Accademia tōshirō hitsugaya

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    Tetsu
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    Inverno e paese del ferro erano due punti uniti dalla stessa retta. La patria dei samurai era sempre da collegare al clima freddo e rigido, ma in quel periodo dell’anno la cosa sembrava essere insostenibile. Era appena sorto il sole, rituali di meditazione servirono per evitare che Ujitame perdesse la calma e facesse qualche pazzia. Soffriva terribilmente il clima del suo luogo natio, così come il dover essere legato per sempre a dei rigidi dettami imposti da una regola cavalleresca forse obsoleta per il periodo in cui si trovavano.

    Il samurai era già all’interno dell’accademia del villaggio, quel giorno doveva sottoporre al test d’ingresso nell’esercito un gruppo di cinque cadetti che erano ritenuti adatti per la via del soldato, fatta di grandi onori ma ancor più gravi oneri. La mano passava ritmicamente ad aggiustare la maschera a forma di rapace che indossava. Gli conferiva un aspetto glaciale grazie ai colori freddi e la struttura simil cristallizzata che aveva. Ne era compagna inseparabile, al pari della katana che portava al suo fianco e della tunica dagli ornamenti azzurri, ennesimo tratto distintivo. Non portava l’armatura dei samurai, nonostante il suo alto grado.

    Gosankyo Ujitame era infatti un maggiore dell’esercito, uno dei più temuti e rispettati. Era rispettoso di ogni comandamento del codice dei samurai seppur non ne fosse estimatore, un ragazzo con un grandissimo senso del dovere, nonostante non perda occasione per far vedere il suo disappunto quando gli viene assegnato un compito che non vuole svolgere di buon grado.

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    I cinque cadetti arrivarono nell’aula in perfetto orario, a giudicarli a prima vista sembravano tutti idonei e fosse stato per lui li avrebbe promossi senza battere ciglio per poi tornare beatamente a riscaldarsi all’interno della sua dimora, di sicuro meno glaciale di quel palazzo.

    >Bene giovani reclute, disponetevi in maniera ordinata di fronte a me ed iniziate a presentarvi, cosa vi porta ad essere qui oggi?

    Tutti si presentarono in maniera educata, da bravi soldatini, l’ultimo della fila sarebbe stato Hitsugaya Toshiro, un ragazzo che condivideva colori del suo aspetto fisico con il maggiore. Ad ognuno di loro era stata posta una domanda e lui non avrebbe fatto eccezione.

    >Hitsugaya, quale dei codici del bushido credi sia da cambiare oggi come oggi?

    IEHJjmW



    Ecco qui la tua accademia WolfBlade92. Primo post introspettivo, fai ciò che ti viene detto.
     
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    CITAZIONE
    Narrato
    Parlato Toshiro
    Parlato nonna
    >Parlato Maggiore Gosankyo Ujitame

    Erano passati ormai alcuni anni da quando il giovane ma talentuoso e volenteroso Toshiro era entrato nell' accademia dove si addestrava per entrare a far parte del glorioso e fiero esercito di Tetsu, diventare ufficialmente un samurai.
    Quel giorno non era poi diverso da quelli precedenti, se ci si affacciava fuori si poteva notare la neve attecchita al suolo, il freddo pungente era come se filtrasse dei vetri delle finestre perchè lo si poteva percepire anche dentro le abitazioni, insomma una classica giornata a Testu... o così sembrava.
    Quel mattino in casa Hitsugaya qualcosa di spirituale e profondo stava accadendo, l' anziana di casa cercava in giro suo nipote, ma senza successo, guardò ovunque ma era come se fosse svanito ne nulla, finchè guardando fuori nel cortile non lo vide, rimase come ipnotizzata...
    Toshiro era in pieno allenamento, con la spada del suo defunto padre si allenava nei movimenti e nella sintonia con essa affrontando il difficile movimento delle gambe affondate sino alle caviglie nella neve, per non parlare del freddo che metteva alla prova la tempra della sua concentrazione e portava al massimo sforzo la resistenza del suo fisico.

    Toshiro, sei identico a tuo padre, fai i suoi stessi allenamenti ed è come se il mio povero figliolo fosse tornato qui per darmi un altro pò di gioia...

