Naruto GDR - La via del ninja

Posts written by Kuma°

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    La casa era piccola, essenziale, ritagliata tra le vie come un piccolo fazzoletto di terra dagli odori stravaganti, vivi, come quella linfa che scorreva tra la terra brulla e coltivata, ricolme di piante e fiori. Il piccolo paradiso nel villaggio non era altro che il luogo in cui Yuna poteva confinarsi in pace con sé stessa, non era di certo il luogo in cui poteva dar sfogo ad ogni fibra del suo cuore ma, in quel reprimere, lì poteva godere di qualche attimo di pace. Sorpassato un vialetto costellato da pietre si poteva accedere ad un ampio porticato, lo spazio più ampio della proprietà, dove un tavolo ed una larga sedia a dondolo ospitavano la Kunoichi per la maggior parte del tempo: chi controlla il meteo non ha di certo problematiche ad attendere un buon sole per godersi l’aria fresca, no? Per questo in quella zona nasceva una calura stabile, temperature miti portati da quella Luce Solare che si rifletteva nei dintorni come una buona ventata di ottimismo. La felicità a fior di pelle, viva, suscitata da quell’esternare un controllo sulla sua capacità innata ereditata alla morte del fratello. E Yuna era lì, seduta su di un tavolo mentre osservava un punto non precisato del cielo, i suoi occhi riflettevano e padroneggiavano quei colori come se fossero propri, le labbra lievemente malinconiche ed il colorito pallido che si estendeva ben oltre il crine, in una tempesta di capelli color neve lasciati finalmente sciolti. È tra questi che una mano si perdeva, sollevata fin oltre le spalle, lì dove i capelli erano tagliati, fermentava pensieri ed opinioni che probabilmente riflettevano le decisioni che doveva ancora prendere. Sul tavolo in fronte a lei esistevano infatti lettere su lettere, scartoffie con diciture ufficiali che la richiamavano ad un ruolo completamente nuovo, forte, di una leader che non si sentiva tale. Lo stesso ruolo di Atsushi, si, uno Special Jonin del Villaggio della Foglia.

    Un passo da te, mai stata così vicina.

    Sollevò la mano avanti a sé e la guardò intensamente, sapeva che in lei si celava qualcosa di nuovo e non solo un nome da sfoggiare con orgoglio. I suoi sforzi del resto le erano valsi qualcosa ma cosa aveva realmente ottenuto? Come aveva già metabolizzato aveva fallito ed Azibo non era più accanto a lei, lui stava combattendo la sua guerra e non c’era più spazio per sentimentalismi, per lasciarsi andare. Eppure c’aveva quasi sperato, non sapeva descrivere se le emozioni che provava per il Gufo nascevano dalla voglia di abbandonare tutto e lasciar libero sfogo ai suoi flutti di potere ma se c’era qualcosa, anche solo una scintilla, sembrava doveroso inseguirla. Ma non era questo l’argomento che voleva toccare, la sua voce aveva scandito ben altro: la vicinanza con il fratello. Hoshi viveva in lei, in quel potere che ora poteva sentire borbottare dentro come un nuovo manto e una nuova forza. C’era qualcosa che però non andava, lo sentiva nelle viscere e non poteva capire che cosa. Era come se qualcosa si fosse lentamente rotto, pian piano, come una crepa che si era fatta larga tra due metà perfettamente compatibili. Lo avvertiva nell’aria, sulla pelle, in quelle dita che lentamente si inumidirono di un qualcosa di impercettibile, come se avesse sfiorato una bolla d’acqua.

    Cosa dovrei fare Hoshi? So che devo andare avanti, so che alla fine non mollerò ma mi chiedo cosa devo fare. Questo mondo senza di te sta perdendo il suo ordine e io non riesco a vederci attraverso. C’è qualcosa che non comprendo, che non fa parte di me, ma non riesco a spiegarmi cosa.

