Corsa contro il Tempo!

Infermeria Yumi Sawada

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    Avevano appena concluso la missione quando la mano di Yumi iniziò a mandare segnali per nulla piacevoli al sistema nervoso della giovane. Improvvise fitte la scossero e per un attimo cadde in ginocchio stringendo la mano monca con l'altra... Fu il ninja medico che avevano da poco liberato a notare la scena e chiedere cosa le fosse accaduto. Dopo essere giunto a conoscenza delle dinamiche che avevano condotto a quella ferita, l'uomo si strappò rapidamente parte della maglia e la legò molto stretta circa a metà dell'avambraccio con sguardo serio.

    Non c'è tempo da perdere, rischi di perdere tutto il braccio se non... peggio...

    E nel pronunciare quell'ultima parola, la fissò dritto negli occhi con sguardo cupo

    Qui dovrebbe esserci un magazzino... Ehi tu...

    Chiamò uno dei ninja come lui appena stati liberati e chiese insistentemente di cercare il suddetto luogo per reperire una sacca nera con incise le iniziali G.W. Al momento della sua cattura la portava con se e certamente dovevano averla deposta da qualche parte... Così mentre il ninja si affrettava a correre in cerca del nuovo tesoro da recuperare, il medico si rivolse nuovamente alla ragazza.

    Bene... Ora dimmi... Quanto tempo è passato dalla ferita?

    Attese la risposta di Yumi ancora attanagliata dalle fitte, per poi riprendere

    Hai urgentemente bisogno di un intervento... La ferita sta andando in cancrena dall'interno ed il tessuto compromesso va rimosso... Potrei farlo io ma non mi è possibile procedere in questo posto, posso solo farti un'iniezione che ritarderà il processo e ti permetterà di raggiungere, Dio piacendo, una clinica dove potranno provvedere...

    Fu proprio in quel momento che il ninja, pocanzi incaricato, tornò col bottino, consentendo al dottore di provvedere all'iniezione praticata direttamente sul moncone.

    Mi dispiace non poter fare di più per te, ma ora dovrai correre...

    Probabilmente mandata un pò nel panico dalla notizia, il medico fece cenno di sbrigarsi per poi riprendere

    Spiegherò io tutto ai tuoi superiori... Ora corri Yumi! Corri!



    LuckyDice A te, infermeria un pò particolare per te :rosa: Perchè? Perchè sono cattivo :doland: Hai un bel viaggetto da fare vero il villaggio che preferisci... Ho aperto qui essendo il tuo villaggio di provenienza e poi perchè non erano state mai fatte altre infermerie qui :please: Più sarà bello il tuo post più sarò buono nella cura della ferita, ritardi eventuali potranno causare incremento di parti del corpo giunte in cancrena e quindi malus maggiori... per dubbi sono a disposizione.
    Narra tutta la parte precedentemente descritta ed il viaggio fino a giungere davanti ad una clinica :selmo: Per il resto hai carta bianca :minato:
     
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    Lo scontro verbale tra me e il giovane di Konoha era finito da poco e tutti erano indaffarati per aiutare i feriti o cercare di capire come fare per poter spostare tizio A da una parte e tizio B dall'altra, io ero stata incaricata da Irene-sama a controllare il perimetro, sicuramente per tenermi lontana dalle armi del kiriano buono a nulla, ma non m'importava, anche se non ero riuscita a salvare quelle povere e dolci lame dalle mani di quel bruto che non sapeva usarle avevo ottenuto non solo un comodo ombrello contro il sole di quel posto caldo ma anche un complimento da colei che era salita con una facilità disarmante tra le persone che consideravo 'forti', e fu proprio in quel momento di calma e tranquillità che il mio fisico iniziò a urlare.

    Cosa...

    Mi accascia tra spasmi e dolori lancinanti, il mio braccio sembrava andare a fuoco e nel punto in cui un tempo risiedeva il mio mignolo ora c'era un dolore tale da essere indescrivibile, non avevo mai provato nulla del genere ma sapevo grazie ai racconti del mio vecchio e di altri samurai che la sindrome dell'arto fantasma è solo un fastidio e non un dolore, quindi doveva essere altro, probabilmente veleno o qualcosa del genere.
    Tentai di rimettermi in piedi ma il mio corpo non mi rispondeva, tutto ciò che riuscivo a fare era tremare in preda agli spasmi e il lanciare urli acuti e pieni di dolore nella mia mente in quanto anche la mia bocca era sigillata.