    Toshiro, udendo le parole di sua nonna si fermò, rinfoderò la katana nel fodero e poi dopo avervi fatto un inchino di ringraziamento si voltò verso la nonna e dopo aver fatto un accenno di sorriso la andò ad abbracciare.

    Scusa nonna, ma oggi non posso restare, devo sbrigarmi ad andare in accademia, oggi sceglieranno i cadetti che entreranno nell' esercito ed io DEVO essere tra quelli!

    Toshiro stava per andarsene da casa, quando la nonna lo fermò e guardolo profondamente negli occhi, gli chiese con tono serio:

    Toshiro, perchè vuoi diventare a tutti i costi un samurai?

    La donna si preoccupò non tanto per la risposta che ricevette, ma per lo sguardo e la freddezza nella voce che aveva suo nipote nel dire quelle parole:

    Voglio diventare sempre più forte, il più forte di tutti!

    Quello fu il momento per i due di salutarsi, il ragazzo aveva troppa fretta, aveva l' appuntamento più importante della sua vita che lo attendeva e non si sarebbe fatto ostacolare da niente e nessuno.
    Qualche minuto dopo, finalmente arrivò davanti l' entrata dell' accademia, poteva notare tra le facce di coloro che avevano già sostenuto l' esame che quasi tutti erano stati bocciati, lo stato negativo dei loro animi sembrava appestare l' aria di quanto era pesante, così si affrettò ad entrare, adesso toccava a lui.
    Arrivato davanti l' aula vide altri quattro suoi compagni che attendevano di poter entrare, cosa che fecero proprio con l' arrivo dell' ultimo arrivato; una volta dentro l' esaminatore si trovava davanti a loro, pronto a giudicarli, cosa che sembrava essere già in atto, dato il modo in cui si sentiva osservato Toshiro.

    >Bene giovani reclute, disponetevi in maniera ordinata di fronte a me ed iniziate a presentarvi, cosa vi porta ad essere qui oggi?

    Uno ad uno tutti i ragazzi si presentarono...

    Buongiorno signore! Mi chiamo Toshiro Hitsugaya, sono qui perchè voglio non solo proseguire le orme del mio defunto padre, morto con onore in combattimento, ma voglio diventare più forte, il più forte di tutti...

    Poi l' uomo rivolse a tutti i cadetti la medesima domanda, anche se il modo in cui Toshiro l' aveva percepita fu diverso da come era stata chiesta agli altri:

    >Hitsugaya, quale dei codici del bushido credi sia da cambiare oggi come oggi?

    Toshiro non attese neanche un secondo a rispondere, sapeva già cosa rispondere, il tono della sua voce era tranquillo, fermo, con atteggiamento determinato, era sicuro del suo punto di vista...

    I samurai devono essere intelligenti e saper analizzare le situazioni, devono essere forti per proteggere coloro che non possono farlo da soli, ma oggi come oggi, a parer mio, bisognerebbe cambiare il Rei, per 3 semplici motivi: per prima cosa questo è un mondo crudele dove non possiamo permetterci di essere troppo indulgenti col nemico che certamente non mostrerà altrettanto con noi...

    Proseguì il discorso dicendo:

    Il secondo motivo è che infierire oggi su un nemico e dimostrargli quando sia grande la disparità tra le forze può sedare futuri attacchi più avanti, infine il terzo motivo è che infierire sui compagni durante gli allenamenti possono essere una spinta, una scintilla, per far crescere in loro la voglia di aumentare la loro forza, di migliorare le proprie capacità e di essere dei samurai migliori in battaglia... beh questo è solo il mio pensiero, signore!

    Toshiro rimase fermo, in posizione diritta, in attesa di ulteriori istruzioni o commenti da parte dell' ufficiale davanti a sè.

     
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    Tetsu
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    >voglio non solo proseguire le orme del mio defunto padre, morto con onore in combattimento, ma voglio diventare più forte, il più forte di tutti...