    Esternò nuovamente i suoi pensieri, del resto era da sola e poteva tranquillamente liberarsi dei suoi problemi confessandoli al nulla. La aiutava a fare ordine, sentire quei suoni rendeva tutto reale, vivo, pronto ad essere veicolato e calcolato secondo nuovi pensieri che le turbarono la pelle. Questa volta però fu ben più fisico di ciò che si poteva pensare: dal di dentro qualcosa era cambiato e premeva per uscire. Lo sentiva nel cuore, avvertiva qualcosa spezzare l’equilibrio e farsi largo come una cascata imperturbabile. Violenta, vibrante, la scosse e la costrinse ad irrigidire la postura mentre tra le mani qualcosa inumidiva l’aria. Era nel suo chakra, era una natura che combatteva per nascere e prendere vita, mutare e scorrere. Tra il fuoco e l’aria, premeva tra l’essenza scoppiettante e il potere di ogni corrente. Un sentimento del tutto diverso, troppo diverso e quasi invadente, una consapevolezza che lentamente doveva nascere come partorita in ritardo, premeva per uscire dal suo animo e non poteva fare altro per lasciarla dormiente.

    Non è possibile.

    Scattò in piedi mentre le mani lasciarono due impronte umide sulla sedia, si precipitò all’interno e raccolse da uno dei cassetti una manciata di fogli del tutto particolari, unici, che sapeva potevano essere la giusta risposta. Eppure non ebbe il momento giusto per stringerlo tra le dita e controllarsi, in quel tremore ecco che la porta borbottò di un bussare sconosciuto e nascondendo in tasca ogni cosa si costrinse a portarsi alla fonte di quei rumori. Era lì, con un completo di felpa e pantaloni, svampita, mentre con faccia sorpresa si poneva di fronte ad un ragazzo del tutto intento a presentarsi un borbottio di parole e…fraintendimenti?

    Mamma? Ehm Bu-buongiorno, scusi il di-disturbo . . . ehm siete la signorina Yuna Hittori? Siete voi che avete combattuto contro i Cyborg? mi serve il vostro aiuto, la prego, farò qualsiasi cosa!

    In un primo impatto non sapeva bene cosa rispondere, di quelle parole non aveva altro che recepito un unico termine di impatto, qualcosa che la costrinse a spingersi in avanti, fuori, chiudendosi la porta alle spalle con un certo cipiglio aggrottato, scosso da qualcosa.

    Scusi, lei è?

    Domandò in prima istanza mentre si mosse fino al tavolo dove immediatamente chiuse qualche cartellina per celare chissà quali informazioni confidenziali.

    Sono Yuna Hittori, Chun- Special Jonin del Villaggio, si trova nella mia abitazione personale. Non so cosa le sia stata riferito ma il mio incontro con i Cyborg è dettagliato nel rapporto che ho stilato per la missione, se non è stato in grado di poterlo leggere probabilmente non ha i permessi necessari. Scusi se sembro piuttosto sfiduciata dalla sua presenza ma… è così.

    Chiaramente inasprita da ciò che stava accadendo non poteva neanche rendersi conto di come il vento lentamente si sollevò nei dintorni, al di fuori di quella tettoria, mentre antichi e nebulose nuvole minacciavano l’aria caricandola di elettricità e rombanti tuoni in lontananza. Una tempesta pronta a cavalcare il cielo.
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    Un viaggio istantaneo e fu la volta di una ventata d’aria fresca, notturna, che sconfisse ogni tipo di incertezza e riversarono al terreno quella piccola donna ormai esausta, priva d’energia, circondata dai prigionieri e dal suo Gufo. Non c’era rossore in quella guance, oh no, solo una traccia di determinazione smorzata dalla stanchezza e da qualche colpo di tosse che la riportarono alla realtà; lentamente il suo corpo stava cedendo e non aveva molto tempo prima di abbandonarsi alla stanchezza lampante e sempre più avvolgente. Doveva resistere. Doveva farlo per il suo Azibo, per gli Ishivariani e per chi non era riuscito a farcela: per quei rospi abbandonati alla morte durante il loro primo viaggio. Avrebbe pensato a qualcosa anche per loro. Ma ora era il tempo di rimettersi in piedi, affondare i pugni nella terra, combattere la stanchezza notturna ed issarsi come voce veicolante i prigionieri, immediatamente dopo uno sguardo d’intesa con il suo compagno.

