesse voluto tutto questo? Nel corso dei tempi siamo stati noi a definire il concetto di uguaglianza, di armonia, di concordia...e se invece fossimo stati creati per obliarci vicendevolmente? Ve la siete mai posta questa domanda? Pensateci un momento: dagli albori sino ai nostri giorni l'uomo ha sedimentato i SUOI concetti di "benevolenza" sulla base di ciò che lui stesso ha definito "malevolenza". Ma, scusatemi se è poco, com'è andato avanti il mondo nei secoli? Forse non con le guerre? Con le conquiste? Con gli insediamenti forzati? Dunque a che pro promuovere i risvolti positivi di un astio ontologico? La verità del mondo è solo una: "l'autodeterminazione di sè e della specie", in altre parole "la legge del più forte". A monte di questo, chi è il "più forte"? Secondo il mio modesto parere, quello di Sefiro Mitarashi, è semplicemente chi sopravvive, al di là dell'etica, della morale e delle religioni. Traggo infine la seguente massima: "chi uccide per non essere ucciso è il forte", ugualmente "chi uccide il debole anche solo per istinto, è il forte". Precipita quindi qualsiasi concetto ritenuto "giusto" o "sbagliato" dall'uomo.
    Oggi, in queste brevi pagine voglio riportarvi le testimonianze di una puttana, una delle forti le cui memorie verranno nel corso del tempo infangate da falsi preconcetti basati su postulati artificiali.
    Rinizio dunque da capo.

    Chi ha percorso scalzo i ciottoli di Ame lo sa, giacchè sotto l'insegna della 33 alberga la sgualdrina più prominente della Pioggia, che concede brio e soddisfazione a chiunque incroci con lei lo sguardo e le riempia la saccoccia di 20 monete di bronzo. Al soave scampanellìo della pecunia, il sole sorge anche dove c'è notte. Chiunque, indipendentemente dal ceto, dalla ricchezza o dalla bellezza sta certo che nella 33 consumerà il pasto più prelibato della giornata, a cui nessun uomo se infervorato dagli istinti è in grado di resistervi.
    Alla stregua di un rito, lei prende per la mano il fortunato che avrà l'onore di cogliere quel putrido e lurido fiore odorato da tutti e da nessuno al contempo. Volgarità, ilarità, oscenità: nulla manca in quella 33, dove gemiti, sussulti, grida di piacere e teatrali messe in scene riecheggiano battuta dopo battuta. Non sto qui a riportarvi il nocciolo della questione, poichè so bene che avete capito. Dilungarsi e perifrasare su dettagli sconci è quantomeno superfluo. Andrò oltre il mio ruolo chiarendo i dubbi sul suo nome: Sofia Morrigan.
    Con i suoi occhi cristallini e vitrei, con la sua chioma folta e liscia, con le labbra dirompenti e sterrate sembra che Dio non l'abbia generata per altro. Donandole inoltre i prominenti seni di Venere ha fatto sì che nessuna rivale potesse prevalere sulla "33".
    Se si presenta l'occasione e la saccoccia tintinna, stai pur certo che con un sorriso malizioso ti attrarrà nella sua ragnatela, stilata con foglie secche e bastoncini di legno...perchè null'altro può permettersi.
    A guardarla non v'è nulla di sincero, scorgi solo la maschera di chi per troppo tempo ha giocato al gioco delle parti, rimanendone talmente assuefatta da aver dimenticato chi è davvero. Sofia Morrigan, la puttana della 33, o Sofia Morrigan, la splendida fanciulla che ha intrapreso la dura verità sulla sopravvivenza?
    Quando si parla di puttane, ci si riferisce a donne del mestiere, così lerce e volgari da aver perso la propria umanità, oltre alla dignità. Ma perchè dire così? Perchè minimizzare a tal punto una figura femminile dignitosa almeno quanto le capostipiti di Kiri o di Suna? Personalmente accetto la versione meno quotata, la seguente: "per chi affronta la vita nel lusso dell'ipocrisia dei concetti umani è facile pagarsi di un traguardo riconosciuto dall'umanità stessa, ma per chi sfida i preconcetti e le intellettualità per sopravvivere, mi si perdoni, ma è più meritevole".


    *DINDIN...!!*



    - Caro, ho sentito tonare la saccoccia e personalmente è detestabile accettare elemosina più di svendere il piacere carnale. Seguimi all'interno della 33, la camera più lussuriosa dei sobborghi della Pioggia. La mia fama mi precederà già, ma sono Sofia Morrigan, la prima dell'Eros a pagamento da queste parti. Stai con me e vedrai la luce del sole anche qui, ad Ame! -

    - Fammi pure strada, puttana. -

    - Ma come siamo impazienti! -

    - Ho pagato per il tuo tempo ed ora devi dare soddisfazione ad ogni mio desio. -

    - Ma prego allora! -

    Disse la puttana in calore senza alcun timbro di ribrezzo in viso. Qualunque offesa, qualunque nomignacciolo le scivolava giù come la scollatura che in un istante fece precipitare sul pulitissimo pavimento della 33. Suppongo che chiunque del mestiere sia abituato a simili trattamenti, fuori da ciò che comunemente si definisce "umano". Sofia Morrigan chiaramente non faceva eccezione alcuna, accettando garbatamente questo e quest'altro insulto, inclusi nelle 20 monete. Quinti anni avrà avuto? 26? Giù di lì a giudicare dalla lisciatura della pelle e dal marmoreo corpo, degno di essere scolpito dal più talentuoso artista d'epoca. Certo, le tipiche 3 misure esprimerebbero decisamente meglio quella Venere, ma ahimè sono sempre stato ignorante in merito. Sparerei numeri a caso, quindi preferisco evitare. Ad ogni modo, dai miei 19 anni accarezzai con gli occhi quelle mature ondulazioni che esibiva maliziosamente per avviare il disinibito "gioco delle parti", da me così caratterizzato. Appresi che al di là della scollatura e del pomposo abito null'altro le vestiva le vergogne, che a scanso di equivoci, tutt'altro che ingenuamente lasciava intravedere anche al di fuori della 33 per raccattare clienti.
    Nessun altro aggettivo se non "volgare" mi viene alla penna, perchè oltre al pesante trucco, anche i movimenti di labbra e di occhi richiamavano al sesso più sfrenato e animalesco che in ogni uomo dimora. Lei doveva solo esternarlo, portarlo alla luce e farsi consumare come una gazzella che viene consumata dal leone.
    Sofia venne a me come mamma l'aveva partorita e in un lungo bacio professato prese a sbottonare il giubbotto che cingevo come soprabito. Fui pervaso da un'abominevole senso di martirio, che spontaneamente tradussi con una frigidità e impassibilità del tutto aliene al "gioco delle parti". Baciò il marmo, la rigidità fatta persona. Vi domanderete dunque perchè? Ma pazientate e aspettate a giudicare, dal momento che sono solo all'inizio della storia.
    Perciò, così gelavo e così venivo ghermito da quell'abbraccio così intenso da sembrare vero. Passarono all'incirca cinque minuti dacchè lo show era cominciato: tra strusciate e palpate i primi momenti fruirono che fu un piacere, specialmente per quel continuo contatto tra corpi che solo i veri amanti possono conoscere. Ma qual'era quindi la differenza tra Sofia e un'amante? Nessuna, perchè credetemi: recitava così bene il suo mestiere da portarmi seriamente a credere che fossi il suo uomo e che in vita mai nessuno si sarebbe azzardato a toccarla all'infuori di me. Fu però quando mi tolse anche la cotta di corpo che il nostro rapporto cominciò a scemare. Il freddo dell'agonia prevalse sul calore del carnale ed io, con un ultimo bacio sulle labbra la distanziai da me, sedando a soli dieci minuti ciò che avevo pagato fino a 50.


    - Cosa c'è dunque, bambino mio? Le mie prestazioni per caso non sono di tuo gradimento? -

    - E' tutt'altro che vero questo, puttana. Parlano audaci e soddisfatti sulla 33, non sarò certo io a diffamare un luogo tanto accogliente come questo. Le tue forme trasudano sessualità e persino i tuoi occhi, puri e limpidi come gli artici, trasmettono una voglia sfrenata di trafiggere il tuo utero pure con la meno mascolina delle doti. Tuttavia, benchè il fuoco della passione arde in me più ardente di mille soli, è giusto che io adoperi il tempo che mi hai concesso in modo più proficuo, affinchè le apologie di una puttana qui non muoiano. -

    - Ahahahahah, sorprendente e nondimeno divertente, bimbo mio. La storia di un "tale che parlava con una puttana" non l'avevo mai nè sentita nè vissuta. Ciononostante, bimbo mio, è assurdo che tu paghi per sprecare la mia bocca in orazioni e in tristi storie. Non sarebbe meglio tacere e godere? Questo è il mestiere di una puttana, il mio mestiere. -

    - Allora è falso e ipocrita ciò di cui vanno ciarlando? -

    - In che senso, bimbo mio? -

    - Udendo nei bar e nei locali dei bassifondi, avevo sentito parlare di Sofia Morrigan, la donna di facili costumi che vendeva il suo tempo, prima ancora del suo corpo. Dovrò quindi screditare la "Prima dell'Eros"? -

    - Ahahahahah, sei davvero strano tu! Comunque hai ragione: quando la saccoccia tintinna, è giusto che io soddisfi il cliente in qualunque modo egli lo ritenga opportuno. Orsù dunque, in altro contesto al di fuori del sessuale, permettimi di coprire quantomeno il mio sverginato sesso. -

    - Fa' pure ciò che desideri. -

    E lo fece eccome. Pensavo che la mancata dignità le facesse sorvolare su un dialogo a nudo, eppure non era così. Andava quindi tutto per il meglio, dacchè la mia indagine sul mondo si rivelava sempre più ricca e al di fuori dell'ordinario.
    Contrariamente a quanto annunciato in precedenza, Sofia Morrigan coprì quasi per intero il suo corpo, e lo fece con una rosea vestaglia vellutata in perfetta sintonia col resto della camera. La 33 del resto dissonava da qualunque concetto di povertà; il lusso primeggiava in quella cacofonia di volgarità e oscenità consumate giorno dopo giorno. Veniva dunque da pensare...a quale scopo prostituirsi per quel misero denaro con una tale reggia? Insomma, erano lampadari e mobili di manifattura artigianale ad arredare quell'"ufficio di lavoro", non certo zavorre - metaforicamente parlando.
    Sfilandosi quindi la maschera da puttana, arrivò ad affiancarmi nel letto nel più normale e naturale dei modi. Quindi poggiò il mento sul pugno e col busto ruotato verso di me, ostentò un sorriso provocatorio come a dire "E ora...?".


    - Bene. Ed ora innanzitutto devo avvisarti che le tue testimonianze verranno trascritte rigorosamente nero su bianco e concesse al pubblico...alla mia morte. -

    - Bimbo mio, ogni giorno concedo al pubblico le mie labbra, i miei seni e il mio utero. Perchè mai credi che abbia problemi a concedere delle inutili parole? -

    - Era solo per chiarire, niente più. -

    - Allora, di cosa si tratta? Il tuo tempo a disposizione scade tra 40 minuti, quindi calcola bene i tempi. Sesso o meno, le 20 monete pagano appena il tempo del coito. Speri di cavarci qualcosa in questo breve lasso? -

    - Questi non sono affari tuoi. Se necessario pagherò 20, 30 o tutti i danari che vorrai per stare con me. Ti ho cercata per il tuo tempo, non per altro. -

    - Nulla da aggiungere a riguardo. Però non mi hai ancora detto quali grandi informazioni vorresti trarre da una puttana come me. -

    Mi sollevai lentamente dal letto e rinfilandomi la cotta di maglia, provvidi a prendere penna e taccuino riposti nelle tasche delle vesti. Dopodichè tornai a sedere a gambe incrociate, pronto a divorare quei 40 minuti nella 33.

