Testimonianze di Hi Sakkaku

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    Il Diario e le Lettere di Hi Sakkaku


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    Cara Elizabeth,
    ancor oggi, che sono a capo di questa misera povertà, rifuggo me stesso dal peccato del furto*, tentando di alleviare il dolore del cuore in queste pagine candide come la tua verginità. Così fosti e così spero ancora tu sia, non diversamente da quel giorno in cui palpitante del desio di te, ti omaggiai di quell'invito. Tutto brio e in fermento - ma invero rosso come i pomidori - trovai in me medesimo il coraggio di ringraziarti per come mi allevasti*. Io, 'sì povero e sincero, ben poco avevo da spartire con voi altri dell'alto borgo*, le cui bravure dissonanti dalle mie, vi facevano primi tra i cittadini e forse anche tra le armate di quel posto ove le nuvole son di casa*. Ma tremante te la porsi egualmente, incurante dei risparmi miei, fin troppo scarsi per tener fede alla parola data: regalarti un'uscita regale degna di una principessa qual'eri e quale sicuramente ancor oggi sarai.
    Dunque, dalla vergogna dilaniato e logorato dentro, scelsi di macchiarmi della colpa più triste: rubare per dar pago agli occhi e alla bocca tuoi.
    Mai e poi mai poserai sguardo su queste righe, mai e poi mai sbusterai un mio messaggio*, giacchè dietro questa barriera - che è il tempo e il luogo - immagino già in mente con quale cruenza appallottoleresti le mie memorie e confessioni, facendo monnezza del tuo Hi.
    Ma io devo e voglio gridarlo ugualmente alla mia coscienza, cosicchè almeno questa, corrotta e deformata sino al midollo, cerchi di capire con quale malinconica angoscia accettai di andare contro la legge di natura: sottrarre beni al prossimo. Tremo al sol pensiero dell'inferno, nè mi faccio scrupolo a denudarmi di fronte alla sorte che tanto perseguita le mie notti, sino a strapparmi le carni dalle ossa e ripetere la cosa ancora, e ancora.
    Nudo e spoglio chiedo pertanto perdono a te, a quelli dei quali beni feci preda e anche al sommo Juan, Kage buono e misericordioso*, che tanto prestò orecchio alle suppliche di un povero padre reo solo di aver cresciuto un ladro. Echeggiano ancora li suoi pianti nella notte, così sacrificati per il bene di colui che tradì lui e la sua pover' donna. A te, padre, non domando perdono, ma solo comprensione, la stessa che in giovinezza spinse sicuramente anche te a compiere quelle 12* per ottenere il cuore della bella che in grembo mi ospitò per nove mesi.
    Ora, che l'esilio è terminato, mi sento doveroso di tornare a casa, ma osservo con rammarico quanto questo popolo 'sì prosciugato richieda l'intervento di uno che come lui annaspò nel fango e sudò sangue per la mera sopravvivenza. Non tengo per la mente la presunzione di espiare il peccato che da quel giorno mi accompagna, ma dar sollievo alle pene di questi è un fardello che accetto con umiltà.
    Ingenua e pura come sei, Elizabeth dei miei occhi, ti chiederai perchè proprio ora un alfabeta come me si metta a scrivere, e una risposta io ce l'ho: temo per il peggio, giacchè una di quelle tante* è al contempo tra quelle la sola che non porta firma. Vagamente richiede un mio intervento, in solitaria. Chi mai sarà costui o costei, che tanto si premura di richiedere la mia sola presenza? Potrebbe trattarsi di un giuoco? O qualcosa di più?


    Nella speranza che un giorno sia di nuovo tuo,
    Hi Sakkaku.

    Delle note per comprendere a pieno la lettera:

    * Hi Sakkaku fu esiliato da Kumo per aver rubato tre polli da un pollaio. Povero com'era gli sembrò l'unica soluzione possibile per potere pagare la cena a Elizabeth

    * Si riferisce all'addestramento ninja che Elizabeth gli impartì per sottrarlo alla vita dei campi e offrirgli nuovi orizzonti

    * Sakkaku, anonimo tra i ceti più bassi (figlio di contadini), guardava con ammirazione i ricchi figli dei borghesi, che potevano permettersi di andare all'accademia ninja e divenire "qualcuno"

    * Chiaro riferimento a Kumo

    * Queste lettere Sakkaku non ha intenzione di spedirle a Kumo, perchè teme il rancore della sua amata

    * All'epoca Juan era il Kage di Kumo

    * Sakkaku qui paragona le fatiche di conquistare il cuore di una donna a quelle mitiche di Ercole

    * Con "tante" si riferisce alle innumerevoli lettere che in quanto Kage è ogni giorno costretto a leggere. Solitamente portano tutte la firma ed è per questo che ricevere una richiesta anonima lo rende tanto nervoso, specialmente per il contenuto del messaggio