    Ishivariani, siamo in salvo! Chi può muoversi dia una mano a controllare l’altro, cooperate per aiutare i feriti e portarli all’attenzione di chi si occuperà di loro.

    Lei, impotente, non poteva fare molto per agire su quei ragazzi. Non era un ninja medico e probabilmente non lo sarebbe mai diventato a causa della sua inesperienza totale; strinse i pugni e si morse le labbra nel non riuscire a trovarsi utile in quella situazione d’emergenza. Cosa aveva fatto? Il Cyborg era fuggito solo grazie all’intervento del Gufo e al crollo della Diga, i prigionieri erano in salvo grazie al suo compagno Atsushi e persino Ren era riuscito ad arrivare alla leva. Lei invece era lì, solo una voce a dettare speranza nei cuori di più, nient’altro che una Kunoichi mal riuscita. Era questo il fardello che aveva accolto per sé e per il gemello perduto? Era questo ciò che meritava il suo lascito ed il suo potere? Non era abbastanza e lo avvertiva chiaramente dal profondo, sentiva palpitare le viscere come quell’emozione che risalì a fior di pelle quasi fosse pronta ed eruttare. Probabilmente se non si fosse controllata avrebbe scatenato il più potete acquazzone mai visto, doveva celare e respirare. Doveva distrarsi e per questo sollevò il suo sguardo per rendersi conto di come la situazione si stesse sciogliendo tra chiacchiere e primi soccorsi, probabilmente doveva semplicemente allontanarsi per qualche istante cercando una zona appartata, piccola, dove si chinò al terreno e con un sospiro sfilò dalle mani uno di quei semi che aveva estratto dai fiori. Piantarlo non sarebbe stato difficile ed una manciata di petali già sfidavano la terra per apparire tra la polvere.

    Questo è per chi ci ha permesso di essere qui. Grazie.

    Vibrò quelle parole chiudendo gli occhi per tantissimi istanti, estraniata da tutto e tutti si riservò il proprio tempo per sentire dentro sé stessa le emozioni che si cementificavano una sull’altra come in attesa di venir espresse. Ma non poteva, doveva lasciar mischiare il dolore ad altro dolore, farlo collidere con l’eterna malinconia di cui era padrona e andare oltre, alzarsi e riavvicinarsi alla Vita che scorreva con la Speranza che lei era riuscita, in minima parte, a portare. Come un araldo si rese un punto fermo in quel tumulto interno e con estrema difficoltà arginò il dolore fisico che la tangeva per raggiungere Azibo. Le notizie viaggiavano veloci e non poté esimersi dai discorsi del caposquadra che comunicava il da farsi: la missione non era ancora finita e per Yuna doveva arrivare un altro colpo morale. Di certo non poteva avvertirlo a mezz’aria ma dal momento in si ritrovò finalmente sola con il Gufo poté percepire nella sua voce – dopo la sua proposta di spostarsi a Konoha insieme - una tonalità che non portava con sé delle buone notizie.

    Non posso venire ora a Konoha... lo vorrei tanto, vorrei poter dire che ho fatto abbastanza, vorrei poter lasciare tutto e farmi una nuova vita con te, lontano da tutto questo, ma non posso. Non posso ancora. Spero tanto che un giorno avrò ancora questa possibilità...

    Un nuovo colpo che non la scosse dall’esterno, il suo viso tentava di risplendere della stessa luce di sempre, i suoi occhi sorridenti dovevano immediatamente fare eco alle labbra che si inarcarono in un saporoso sorriso. Sapeva che doveva resistere, sapeva che non poteva scatenare un acquazzone in quel momento e probabilmente avrebbe dovuto attendere il suo ritorno a casa per dar sfogo al suo cuore. Doveva avere la forza di sollevare le braccia e sfiorare il viso del ragazzo, un fil di incertezza intriso nel tocco e una luce negli occhi che risplendeva di una fiamma inestinguibile.