    Intervista



    - Sofia Morrigan, chi e cosa sei tu? -

    - Chi può dirlo. Una donna? Un oggetto di piacere? Un essere umano? Qual è il reale divario tra queste tre definizioni? Solo Dio lo sa. Posso solo dirti come mi chiamano: "Sofia Morrigan, la Prima dell'Eros di Ame". -

    - Avverto una vena di smarrimento nella tua risposta. E' il disprezzo che ti circonda? -

    - Eheheh...già, è proprio come dici. In realtà "prostituzione" è solo un aulico termine per definire chi fa del bene agli altri in cambio di qualcosa. I servizi della società non offrono forse il medesimo scambio? Ciononostante solo nel mio caso il disprezzo è palpabile, e parlo a partire dai clienti che soddisfo. Quante volte sento "sei stata brava, lurida zoccola! Ti sei guadagnata il pane per oggi". Come interpretare la frase sta solo a te, ma dai toni utilizzati trapelava tutt'altro che gentilezza o...che so, la butto lì, gratitudine. Però non vorrei fraintendessi il mio discorso: non desidero l'affetto di chi mi prendo cura, d'altronde è il mio lavoro. Non ne ho altri. -

    - Ti definiresti mai "abbandonata" o al contrario "amata" più degli altri da Dio? -

    - Tutto ciò è ilare. Credo in un Dio, ma non certamente in quello che venerano tutti. La storia ci insegna che concetti elevati come "pace, amore, libertà, uguaglianza, solidarietà" sono tali solo perchè resi così dall'uomo. Ritengo che chiunque sia in torto in questo mondo quando parla in modo assoluto di questi concetti. Perchè? Perchè è stato l'essere umano che ha costruito sul sangue dei fratelli e delle civiltà cadute i paletti e i limiti di questa e quest'altra parola. Ideali inclusi. Sembra che sto divagando, eh? Ma esiste una connessione tra questo e ciò che tu mi hai chiesto: se tu con "abbandonata da Dio" intendi fuori dalla sua giurisdizione solo perchè rea di infrangere un tabù definito tale dagli uomini - che poi sarebbe il sesso a pagamento - la risposta è no, non mi sento abbandonata da Dio, ammesso che esista. Oltretutto dato che la storia è andata avanti secondo la legge del "cane mangia cane", perchè mai io dovrei essere in torto se svendo il mio corpo per sopravvivere? -

    - Dunque c'è di mezzo solo la sopravvivenza economica, dico bene? -

    - Il mondo non è soltanto nero o bianco. Mi sorprende che proprio tu, che hai pagato una puttana per parlarci, mi faccia una domanda simile, bimbo mio. -

    - A che età Sofia Morrigan ha cominciato a debuttare in questo mestiere? -

    - Dodici anni. -

    - Cosa?!?! -

    - Calmati, bimbo mio, non sei professionale se reagisci così alla meno rilevante delle risposte. Oltretutto sei stato tu a chiedermi di cominciare questa inutile tiritela, no? Se vuoi c'è ancora del tempo da sfruttare in ben altro modo. -

    Provocò buttandosi in avanti e appoggiando la mano sulla mia coscia. Chiusi gli occhi e respirai intensamente:

    - Si continua. Spiegami per filo e per segno la faccenda. -

    - Come desideri, ma poi non dirmi che non ti avevo avvertito, bimbo mio.
    Vedi, io non sono di queste parti. Provengo dall'Occidente, un mondo molto simile e al contempo molto diverso dal vostro. Le dominazioni dei Signori Feudali sono del tutto assenti ad Ovest, dove si ci contende il potere tra piccole città-stato, rigorosamente autarchiche tra loro. Così come qui vige la monarchia e i Kage comandano, ad Occidente si sono stanziate altre dissimili forme di governo, ciascuna a detta sua "superiore" alle altre. Che clichè! Prova un pò a pensare: è come se io mangiassi un panino ammuffito e dicessi che è migliore del tuo solo perchè è mio. Ora sto banalizzando, ma il concetto è ugualmente infantile: con la scusa della civilizzazione, non sono rare le "guerre di esportazione della cultura". L'imposizione della propria forma di governo è un'attualità del tutto ignorata da queste parti, ma ad Occidente rende i civili partecipi di continue invasioni, resistenze e vendette, in un circolo vizioso impossibile da spezzare. -


    - Parlami della tua storia. -

    - Sono la figlia di una grande dinastia di guerrafondai. Dall'alto di una torre, vivevo in prima persona le vicende di una corte impegnata da mattina a sera ad intervenire nelle decisioni dell'oligarchia in voga. Mia madre e mio padre, arricchitosi poichè al vertice del potere, avevano il sogno di asportare quella "civilizzazione" in tutto l'Occidente. Non perchè volevano estendere il loro dominio, affatto, al contrario, guidati da un puro istinto di "giustizia", si erano prefissati il compito di debellare le atrocità che le culture straniere commettevano nei confronti dei loro stessi figli e fratelli. Insomma, solevano definirsi la "cura alla malattia". Quindi un giorno, senza preavviso alcuno, il nostro regno attaccò la terra confinante per sopprimerla e ridurla alla nostra oligarchia. -

    - Riuscirono nel loro intento? -

    - Eccome se ci riuscirono. Con le armi e le tecnologie della nostra evoluzione si trattò di uno stermino piuttosto che di una guerra. Ciononostante i miei genitori non volevano distruggere le vite altrui, ma solo "migliorarle" a detta loro, indi per cui le morti furono minimizzate al necessario. Io, all'epoca appena undicenne, sulle gambe di mio padre ascoltavo con interesse gli audaci progressi volti al "bene del mondo" e ci credevo...dico sul serio. Poi però a circa due settimane dalla conquista e dalla rieducazione di quel popolo, venne fuori che un piccolo gruppo di Resistenza era nato per ripristinare quello che loro definivano "il bene". Per via dell'inferiorità numerica scelsero la via più facile: con uno stratagemma s'introdussero con discrezione nel palazzo e mi strapparono di notte a quell'agiata vita di prelibatezze e leccornie. -

    - E poi che accadde? -

    - La domanda più opportuna sarebbe "cosa vedesti in quel mondo che i tuoi genitori ritenevano marcio perchè non civilizzato?". La risposta è delle più banali: niente più niente meno di ciò che vedevo da noi. Certo, avevano un'insolita forma di governo, basata su una dittatura popolare con un semplice capo-stipite che gestiva l'andazzo delle decisioni, ma per il resto c'erano famiglie, c'erano bimbi, c'erano donne e c'erano uomini. Secondo la loro tradizione venni spogliata dei vestiti, intrisa di fango e seviziata da molti uomini. Però, benchè le grida e i pianti mi etichettassero come vittima della faccenda, io scorsi bene la tristezza del cuore di quella Resistenza, che si stava esibendo in quegli atti osceni in un ridicolo tentativo di vendetta. -

    - Quindi è lì che hai iniziato? -

    - No, non ho ancora finito.
    Vissi solamente sette giorni in quell'accampamento, ma furono sufficienti a farmi capire che infondo nessuna cultura è "giusta" o "sbagliata", ma solo diversa da quella vicina. Imparai a mie spese la vita "barbara", al punto tale che al sesto giorno fui presa da uno dei membri della Resistenza come figlia adottiva. Mentirei se ti dicessi che la cosa mi andava bene, ma cos'altro potevo fare? Fui quindi portata in una tenda diversa da quella dov'ero stata tenuta in gabbia come prigioniera, e fui vestita e truccata secondo la tradizione del luogo. Mi tagliarono i capelli, mi scurirono la pelle con speciali polveri e al termine del trattamento, quando mi guardai allo specchio, vidi una persona fisicamente diversa da quella che ricordavo essere stata a palazzo.
    Nonostante la giovane età, apprendendo l'arte dei trucchi, riuscii ad ottenere con la seduzione molti confort, ma poi quell'ipocrisia la scontai sulla pelle: il mio popolo originale, che per un'intera settimana sembrava essersi dimenticata di me, caricò l'accampamento della Resistenza e lo rase al suolo. Pensai fosse stato mio padre ad ordinare quell'assassinio di massa, ma il peggio fu vedere come le donne indigene vennero trattate. Gli uomini "civilizzati" di mio padre le ridussero a un colabrodo, dopodichè sui cadaveri cominciarono tremende sevizie, che spaziavano dal mero vilipendio fisico al più austero sessuale che non sto qui a raccontarti. Vidi con nuovi occhi i miei salvatori, che non risparmiavano nemmeno i bambini e che infine giunsero anche a me, la persona che dovevano salvare. Conciata com'ero non mi riconobbero, nè io ebbi la forza di dire "ehi, sono dalla vostra parte", semplicemente perchè avrei mentito a me stessa. Felici della nuova e "candida" preda, assaporarono ogni parte di me e del mio corpo, riducendomi incinta. -


    - Incinta?! A unidici anni?! -

    - No, a dodici. Li compii il quinto giorno di prigionia e alla luce dell'alba la mia ormai strappata verginità si era tinta di rosso con le prime mestruazioni. Quando si parla di ragazze-madri si fa riferimento alle adolescenti di 15-16 anni, ma la mia sfortuna fu quella di divenire fertile a soli 12. -

    - Riuscisti a tornare a casa? -

    - No, perchè quando i soldati "finirono" con me, caddi sfiancata sulla sporca terra, ricoperta dal mio stesso sangue. Temetti di morire, ma prima di sbarrare gli occhi vidi un'ombra raggiungermi. Quando mi risvegliai trovai affianco a me proprio l'uomo che a detta sua mi aveva adottato. Mi aveva fasciato e curato le ferite, poi era morto in lacrime sperando di avermi salvata.
    Uscendo fuori dalla tenda si pararono davanti i miei occhi cristallini i residui di un massacro senza eguali dove "il bene aveva trionfato sul male". In seguito venni a sapere che la città barbara era stata ormai incondizionatamente sottomessa all'oligarchia dei miei parenti, ma essendo stata protagonista di quel processo di civilizzazione, la disconobbi e vagai per nove mesi verso l'Oriente col mio bimbo in grembo. Giunsi quindi ad Ame, in questi sotterranei, dove un ostetrico mi permise di partorire il figlio di nessuno. Diedi quindi alla luce il mio pargolo con l'intento di crescerlo lontano dal mondo. Sfortunatamente a dodici anni e nei sobborghi di un posto straniero non sapevo come sfamarci, motivo per cui, ormai priva di dignità e di qualsivoglia concetto artificiale, decisi di continuare a svendere il mio corpo per prendere a spallate la vita. Da allora nacque "Sofia Morrigan, la piccola puttana di Ame".
    Non fu difficile col mio corpo trovare clienti disposti a farsi una minorenne, tanto più in un ambiente così malfamato. Ottenni quindi i soldi necessari e acquistai la 33, la stessa camera dove ci troviamo adesso. E con questo è tutto, o almeno l'importante. -


    - Tutto? E tuo figlio? Che fine ha fatto? -

    - Mio figlio, dici? Sei mesi fa compì 14 anni e trovai il coraggio di raccontargli la storia di sua madre. Di tutta risposta mi ha mollato uno schiaffo ed è fuggito via da me. Come biasimarlo? Per 14 anni gli ho mentito e gli ho affidato compiti stupidi pur di tenerlo lontano dalla 33, dove intanto io "lavoravo". Temo per la sua incolumità e sono preoccupata, ma questa è la sua vita e non posso certamente interpretare solo adesso la parte della brava madre. -

    - Fammi indovinare: mi chiami "bimbo e bambino mio" perchè te lo ricordo, vero? -

    - No, non fraintendere. Ti chiamo così solo perchè sei giovane e avvenente. Solitamente vengono da me vecchi eccitati e uomini di mezza età sconsolati. Sono rimasta sorpresa della visita di un ragazzo come te. Ad ogni modo il tempo è scaduto. E' stato un intrattenimento atipico, ma comunque un intrattenimento. Spero di non averti annoiato eccessivamente. -

    - Ho solo un'ultima domanda, dopodichè ti lascerò in pace: fai questo mestiere perchè non hai altro, o perchè ti soddisfa? -

    - Le mie esperienze passate e i miei trascorsi mi impediscono di provare piacere. Fino ad oggi ho vissuto per lui. Ormai che l'ho perduto, non ho più motivo di continuare questa vita. Inoltre il mondo è già abbastanza marcio di suo, una puttana in meno potrà solo fargli bene. -

    - Ehi, ma di cosa stai parlando? -

    - Non era forse l'ultima domanda?! Suvvia suvvia, basta tempestarmi, sono già andata tre minuti oltre il dovuto! In cambio però vorrei sapere il tuo nome. -

    - Il mio nome è Sefiro Mitarashi. -

    - Gran bel nome per essere l'ultimo cliente. -

    L'ultimo cliente. Già. Non occorreva un genio per capire che ormai la puttana Sofia Morrigan voleva arrivare al capolinea.
    Lasciai in sospeso il taccuino su cui avevo scritto tutto, infine, riposta anche la penna, ostentai una scommessa.