    UUUUUUHMMMPPPFFFF

    Provai a lanciare un grido dal profondo della mia gola ma non uscì nulla, mi sentivo persa e non riuscivo a capire perché nessuno aveva fatto caso al tonfo dell'ombrello caduto e perché una ragazza giovane e in forze si era accasciata al suolo, avevano tutti la soglia dell'attenzione di un piatto rotto. Continuai a inveire contro il mio dolore e contro tutti gli altri ninja li presenti finché non vidi arrivare il medico correndo, iniziò a fare domande a tutti i presenti finché non unì i puntini e arrivò da se alla conclusione di ciò che mi era capitato. Necrosi.

    Dopo aver preso un lungo sorso d'acqua riuscii con voce flebile e titubante a finire di dare la versione degli avvenimenti al medico e la sua sentenza mi colpi pesante come fa un martello da guerra contro un povero contadino vestito di stracci. Ciò che mi attanagliò lo stomaco non era la paura di morire, ma bensì quella di perdere la mano o tutto il braccio,
    CITAZIONE
    "La morte arriva per tutti e non bisogna temerla, ma accoglierla come una vecchia amica"

    Questo vecchio detto risuonò nelle mie orecchie, non capii perché ma riuscii a tranquillizzarmi quel tanto che bastò per permettere al mio cervello di processare le informazioni che mi diede il medico, anche se mi risvegliò troppo presto visto che quando ricominciai a ragionare vidi il dottore tirare fuori dalla sua cassetta una siringa che spinse con una abitudine e una esperienza decennale nella mia carne martoriata dal giovane rosso. Dopo aver ricevuto le sue ultime direttive utilizzai l'ombrello che qualcuno aveva raccolto per me come stampella e non appenai capii che stavo tornando padrona delle mie carni iniziai a fare piccoli ma precisi movimenti per controllare che fosse tutto in regola, erano passati un paio di minuti dalla sua iniezioni ed ero pronta, pronta per quella lunga corsa, pronta a cercare un posto dove potermi far curare. Accumulai forze e chakra per svegliare i miei stanchi e indolenziti polpacci ed iniziai a correre.


    I boschi di Konoha ,compresi, erano tutti uguali, alberi su alberi su alberi, gli indizi per capire la giusta direzione erano pochi e insufficienti se come me eri sotto stress e con una condanna di morte o peggio di amputazione che pende sulla tua testa, mano a mano che mi facevo strada tra un bosco e un altro sentivo l'agitazione e il terrore crescere in me. Mi ero persa... Anche se ero sicura di aver ripercorso la strada dell'andata al ritroso sicuramente dovevo aver confuso una svolta a sinistra con una a destra ed ora ero li, in un punto indecifrato con le mie armi, in una situazione normale il perdermi non mi sarebbe costato nulla, al massimo mi sarei accampata per qualche giorno sopravvivendo con la fauna e la flora del posto, ma avevo le ore contate e non sapevo quante ne avevo già sprecate, iniziai a temere il peggio finché non iniziai a sentire dei mormorii tutto attorno a me.

    Squit squit...guarda ... te.. è una squit squit...

    Ci mancava solo un attacco... e sono anche bravi a celare la loro presenza maledizione!

    Mi misi in posizione di combattimento e inizia a guardarmi intorno cercando di scovare tra il verde fogliame di quel bosco anche il più piccolo accenno di imboscata, ma nulla, ero sola. Molto probabilmente ero impazzita.

    Questi squit, sempre con le loro braccia lanciabili più dure della roccia....quando capiranno che è inusquit?

    Chi è! Fatti vedere al posto di squittire!


    Nulla

    Okay si sto impazzendo....

    Rinfoderai la mia arma quando davanti a me comparve un topo, non uno di quelle pantegane enormi e puzzolenti che vivevano nelle foglie, ma un semplice e tenero topino da fieno che mi stava squadrando dalla testa ai piedi, non era spaventato ma solamente tanto incuriosito da me e io dal suo coraggio.