    Capisco, Gufo. Ishvar ha bisogno di Speranza. Non è questo il tempo per noi, sono felice di averti ritrovato, finalmente. Troverò il modo per farlo ancora ed ancora, non preoccuparti. Hai sulle tue spalle il Paese da ricostruire e queste persone da guidare, te le affido. Fa in modo che i nostri sforzi sia valso, proteggile. Io proverò a fare il possibile per dare il mio contributo.

    Con quelle parole spense il futuro, raggelò ogni speranza e costrinse il proprio corpo ad accumulare ogni energia per sfoderarla in ottimismo e speranza da mostrare all’esterno. Era una Kunoichi del Paese del Fuoco e doveva mostrarsi forte, stoica, avanzando a mento alto verso ciò che si sarebbe sviluppato come il continuo della loro missione. Avrebbe accompagnato i prigionieri fino a Suna, grazie al portale, per poi dissiparsi dai presenti fino a Konoha con ogni mezzo necessario. Doveva tornare a casa, ora, riposare corpo e mente, cuore ed anima. Almeno per un po’, finalmente per un po’.
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    Un turbinio di petali neri e sangue, di fatiche e successi, di un incontro sigillato in quelle ferite che presto racchiusero in un singulto trionfale ogni insuccesso della Kunoichi. Era lì, con le braccia tese, circondata da fiori e da quella luce solare che brontolava sulla sua pelle un’allegria cocente, forte, pronta a volersi tramutare in altro ma che – ora – taceva in segno di quella concentrazione che doveva mantenersi tale. La battaglia non era finita, o meglio, era quella l’impressione che il suo corpo gracchiava mentre agitava le mani come a voler raccogliere altro chakra, prepararsi ad un impatto e flettere il suo sguardo verso il Gufo che stava captando, a sua insaputa, un messaggio vitale. Per lei non c’era ancora vittoria, no, rilegata nella sua stanchezza più fisica che mentale persino l’arrivo del Gufo non destava troppe energie in quel corpo inadatto al combattimento, tirato su dopo una vita da civile e di altri obiettivi. Eppure era lì, stoica, ansimante e con qualche rivolo di sangue che scivolava lungo le braccia, tra i capelli, perdendosi nella bontà cinerea delle sue ciocche ormai sporche di terra e speranza. Forte nelle sue convinzioni, viva, con il chakra a risalire lungo il sistema e vibrare di un’energia viva e frizzantina, di quella voracità degna di una fiamma ormai spenta ed assorbita, rubata come quel segno di cui s’era fatta araldo e oggi – come non ha fatto mai – splendente in un gorgoglio orgoglioso. Nonostante questo qualcosa non andava per il verso giusto, prendeva forma una preoccupazione latente, sempre viva, che però venne spazzata via dalla scomparsa improvvisa del Cyborg: impose una mano alla parete e di lui non s’ebbero più notizie. Il suo sguardo celeste vibrò immediatamente ad adocchiare Azibo e presto i passi tentarono di indirizzarsi a lui, cercando un contatto, qualcosa che presto si spense non appena le sue parole la trascinarono con i piedi per terra, affannata e stanca com’era qualche momento prima.

    Yuna! Non puoi capire quanto sono contento di vederti! Però non c'è tempo, ho sentito dire che una diga sta per cedere, e se c'è una diga che alimenta questo laboratorio tramite energia idrica, ho paura che stia per accadere un disastro di grosse proporzioni! Per questo il nostro nemico se n'è andato! Dobbiamo liberare i prigionieri dalle vasche.

    Diamine! Esalò. Preparati ad aiutare i prigionieri, i rospi sono con noi. Io ho il modo di liberarli!

    E corse, corse fino al punto in cui la leva sopraelevava tutto. Di certo una ninja come lei avrebbe trovato il modo di arrampicarsi senza problemi, sicuramente qualche salto e diverse prese le avrebbero concesso di arrivare alla fatidica leva tanto agognata, si poggiò lì accanto al muro mentre la sua comunicazione vibrò nel Seras con forza.

    Sono Yuna, il nostro nemico è scomparso, si è dato alla fuga! La diga sta cedendo, sono pronta a tirare la leva e ho con me i prigionieri. Con un alleato tenteremo la fuga, voi mettetevi in salvo!