    - Vuoi veramente farla finita così? Dopo tutto quello da cui sei riuscita a venir fuori? -

    - Cos'altro potrei fare? -

    - Una scommessa con me.

    Afferrai il giubbotto con una manata e ne estrassi una moneta d'argento, che accuratamente adagiai sul dorso della mano:

    - Testa: vinco io e stai buona per 24 ore ad attendere il mio ritorno con tuo figlio.
    Croce: io perdo e me ne vado seduta stante per non tornare mai più. -


    - Eheheh, sei proprio strano, Sefiro Mitarashi. Io ci sto, ma a te cosa ne viene? -

    - Che domande! Se ti riporto tuo figlio, tu starai un'intera notte con me, gratis si intende. -

    - Ma guarda tu, 'sto porco! E va bene: lancia la moneta. Testa vinci tu, croce vinco io. -

    Ci scambiammo un sorriso ipocrita, poi la monetina guizzò alta in aria. Vorticò e ruotò senza un senso, oscillando tra la vita e la morte di Sofia priva di tatto. Anche questo "era un gioco", ma fatale. In base all'esito Sofia Morrigan si sarebbe suicidata, o in alternativa avrebbe atteso 24 ore prima di farlo per concedermi di riportargli il moccioso. Avrei voluto farle altre domande, ma ahimè il tempo si era esaurito, motivo per cui optai per quella sfida; senonchè, quando la monetina toccò terra, io non ero più nella dimora. Al mio posto, sulla porta d'ingresso ancora in movimento, v'era affisso un biglietto:

    CITAZIONE
    Tra 24 ore mi dirai se ho vinto o perso.



    - Eheheheh...quel disgraziato me l'ha proprio fatta! -

    Edited by Zérø - 28/8/2012, 03:48
     
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    Poi per caso all'ombra di un caffè in un bar m'imbattei nella routine di una grana: nel tavolo accanto al mio era sorto un malinteso o qualcosa di simile, dove un ipotetico dottore in seguito al mancato zelo stava subendo da due loschi in smoking una strigliata coi fiocchi. Assistetti pari passo all'evolversi della faccenda, contemplando in silenzio il vecchio incamiciato accusato di aver nascosto alle loro grinfie una donna "indicibilmente remunerativa". Parole oscure ma non abbastanza da occultare il succo della questione. "Mafia" pensai all'istante, ma da solito egoista lasciai correre l'ingiustizia sorseggiando ad occhi chiusi il liquido nella tazza. Dopodichè la discussione si fece più intensa, tale da sprofondare la vittima in una molestia ben più irritante di un mero disguido verbale: stretto e sollevato a forza dal colletto, infatti, il vecchio venne scaraventato contro la vetrata del bar suscitando pubblico scalpore persino in quel postaccio. Molti, anzi quasi tutti tolsero a quel punto il disturbo, lasciando me e il barista soli in quell'amaro contesto.
    Ricordo nitidamente con quale foga dichiararono due nomi: Aurora Farron e Sofia Morrigan. Strabuzzai lo sguardo solo al secondo, poichè tutto mi sarei aspettato fuorchè la pista della mia puttana. Ci fu dell'altro ovviamente, nuovi dettagli leggibili tra le righe delle urla e delle bestemmie lanciate a più non posso contro il dottore, che lo etichettavano come una sorta di "mecenate dei poveri": "Dove hai nascosto la Farron?! Parla" e ancora "Ti conviene dire alla Morrigan che collabora, altrimenti...!" ripetevano in continuazione, riprendendolo da terra e menandolo a più non posso. Lo fecero nero, letteralmente: era così rigonfio e pieno di lividi da riconoscere a stento i precedenti connotati. Infine, nel tintinnìo della mancia al barman, oltrepassarono la soglia del locale con un ultimatum: "24 ore".
    Quando le porte girevoli del bar smisero di muoversi sorseggiai gli ultimi residui del drink e anch'io adagiai sul tavolo la mancia; il dottore intanto era tornato dolorante al suo posto e disperato aveva accucciato la fronte sui polsi alla ricerca di Dio.
    Sollevò nuovamente il capo solo quando udì dei passi in avvicinamento e una seconda persona sedersi di fronte a lui:


    - Non pensavo che la giurisdizione di Dio arrivasse anche quaggiù. -

    y55Sc



    - Chivalà? -

    - Nè un amico nè un nemico. Sono uno dei tanti nullatenenti di questo sobborgo, esiliato dalla sua terra e odiato dai suoi cari. Solita routine insomma. Perchè ce l'avevano con te quei tizi? -

    - Sono Marcoh, laureato in medicina e a detta loro "mecenate dei poveri", ma l'avrai capito dalla discussione di poc'anzi, se ti sei preso la briga di ascoltare. Ce l'hanno con me perchè ho aiutato una donna di strada a scappare dal "sistema". -

    Certo che l'avevano conciato parecchio per le feste. Nonostante il cappuccio coprisse la maggior parte del volto, non riusciva a mascherare i bozzi e i lividi che strabordavano dal tessuto. Ciò che mi interessò maggiormente tuttavia fu quel termine indescrivibilmente incisivo che adottò: "sistema". Non era difficile intuirne i riferimenti ad un'organizzazione criminale tra i criminali, ciononostante da quella parola scaturiva un significato più intimamente connesso a qualcosa di peggio di una semplice brigata di bricconi. Come se non bastasse Sofia Morrigan era stata citata ripetute volte, un dettaglio che si sarebbe rivelato fondamentale più in là.

    - Una puttana insomma. -

    - Già, suppongo sia questo il dispregiativo più in voga per definire le bambine della strada... -

    Marcoh trasudò tristezza da ogni sillaba ed ogni virgola, condendo la malinconia con la stessa amarezza di un padre rassegnato ai malcostumi della figlia. Come mai ostentava un tale interesse per quelle che la massa definiva "donnacce"? Che vi fosse qualcosa oltre l'apparenza? Magari degli elementi che solo chi viveva in prima persona una vita simile poteva apprendere e comprendere al meglio? Ne ero certo, ma ancor di più m'interessava conoscere le singole sfaccettature della storia.

    - Ostenti un'insolita empatia e solidarietà per coloro che scelgono di affrontare la vita svendendo il proprio corpo. Come mai, se mi è lecito? -

    - Tu invece dimostri uno sfacciato interesse per gli argomenti che non ti riguardano. E' la pietà che ti porta a sedere a questo tavolo? -

    - Dottore, rispondi a una domanda con un altro quesito? Pensavo che voi medici foste parchi di domande e in modo direttamente proporzionato ricchi di risposte. -

    - Sbagli, ragazzo: nessuno è più ricolmo di un medico di dubbi. Senza di essi non si porrebbero le basi per le tue tanto agognate risposte. Però confesso di trovare quantomeno dirompente il tuo modo di parlare, indi per cui stavolta baderò bene ad essere sufficientemente esaustivo: così come l'universo non può essere ghermito nella sua totalità da un unico punto di vista, anche le persone non le si possono inquadrare da dietro una trincea. Bisogna avventurarsi nel campo minato e talvolta cambiare la propria bandiera per distinguere le effettive menzogne dalle bugie rigorosamente studiate per inculcarcele come massime assolute. -

    - Dove risiede quindi la verità? -

    - Nelle bugie, platonicamente parlando, o se vuoi da nessuna parte, se sei relativista. Una cosa è certa: è unicamente competenza di Dio giudicare, noi altri possiamo solo analizzare i disuguali punti di vista e trarne le conclusioni senza la presunzione di renderle assolute. -

    - Parli in astratto dottore, ma questo mondo non si vive di ideologismi. Possibile che tu lo ignori? -

    - Al contrario, giovanotto: sono uno scienziato, quindi nessun altro è più concreto ed empirico di me, eccetto i miei colleghi si intende. -

    - Ciononostante parli per perifrasi e concetti ben al di fuori della tua professione. "Sofia Morrigan". Cosa lega te e quei brutti ceffi a lei? -

    - La Prima dell'Eros. "Cosa non la riguarda da queste parti" sarebbe più opportuno chiedersi. Sono disposto a parlartene, ma dimmi: cosa ne viene a te? -

    - Cosa me ne viene, dici? Diciamo che è in corso una scommessa dove in palio v'è la sua vita. Da quanto mi è parso di capire tratti molto bene le donne di strada. Sono certo che il mio guadagno sarà anche il tuo. -

    - Bene. Tuttavia non è questo nè il luogo nè l'orario per parlare di certi argomenti. Troviamoci tra un'ora a questo indirizzo e cercherò anche questa volta di soddisfare quanti più dubbi attanagliano la tua mente. -

    CITAZIONE
    Backer Street, n°18

    Così dicendo, scrisse con una penna mezza-scarica sul foglietto del conto che "distrattamente" abbandonò sulla tavolata prima di valicare la soglia d'ingresso al locale.
    Raccolsi con audacia il messaggio e lo riposi nella tasca dopo averne letto il contenuto. Recitava il nome di una via a me del tutto ignota, come il resto di quegli appestati sobborghi della Pioggia. Le passeggiate di ricognizione erano escluse se volevi sopravvivere o non essere derubato in quel covo di ladri, motivo per cui era più che giustificata la mia ignoranza geografica. Comunque fossero avverse le circostanze, decisi di andare all'avventura e di intraprendere il cammino alla volta di Marcoh, a distanza dell'ora pattuita chiaramente. M'addentrai dunque tra i ruderi sociali, oltrepassando il mercato nero con le sue bancarelle e diffamati venditori, e minacciando passo passo per ricevere indicazioni sulla Backer Street.
    Dissero che certamente ne conoscevano l'ubicazione, ma che al contempo ignoravano il motivo per cui un ignoto volesse inoltrarsi in quella via disabitata, con al massimo tre abitazioni civili. Fui vago in più occasioni, finchè finalmente raggiunsi la meta sperata: un'incanalatura stretta e cieca circondata da alti muri mattonati simil contesto medievale. Emergevano unicamente i resti di un'abitazione feudale, logora e datata appositamente per farla apparire rudimentale e nondimeno essenziale per la mera sopravvivenza di una, al massimo due persone.
    Nessun viandante nel vicolo, nè tantomeno via vai di banditori; al contrario, prestando fedeltà alle voci, si prospettava un inutile appezzamento di terra mattonata per lo scarto dello scarto della società.
    Al numero 18 rispondeva una porta e una maniglia con cui percuoterla per bussare. Fu così che tenendo con la sinistra il foglietto, due volte annunciai la mia presenza agli inquilini...


    kvZZX



    - Dunque ti interessa sul serio, ragazzo. Non so se essere lieto o intimorito dalla tua determinazione. -

    - Nessuna delle due cose, dottor. Marcoh. Te l'ho già detto: non sono nè un amico nè un nemico. -

    - Immagino che il mondo non sia tutto nero o bianco...uhm...ma cosa infondo lo è? Entra pure. -

    Mi feci strada nella bettola, ignorando la presenza di una mocciosa sui sette anni. Stringeva forte a sè un peluche e indossava la triste e consuetudinaria maschera di quel postaccio. Morte nel viso, dolore nel cuore. Ci avevo fatto il callo, sviluppando un cinismo tale da far scivolar via dai miei pensieri la sua visione, come fosse olio. Esortato da Marcoh, presi quindi posto a sedere su un tre-piedi in ebano lavorato, e riposai finalmente il braccio su uno dei tavoli più bassi che avevo mai visto in vita mia. Scocci di legno e striature mal-levigate occupavano almeno il 60% di spazio del tavolino, lasciando all'immaginazione l'uso di quel mobile. La bambina s'inchinò a me senza alcun motivo apparente, dopodichè fece accomodare anche il dottore e adagiando sul pavimento il balocco, stazionò come in attesa di qualche direttiva. Questa giunse all'istante:

    - Noriko, cara, porteresti una tazza di tè al nostro ospite? -

    - Non per essere scortese, dottore, ma i convenevoli da salotto li abbiamo consumati appena 72 minuti fa. Non pensi sia l'ora del dunque? -

    - Oh, già, chiedo venia. In realtà speravo di ottenere del tempo per organizzare un ben impostato discorso. Ma giunti a questo punto sorvolerò e passerò direttamente ai fatti. Puoi andare, Noriko, grazie comunque. -

    Ancora una volta l'infante rispose cordialmente, congedandosi nella stanza accanto con una riverenza. Eravamo soli, io e Marcoh, e da lì a poco avremmo intavolato un'eclatante discussione.

