Accademia Kagura

x Sasshi'

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    Colui che è e si spera sarà

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    Buio.
    Luce soffusa, dolore alla testa, sapore di sangue in bocca.
    Il risveglio di Kagura fu traumatico, non sapeva dove fosse, non sapeva come ci fosse finito, aveva solo qualche flash, dei ricordi sconnessi montati l'uno dietro l'altro in modo casuale, ricordava di essersi incamminato verso l'Accademia per andare a prendere parte al suo esame Genin, oltre a quello il vuoto. Aprì gli occhi, ma si rese conto di essere incappucciato, solo la luce fioca sopra di sé gli faceva capire che fosse effettivamente sveglio. Aveva un forte dolore alla testa, più precisamente dietro all'altezza del collo, probabilmente qualcuno l'aveva colpito alle spalle, doveva anche aver sbattuto la faccia al suolo perché tra i denti sentiva dei granelli di terra e del sangue pesto, probabilmente il suo. Provò ad alzarsi, ma si rese conto di essere legato per mani e piedi con delle manette di ferro ad un sedia, probabilmente fatta in metallo data la fredda sensazione che gli comunicava. Dopo qualche secondo di silenzio, paura e smarrimento, il giovane avvertì un rumorino meccanico che precedette l'accensione di vicino altoparlante:

    "Studente Kagura, benvenuto al tuo esame Genin..."

    La voce era bassa e gracchiante, gli ricordava quella del suo sensei, o meglio dell'uomo che aveva preso il posto del suo vecchio maestro dopo la presa di potere degli Jashinisti, con il mal di testa che aveva gli risultava difficile persino ricordarsene il nome:

    "Ti trovi dentro ad un stanza in un edificio a te sconosciuto, hai 15 minuti di tempo per uscire all'aria aperta, potrai contare solamente sulle tue forze e su quello che hai appreso nell'accademia. Non ti consiglio di rimanere in quel posto finito il tempo a disposizione..."

    L'uomo si fermò di nuovo, probabilmente per dare qualche secondo al ragazzo per razionalizzare la situazione, poi riprese spedito:

    "Il conto alla rovescia parte tra 3...2...1...VIA!"

    In quel preciso istante le manette ai polsi e alle caviglie si sbloccarono, lasciando Kagura libero di muoversi; tolto il cappuccio ed alzatosi dalla sedia, il giovane avrebbe potuto riconoscere intorno a sé una stanza bianca e vuota di quattro metri per quattro, una lampada sul soffitto ed un altoparlante attaccato al muro. La prima cosa che sarebbe saltata all'occhio di chiunque in quel contesto sarebbe stata la totale mancanza di una porta o di una finestra, c'era soltanto una piccola fessura alta trenta centimetri e larga ottanta che, osservata con attenzione, sembrava sbucare in una specie di corridoio. Sarebbe riuscito il giovane a levarsi da quell'impiccio?

    Tic Toc Tic Toc.


    Sasshi' Diamo il via alla tua accademia, avendo scelto l'innata Uchiha dovrai dimostrare di essere abile nella scrittura e ben a conoscenza dei regolamenti, altrimenti ti rimarrà un pg con i geni belli ma senza occhi rossi e neri.
    Per quel che riguarda l'inizio hai carta bianca, fammi conoscere il tuo pg al meglio sotto ogni punto di vista, poi fallo ritrovare quella stanza.
    Qualsiasi azione tu voglia fare ricordati di fare uno schema sotto spoiler dove segni cosa fai e le spese relative di Stamina e Resistenza; per qualsiasi cosa sono portata di mp :hat:
     