    Nel frattempo che la sua voce si spargeva anche quella di Atsushi, Ren e Yuugi vibrarono in lei; le sentiva vive, pronte a decidere la sorte di quei prigionieri che da un momento all’altro si sarebbero ritrovati liberi da ogni tipo di costrizione. È infatti in concomitanza del segnale d’unione che abbassò la leva con ogni briciola di forza che aveva in corpo.

    A D E S S O



    Facendosi male alla gola sentì i corpi cadere e probabilmente la sua voce doveva essere immediatamente la loro fonte di speranza, come si era dichiarata qualche momento prima. In lei, intanto, erano risuonate più e più voci, di ogni alleato con gli ordini che doveva eseguire e per questo la luce solare andò a spegnersi mentre le vibrazioni della sua anima si sincronizzarono in un elemento già richiamato. Come una sorella lontanata il vento si aprì in un tocco per lei, vibrò nella stanza agitando le sue vesti e circondando l’etere con la sua potenza nascosta, pronta ad essere imbrigliata in più e più folate di vento.

    Uomini e donne di Ishvar, sono Yuna Hittori dell’ O.S.U.! Da questo momento siete liberi, chi di voi è in forze si diriga immediatamente verso i rospi in fondo alla stanza, provate ad aiutare i vostri compagni ancora deboli. Seguito le indicazioni di Azibo, vostro alleato, e vi porteremo in salvo. Non vi mentirò, siamo in grave pericolo e dobbiamo fuggire il più in fretta possibile, lasciatevi guidare dal mio vento!

    Urlò a gran voce, si fece sentire mentre Ren sembrava arrivare dal corridoio ed Azibo concluso le sue operazioni nella creazione dei cloni. Nonostante non ci vedesse non ci volle molto prima che le sue mani volteggiarono verso l’alto, mentre saltava dalla zona sopraelevata sentì il vento vorticare in ogni spiraglio di speranza; si mosse ad accarezzare ognuno dei presenti, con forza, raccogliendo il fumo e portandolo verso l’alto, lontano, spiraleggiandolo all’esterno nella speranza di non intaccare gli occhi dei rospi e di fuoriuscire dalle fessure aperte del buco. Lo avrebbe spazzato via ad ogni costo, con velocità impressionante, mentre lei avrebbe impresso ogni sua forza possibile in quel gesto di salvezza.

    Ren! Aiutaci a caricare i prigionieri sui rospi!

    Nonostante non fosse messo benissimo tentò di spronarlo e lei avrebbe diretto il vento verso ognuno dei presenti tentando di fare da guida, lontano da tutti e per ultima nella stanza, camminando velocemente dando indicazioni ad ognuno dei presenti così che potessero salvarsi. Aiutò qualcuno ad alzarsi, probabilmente si sarebbe fatto carico di un prigioniero svenuto se ce ne fosse stato bisogno. Lei però non sarebbe salita per prima, solo per ultima, dopo aver visto che tutti fossero al sicuro e che la missione fosse compiuta.

    Gufo, aspetta!

    E lo avrebbe raggiunto, si, finalmente, lasciando che attendesse un attimo prima di entrare nel rospo, lei ovviamente lo prese per il braccio e lo tirò a sé con forza. Quel contatto, quell’odore, si sentì presa da quella vibrazione adrenalinica e di distanza, da quel sentimento che fece per irrompere con ferocia. Le mani si strinsero attorno al suo collo, lo spinsero a lei e si lasciò andare in un profondo e sentimentale bacio mentre il vento vibrò follemente attorno a lei. Non poteva lasciarlo così, non poteva lasciarlo andare ancora una volta senza aver dato sfogo a ciò che si infiammava dentro lei. Con i prigionieri al sicuro, Azibo al suo fianco e lei pronta ad entrare nel rospo.

    Andiamo.