    Edited by Zérø - 26/6/2012, 13:15
     
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    Alla mia bella, Elizabeth Taylor.
    Mia cara, mia dolce, perdona il tratto nevrotico e la calligrafia sbavata, ma ahimè, è colpa della mano che non smette di tremare. Orsù dunque verrò al punto, senza perdermi nei tuoi occhi come nella prima*: temo per la mia incolumità e ancor più per quella del mio popolo. Sono stato protagonista di qualcosa di inquietante e nondimeno irripetibile, da cui or ora son uscito. Ricordi di cosa scrissi? Parlo esattamente dell'anomina*, che mi fece subito imbracare e partire per dei confini ignoti. Non domandarmi dove, non domandarmi quando: nessun dettaglio è più impresso nelle mie memorie ormai, e persino quella richiesta cartacea pare essere scomparsa. L'ho cercata da forsennato, ma tra le tante, niente.
    Ma ora, per favore, permettimi di farti partecipe dell'esperienza da me vissuta.
    Sacco in spalla, come solo un capo umile quale io posso essere e sono, decisi di avventurarmi per quest'ove arcano, i cui rami degli alberi parevano prolungamenti di mostruose mani e le radici orripilanti tentacoli uncinati, messì lì per spogliare delle membra i passanti. Non ricordo se con fierezza o pavidità l'attraversai, ma una cosa è certa: dal nulla - e non ricordo come - finii in un granaio, logoro e disastrato, circondato da rovi, travi fuor asse e polveri di vari generi. Vedevo l'oscuro tutt'intondo, intermittente al vociferare dei lampi. Perchè sì, gli dei quella notte vollero farci dono dei loro liquidi*. Quindi pioveva. Quindi tonava.
    Poi una voce, candida e soave come poche, null'altro. Ammaliato da cotanta beltà, prestai ascolto al richiamo della sirena, le cui parole mi sfuggono e i cui tratti ugualmente vengono meno alle mie esperienze. Così come una melodia profonda non necessita di frasi auliche, non diversamente sorvolai al significato di quel canto, 'sì simile allo stesso delle creature ornitiche* di cui sopra. Cosa poi? Occhi flebili, ma profondi, e infine questa lettera a te.
    Postumo del piacevole trauma, scrivo questo messaggio, l'ultimo a parer mio che dimostra la mia sanità mentale. Tremo, o dolce; soffro, o bella, giacchè consapevole di stare perdendo il senno. Non so spiegarlo, amor mio, ma non trovo difficoltà a fare capire la causa: così come in ospedale un condannato a morte sa qual'è l'infausto giorno*, alla stessa stregua son io, che gusto nell'aria l'odore della fine. Quindi, graziosa, ho deciso di imprimere nel sangue* gli ultimi barlumi d'audacia - e forse questo è il primo sintomo della rovina - per spedire quella* e quest'altra a Kumo, a te, affinchè io possa impaginare le mie ferite dell'anima, la tristezza di un uomo.
    Allego quindi al messaggio quanto ti appartiene, il mio cuore, e ti restituisco quanto mi desti in giovinezza: questo carillon. Abbi cura di entrambi, perchè sono sempre stati di tuo possesso.

    Con senno,
    Hi Sakkaku.

    P.S. "Dove le Foglie non bruciano più per il Vento". Non so cosa voglia dire, ma ricordo di averlo letto in quel granaio. So che i rebus son di tuoi gradimento. Ti omaggio di questo, nella speranza di poter essere salvato.

    Delle note per comprendere a pieno la lettera:

    * Sta per "prima lettera"

    * Sempre riferendosi alla prima lettera, l'anonima

    * Perifrasi che sta ad indicare una forte precipitazione

    * Con "creature ornitiche" Sakkaku fa riferimento alle sirene. Anticamente infatti il termine soleva rappresentare non le consuetudinarie fanciulle mezze donne e mezze pesce, bensì quelle mezze donne e mezze uccello

    * In qualche modo un uomo in ospedale di caduche condizioni riconosce il giorno in cui è chiamato a morire

    * Sakkaku ha scritto questa lettera col suo sangue, forandosi l'indice con uno spillo. Si presume sia l'inizio dell'insanità mentale