    - Poco fa non scherzavo. -

    - Riguardo cosa? -

    - Sulla difficoltà delle parole da utilizzare. Un discorso di questo tipo affronta forti tematiche, digeribili soltanto da chi il cinismo l'ha nel sangue. -

    - Sarò io stesso a giudicare, se permetti. -

    - E' proprio "giudicare" la chiave del discorso. Volevi ti dicessi qualcosa su Sofia Morrigan, correggimi se sbaglio. -

    - Nulla di errato. -

    - Beh...devi sapere che il reale problema non è il caso di quella singola ragazza. Malauguratamente l'uomo ha cominciato a degenerare sin dal momento in cui ha sancito di sua sponte che la sua vita valesse più di quella di un insetto. Com'è evidente il mondo non va avanti a furia di princìpi, di ideali e di massime. Queste sono soltanto futili meccanismi rigorosamente studiati in virtù di un'unica legge naturale, quella che vede la supremazia del più forte sul più debole. Tuttavia finchè questa regola non scritta inficia su esseri cerebralmente sottosviluppati come le bestie nessuno si ribella e soprattutto non avvia un circolo vizioso; però, nel corso dei secoli e della storia, ahimè, un devastante meme ha causato l'apoptosi dello stesso genere umano, ormai insoddisfatto di recitare la sua supremazia sul mero regno animale. Stavolta erano gli stessi simili a scannarsi a vicenda nel nome di questo e quest'altro principio. -

    - Sono queste le "menzogne" di cui parlavi? -

    - Precisamente. Puoi chiamarle come vuoi: verità, giustizia, libertà, pace...ma alla fine l'unica cosa che emerge è uno o più dominatori e i sottomessi, che per i valori di cui sopra tali si auto-proclamano, cercando soddisfazioni nella sofferenza altrui. Questo è "giudicare", parlando in senso lato. -

    - Però ci stai ancora girando intorno. Cosa c'entrano quei loschi e Morrigan in questo discorso? -

    - Proverò a spiegartelo in termini più concreti. Sofia Morrigan, alias la Prima dell'Eros, ha sempre vissuto all'ombra dei dominatori, una povera vittima di chi, indipendentemente dal movente, l'ha governata e sottomessa al suo volere. Ad oggi è riuscita ad emanciparsi dalla sua situazione, ma non solo: grazie alla sua volontà, è riuscita nell'impossibile. Ha ottenuto la condizione di dominatrice, passando e surclassando tutto ciò che sin da bambina l'ha dominata. E' stato il suo modo di gridare al mondo il suo nome, la sua libertà, la sua redenzione...ma dove lei ha avuto fortuna, molte sue simili hanno fallito. Io le chiamo... -

    - ..."bambine di strada", eh? -

    - Già. Vedi, Sofia arrivò qui che aveva poco più di dodici anni, ma nonostante la tenera età, la vita le aveva strappato non solo la verginità, ma resa persino madre. Ingravidata da chissà quale uomo, barcollava con la febbre per questi sobborghi alla ricerca di un aiuto, un conforto. Però come sai l'ospitalità non è di casa da queste parti, e la lingua straniera non l'aiutava di certo. Io, che all'epoca la vidi così bella e così proiettata allo sfruttamento, gli tesi la mano a cui tanto ambiva. Le nozioni in medicina furono fondamentali per salvare lei e il suo bambino da morte certa, ma si trattava di un volgare scambio. -

    - Cos'eri tu prima di oggi? -

    - Parliamo di altri tempi, ma se proprio vuoi saperlo era un lenone. -

    - Un pappone? Tu? -

    - Suonava meno deplorevole nell'altro modo, ma sì, nella sostanza ero un pappone.
    Sul filone Darwiniano ero convinto che infondo solo pochi dotti avevano il diritto di dominare e se la società era riuscita a posare per così a lungo le sue radici, non vedevo perchè io, scienziato e conoscitore del mondo, non dovessi nel mio piccolo surclassare gli altri.
    Non vado fiero della mia vita, ma quegli errori sono stati fondamentali per capire la mia strada. Fatto sta che allora annegavo la mia sete di superiorità nel giro e nello sfruttamento della prostituzione. Poi però, quando Sofia crebbe, accadde qualcosa di insolito: laddove prima ci portava ingentissimi ricavi dei guadagni, pian piano riuscì non so come a districarsi da quella gabbia di leoni. -


    - In che senso? Spiegati un pò meglio. -

    - Sofia era troppo geniale ed importante per il giro, talmente fondamentale da tenere lei stessa il coltello dalla parte del manico. Così per l'enorme fortuna che guadagnava, riuscì a far accontentare il "sistema" prima del 5%, poi del 3% e infine anche solo dell'1%. Dopodichè arrivò il fatidico giorno dove smise di pagare quel pizzo, rifugiandosi - per modo di dire - nella sua attuale 33, un luogo da dove, forte dei suoi guadagni, è riuscita sino ad oggi ad uscirne illesa dagli eventuali attentati del "sistema". Nessuno dei pezzi grossi poteva o può permettersi di perderla, è questo il motivo per cui è ancora in vita. Ma la pazienza di quelli lì è tutt'altro che duratura e se Sofia continuerà col suo giochetto, dubito sopravviverà ancora a lungo. -

    - Davvero un gioco interessante. Molto più sveglia di quella che sembra la nostra Morrigan. Che mi dici di te invece? Fai ancora parte di questo "sistema"? -

    - Chiunque nel suo piccolo ne fa parte. Tu, io, il primo passante che incontrerai da queste parti. Concettualmente parlando, finchè gli esseri umani non moriranno tutti, il "sistema" vivrà. Se invece ti riferisci alla specifica organizzazione, la risposta è no: ho rinunciato molto tempo fa ai loschi guadagni, più o meno da quando Sofia ha cominciato a venir fuori dal lerciume. In cambio però mi costringono periodicamente a pagare una quota e ad addestrare una nuova "bambina di strada", se non voglio vederla morire. L'ultima è... -

    - Fammi indovinare: Noriko? -

    - E' due mesi che sta qua per imparare il mestiere, ma io non riesco a condannare una bambina di appena sette anni a questa vita. Un discorso era praticare questa follia con delle adolescenti consenzienti e quasi maggiorenni...ma adesso con quale faccia posso continuare? -

    - Perchè sono così giovani? Perchè questi abusi, violenze e sfruttamenti? -

    - Cosa credi sia la prostituzione? Voglia irrefrenabile di consumare le proprie voglie negli istinti primordiali? Bramosia di amare alla notte il primo passante per una semplice carenza d'affetto genitoriale? No, ragazzo, è tutt'altro.
    Ciascuna delle bambine ha una storia diversa, ma al di là delle differenze sono tutte molto simili: iniziano da minorenni; provano il dolore e la paura della prima volta con un estraneo, consapevoli che se "falliranno" esporranno a seri rischi la loro vita e quella dei cari; hanno a che fare con la peggior gente, bramosa di seviziarle e ridurle a infangate schiave del sesso più selvaggio e sporco; lavorano ogni giorno in posti sempre più slavati, differenti; perdono la loro innocenza, la speranza e il concetto stesso di poter amare qualcuno, giacchè, recitando costantemente la parte delle amanti, non riescono più a capire quali siano i reali sentimenti da quelli finti; lo smettere non è contemplato, in quanto il "sistema" le retribuisce meglio di qualunque altro lavoro umile; spesso e volentieri si ammalano e muoiono di malattie veneree, accidentalmente causate dai rapporti non protetti - la loro vita è costantemente a rischio; e infine, ma non per importanza, vengono maltrattate, disprezzate e odiate non solo dalla società "per bene" e che vive di lusso, ma persino dai loro stessi clienti per il divertimento dei quali si sono tanto prodigate. Tutto questo e altro ancora è "prostituzione". Io...conosco bene le mie bambine. -


    Quell'interminabile spiegazione risplendette come un lampo a ciel sereno: le confessioni di un pappone pentito che parlava a viso aperto della reale condizione di quelle donne così forti da svendersi nel nome di un non niente e che nonostante questo fingono costantemente di amare i propri clienti, come se non avessero alcun genere di problema.
    Marcoh parlò con il cuore alla mano, ma non versò nemmeno mezza lacrima. Però che si struggesse dentro era più che percettibile.
    Incisi a ferro caldo quei racconti, cosicchè non andassero perduti nella storia. Mi sentivo in dovere di raccontare la verità al mondo, o meglio "di offrirgli il punto di vista di un pappone pentito".

    - Che mi dici invece del figlio di Morrigan? La scommessa riguarda lui. -


    - Questo è un altro paio di maniche, ma se vorrai ti racconterò. -

    - Fallo. Son qui per questo. -

    Edited by Zérø - 22/8/2012, 15:06
     
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    Marcoh forte della sua intrascurabile melanconia rinunciò al suo posto a sedere e camminò per la stanza sino a raggiungere un comò. Ne aprì un cassetto e da questo estrasse quella che sembrava una busta malsigillata, probabilmente poichè nelle intenzioni del mittente rientrava la precarietà del messaggio. Fu avvezzo a mostrarmi subito il contenuto, tanto da ricominciare a narrare delle vicende, una più legata all'altra di quanto potessero apparire. L'araldo di quel documento - a giudicare dalle condizioni stropicciate di quest'ultimo - si era tutt'altro che premurato dal preservarne l'integrità. Una di quelle cose fatte tanto per. Ma poi capii pienamente il motivo di quella noncuranza, o almeno il dottore mi rivelò chi si era impegnato a rilasciarglielo. Da ciò venne spontaneo il resto:

    - C'è chi campa di speranza, chi di illusioni, chi di vittimismo. Il "sistema" fonda il suo potere su questi tre postulati, che a detta loro muovono le pecore di questo mondo. Sarebbe stupido negare che abbiano ragione, persino tu, così giovane, puoi constatarlo da te. Molte bambine di strada sono state soggiogate per questi motivi, praticamente tutte. Ad oggi solo una grazie al suo naturale istinto è riuscita a districarsi da queste forme di controllo, sottomettendo a sua volta questo mondo grazie alla prostituzione: Sofia Morrigan.
    Chi riesce ad auto-determinarsi e a spezzare le catene delle sue debolezze, è impossibile da comandare, proprio perchè l'unico modo per soggiogarlo è ucciderlo, ma così facendo non si otterrebbe un dominio su quest'ultimo, al contrario un annichilimento biologico. Brevemente: il "sistema" non trae nulla da chi uccide, indi per cui ha atteso il momento più opportuno e sfruttato l'unico cavillo possibile... -


    - Suo figlio? -

    - Precisamente. Non riuscendo a costringere Sofia a pagare la sua quota in nessun modo - neanche minacciandola di morte - hanno mirato al piccolo Joshua. -

    - Ma come? Sofia mi ha raccontato che suo figlio è scappato in seguito alla rivelazione del mestiere della madre. Cosa c'entra il sistema in tutto questo? -

    - E' stato un piano accuratamente studiato. La Prima dell'Eros ha sempre tenuto nascosto suo figlio a quelli del "sistema", mandandolo da dei mecenati dietro pagamento. Joshua li ha sempre chiamati "parenti", ma di fatto quelli erano dei ninja corrotti della superficie della Pioggia, che in caso di qualsiasi movimento della cupola non avrebbero esitato a mandarvi contro una squadra di Anbu assassini. -

    - Questo dettaglio mi era stato omesso da Sofia. -

    Dissi sfrecciando nel vuoto con occhi spenti. Marcoh dal canto suo rispose stringendo la presa sulla busta ancora vergine e andò a carezzare Noriko, che intanto si era messa ad origliare sotto l'arcata dell'ingresso all'altra stanza.
    A quel punto mi gettai all'indietro sulla schiena quasi come a cadere dal trepiedi....