    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 93
    ◕Stamina: 323-15-50= 258

    • Azioni:
    - Attivazione Manipolatore del Vento
    - Tempesta di Vento per spazzare via la cortina fumogena [Non danneggiante, di supporto] + SFORZO MAX
    - Tempesta di Vento per aiutare tutti a muoversi verso i rospi [Non danneggiante, di supporto]


    Edited by Kuma° - 22/2/2021, 16:18
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    Dolore, dolore e solo dolore. Sollevata a mezz’aria il suo corpo esplose in urlo disumano, grattò la gola e ricavò dalle profondità del suo animo nuovi significati di sofferenza e morte, di quella sensazione strisciante che la sbatté a terra con un’intensità tale da stordirla per diversi istanti. Ogni suo centimetro di pelle era come infuocata, i suoi abiti reclamavano pace ed il suo respiro mozzato era sporco di vigorose lacrime che erano state ormai bruciate da quell’attacco imminente, da quella disperazione che neanche la pioggia riuscì a lenire con il suo umido battito. Si spense così quell’atmosfera, tutto tornò alla sua normalità come un soffio a trascinare via l’aria di pioggia, venne racchiusa nuovamente nel suo animo, in quei fili di chakra che chiaramente non riusciva a mantenere in quello stato più catatonico che vivo. Solo lamenti uscivano dalle sue labbra, una sequela di suoni che minacciavano la resa mentre la voce del capitano implose nelle sue cervella come capitomboli di note lontane e confuse. Era un ordine quello? Una richiesta? Lei ormai era al capolinea della sua battaglia, esporsi troppo non era neanche un errore considerando che quel dannato robot si era rivelato ben più forte di ogni sua concezione. Macchinari, suon di fili metallici e l’incombente sensazione che di lei non ne sarebbe rimasta più traccia da lì ad un momento. Era finita, il suo corpo si era arreso e le sue capacità erano esplose con lei, le sue certezze trascinate in un oblio che nemmeno la sua determinazione poteva reggere, o forse no? Se avesse dovuto mollare sarebbe semplicemente morta, spedita all’oltre mondo, no? Eppure era lì, carne e spirito in un triturato ambulante che doveva racchiudere ben due vite, un peso impressionante che doveva custodire con cura maniacale. Era così necessario lasciarsi andare ora? Spegnersi, porre un’ultima parola alla sua storia e riposare, infine, cedendo ad ogni dolore e decidendo di non provarne mai più.

    Capo, non mollerò.

    Un farfuglio sporco di polvere e sangue, imbrattata dalle sue stesse ferite la ragazza cominciò a rimettersi in piedi con tutti i suoi capelli arruffati, il cuore che scandiva un ritmo lento ed un respiro spezzato ed ormai pronto ad essere un ultimo spiro. Non c’era scelta, per lei non c’è né mai stata. Doveva combattere ancora, combattere e combattere. Vincere, sconfiggere, avanzare, combattere. Aveva con sé il fardello del suo gemello, una memoria che si era ormai impressa in lei come un fiume di pura malinconia, di un fraseggio di volontà che avrebbe dovuto inasprirsi nel suo cuore come un unico comando. Rispondere, combattere.

    Sono Yuna Hittori e io non ho intenzione di -

    Sputò la sentenza proprio nel momento in cui un rospo alle sue spalle fece esplodere quella dannata saracinesca, la via di fuga. Immediatamente venne colta da un sobbalzo che fu più mentale che fisico, ormai ridotta all’osso delle sue capacità motorie si voltò semplicemente verso quell’essere e non le bastò più di un istante per sentire il dolore ed il rimorso della perdita. Non ci volle nemmeno neanche troppo tempo prima di capire che lì, ad attenderla, c’era un’esemplare della stessa categoria del suo compagno deceduto, doveva essere un messaggero di Atshushi. Le lacrime erano già all’angolo degli occhi prima che la sua voce si smosse.

    I-io, mi dispiace per il tuo amico.
    Non ho potuto fare nulla per fermare quello che è successo ma –



    - ma ho lottato e lotterò ancora per lui, non temere. Puoi occuparti di Pioneer tu?