    Mi dispiace piccolino ma sono ancora viva. Alzai la mano con il moncherino. Anche se non so per quanto ancora...

    Lo so... puzza di sonno eterno quella ferita infatti squit squit

    Hai proprio ragiooooooo ma che CAZZO.


    Feci un salto all'indietro e brandii nuovamente l'ombrello ninja che avevo preso al mukenin e lo puntai verso il topo che da tenero era passato direttamente a follia, quel topo mi aveva parlato e non con le parole come una evocazione ninja, ma con i suoi squittii e io l'avevo compreso. Iniziai a maledire con tutto il mio cuore medico e il rosso che mi aveva ferito, uno per avermi fatto una misteriosa iniezione che mi stava facendo impazzire e l'altro per avermi causato la ferita, il tutto mentre il topino saltellava allegro sul ramo continuando a dire "Mi capisci"

    Gli avevo detto a tutti gli altri di non scappare, hai un buonissimo odore e io non mi sbaglio mai quando si tratta di odori buoni.

    Ma io ...come ...perché!

    Come perché? Non ti sei mai resa conto che il mondo intero ti parla? Non ti sei mai resa conto che sei diversa rispetto a tutti gli altri bipedi di quel muro enorme?


    Iniziai a ricordare che d piccola avevo molti amici animali che furono poi allontanati dal mio vecchio poco dopo la morte della mamma, secondo lui le mie erano semplici illusioni create dalla mia mente e che dovevo smetterla con quei giochi infantili.


    CITAZIONE
    Ascolta piccola mia, noi non siamo come tutti gli altri abitanti di Tetsu o del resto del mondo ninja, nel nostro corpo scorre un sangue molto particolare che può sia essere fonte di speranza ma anche fonte di distruzione...quindi quando sarà il momento dovrai essere tu a decidere se la tua forza la vuoi usare per proteggere o per attaccare, io ti amerò qualsiasi sia la tua scelta...ora andiamo a parlare con lo zio gufo va bene?

    Altre lacrime solcarono il mio viso, il ricordo di mia madre era per me fonte di gioia e di tristezza e in quel momento non riuscii a trattenere le mie emozioni, il mio corpo intero doveva piangere. Impiegai qualche minuto per tranquillizzarmi e nel mentre scambiai ancora qualche frase con il topino, era uno dei figli più piccoli di una colonia che abitava a due noci di distanza e nella sua famiglia c'era un detto "aiuta chi ti capisce" ed era proprio quel detto così semplice che l'aveva convinto a venire a parlarmi visto che chi comprendeva gli animali era raro e speciale.

    Ehy sigh piccolino mi puoi indicare da dove vengono gli altri umani come? Devo tornare subito al loro grande accampamento e farmi curare questa ferita che puzza di...sonno eterno?

    Si sonno eterno...quando è toccato a mio fratello maggiore ho pianto per giorni...squit squit... comunque si ti posso accompagnare! Io sono Mikato e tu?

    Yumi, Yumi Sawada


    Attraverso le indicazioni di Mikato riuscii a ritrovare la via e compresi che gli altri animali non si erano avvicinati per via della mia ferita e della paura che provavo verso gli altri umani, compresi gli usi e i costumi della sua colonia e che non erano arrabbiati con noi per il fatto che li mangiavamo o nel loro caso che li cacciavamo dalle culture, d'altronde anche loro lo facevano, ma erano spaventati dallo scarso controllo che avevamo sulle nostre azioni. passai un paio d'ore con la sua compagnia e anche se il braccio mi faceva male e bruciava mi sentii di nuovo una bambina.

    Ma questa...

    Questa è la colonia di due gambe più vicina, il loro due gambe che li cura è forse il più bravo visto che quando escono dalla sua tana sono sempre pieni di energie!


    Mikato entrò in una tasca del mio abito e disse che sarebbe stato al mio fianco per tutto il tempo finché non sarei uscita anche io piena di energie, a quanto pare si era affezionato a me e io a lui, oltre al fatto che era un topolino molto curioso e voleva vedere come vivevano li altri due gambe. Così dopo aver dato un'altra stretta al pezzo di stoffa che mi aveva legato ore prima il medico attorno al braccio ferito mi feci coraggio ed entrai nel villaggio.