    - Avrà pensato non fosse di tuo interesse, non darci troppo peso. Infondo neanche io comprendo il motivo di questa tua curiosità. Non conosco gli eventi che ti hanno portato nei sobborghi di Ame, ma dubito c'entrino con questa storia. -

    - Sì, hai ragione. E' strano. Ma te l'ho detto: si tratta solo di una scommessa, dove casualmente i nostri guadagni coincidono, più o meno. Che altro mi dici su Joshua? -

    - Sei mesi fa, quando lui compì 14 anni arrivò una lettera alla 33. Non conosco il contenuto di quella busta, ma a quanto pare incitava il bambino a chiedere spiegazioni alla madre sulla sua professione, che sino ad allora gli era stata nascosta. Sofia, ignorando il motivo di quella tempesta di domande, raccontò per filo e per segno ogni dettaglio non solo sul suo lavoro ma anche sulla sua vita. Probabilmente furono i sensi di colpa e il rimorso di avergli mentito per così tanto tempo che la spinsero a parlare, fatto sta che lo fece senza sapere che fosse stato un piano del "sistema". Conosci il resto della storia mi pare. -

    Qualcosa tuttavia non quadrava. E non temporeggiai per chiarirmi la faccenda. Tornai quindi in avanti col busto e poggiai il mento sul dorso delle mani congiunte:

    - Ciò che non mi spiego a questo punto è il motivo di tutto ciò. Erano intenzionati a far fuori il bambino? -

    - No, affatto. Volevano rapirlo. -

    - Rapirlo? Quindi hanno fallito. Sono trascorsi sei mesi. Chissà dove sarà a quest'ora il moccioso. -

    - E' nelle loro mani. -

    - Nelle loro mani?! E perchè ancora Sofia non ne sa nulla? Non volevano forse costringerla a lavorare per loro? -

    - Sì, hai ragione, ma non dimenticarti che Joshua è figlio di sua madre e inoltre è nato e cresciuto in un ambiente pieno zeppo di ladri e assassini. Persino il "sistema" ci ha impiegato la bellezza di sei mesi prima di scovarlo e catturarlo, il che è accaduto ieri. Naturalmente non rientrava nei loro piani un tale spreco di tempo, ma alla fine sono riusciti a scovarlo. Io stesso ho pregato affinchè quel poveretto fuggisse definitivamente da Ame, ma come poteva riuscire un bambino di 14 anni ad evadere dall'unico posto dove ha sempre vissuto?!
    La cosa più triste è che ancora Sofia vive nella speranza che suo figlio sia orma al di fuori di questo lerciume. Penso sia questo il motivo per cui quel giorno non l'ha fermato. Ti lascio solo immaginare la sofferenza di quella donna. -


    - Come mai in tutti questi anni non hanno semplicemente fatto irruzione nella 33 e rapito il bambino con la forza? -

    - Perchè Sofia con un pagamento extra ai mecenati aveva ottenuto da loro una copertura totale. Un'irruzione violenta alla 33 avrebbe fatto scattare un allarme silenzioso con cui gli Anbu sarebbero intervenuti in senso immediato. -

    - Devo dire che questi tipi sono in gamba. -

    - E' così, ma quel che è peggio però è oggi devo consegnarle questo ultimatum...-

    E venne il tempo di aprire la fantomatica lettera che a quel punto senza indugio alcuno mi porse. La adagiò nevrotico sul tavolinetto, quasi tremando di fronte alla responsabilità che il "sistema" gli aveva dato. La raccolsi e tolsi il precario sigillo che la conteneva; quindi la scartai e presi a far correre le pupille sulle righe della pergamena:

    CITAZIONE
    Evita di fare scherzi, Morrigan, perchè siamo riusciti a catturare tuo figlio. Gli hai insegnato bene come sopravvivere alle avversità, ma credevi sul serio potesse sfuggire alla vita che gli hai offerto?! Ricorda che tu sei e resterai per sempre una lurida sgualdrina, una troia partorita da Dio per farsi sventrare dietro pagamento. Nè tu nè la tua stirpe potrete mai farla in barba al sistema. Se fino ad ora ti abbiamo lasciato vivere è stato solo per farti illuderti, ma apri gli occhi: è stata una ridicola messa in scena montata appositamente per una puttana come te.
    Se vuoi che manteniamo tuo figlio in vita, dovrai rispettare delle condizioni: innanzitutto presentati domani alle ore 23.00 al vecchio porticciolo dei sobborghi con tutti i tuoi guadagni da sei mesi a questa parte; in cambio ti faremo dare un'occhiata rapida a tuo figlio. D'ora in avanti ogni 28 del mese dovrai portarci l'80% dei tuoi guadagni e ogni volta ti concederemo un'ora per stare col piccolo Joshua, al termine della quale chiaramente lo riprenderemo in custodia. Che ne dici? Un'offerta generosa direi. Non presentarti oggi e uccideremo tuo figlio. Anche un ritardo del giorno pattuito comporterà la stessa punizione. Sii coscienziosa ed evita la morte di tuo figlio.

    Il pezzo di carta planò nell'aria precipitando dolcemente al suolo. Sullo sfondo sfocato v'ero io, intento nell'aprire la porta dell'abitazione per uscirne. Marcoh prontamente raccolse la scartoffia e tonfato a terra fissò con aria preoccupata la catena di reazioni che mi mossero da lì in avanti:

    - Quei due del locale facevano parte del sistema e ce l'avevano con te non solo per la questione di Aurora, ma anche per sollecitarti a consegnare il messaggio a Sofia, vero? -


    - Cosa vorresti fare ora? Andare lì da solo a morire?! -

    - Qualcosa di simile. -

    - NO, NON DEVI! -

    - !!! -

    Riverberò la tonata del dottore nelle quattro mura. Destò non poco la mia attenzione, che subito proiettai alla sua mano redarguente protesa al soffitto. Così facendo Marcoh si rialzò fulmineamente e corse verso di me per afferrarmi dalle spalle e per scuotermi:

    - Sai perchè hanno designato proprio il porticciolo dei sobborghi come luogo d'incontro?! Prova a pensarci un attimo e lo capirai: loro si aspettavano che Sofia si presentasse lì da sola, ma che avrebbe chiesto l'intervento degli Anbu affinchè agissero nell'ombra per arrestare l'intera organizzazione e salvare suo figlio. -

    - Sì, immaginavo. E quindi? -

    - Nel controllo del "sistema" rientra non soltanto la prostituzione, ma anche la droga e il traffico delle armi di ultima generazione! Il porticciolo è il loro deposito d'armi!! Sono pronti ad affrontare un intero esercito d'Anbu, lo capisci?! Morirai di certo senza un nulla di fatto, e per cosa?! -

    Dito per dito strappai le sue mani dalle mie spalle, quasi ignorando gli avvertimenti filippici del "mecenate dei poveri". Cosa volevo dimostrare? Di essere un paladino della giustizia?! Niente affatto. Chi viveva nei sobborghi di Ame lo faceva consapevole di essere sempre nella parte del torto, a prescindere dalle circostanze o dalle scelte. La cosa non cambiava nemmeno in questa situazione dove apparentemente il male era rappresentato dal "sistema" e il bene da Sofia. Ciononostante - e credetemi - non stavo agendo nel nome di qualche concetto artificiale, li avevo ormai rimossi tutti dalla mente, bensì...

    - Per una scommessa. -

    - Una...scommessa...? Ragazzo, non so cosa Sofia ti abbia promesso, ma ti prego di pensare un momento con la tua testa: cosa se ne fa una donna di un eroe morto?! Il detto "è meglio vivere un giorno da leoni che cento da pecore" è per gli stolti! Di vita ne abbiamo una sola e sprecarla nel nome di un'idea non ha senso! Vuoi essere veramente tu quell'eroe morto?! Ti prego, rifletti! -

    - Tsk. -

    Reagii ai rimproveri, ostentando il menefreghismo di chi è sicuro di sè. Ecco quindi che mi scostai definitivamente da Marcoh e varcai la soglia dell'abitazione medievale sotto gli occhi strabuzzati della piccola Noriko...

    - Io non sono un eroe....nè un leone...nè una pecora: dov'è questo porticciolo? -

    Le ginocchia del dottore tonfarono sul pavimento, contemporaneamente si lanciò in avanti col tronco e si resse a gattoni sui palmi. Rifiutò di sollevare lo sguardo; preferì parlare come un rassegnato di guerra, senza dare gli occhi al suo interlocutore:

    - 4 km a Sud-Ovest da qui. Il complesso ha l'aspetto di un vecchio molo abbandonato... -

    - Grazie, Dottor. Marcoh. Un'ultima cosa: consegni il messaggio del "sistema" a Sofia quanto più presto possibile, ma non dica nulla del nostro incontro. -

    - Sì... -

    Terminato l'acceso dialogo, una folata di vento lasciò davanti a Marcoh la vuotezza del suo vicolo medievale.
     
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    *Tom....TOM....[...]*

    Le campane della Chiesa dei sobborghi ridondarono per undici volte, che assieme alla posizione delle grandi lancette non lasciavano spazio ad alcun dubbio.
    Erano le ore 23.00 P.M., porticciolo abbandonato di Ame.
    Un'aria ferma legiferava nell'austero silenzio, che a dire il vero sarebbe stato detronizzato dal buio se solo non vi fossero stati dei lampioni intermittenti ad impedirglielo. Il dipinto che ne veniva fuori era quindi chiaro solo a scatti: un molo spogliato delle sue barche, un deposito con un vasto tetto a cupola e un inquantificabile numero di casse appositamente coperte da dei teloni fissati a corda. "Delle valide trincee" chiunque avrebbe pensato a vederle. Il "sistema" ci aveva visto giusto e ancor di più Marcoh, il quale aveva tentato di dissuadermi con ogni mezzo.
    Dal nulla improvvisamente cessò la quiete e l'eco dei passi di una donna avanzò indisturbato verso il centro dell'area. Erano lenti, delicati, soavi...ma soprattutto adeguati per colei a cui appartenevano: Sofia Morrigan.
    Non fece nulla per nascondersi, tutt'altro: la sua silhouette, dapprima scritta nell'ombra della luce di un lampione, assunse col passare dei secondi una forma più concreta, più tridimensionale, finchè la "bambina di strada" divenne riconoscibilissima. Truccata come solo una del mestiere sa fare e agghindata con sfarzosi gioielli, rilasciò nell'aria l'ormone inebriante della perfetta cacciatrice di uomini. Poi, raggiunta la sua meta, la donna fermò l'avanzata in attesa di un evento che non tardò a presentarsi: un fanale difatti a partire dal piano più alto del deposito l'illuminò da capo a piede. Sofia vestiva un abbinamento di decoltè da sera: un abito con spacco nero come la pece ma luccicante come le stelle, e delle scarpe tacco 10 comprate per l'occasione; come accessori due pendenti uncinati e una collana di pallide perle di vetro. Tuttavia, al di là del bell'apparire, al "sistema" interessava solo un capo, quello meno in mostra: una piccola e rigonfia borsa che lasciava intendere l'ubicazione dei soldi.
    La donna, abbagliata dai fanali, potè solamente udire i numerosi "click" che serpeggiarono nel buio oltre la luce, dalla quale sperava di coprirsi col palmo della mano...


    - Accidenti, quanto sei cresciuta piccola Sofia! -

    - ... -

    Tacque Sofia nel sentire le parole provenienti da un altoparlante, collocato alla finestra dell'ultimo piano del deposito. Quelle corde vocali, così disgustose, non potevano che appartenere alla fonte di tutti i guai della donna: il boss del "sistema".