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    Era ancora sera. La Luna splendeva alta nel cielo e la sua luce argentata filtrava attraverso la finestra della camera di Kagura, lasciando delle tenui e tremolanti macchie scure sulle pareti di legno. Niente, però, pareva disturbare il giovane, né il cigolare insistente dei cardini della porta vicino al suo letto, né il bagliore lunare che faceva capolino tra le nuvole, ad illuminargli il volto: Kagura era ancora sveglio. Nel suo letto fremeva, agitato: il giorno seguente avrebbe dovuto affrontare l'Esame di Promozione a Genin e mai prima di allora si era sentito così nervoso; un fallimento non era contemplato ma al tempo stesso un successo era quanto di più lontano riuscisse ad immaginarsi. L'Incubo della sua bocciatura continuava a tormentarlo, alimentato dai ricordi dei suoi Allenamenti con gli altri coetanei del Clan: non vi era mai stata partita, mai sfida; ricordava unicamente la sua determinazione infrangersi contro le nocche di qualche ragazzino e il suo morale sprofondare sempre di più, fino all'esilio che si era auto imposto perché potesse diventare più forte per conto proprio. Si rigirò nel letto, insonne, realizzando che era ormai un anno esatto che non partecipava ad un Allenamento con gli altri: 365 giorni durante i quali aveva studiato e sperimentato, spinto al limite il proprio corpo e le proprie capacità, per quelle che fossero. Era migliorato, questo è certo, ma quanto davvero? Si alzò, conscio che probabilmente quella notte non avrebbe chiuso occhio. Aprì la finestra, lasciando che la fredda brezza gli riempisse le narici e i polmoni e gli svuotasse per un attimo la testa dalle preoccupazioni. Come rinvigorito, uscì in un lampo, arrampicandosi sulla grondaia sopra la finestra e issandosi sul tetto. Con la coda del Kimono che seguiva il vento, Kagura proseguì fino al comignolo, gettandosi affianco a esso, lo sguardo rivolto alla Luna che giocava a nascondino tra le nubi: sebbene non fosse mai stato in grado di spiegarne il motivo, gli aveva sempre dato un senso di pace interiore e di realizzazione spirituale perdersi nel suo pallido chiarore. Fu proprio quando anche l'ultimo quarto di Luna sparì dietro le nuvole che il ragazzo avvertì un rumore di Tabi scricchiolare sulle tegole in cotto dietro di sé.

    Problemi a dormire?

    Riconobbe la voce gentile di Kazue rotta dallo stesso nervosismo che stava tenendo sveglio anche lui. Gli scappò un sorrisetto: stranamente, lo faceva sentire meno solo. Si voltò verso il fratello, notando come la lunga chioma liscia di lui gli copriva gli occhi arrossati dalla stanchezza e annuì, quasi sconsolato, facendo cenno a Kazue di sedersi vicino a lui, al caldo dei vapori del camino.

    Ho paura di non farcela, Nii-Chan. Ho paura di non essere all'altezza degli altri, di non essere diventato forte abbastanza per stare al passo con gli Allenamenti, ho paura di diventare un peso per la mamma, per te, e ho paura che non ti raggiungerò mai. Ho troppi pensieri, troppi problemi tutti assieme: temo che da un momento all'altro potrei scoppiare.

    Affondò il viso tra le ginocchia, sperando con tutto il cuore che suo fratello non avesse sentito l'ultima parte del discorso o che lui stesso l'avesse biascicata abbastanza in fretta da fargli perdere qualche pezzo importante. Si stava vergognando un sacco per quello che aveva appena detto ma il freddo e l'agitazione lo avevano reso particolarmente loquace e diretto: fallire davanti a suo fratello, nella cui ombra aveva sempre vissuto, lo avrebbe seriamente distrutto. Per tutta risposta, Kazue abbozzò una risatina sorpresa; a braccia conserte e con la testa appoggiata al comignolo di mattoni, sembrava ora molto più tranquillo e sereno.

    Per quello che può valere, anche io ho paura di dimostrarmi non alla tua altezza, domani

    Rimasero in silenzio entrambi, per un attimo che parve eterno, poi scoppiarono in una risata fragorosa, condita da un pianto liberatorio. Era bello potersi finalmente parlare e confidare come un tempo ed il fatto che fosse accaduto il giorno prima dell'Esame riuscì ad addolcire il peso sul petto dei due giovani Aspiranti Shinobi. Restarono là sopra a scherzare e a ridere per ore, ancora, quasi a voler recuperare tutto il loro rapporto in una singola notte, finché un suono sordo proveniente qualche piano più in basso non li fece sobbalzare. Si guardarono negli occhi, pietrificati, mentre tentavano a vicenda di tapparsi la bocca per evitare qualunque emissione di fiato; solo un essere avrebbe potuto spaventare così tanto i due ragazzi, una figura che nulla aveva da invidiare all'Esame del giorno seguente, in quanto a paura: Inami, loro madre.

    Dici che ci ucciderà?

    Se ci scopre fuori dal letto, dici? Nii-Chan, considerati già morto.

    In fretta e furia, si diressero ai due lati opposti del tetto, pronti a saltar giù verso le proprie rispettive stanze. Entrambi, a modo loro, avevano ritrovato ciò che avevano perduto, su quel tetto, quella notte, e mai l'avrebbero più lasciato andare, in un modo o nell'altro.

    ***

    Kazue! Kagura! Scendete! O farete tardi!