    La sua mano avrebbe indicato quel robottino diabolico mentre lei, voltandosi, avrebbe dovuto sgranare gli occhi in una sorgente d’emozioni che intravide nell’oscurità del corridoio. Non poteva di certo distinguerlo per un’altra persona, non poteva non sentire il suo cuore esplodere in un poderoso raggio di sole. Lo sentiva vibrare a pelle come una nuova esplosione, si, ma di vita, di quel vigore che si volle rarefare sotto forma di una nuova speranza e di calore, colore e tepore. Le sensazioni erano troppo per essere rette ed era pronta a spezzarsi per la gioia, un comportamento che avrebbe dovuto strozzare non appena il suo Gufo si trasformò in altro, cosa diavolo era diventato? Che tattica era?

    Non starò a guardare, ho promesso di non mollare. Sono la Speranza di Ishvar.

    E le mani si elevarono come a voler richiamare qualcosa dal terreno, i palmi racchiusero in un potente impulso quella dose di vita e le ci volle un solo istante per sentirla palpitare al terreno. Lì sotto le sue gambe stanche si cominciò a muovere qualcosa, una lenta serpe di vita che tentò di spezzare qualche legame delle piastrelle per cercare di emergere e fiorire. Dalla roccia nacque la speranza, da questa nacque la forza di piegarsi e tastare il terreno affinché fosse riuscita a far splendere dieci tristissime calendule nere; i fiori della sofferenza e della tristezza. La sua anima era lì intrisa e le sue mani cercarono di usare uno di quei fiori per piantare qualcosa al terreno, poche cellule che immediatamente si sarebbero sviluppate attorno a lei in uno splendido giardino di venti fiori del tutto simili. Uno dopo l’altro sarebbero spuntati dalle fessure come perfetti araldi della sua forza.

    Adesso basta, non mi farò più mettere al tappeto: ci sono tante cose che non capisci, ragazzo. Ed il valore di una Vita è qualcosa di delicato per ognuno di noi, solo chi può davvero comprendere a fondo questo sentimento può permettersi quella forza di strapparlo al momento opportuno.

    E in una sequela di sigilli la sua abile capacità di manovrare i fiori sarebbe fluita a venti fiori che si sarebbero sollevati in altrettante lame nere, petali che la circondarono con letalissimi suoni ad alterare la loro posizione. Non aveva idea di cosa il Gufo stesse sperimentando ma se doveva colpire o distrarre il nemico aveva bisogno di attirare la sua attenzione per la maggior parte del tempo possibile. Aveva bisogno anche lei di spazio di riflessione, davanti a lei risiedeva un’anima piccola, ancora acerba, eppure quella cattiveria nei suoi confronti era così violenta da farle dubitare della sua stessa etica; una lezione che aveva abbandonato qualche istante prima. Non poteva soffermarsi proprio ora su certi quesiti. È così che dal suo cuore si impartì l’ordine di spedire quei venti fiori verso la faccia del ragazzino, lì doveva colpire, lì doveva vincere.

    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 231-138= 93
    ◕Stamina: 256+70+50-50-3 = 323

    • Buff Maestria:
    - Qualsiasi fiore avrà un costo dimezzato per l’utilizzo della singola unità
    - Ogni tecnica od azione che utilizzi i fiori avrà un bonus di +15 sulla riuscita ed un bonus di Potenza Magica/3 sul danno
    - Possibilità di piantare semi – presi direttamente dai fiori in possesso - che faranno crescere istantaneamente un numero massimo di 20 fiori (spreca un’azione – considerata come supporto)

    • Azioni:
    - Attivazione Manipolatore della Luce Solare: 10 Fiori Sbocciati
    - Maestria III° Livello: Crescita di 20 Fiori
    - Arte dei Fiori: Tecnica degli Shuriken di Fiori al viso del Bambino [20 Fiori + Sforzo Extra MAX]