    - Non mi sembra neanche ieri quando quel babbeo di Marcoh ti presentò a noi. Ricordi? Ci raccontò di come aveva salvato da morte certa una bambina-madre e di come, forte delle sue competenze mediche, aveva fatto lo stesso con il suo bastardello. Quindi ti propose una nuova vita, un lavoro, dei grandi guadagni, una protezione perenne. Noi ti abbiamo sempre dato tutto ciò, bambina mia, e tu...come ci hai ricompensati?! Ci hai pugnalati alle spalle, fregato, derubato e uccisi nel cuore. Perchè, piccola? PERCHE'?!?! -

    - ... -

    - Credimi, Sofia: aver rapito tuo figlio ha fatto più male a noi di quanto ne abbia fatto a te. Costringere degli uomini d'onore come noi a compiere simili gesti...nei confronti di una nostra figliola! Sai cosa si prova nel far male alla famiglia?!
    Ma noi, così generosi e misericordiosi, ti offriamo un'altra possibilità: terremo tuo figlio solo come garante, non per vendetta. Te lo faremo vedere ogni volta che ci porterai il danaro. Anche ora, come promesso, ti farò vedere Joshua: guarda qui in alto! -


    - UMHP..HP...!!! -

    Il piccolo fu forzato ad affacciarsi alla finestra e compresso sul vetro, liberò solo dei mugugni e delle lacrime poichè imbavagliato. Gli occhi di Sofia non puntarono ad altro che a lui, al figlio quattordicenne che l'aveva ripudiata a tal punto da scappare di casa. Piano del "sistema" o meno, Joshua aveva scelto di sua sponte di disconoscere la madre, una pugnalata ben peggiore di qualsiasi azione della mafia. Nonostante questo però lei era lì, nella sua tenuta da battaglia e con la "cauzione" pronta per salvare chi la odiava...

    - Ora basta, hai visto abbastanza! Adesso un mio uomo verrà da te per prendere la borsa dove spero tu abbia messo il denaro. Fai un passo falso e da qui ucciderò tuo figlio. Accadrà la stessa cosa anche se dovessero intervenire i tuoi "amici della superficie". Perchè credi mi sia messo al sicuro all'ultimo piano di questo deposito abbandonato?!
    Se invece farai la brava bambina e collaborerai a dovere, non avverrà nulla di spiacevole.
    Al: prendi la borsa. Tutti gli altri nei dintorni: non distoglietele i cannoni di dosso. -


    Il manigoldo che rispondeva al nome di "Al" si avvicinò a Sofia, tenendogli puntato addosso quello che sembrava un mini-cannoncino. Che fosse una di quelle "armi di nuova generazione" descritte da Marcoh? Era costituita da un corpo di metallo, dal cui manico ricurvo il ceffo la prendeva e appoggiava il dito su una linguetta; sopra questa v'era una canna - anch'essa d'acciaio - che terminava in un'apertura circolare. Davvero uno strano oggetto, ciononostante dall'utilizzo di facile intuizione. Ad occhi e croce esercitando una minima pressione sul grilletto, una freccia o qualcosa di simile sarebbe stata catapultata al di fuori del foro. Un principio non troppo dissimile da quello di una normale balestra.
    Al strappò di dosso a Sofia la borsa, dopodichè si voltò in direzione del fanale del boss e...sparò!


    Voglio il tuo amore

    Il vetro del mini-faro scoppiò in mille pezzi, oscurando completamente la zona occupata da Sofia e dal manigoldo. Intanto il boss, leso non solo nel fisico ma pure nell'orgoglio, ruzzolò all'indietro per via della potenza dell'arma, mentre la pallottola andò a sfilare dal volto di Joshua il bavaglio. Il bambino corse alla finestra e con le lacrime in volto urlò a squarciagola:

    - MAMMA!!! -

    - Sta' un pò fermo tu!! -

    Divampò il capo dopo essersi ripreso ed averlo afferrato per i polsi. In più non impiegò molto a sostituire l'abbagliante rotto con uno funzionante...peccato che quando tentò di illuminare Sofia vide il corpo di Al a terra privo di sensi. Schizzò furibondo all'indietro!

    - Ma cosa diavolo sta succedendo?!? -

    Sudato e preoccupato, puntò la luce da un punto all'altro della mappa per intercettare la sgualdrina che a giudicare dalle urla di dolore mascoline nell'aria, stava creando uno sfacelo. "Argh!", "UHG!", "EH!!" gli uomini del boss stavano cadendo uno dopo l'altro sparando alla cieca, poichè basavano la mira sulla fioca luce intermittente dei lampioni, su ciascuno dei quali peraltro durante la sparatoria giunsero della pallottole. Laddove la luce del faro provava ad illuminare la scena seguendo le grida, trovava solo degli omoni caduti. Non v'era alcuna traccia della donna, che fulmineamente si spostava a destra e a sinistra della mappa senza farsi rintracciare.
    Scoppiò il panico all'ultimo piano del deposito, un terrore che indusse il boss a mettersi di spalle contro la finestra per aspettare Sofia, che da lì a poco a rigor di logica sarebbe dovuta apparire dalla porta del piano. Certo, la donna apparì...ma non esattamente dalla "porta"!


    *SDASSSSH!!!*



    Il tacco 10 sfondò la finestra dietro il boss del "sistema", mandando definitivamente in mille pezzi la vetrata perforata in precedenza dal proiettile di Al. La pioggia di vetro andò avanti per qualche secondo, dando la possibilità al capone di gettarsi con Joshua sottobraccio verso l'ingresso effettivo del piano. Da questi rumorosamente entrò in fin di vita l'ultimo dei criminali rimasti. Precipitò sfinito sul pavimento acuminato, facendo scivolare il suo cannone ai piedi di Sofia, ma riuscì comunque ad avvertire in tempo il leader della brigata:

    - Capo....anf....non...anf...guardarla negli occhi...! -

    - Cosa?! Quali occh..?! -

    ZM2X9



    Non ebbe il tempo sufficiente a terminare la frase, che come vide le pupille rosse a motivi neri della donna, distolse immediatamente lo sguardo da lei per stringere il collo di Joshua e minacciarne l'incolumità con un coltello puntato al cuore...

    - Tu...maledetta!! Che razza di mostro sei?! -

     
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    ??

    - M-mamma... -

    - Ciao, Joshua. -

    Rispose la donna con alle spalle il chiarore della luna, la cui luce veniva riflessa sui centinaia di frammenti di vetro sparsi sul pavimento. La scena che si sviluppò in seguito alienò completamente la presenza del mafioso, che ascoltò il melodramma nel silenzio più assoluto (probabilmente per pensare ad un piano di riserva).

    - Dimmi...è...E' QUESTA LA VITA CON CUI ABBIAMO CAMPATO SINO AD OGGI?!?! -

    - ... -

    - Tu...TU SEI SOLO UNA PUTTANA, MAMMA, UNA DELLE TANTE CHE FA FARE SOLDI A QUESTI DANNATI STRONZI!!! TE NE RENDI CONTO?!?! -

    - ... -

    - *sigh*....quanti anni....*sigh*...quanti anni di menzogne e di risse con coloro che dicevano di averti vista mendicare clienti! E io...IO TI HO SEMPRE DIFESA, CAZZO, PRENDENDO QUELLE DANNATE STORIE COME CALUNNIOSE DIFFAMAZIONI!!! E invece....erano vere...dalla prima all'ultima. "La piccola Sofia", "la Prima dell'Eros"...."la troia della 33"...quanti altri nomi ti hanno dato?!?! AVRESTI POTUTO CERCARTI UN ALTRO LAVORO, UNO ONESTO MAGARI, ANZICHE' DARE SOLDI A QUESTI BASTARDI!!! -

    - ... -

    - Ma la verità è che a te piace svendere il tuo corpo per 20 monete di bronzo...DICO BENE?!?! -

    Strillò ansimando e piangendo il piccolo Joshua, parlando dalla parte di chi non capisce nulla della prostituzione. Se solo quel bambino avesse saputo le verità di questo mestiere, la sofferenza, le sconfitte e le perdite in termini umani...!
    La donna continuava a fissarlo imperterrita, al pari di un mero strumento immobile, quasi con la stessa funzione di un microfono o di un registratore biologicamente vivo e creato unicamente per incassare ogni duro colpo della vita. Ma la verità era un'altra...


    - E quel giorno non tentasti nemmeno di fermarmi....non mi mollasti alcuno schiaffo. La verità è che io sono sempre stato un peso per te, vero mamma? Se solo io non ci fossi stato avresti vissuto senza la responsabilità di una bocca da sfamare. Sono sicuro che hai dannato il giorno in cui sono venuto al mondo. Adesso quindi ti domando perchè...*sigh*...PERCHE' SEI VENUTA A SALVARMI?!?! NON TI E' MAI IMPORTATO NULLA DI ME, VERO?! SONO SEMPRE STATO UN FARDELLO INDICIBILE PER TE!! -

    - .... -

    - Già..."chi tace acconsente" si dice. Vattene via, mamma...VATTENE VIA, NON VOGLIO ESSERE SALVATO DA UNA PUTTANA COME TE. Io...IO TI ODIO!!!! *sigh* -

    La nota dissonante dell'orchestra straziò l'intera opera, volta al bene dell'unico spettatore: Joshua. Il bambino pianse a dirotto nello scoccare quel dardo, ma lo fece e se ne doveva assumere le responsabilità. La donna tuttavia non si lasciò sfuggire alcuna reazione sentimentale, al contrario si mostrò fredda e distaccata come se gli importasse poco e nulla. Possibile che infondo il moccioso ci avesse preso nel dire che alla madre non importava nulla di lui? In tal caso per quale motivo rischiare la vita per venire a salvarlo? A quest'ultima domanda nemmeno Joshua sapeva come comportarsi, motivo per cui rimise all'istinto e al dolore le più naturali delle reazioni: l'infamia e l'odio. Poi però una goccia di rugiada riecheggiò lontana dal trio degli attori, un insolito stratagemma per annunciare la presenza di un nuovo personaggio in scena...

    - Hai sentito tutto, vero, Sofia? -

    Disse la donna lasciando paonazzi in volto i presenti. Si era rivolta a chissà chi utilizzando il nome con cui era pubblicamente nota. Pazzia? Follia? O illusione?
    Da lì a poco venne fuori dalla porta la vera Sofia, di cui avevo assunto la forma con la tecnica della trasformazione. Quando entrò in scena, il boss strabuzzò incredulo gli occhi e si mise immediatamente all'angolo per tentare di mantenere il sangue freddo e, a detta sua, il "coltello dalla parte del manico".


    - Dalla prima all'ultima parola. -

    Si annunciò la Prima dell'Eros col cuore alla mano e con gli occhi irritati per il pianto. Percepivo il suo intenso respiro per evitare di perdere i sensi; notavo come trattenesse a fatica le lacrime, ma lo faceva...perchè era Sofia Morrigan.
    Disarmata e ferita nell'animo, tuttavia non diede sazio alla vita ed accedette ugualmente al piano, armata solo del suo personale "riscatto"...


    - EHI, MA CHE SCHERZI SONO QUESTI?! PERCHE' CE NE SONO DUE?! -

    - Johnny...lascialo andare... -

    - COSA?! MA SEI IMPAZZITA?! Che qualcuno mi spieghi cosa sta succendo qui!!! O ammazzerò il bambino! -

    Minacciò sulla difensiva il boss, vedendosi ormai alle strette. Soffocò Joshua a tal punto da impedirgli di emettere qualunque suono dalla bocca, eccetto i gemiti di sofferenza si intende.

    - Sono io la vera Sofia. Johnny, te ne prego, sono venuta qui per proporti uno scambio: oltre a darti i miei guadagni - come richiesto dalla lettera - vivrò con te e sarò tua schiava per il resto della vita. Potrai sfruttarmi nel modo che più riterrai opportuno. In cambio voglio solo che tu liberi mio figlio. -

    - COSA?! UHMP..!!! -

    - Ma che stai dicendo?! -

    - ... -

    Un giustiziere sarebbe subito intervenuto per fermare quella follia. Ecco perchè io non lo feci.
    Non ero un eroe, nè mai lo sarei stato. Qualunque abuso, sfruttamento, assenza di decoro...chi ero io per oppormi alla scelta di Sofia? Era abituata a vendere il suo tempo. Oggi non avrebbe fatto altro che offrirlo tutto. Una schiavitù per una libertà. Quella donna ne aveva di coraggio per azzardare una proposta simile, o forse...sarebbe meglio parlare di amore? Beh, di qualunque cosa si trattasse, ne aveva a iosa.
    Schioccai le dita e rivelai l'inganno, la vera identità di chi da solo era riuscito a sterminare col solo uso dello Sharingan l'intero esercito del "sistema". D'altronde quale piano sarebbe stato migliore di camuffarsi dalla vittima indifesa per un assalto a sorpresa?