    Era un posto piccolo e rurale dove la tecnologia faticava a farsi spazio tra vecchie abitudini e tradizioni, due ninja posti come guardie mi bloccarono e dopo avergli spiegato chi fossi e perché ero andata li mi portarono di fretta davanti la clinica del medico, sentivo il mio corpo sempre più pesante e uno dei due mi offrì un braccio per camminare che accettai mettendo da parte il mio orgoglio, il mio fisico era al limite e non potevo farmi problemi, non adesso.



    Essendo una quest da infermeria non metterò lo specchietto, se poi lo vuoi roy dimmelo che lo aggiungo.
     
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    L'arrivo della giovane shinobi ferita, mise subito in allerta i suoi colleghi stanziati lì al villaggio. In un primo momento sembrarono infatti spaesati ma uno di loro non esitò e prese rapidamente l'iniziativa indicando agli altri il da farsi.

    Presto... Non c'è tempo da perdere... Sembra grave... Portiamola dal doc...

    Più che un villaggio vero e proprio, quello era più un piccolo accampamento, una sorta di stazione di sosta per i viaggiatori che transitavano di là, quasi tutti mercanti o esploratori. Il ruolo degli shinobi ivi stanziati era proprio quello di fornire assistenza e gestire la legalità in quel frangente continuamente sottoposto a ricambio di persone e quindi di problemi. L'unica costante in tutto quel via vai, era il dottor Swain, unico abitante fisso di quell'angolo di foresta. Rifugiatosi lì svariati anni addietro per fuggire dal caos dei centri abitati, si può dire che quell'avamposto gli sia cresciuto intorno. Potremmo quasi dire che sia nato grazie a lui ed al prestarsi indiscriminatamente all'aiuto di chiunque ne avesse necessità.

    Che succede?!

    Esclamò sorpreso il dottore, quando i tre shinobi condussero la ragazza al suo cospetto, nella grande tenda al centro dell'accampamento, che ad una più attenta occhiata, sembrava dividerlo in due aree: una dedicata ai viandanti e commercianti, e l'altra dedicata a feriti e convalescenti, sia umani che animali...

    Questa ragazza è arrivata ferita e sfiancata... Cercava un dottore e sembra che qualcuno l'abbia indirizzata qui...

    L'occhio di Swain cadde, richiamato da un qualche strano rumore, sulla tasca della ragazza da cui una testolina pelosetta balzò fuori per un rapidissimo istante. Il medico sembrò essere stato l'unico a notare l'anomalia, quindi con leggero sorriso si voltò dirigendosi verso la stanza confinante, allestita a camera sterile.

    Bene... Portatela subito di là con le dovute precauzioni e lasciate che ci pensi io...

    Gli ordini vennero rapidamente eseguiti e, dopo i pochi attimi necessari a disinfettarsi e mettere dei articolari abiti, i tre condussero la ragazza nella sala dove la fecero sdraiare su un lettino.

    Come ti senti? Riesci a dirmi cosa ti è successo?

    Appena rimasti soli infine, il doc proseguì salutando il suo amico roditore

    E così sei stato tua portarla qui eh? Bravo, vedrai ce saprò aiutarla...

    Con invidiabile concentrazione iniziò quindi a liberare la ferita dalla fasciatura in cui era tenuta al sicuro, per poi osservarla con occhio clinico.



    A te, puoi rispondere/dialogare come vuoi e su ciò che vuoi :rosa: per info sai dove trovarmi
     
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    I ninja addetti alla sicurezza mi scortarono di gran passo alla capanna del medico ed ogni passo stava diventando sempre più una tortura, a giudicare dal dolore e dagli spasmi la medicina che mi era stata data dal medico liberato stava per finire i suoi effetti, ormai mi ero rassegnata a dover sopportare quel bruciore.

    Tranquilla due gambe...escono sempre tutti felici dalla tana di questo mesquito

    Grazie piccolo mikato...se non fosse stato per te molto probabilmente sarei morta in quella foresta...ti prometto che da oggi in poi non darò fastidio a nessun topolino.