    * Altro pronome dimostrativo per indicare la prima lettera anonima

     
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    A Juan Kage da Tristania.
    I Tempi son maturi.
    Eremita del tuo essere, Hi Sakkaku ha ricevuto la lettera anonima che solitario l'ha condotto da me, la sua Elizabeth. Crede ancora ch'io sia a Kumo, lì, di fianco a te a conversare del più e del meno della filosofia. Ricordi di quei nostri salotti? Di quei sogni naturali* che ci muovevano verso il compimento della nostra realizzazione? Ci impiegheremo cinque lunghi anni per creare le circostanze necessarie, ma credo che nessuno a parte te e Hi sarà realmente un mio alleato. E' naturale. Se così non fosse gli oltre-uomini dei nostri discorsi non sarebbero più "oltre" ma solo "uomini".
    Ti avevo promesso di rivelarti perchè quel giorno spinsi proprio Hi ad innamorarsi di me, ed oggi ho intenzione di mantener fede alla parola data. Giunsi a Kumo dallo svezzamento di mia madre Sankarea* con in mente i passi della nuova storia. Ma avevo bisogno di alleati, di esseri che con me avrebbero condiviso anima e corpo. Fui attratta alla Nuvola da un Chakra fuori dal comune. Lì per lì pensai potesse appartenere solo all'uomo che governava la prima potenza militare del mondo, il Raikage, ecco perchè al tuo cospetto, profuga, chinai il capo chiedendo asilo. E' vero: tu fosti ugualmente la risposta ai miei bisogni, ciononostante il brivido che mi aveva percorso la schiena apparteneva ad un altro uomo, un uomo di pialla e zappa. Lo vedevo spesso e sempre più mi convincevo che nessun altro avrebbe potuto starmi accanto. Scoprì poi che la fortuna aveva baciato le mie labbra: Hi Sakkaku - quello il suo nome - nutriva verso la mia bellezza un amore più che passionale, platonico. Ma io, che di sentimenti sono parca, dovetti ricorrere al potere dei miei occhi per elevare l'emozione del suo cuore, portandolo inconsciamente* ad essere isolato dal tuo mondo. Ti chiesi di dar lui una pena che avrebbe soddisfatto la sua indipendenza, e tu di buon grado accettasti, con la speranza di trovare in me il tuo scopo di vita.
    Ci salutammo con uno scambio di sguardi, poi lui scomparve nel fragore della Pioggia*. Ugualmente sancii i convenevoli con te, con un'ulteriore promessa: quella che quest'oggi mi accingo a mantenere. Avrei seguito Hi nel suo percorso, favorendolo da lontano nella sua ascesa al potere; e al momento propizio ti avrei avvisato personalmente. Tutt'oggi lui non sa della mia vera identità, del mio vero nome, della mia stirpe. E tali devono rimanere le cose. Se solo avessi un cuore per ricambiare i suoi sentimenti, gli direi quel che gli aspetta sin da subito: il fardello dell'odio del mondo.
    Tra cinque anni, quando tutti i villaggi ninja lo attaccheranno, la sua sopravvivenza e la loro disfatta sarà il biglietto d'ingresso alla nuova storia scritta dagli oltre-uomini. Intanto però gli ho dato appuntamento in un vecchio granaio ai confini della Pioggia. Questo per risvegliare in lui il potere sopito che quel giorno mi condusse da voi: l'ho chiamato il Jikangan, l'occhio che governa il tempo. Mi sono presentata come Tristania, l'ho tramortito e gli prelevato a forza il sangue. Dopodichè ho cancellato i suoi ricordi di quella notte. Il test parla chiaro: Hi Sakkaku è il discendente dell'Eremita dei Sei Sentieri, una mescolanza di incroci che hanno generato un nuovo tipo di Rin'negan.
    Il resto lo scoprirai da te.
    Per motivi di sicurezza i Fuuinjutsu con cui ho sigillato questa lettera possono essere infranti momentaneamente solo dal tuo chakra. Appena cesserà il contatto tra le tue mani e la carta, il suo contenuto tornerà inaccessibile a chiunque se ne voglia impossessare.
    Lascia Kumo, lascia tutto e seguimi.
    Tra pochi giorni arriverà da te il mio ambasciatore, uno studente tra quelli di Hi molto particolare. Il suo nome è Faust, al quale ho impartito attraverso l'Amekage un compito molto particolare: sperimentare la chiave che annienterà su larga scala gli uomini. Si chiama "sangue nero", un composto chimico ancora in fase di sviluppo. Ci occorre un corpo umano sul quale sperimentarlo, non sarà facile. Tuttavia Faust dovrebbe essere in grado di identificare un soggetto idoneo nella Nuvola. Quando arriverà fai in modo di assecondare ogni sua richiesta.
    Non far lui alcun nome, giacchè neanche lui è a conoscenza della mia esistenza.
    Limitati a far ciò che dice, dopodichè sarai libero da ogni confine umano per adempiere alla tua realizzazione, al tuo scopo di vita. E lo farai come membro della mia armata, la Kishikumo.

    Tristania


    *Con "sogni naturali" Tristania si riferisce ad un mondo sottomesso all'unica legge che riconosce, quella giusnaturalistica, la "legge del più forte", che lei identifica nell'oltre-uomo

    *Sankarea Uchiha, la figlia di Sasuke e madre di Tristania

    * servendosi del Kotoamatsukami

    * Hi venne esiliato ad Ame per il crimine

    Finita. Rinuncio all'exp e prendo 500 di Taglia.
     
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