    - Quello che ti ho detto, Johnny: una libertà per una schiavitù. Voi forse non andate avanti a furia di scambi? Questa è la mia offerta. Giuro su Dio che se lo lascerai fuggire da questo deposito...da questa vita, io sarò tua per sempre. -

    Poi tutto tacque.

    I gave my life to you

    - AHAHAHAHAHAHAHAH!!!! QUESTA SI' CHE E' BELLA!!! AHAHAHAHAH!! -



    - Uhm..?! -

    Johnny - così come l'aveva chiamato Sofia - scoppiò in una grossa e grassa risata capace di far impazzire la puttana: le sue pupille divennero più piccole e le vene ai lati degli occhi si accentuarono più di qualunque altro dettaglio del volto. Divampò impazzita:

    - COSA VUOI DI PIU' DA ME!?!? NON TI BASTA?! VUOI I MIEI OCCHI?! LA MIA BOCCA?! IL MIO SENO...IL MIO NASO...LE MIE GAMBE?!!?! PRENDI TUTTO CIO' CHE VUOI, MA TI PREGO...*SIGH*...libera...*sigh*...libera mia figlio...*sigh*!! -

    - Pensi davvero che non sappia cos'hai in mente?! Pur ammesso che accettassi il tuo interessante scambio, cosa mi dice che poi il tuo amico si starà buono e se ne andrà per non tornare mai più?! Oltretutto guardate cosa avete combinato voi due!! I miei amati figli e fratelli sono tutti morti a causa della vostra personale crociata! E questa cosa NON L'ACCETTO!!! DOVETE PAGARE!!! -

    - No....no....ti prego...ti prego, prendi la mia vita, ma liberalo!! -

    - Niente da fare, sgualdrina della 33! Invece ho io da proporvi un bell'affare: adesso il tuo amico dai capelli neri, che a quanto pare non si può guardare negli occhi, afferrerà la pistola e ti sparerà. Io prometto che che nel frangente scosterò il coltello dal cuore di Joshua, per farti capire che sono in buona fede. Dopodichè sempre il tuo amico si suiciderà, permettendo al piccoletto di aver salva la vita e a me di prendere la borsa coi soldi. Che ne dite? Mi sembra uno scambio equo...!
    Forza, ragazzo, prendi la pistola ai tuoi piedi!! -


    - No...come posso chiederti di fare questo?! -

    Si rivolse a me Sofia con gli occhi umidi di lacrime, ma quando lo fece notò come io avessi già il cannone in mano pronto per sparare...

    - Joshua, smetti di frignare per un attimo e ascoltami.
    Nella vita arriva sempre il giorno per un uomo di assumersi la responsabilità delle sue parole e delle sue scelte. Oggi è il tuo. Ora come ora potrei rispettare la volontà di tua madre e accettare di morire con lei per sperare che il nostro amicone ti lasci dopo libero...oppure sparare a te e fare in modo che il proiettile ti trapassi il corpo per colpire la fonte di tutti i vostri guai. C'è il rischio che tu muoia, ma l'unica alternativa è che sarà Sofia a farlo al posto tuo. Poc'anzi hai detto che odi tua madre, quindi questo è quanto: hai cinque secondi per scegliere tu stesso a chi io debba sparare. A tempo esaurito, se non ti sarai espresso, sarà una monetina a decidere. Testa: tu vinci, noi perdiamo. -


    Appreso l'uso generale della pistola, pressai il pulsante sul lato dell'impugnatura per far cadere il caricatore coi proiettili.

    - 5... -

    Ne raccolsi solo uno da terra e caricai il colpo in canna, nell'attesa di una qualche parola di Joshua. Di tanto in tanto gli gettavo uno sguardo per captarne le reazioni, ma lui nulla: continuava a lacrimare come un condannato a morte.

    - 4... -

    Giunse il tempo di cominciare a prendere la monetina dalla tasca...


    - 3... -

    Ancora nessuna risposta. Sofia, collassata sulle ginocchia sul vetro, ascoltava il vuoto del silenzio, inerme davanti alla casualità del destino. In cuor suo sperava che su ambedue le facce della moneta fosse disegnata una testa, ma sfortunatamente per lei, stavolta non ci sarebbero stati nè inganni nè vie di fuga...

    - 2... -

    Disilluso, adagiai la monetina sul pollice per usarlo come catapulta assieme all'indice. Johnny - anch'egli in tensione per aver udito le mie parole - teneva basso il tremante capo, nella stessa speranza di Sofia.

    - 1. Essere un quattordicenne non ti da il diritto di non prendere una decisione importante. Tienilo presente. -

    Quindi era questa la sua scelta: essere un vile, un vigliacco incapace di prendere una decisione tanto nel bene quanto nel male. Infatti se davvero avesse odiato la madre non avrebbe esitato a dirmi di spararci, e invece non l'aveva fatto. Al contempo però non sapeva se l'amava abbastanza da rinunciare alla sua incolumità per lei. Poco male: sarebbe stato il fato a stabilire l'epilogo di quella storia. O forse no...?

    - 0. Tempo scaduto. -

    Lanciai alta la monetina affinchè tutti i presenti potessero ammirarne le due facce vorticare e darsi il cambio senza interruzione. Non v'erano trucchi, solo possibilità. Testa: io e Sofia saremmo morti nella speranza che Joshua si sarebbe salvato. Croce: avrei sparato a quest'ultimo per uccidere Johnny, ma così facendo anche il moccioso avrebbe rischiato di perdere la vita.
    Con ciascuno dei nostri volti come sfondo, l'oggetto delle probabilità cominciò la discesa, toccò terra e prese a vibrare prima di rivelare l'esito del lancio, ma poco prima che si fermasse:


    - SALVA LA MAMMA!!!!! TI PREGO!!! -



    Straziò Joshua, col poco fiato in gola rimastogli in seguito alla presa del boss. Calpestai quindi la moneta e puntai il cannone su Joshua...subito dopo su Sofia.

    - Congratulazioni, Joshua: sei un vero uomo. -

    *BAAAAAANG!!!*

     
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    Il tamburo della rivoltella scoppiò e in un lampo il proietto venne cacciato via dalla canna fumante. Travolse a rallentatore lo spazio che divideva me dalla puttana, lasciando intendere chi di fatto sarebbe crepato nella sparatoia.
    Gli occhi dei presenti, fuorchè quelli di Johnny, seguirono metro dopo metro la traiettoria della pallottola, fino a che un orribile odore di carne bruciata e un gemito femminile violentarono l'atmosfera. Nello stesso istante Sofia stramazzò all'indietro e un grosso pezzo di vetrata adagiato lì vicino s'infranse per via dell'inarrestabilità dell'arma da fuoco. Cento schegge trasparenti volarono da tutte le parti, investendo Joshua e lo stesso boss mafioso, il quale se la cavò con appena un taglietto sulla mano che stringeva il pugnale. In quel frangente il suo sguardo andò a incrociarsi con uno dei quei vetri riflettenti e una fioca luce rossastra lo abbagliò, senza un nulla di fatto. Aveva ottenuto ciò che voleva, giacchè la Prima dell'Eros adesso giaceva inerme al suolo, grondante di sangue dalle labbra.
    Johnny non credeva ai suoi occhi: avevo davvero sparato su Sofia, andando contro la parola data a Joshua, che atterrito dalla visione della madre, strizzò le palpebre e digrignò i denti in un impeto di frustrazione.


    - Jo...shua...! -

    Tese le falangi al figlioletto, pronunciando per l'ultima volta il suo nome strozzato. A seguire spostai il cannone sulla testa del ciccione, che, nonostante tenesse basso il profilo, capì di essere nel mirino dalle ombre proiettate sul pavimento dalla luna.
    Raccolsi dunque da terra una nuova pallottola e regolai il grilletto per il secondo colpo, che fu subito in canna. Che gioco stavo facendo? Quel che era certo è che Johnny s'irrigidì di botto e sudò freddo come solo Dio sa. Gli tremava inconsultamente la mano, la stessa ricoperta di sangue e armata di coltello che la pioggia di vetro aveva ferito. La balbuzia venne da sè:


    - E-ehi, r-ragazzo, n-non scher-scherziamo! Hai f-forse di-dimenticato in c-che situazione t-ti trovi?! Ricorda c-chi ha il c-coltello dalla parte del manico! -

    - Sentiamo un pò: dammi un motivo valido per cui non dovrei spararti. -

    - C-come? Vuoi un m-motivo?! Senti un pò: ma hai visto chi tengo sotto braccio o devo forse ricordartelo?! -

    Inveì il mafioso sfoggiando un mezzo sorriso preoccupato e al contempo sicuro per il capro espiatorio. Il sudore era degenerato a tal punto da gocciolargli letteralmente dalla fronte e dal naso, ma come biasimarlo del resto? Sofia intanto continuava a restare a terra e a perdere sangue sotto gli occhi insofferenti del moccioso, convinto di aver perso chi tanto l'aveva amato.
    Però, sebbene la situazione sembrasse delle peggiori, cominciai a calpestare il terreno in direzione del mafioso, che a quel punto non sapeva più se uccidere il bersaglio o gettarmelo addosso nel tentativo di fuggire. Peccato solo che quel ferro rovente puntato alla fronte gli impediva di essere lucido e di prendere una decisione. Temporeggiare gli si prospettò come la migliore delle scelte...


    - Aspetta, aspetta! R-ragiona un a-attimino! Le hai già strappato la madre. V-vuoi veramente togliergli pure la v-vita? EH?! -

    - Arrenditi, Johnny. Qualunque passo oserai fare, io non esiterò a premere il grilletto. Ingegnose queste armi, ma sono troppo pericolose per essere messe in commercio. Ti ucciderò e farò in modo che questi ferri ardano nel fuoco. -

    - AH, SI'?!?! BENE: ALLORA FARO' IN MODO DI PORTARMI QUESTO MOCCIOSO NELLA TOMBA!!! AAAAAAAAAH!!!! -

    Le pupille del losco in preda a un fortissimo attacco di panico s'iniettarono di sangue e sputando saliva nell'esordire l'ultima minaccia, Johnny mandò l'impulso al cervello necessario a muovere il polso insanguinato per affondare la lama nel ventre del bambino...

    *UHMPPT...UHMPPPT!!*

    - CREPA, BASTARDO DI SOFIA!!! -


    - ... -

    Casanova

    - ...Uhm?!?! Perchè...?! -

    Non avrebbe dovuto avere scrupoli nell'assassinare il piccolo Joshua, ma allora...perchè aveva gelato l'avanzata dell'arma giusto prima che gli trafiggesse il corpo? Che c'avesse in quel frangente riflettuto sopra e cambiato idea? Mannò, se così fosse stato a quell'ora un senso di smarrimento e di terrore non gli avrebbe attanagliato l'anima, così come accadde. V'era una spiegazione ben più spaventosa dietro....

    - Perchè il coltello non affonda nelle sue carni?! Sono...sono bloccato da...da cavi?! -

    Ma persino il bastardello da quella posizione ravvicinata non notava nessun impedimento fisico che l'avesse salvato da morte certa. Qual era la spiegazione? Un Genjutsu? Ma come, se Johnny s'era premurato dall'inizio alla fine di evitare il contatto visivo dietro consiglio dello scagnozzo?!
    Con la certezza di aver vinto dipinta sul volto, mi godetti un'avanzata lenta e fiera in direzione del mafioso, per apprestarmi a spiegare il motivo di quell'inagibilità forzata. Contemporaneamente Sofia riaprì gli occhi sbarrati e premendosi il fianco colpito dalla pallottola, cercò di sollevarsi il busto e reggersi sulla coscia. Non era morta?!