    I due che mi scortavano non sembravano nemmeno essersi resi conto del mio piccolo amico nella mia tasca e questo mi lasciò per un istante senza parole, era come se non volevano guardarmi per evitare di correre il rischio di fissare il mio dito mancante e fu per questo che li etichettai nella mia mente come deboli, tutto in quel momento era buono per distrare la mia mente dal dolore e dalla fatica che provavo.
    Tra un affanno e un altro iniziai a studiare la pianta del luogo in cui mi trovavo, esattamente da come mi sembrava inizialmente non si trattava di un villaggio vero e proprio, ma bensì di un piccolo centro adibito a punto d'incontro e di riposo, molto probabilmente veniva usato da anni come checkpoint tra un viaggio e un altro e i pochi ninja che si trovavano li erano più mercenari che veri ninja, uomini che avevano deposto il loro nindo solo per poter fare da guardie del corpo e ottenere un posto tranquillo lontano dal vero campo da battaglia dove guadagnare in completa tranquillità.


    Non mi piace...non Ahiaa...

    Strinsi nuovamente il bendaggio artigianale del medico e notai come eccetto per il bruciore la sensibilità della mano e del braccio stavano via via sparendo, un brivido freddo mi percorse la nuca e iniziai a tremare in preda ai miei pensieri, che come una macchia nera iniziarono a invadere la mia coscienza...lasciandomi sprofondare...sempre di più...

    Che succede?!

    Sobbalzai dalla paura quando la mia coscienza tornò presente e notai con un piccolo accenno di disgusto che la mano destra stava stringendo l'ombrello che avevo ottenuto dalla missione con una presa che conoscevo fin troppo bene, la stessa presa con cui impugnavo la lama quando ero pronta ad attaccare.
    Lasciai correre quel piccolo incidente archiviandolo nella mia mente come un qualcosa nato dal dolore che stavo provando e scacciai subito l'accaduto in uno dei meandri della mia mente, non potevo e non volevo pensarci, non adesso. Il medico mi fece accomodare e dopo avergli raccontato della missione e dello scontro con il giovane mukenin gli spiegai per filo e per segno il colore e la sensazione che mi aveva dato la miscela iniettatami dal primo medico, gli spiegai dei miei spasmi e del bruciore che sentivo e che la sensibilità delle dita era quasi totalmente sparita, ma ciò che mi lasciò senza parole era non ciò che disse a me o ai ninja, e nemmeno la sua reazione ma bensì il tono con cui si rivolse al mio nuovo piccolo amico peloso.

     
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    Il dottor Swain ascoltò con attenzione le parole della ragazza durante il suo affaccendarsi con alcuni intrugli e liquidi che poi lasciò scorrere in una siringa, non parve però assolutamente distratto, anzi, ogni informazione acquisita era un tassello che andava ad incastrarsi fino a comporre il mosaico finale che rappresentava l'esatta condizione della sua nuova paziente.

    Ho capito, sei stata fortunata ad incontrare Mikato nella foresta... Ancora un pò e non ci sarebbero state altre possibilità di salvarti...

    Senza indugi avrebbe quindi piantato l'ago della siringa alcuni centimetri al di sopra del moncone, sul palmo della mano. La maestria con cui il doc agiva era invidiabile ma, seppur in un primo momento la ragazza non sentisse nulla, improvvisamente un forte bruciore iniziò ad irradiarsi dal punto dell'iniezione fino all'intero braccio.

    Ah dimenticavo di avvisarti... Farà un pò male...

    Al che prese una fialetta e, stappandola sotto il naso della paziente, le fece respirare un gas soporifero dal rapido effetto

    Scusa ma avevo bisogno di vedere la tua reazione all'iniezione per capire la gravità... Ora riposa tranquilla...