    Se la maschera del samurai non fosse stata al suo solito posto, tutti i presenti avrebbero visto gli occhi dell’esaminatore roteare quasi scocciati dall’ennesimo ragazzino che ha come obiettivo quello di diventare il migliore di tutti. Come facile immaginare era il sogno basilare di ogni persona che si affacciasse a quella vita, giovani inconsapevoli di ciò che dovevano affrontare ma ben presto la vita gli avrebbe dimostrato che non basta sognare di voler diventare il migliore per avere la spinta necessaria. Ujitame decise di non dire nulla continuando con la seconda domanda, non aveva voglia di giudicare il sogno del ragazzo, non lo aveva fatto con gli altri, non lo avrebbe fatto nemmeno con l’ultimo e, soprattutto, magari non rispondendo il tutto sarebbe finito prima.

    >I samurai devono essere intelligenti e saper analizzare le situazioni, devono essere forti per proteggere coloro che non possono farlo da soli, ma oggi come oggi, a parer mio, bisognerebbe cambiare il Rei, per 3 semplici motivi: per prima cosa questo è un mondo crudele dove non possiamo permetterci di essere troppo indulgenti col nemico che certamente non mostrerà altrettanto con noi... Il secondo motivo è che infierire oggi su un nemico e dimostrargli quando sia grande la disparità tra le forze può sedare futuri attacchi più avanti, infine il terzo motivo è che infierire sui compagni durante gli allenamenti possono essere una spinta, una scintilla, per far crescere in loro la voglia di aumentare la loro forza, di migliorare le proprie capacità e di essere dei samurai migliori in battaglia... beh questo è solo il mio pensiero, signore!

    L’allievo Hitsugaya aveva sicuramente una sua idea, questo già era degno di nota secondo il maggiore che lo stava esaminando. Per quanto sbagliata essa potesse essere, o meglio, per quanto poco condivisibile da parte sua, era sintomo di personalità. Ujitame non era un pivellino, i suoi pensieri, la sua poca simpatia nei confronti del bushido erano dovuti ad un piccolo moto reazionario interiore, d’altronde lui aveva servito la parte mercenaria di Tetsu prima del ritorno al sistema unico. Tuttavia il suo spirito di contraddizione lo portava ad analizzare in maniera dura e ostile anche comportamenti che in parte si sposavano con la sua filosofia. Temprare lo spirito di un giovane consisteva anche in questo, metterlo davanti ai limiti dei propri punti di vista sulla vita.

    Non c’è crescita senza conflitto

    Lezione imparata nella maniera più ardua possibile, meno comoda ma sicuramente più efficace. Probabilmente ciò che stava per dire al ragazzo non sarebbe servito a nulla, un discorsetto non può impartire una lezione con la stessa forza della vita, avversaria molto più ostica e minacciosa.

    >Il mondo è crudele, vero, ma non sono molto d’accordo sull’infierire sul nemico. Essere in una situazione disperata, sentirsi senza alcuna via di scampo ti fa trovare forze che non pensavi di avere e può essere sufficiente per ribaltare le sorti di uno scontro, lasciargli una, seppur illusoria, speranza è sempre un vantaggio. Poi non vedo come potrebbe sedare attacchi futuri, nel breve termine forse hai ragione, ma sulla lunga distanza credo proprio di no. Quello che hai detto come terzo motivo, in fondo, è ciò che contrasta il secondo motivo, quella scintilla di cui parli potrebbe scattare nel tuo nemico… non ridurre il rei al puro approccio in battaglia, esso è utile nel rapportarti con gli altri, è la regola che il buon samurai dovrebbe sempre seguire, prima si prova una via diplomatica e solo se non c’è altra soluzione si sguaina la spada.

    Il momento didattico però era finito, Ujitame non aveva la minima intenzione di far partire un dibattito dalle sue parole, era lì per esaminare questi giovani ed era ciò che avrebbe fatto per tornare alla sua tranquillità. Uscì dalla porta dell’aula facendo cenno agli astanti di seguirlo. S’incamminò lungo un corridoio che portava ad una sala esterna, le decorazioni erano simili a quelle degli interni, quasi come fosse stato progettato un soffitto mai realizzato.

    >Non perdiamoci in chiacchiere, voglio vedere che sapete fare, accordatevi tra di voi, voglio duellare, in base a ciò che vedrò deciderò se promuovervi o meno.

    Indicò lo spazio che aveva di fronte, la larghezza di una cinquantina di metri era molto più che sufficiente per degli scontri tra reclute…

    IEHJjmW



    Eccoci, scegli tu ogni aspetto del tuo avversario, basta che sia un senza innata. Parti all'attacco.
     
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