    Finirono di prepararsi ognuno in camera propria, con una rinnovata tranquillità e forti del sostegno reciproco, oltre che quello di Inami. Kagura, cambiatosi persino le calzature con un paio nuovo, si diresse verso l'entrata, quasi pomposo, nei suoi nuovi abiti. Nonostante l'abitudine ad uscire prima di suo fratello per allenarsi altrove, quel mattino il ragazzo convenne sarebbe stato più appropriato aspettarlo e fare la strada assieme: la compagnia di suo fratello gli era mancata per tanto tempo e, oltremodo, restare da soli con i propri pensieri e le proprie ansie appena prima di un esame non avrebbe giovato al suo spirito. Salutarono un'ultima volta Inami, prima di immergersi in una Yugakure ancora addormentata. Il Villaggio si stava liberando della propria rugiada, placidamente, cullata da un Sole appena sorto ma che aveva portato con sé un dolce tepore.

    Aspetta Kagura ho dimenticato il mio porta oggetti a casa. Torno subito.

    ***

    Una goccia d'acqua erratica gli rigò la guancia, ebbe un sussulto e si scoprì in piedi, ad occhi aperti, in un luogo sconosciuto e con nessuna cognizione del modo in cui era arrivato lì. Per Kagura il primo istinto fu quello di pulirsi la guancia da quel residuo di acqua e voltarsi di scatto, tentando di domare il panico crescente concentrandosi sull'ambiente e sul riconoscere un qualsiasi punto di riferimento che gli dicesse dov'era, e che cosa era successo negli ultimi istanti in cui aveva perso coscienza. Istanti... minuti, forse.

    Hai quindici minuti di tempo , questo è il tuo esame Genin, hai quindici minuti per uscire da questa stanza!

    Una stanza di colore bianco, ne porte, ne finestre. Il suo sguardo si concentrò verso una fessura che sembrava sbucare in una specie di corridoio. Troppo facile pensare che quella potesse essere una via d'uscita. Il tempo iniziava a passare inesorabilmente, è se quella stanza fosse stata un illusione? Decise così di provare a interrompere il suo flusso di Chakra, nella speranza di svegliarsi e uscire da quelle quattro mura.


    CITAZIONE
    Azione:
    - Genjutsu Kai

    Stamina: 10/100
    Resistenza: 10/100
     
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    Il giovane Kagura, libero dalle sue costrizioni, esplorò con gli occhi la stanza cercando di racimolare più informazioni possibili, fortunatamente per lui non c'era molto da guadare, quelle quattro pareti avevano poco da dire, così come poche a prima vista erano le sue opzioni per uscire da là dentro. La prima cosa che il ragazzo percepì fu un senso di estraneità, quel luogo gli sembrava troppo particolare, troppo costruito per poter essere reale, che si trattasse di un'illusione? Kagura aveva più volte sentito parlare, durante le lezioni in Accademia, di tecniche Genjutsu, in grado secondo la teoria di alterare il flusso di chakra del bersaglio facendogli vedere, sentire e provare cose che in realtà non esistevano se non nella sua mente; quando si finiva però bersaglio di quei jutsu in prima persona, l'unico modo per uscire da quella situazione, dopo essersene innanzitutto accorti, era interrompere il proprio flusso di chakra per istante utilizzando il Kai, in modo da bloccare la tecnica ostile e poter ritornare presenti a sé stessi. Kagura aveva visto diverse volte il sensei mostrare e spiegare il funzionamento di tale abilità, ma non era mai riuscito a metterla in pratica per conto proprio, come poteva sperare di riuscirci in momento di massimo stress? Il suo tentativo infatti non provocò alcun risultato, la stanza rimase identica a se stessa, non aiutando a fugare il dubbio del giovane. Cosa fare adesso? Il tempo passava imperterrito e lui era sempre più lontano dal capire come uscire da quella stanza, quanti secondi, quanti minuti erano già passati, quanti gliene rimanevano? Con la testa persa nei suoi pensieri, l'esaminando si accorse, solo dopo diversi secondi, che il soffitto dell stanza stava lentamente e minacciosamente cominciando a scendere, quasi come se volesse dare forma e materia all'inesorabile scorrere del tempo che come un macigno gli stava per cadere addosso. Terrore, paura, panico, le stesse emozioni che aveva precedentemente provato, ma stavolta raddoppiate in intensità, stavolta sul piatto non c'era più una semplice fuga, ma piuttosto la propria sopravvivenza.

    Mi piace come scrivi, mi è piaciuta meno l'azione che hai fatto. Se avessi letto il regolamento ti saresti reso conto di come il Kai sia un'abilità/capacità non disponibile agli studenti, ma bensì sia acquistabile in un secondo momento ottenute le minime statistiche necessarie, ergo malgrado il fatto che il tuo personaggio potesse avere dei rudimenti sul funzionamento del sistema circolatorio del chakra grazie alle sue conoscenze, non avrebbe potuto eseguire tale stratagemma per liberarsi. Hai un'altra chance, vediamo come te la giochi, per qualsiasi cosa sono sempre a portata di mp.
     
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2 replies since 1/12/2019, 17:21   1340 views
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