    Con la paziente ormai addormentata, il doc iniziò, bisturi alla mano, a rimuovere tutto il tessuto necrotico compromesso. L'operazione richiese svariato tempo ma per la giovane samurai fu un battito di ciglia, infatti si risvegliò quasi come se nulla fosse, trovandosi però in uno dei letti visti durante l'arrivo, con la mano fasciato fino a circa cinque centimetri oltre il polso. Recuperando lucidità si sarebbe infine potuta rendere conto che la mano si era, suo malgrado, ridotta ulteriormente in dimensioni, tutta la fascia che dal mignolo giungeva al polso non sembrava infatti più essere presente...

    Oh... Buon giorno principessa... Vedo ti sei svegliata...

     
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    Non appena il dottore chiamò per nome il mio nuovo amichetto peloso lui uscii dalla mia tasca, ogni volta che quel medico così rude d'aspetto apriva bocca per dargli fiato potevo sentire Mikato scodinzolare da dentro la mia tasca e questo mi aveva portato a credere che l'uomo portava ogni tanto del cibo nella foresta per la colonia del topolino, ma sentirlo dire il suo nome mi lasciò talmente tanto confusa che neppure mi resi conto che l'uomo con una delicatezza che rasentava l'impossibile mi prese la mano e mi fece un'iniezione poco dopo il moncherino, ma a differenza del suo tocco la sostanza che mi venne iniettata era tutt'altro che leggera, un calore che fece impallidire quello provato fino ad ora mi percorse l'intero braccio ancora saldo nella sua presa decisa, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata e i miei occhi smisero di funzionare e nelle mie orecchie risuonava solo il mio urlo di dolore, lo stesso provato quando il giovane mi carbonizzò il dito.

    Nero

    Quando li riaprii notai di avere Mikato che era passato dalla tasca al braccio libero e mi aveva morso il dorso del pugno che avevo serrato così forte da avermi causato dei piccoli tagli sul palmo della mano, il dottore non sembrava impensierito ne dalle mie azioni e nemmeno da quelle del topolino, tutto ciò che fece fu aprire una boccetta e farmi respirare una sostanza che mi lasciò la testa sgombra e libera dalla pesantezza che avevo provato fino a quel momento.
    Mi sentii leggera e senza il controllo sulle mie azioni, ma il mio sesto senso non era allarmato, ero serena e in pace, così tanto che sprofondai in un sonno pesante mentre una lacrima scorreva sul mio viso.


    CITAZIONE
    Il cielo era sgombro da tutte le nuvole e il sole giocava timidamente con i rami innevati mentre i bambini attorno a noi giocavano alla guerra con dei bokken di legno costruiti e conservati come dei tesori.

    Mamma mamma...la signora volpe mi ha detto che il suo cucciolo è cresciuto forte e che molto presto potrò giocare insieme a lui!

    Attenta a non farti vedere da papà o dagli altri del villaggio mi raccomando, non tutti sono amati dagli animali come noi piccola mia

    Siii anche se il nonnino ha detto che...mamma perché piangi? Ti fa male la pancia?

    No topolina mia...sono solo felice e triste... sei la mia bambina e ti amerò sempre

    Anche io mamma

    Ma...Madre...

    Doc Doc è sveglia!


    Mi ritrovai sdraiata su di uno dei lettini dell'ambulatorio del dottore dell'accampamento e il peso sul petto che sentivo non era una repentina crescita del mio seno ma Mikato che non faceva altro che zampettare a destra e sinistra su di me, ma ciò non mi distolse dalla medicazione professionale del dottore.

    Quindi alla fine....

    Misi a confronto le due mani e non fu difficile capire che la sinistra, la mia mano dominante era diventata più piccola rispetto la destra, molto più piccola.
    Potei sentire il mio cuore spezzarsi in mille pezzi, anche se potevo ancora combattere non sarei più stata sicura della mia presa, tutti i miei anni di allenamenti e la mia pratica nell'imparare a usare tutte le dita per stringere un'arma mi avevo portato a capire che il dito più importante è il mignolo in quanto è quello che permette alla mano di rendere salda una qualsiasi presa, ora non potevo fare altro che ricominciare dall'inizio, annullare tutto e capire la mia nuova situazione, come un bambino che impara a camminare.
     
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    Prendi pure i tuoi sporchi 65 exp con un - 15 fisso a tutte le azioni che farai con la sinistra
     
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    un 65ino anche a te
     
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