    - ...coff coff...cosa succede..coff? -

    - No...no...non posso crederci: come hai fatto, dannato?! Quando hai piazzato tutti questi cavi che ora mi impediscono qualunque movimento, anche solo della mano?! -

    - Coff...coff...ma di che vai parlando..coff coff....Johnny? -

    - Non ho mai piazzato alcuna trappola. E' la prima volta che vedo questo acerbo e logoro deposito. -

    - Impossibile!! Come spieghi tutto questo allora?! -

    Replicò il vile, agitando le articolazione come se una voluminosa matassa di fili ne impedisse la corretta attività motoria dei muscoli. Però Joshua e Sofia non avevano mentito: nessuna causa reale impediva a Johnny di portare a termine la sua vendetta. Fui lieto di esporgli com'erano realmente andate le cose.

    - Un Genjutsu visivo. -

    - No, menti!! Io non ti ho mai guardato negli occhi, anzi! Dopo ciò che hai combinato là fuori, ho subito intuito che ti fossi servito di qualche trucchetto. Le parole di Jack me ne hanno dato la prova: tu sei in grado di lanciare arti illusorie oculari! Ecco perchè ho sempre evitato il contatto dei nostri sguardi! Così come sto facendo anche ora! -

    - Hai ragione, i nostri sguardi non si sono mai incrociati...o almeno non direttamente. -

    - E allora...?! -

    - Malgrado ciò... -

    CITAZIONE

    - SALVA LA MAMMA!!!!! TI PREGO!!! -


    - ...quando ho sparato a Sofia, ho volutamente mirato al suo fianco, cosicchè la pallottola la ferisse superficialmente. Ma c'è dell'altro: io non ho mai sfondato la finestra per prenderti di sorpresa, al contrario pensavo che qui dentro avessi concentrato il massimo delle tue forze, timore a quanto pare infondato data la situazione attuale. Se così però fosse stato, avrei sfruttato il riflesso dei vetri in combinazione con i fasci lunari per imprigionare nei Genjutsu quanti più uomini possibili contemporaneamente. -

    - Non vorrai dirmi che...?! -

    - Il bersaglio dello sparo non era Sofia, bensì il massiccio frammento di vetrata alle sue spalle, che all'impatto col proiettile si è scisso in un ingente quantitativo di vetri riflettenti, molti dei quali sono schizzati verso di te. -

    - Allora...quello di poco fa... -

    La sua mente lo costrinse a ricordare l'insolito abbaglio rosso, al di là del quale, sulla trasparenza del vetro v'era stampata l'immagine del mio Sharingan riflesso! Johnny aveva perduto la partita a partire da quel momento...

    - ...ecco perchè sei capace di simili mostruosità. Tu...t-tu discendi dal clan U-Uchiha. Ma non si era estinto?! -

    - Ha davvero importanza? Ritengo che in punto di morte dovrebbero essere altri pensieri o rimpianti a riempirti la bocca di parole. Affinchè non potessi far nulla ti ho intrappolato nell'illusione di mille cavi d'acciaio, tutti pronti a stringersi sui tuoi muscoli. Se non ti ho ancora annichilito psicologicamente è per darti la possibilità di spendere bene i tuoi ultimi istanti. Personalmente dubito tu ne sia capace, ciononostante se vuoi dire qualcosa a Sofia, la donna che hai perseguitato fino allo sfinimento, adesso è il momento giusto. -

    Nel dirglielo gli piazzai la canna della pistola alla fronte e gli strappai dalle manacce un Joshua pentito di aver trafitto il cuore della madre con parole ben più affilate del coltello di Johnny. Quindi in un istinto bestiale si precipitò ad abbracciare Sofia, che ancora fissava imperterrita la nemmeno più sperata conclusione degli eventi. L'eliminazione del "sistema" infatti non soltanto le aveva restituito il figlio, ma l'aveva anche liberata dalla persecuzione che andava avanti da quattordici lunghissimi anni. Rinunciò alle parole pur di concentrare le sue emozioni sull'abbraccio di Joshua. Non sentiva nemmeno più quella ferita che per salvarla le avevo dovuto infliggere.

    - Tutto questo è assurdo. Una puttana e il suo amante che annientano un'organizzazione tanto potente e sedimentata come il "sistema". Come...com'è stato possibile?! E tu...moccioso arrogante...perchè ti sei tanto interessato di Sofia?! Perchè questa inarrestabile voglia di aiutare una prostituta?! Non mi rispondere con perifrasi e congetture sulla "giustizia" da lieto fine, perchè scoppierei a ridere..! -

    - Niente di così banale o scontato. Si è sempre trattata di una scommessa. E l'ho vinta. -

    - Una...scomme...!!!?! -

    *BANG!*


    Sparai con l'ultima pallottola armata.
    Cosa accadde dopo? E' più prosa che poesia: Marcoh accorse al deposito col seguito delle prostitute e degli sfruttati dal "sistema", che in quel giorno avevano deciso di aiutare Sofia e di prendere il coraggio di insorgere. Loro malgrado (o fortuna, dipende da come la si vede) dovettero mollare torce e forconi nel vederci uscire illesi. Beh, più o meno se contiamo la fiacca Prima dell'Eros, trasportata sulla schiena dal premuroso figlioletto.
    La abbracciarono e la baciarono da capo a piede, curandosi di darle i primi soccorsi. Fu il fantomatico dottore a prestarglieli, cucendogli lo squarcio con ago e filo e occupandosi di fasciare il ventre della donna. Anche Joshua ebbe la sua parte, percependo baci e moine dalle "bambine di strada" - come le chiamava Marcoh. A giudicare dall'aspetto definirle con quel nomignolo non era poi tanto sbagliato: le età più dirompenti cominciavano dai 15 per sfociare nei 30. Sorvolando su simili dettagli, la battaglia di Sofia aveva procurato una conquista molto importante, che la felicità del momento oscurò: la libertà dal "sistema" anche delle restanti succubi. Nessuno si sarebbe più dovuto sottomettere alle catene imposte da quegli immondi sfruttatori; nessuno più avrebbe dovuto spacciare, donarsi in pegno, trafficare armi per conto loro. Ciascuno dei presenti d'ora in avanti avrebbe vissuto secondo se stesso, lontano dalle imposizioni di terzi. Avrebbero scelto per conto proprio la via da inseguire, fosse stata essa giusta o sbagliata, platonicamente parlando.
    In quanto a me assaporai la gioia e la festività dei ribelli nell'assoluta mancanza di phatos, mentre davo fuoco al deposito e alle ultime armi del "sistema". D'altronde per me...era una scommessa. O no?


    CITAZIONE
    - Sofia Morrigan, "la puttana della 33". Chi l'avrebbe mai detto che le prostitute avessero dei sentimenti inerenti all'amore verso qualcuno? -

    - Come darti torto? Anch'io pensavo che fossimo delle vuote bambole schiave dell'eros, ormai private di qualunque lacrima di gioia o di dolore. -

    - Oserei definirlo un traguardo, se soltanto non mi avessi abbattuto ogni perno portante. Vedere una donna così orgogliosa come te frignare alla stregua di una mocciosa...brrr...fa il suo effetto! -

    - Che vuoi farci, Sefiro, "ad ognuno il suo", così come disse qualcuno. -

    - Come? Niente più "bimbo" o "bambino mio"? -

    - No, non serve più quel vezzeggiativo. -

    - E' stato lo Spirito Santo a illuminarti in tal senso? -

    - Nulla di tanto trascendente. Mi sono resa conto che i bambini crescono più velocemente degli adulti. Dopo ciò che hai fatto per noi sarebbe stupido chiamarti ancora a quel modo. -

    - Cosa farai da qui in poi? -

    - Volevo parlati esattamente di questo. Io e Joshua abbiamo deciso di tornare ad Occidente, nella mia terra natale. Basta con la prostituzione e la vita di sopravvivenza. Tra le mie aspettative c'è la presa legittima del trono e la creazione di un nuovo stato autarchico fondato sui princìpi relativisti. L'idea originale era quella di proporre un'anarchia basata sul nichilismo attivo, ma dubito che il Caos possa seriamente essere la risposta di Dio. Per quanto i sistemi artificiali siano fallaci e impossibili da giudicare proprio per via della loro artificialità, sono quantomeno applicabili senza che la gente si uccida a vicenda. Chissà, Marcoh e il sistema potranno pure avere ragione sul modello Darwiniano applicato al sociale e alla politica, ma infondo solo Dio conosce la verità e finchè non scenderà in terra saremo liberi di giocarci il libero arbitrio nel modo che più ci piace.
    A detta di Johnny e di Marcoh sono riuscita negli anni a ribaltare la mia situazione da dominata a dominatrice, ecco perchè voglio applicare al giudizio collettivo questa mia capacità. Chissà se ce la farò. -


    - Non condivido il tuo pensiero, ma ritengo che le infamate voci su Sofia Morrigan cambieranno conseguentemente alle tue scelte. -

    - E' quello che spero. -

    - Farò tesoro delle tue apologie e le tramanderò ai posteri, con tanto di domande e risposte allegate.
    Che altro dirti se non augurarti "buona fortuna"? Per il resto, è giunto il tempo di salutarci. -


    - Aspetta un secondo. Non dimentichi forse qualcosa? -

    - Uhm...?! -

    - Prova un attimino a grattarti quell'audace testolina e lo capirai. Ti dice nulla la parola "scommessa"?? -

    - Oh, già, la scommessa. -

    - Ho detto di voler darci un taglio con la prostituzione, ma non dimenticare che sono una donna orgogliosa che tiene sempre fede alla parola data. E se non erro tu hai vinto la scommessa, o sbaglio? -

    - Così credevo, eppure ho avuto di che ricredermi nel guardare l'ora. La scommessa ha avuto luogo ieri alle ore 7.00 A.M. e i termini di quest'ultima includevano un tempo massimo di 24 ore. Di fatto il decesso di Johnny è stimato per le 6.40, ma l'intera vicenda - deposito bruciato incluso - si è conclusa alle 7.26 A.M. In breve ho sforato di 26 minuti. Oh beh, nella vita si vince e si perde, cosa vuoi farci?! -

    - PffffFFFFF...AHAHAHAHAHAHAH!! Eh sì, direi che una scommessa è una scommessa. Accetta da uomo la sconfitta e vattene via con la coda tra le gambe! Aahahaha!!! -

    - Lo so, lo so. Non c'è bisogno di aggiungere altro. Me ne vado, me ne vado. -

    - Sefiro... -

    - Che altro c'è ora? -

    - Cosa risponderesti se ti proponessi di venire con me ad Occidente e di diventare il padre di Joshua....? Saprei amarti, davvero. -

    - No, grazie. Devo declinare l'offerta. -

    - Ma...perchè sei così precipitoso?! E' perchè sono stata una prostituta? -

    - No, nulla di tutto questo. E' colpa di questa dannata sfortuna che mi perseguita fin da ieri. Ho lanciato una monetina in previsione della tua proposta e guarda qui: è uscita croce! -

    - PFFFFF...AHAHAHAH! Va bene, va bene, ho capito. Lascia almeno che completi la tua indagine su Sofia Morrigan. Sai, ho pensato e ripensato a una definizione esaudiente di "prostituzione", ma il massimo che ne ho ricavato è questa poesia. Ecco, prendila pure. Veritiera, non veritiera...non saprei cosa dirti, ma è ciò che più spontaneo io sia riuscita a scrivere. -

    - Te ne sono grato, Sofia. Chissà se la nostra storia finisce qui o continuerà. Chissà-

    - Grazie di tutto, Sefiro. Ti auguro tutta la felicità del mondo - se ci credi. -

    - Bye. -

    CITAZIONE
    E' come un triste e fugace gioco
    delle parti la cui maschile si impegna ad amare
    una donna che a sua volta finge delicatezza e
    libidine nei confronti del primo
    in cambio di danaro. E le labbra
    s'intrecciano, e le dita
    si stringono vigorosamente, ciascheduna
    alla ricerca di reciproco conforto, senza
    che vi sia nulla a cui realmente aggrapparsi.
    E' solo un triste e fugace gioco
    delle parti dove l'uno soffre più dell'altra.

    con affetto
    Sofia Morrigan




    Edited by Zérø - 28/8/2012, 13:04
     
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    Siccome queste due quest vanno a rompere i maroni nell'ambito mukenin, in teoria dovrei prendere per entrambe un minimo di Taglia, anche se non ricordo a quanto ammonta. Siete d'accordo oppure no?
     
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    In qualche modo dovrò pure avanzare, no? :asd: Aggiungo 200 + 200 ryo.
     
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