    E che il rospo trituri Pioneer come vuole lui (?) Chi lo conosce quel rospo ahah

    Post schifoso, me ne vergogno. Scusate :rosa: Si, ho lasciato questo PS perché vale anche qui.
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    Fatica, tanta fatica per nulla. O meglio, per quel che sembrava un risultato letteralmente lasciato a metà, incompleto, come la sua essenza di Kunoichi che non era altro che qualcosa di rubato a qualcun altro. Ciò che rimaneva lì in sospeso non era che un fantoccio, un araldo del sogno rubato che si reggeva in piedi, ansimante, con il suo chakra ormai disperso a mezz’aria e ormai sparso via in quel vento che lentamente si placò come corretto da una mano materna in carezze sempre più forti e pressanti. Con quel suo cuore la stanza venne a tacere perdendo il suo brio che poco prima placava le sofferenze, le stesse che per ragioni improvvise dovettero essere il centro della sua essenza e di ciò che rappresentava. Doveva immergersi in quel dolore, doveva fare in modo che gli completasse l’animo e si estendesse perfino oltre, lontano, slegandosi al principio metafisico del suo corpo e conquistare l’atmosfera in una tetra e rocambolesca pioggia, ancora una volta. Come un lamento il chakra si dipanò dal suo corpo vibrando in aria come pura emozione tattile, viva, pronta ad inumidirsi e cadere giù come una pioggia fitta, forte, trainata da quell’emozione che viveva costantemente in lei: del resto gli era bastato semplicemente aizzare il suo dolore più grande per sentire i tuoni farsi spazio nel cuore e piovere ovunque. Chissà se quella visione del ragazzino furente poteva essere un deterrente per quella tristezza, eppure non doveva far altro che seguire gli istinti che le consigliavano di mettersi in guardia, di avvertire quel disprezzo e rabbia come un ultimo canto della sua volontà. Era in pericolo di vita e doveva agire al più presto.

    Ragazzino in armatura, muove i robot non ho idea come e crede che siano i suoi amici – la sua famiglia. Usa delle strane..protezioni provenienti dalle sue armature, forti ma sorpassabili. Queste sono tutte le informazioni che sono riuscita a raccogliere, passo e chiudo.

    Le ultime comunicazioni al suo Seras si sarebbero riprodotte fino ai suoi alleati mentre il peso psicologico di affrontare un bambino era chiaramente lì, come una bestia sopita che non attende altro di essere sguinzagliata via per perdere il controllo. Ma era davvero necessario? Lasciarsi andare in mezzo a quel disastro significava mettere a repentaglio fin troppe vite, era corretto mettere da parte ogni Etica per salvaguardare un bene più grande? Non era anche questa etica? Troppi interrogativi le si spezzavano in mano, come quel potere che le sembrava venir sempre meno dalla sua essenza, perdersi nell’acqua che le bagnava il viso ed i capelli, che logorava la tristezza e la spargeva ovunque, anche sul ragazzino che avrebbe sfiorato con la sua pioggia. Ma non c’era molto altro su cui discutere, ogni dado era stato tratto e adesso l’armatura minacciava la sua vita in una nuova forma, una nuova tecnologia che imprigionava le sue speranze in un altro passo avanti a lei, sempre più lontana, nullificando i suoi sforzi e rendendola inerme contro un nuovo attacco. Fortuna che la fiamma della sua Determinazione aborriva anche la pioggia, nemmeno un po’ sporca da quella diatriba mentale s’accese come un fuoco iracondo lasciando che il chakra si sprigionasse ovunque come un’onda irruenta. Le mani si poggiarono davanti alle labbra come una preghiera, un muto insulto a quell’aria compressa nei polmoni e pronti a mischiarsi con una quantità smodata di chakra di vento, l’essenza più caotica ed eccentrica su cui poteva fare leva. Doveva contare su quella ramificazione di sé stessa, doveva imprimere ancor di più delle sue capacità su quell’esplosione che ben presto avrebbe spazzato via l’aria avanti a sé. Un vortice, un cono di pura essenza distruttiva si sarebbe generato dalle sue fauci, una potenza inqualificabile che si sarebbe voluta scontrare con quel raggio della morte, fermarlo, rallentarlo, tentare di smorzare la sua potenza distruttiva per darle il tempo di agire, per lasciar smuovere l’acqua secondo un comando preciso. Oh si, le sarebbe servito semplicemente sfibrare la sua mente oltre ogni limite, ancora una volta, cercando di comandare ogni singola e maledetta goccia d’acqua in una muraglia avanti a sé, proprio a bruciapelo, abnorme nelle sue dimensioni tentando di coprirla il giusto ed essere quanto più spessa possibile. Tra lei e quel raggio doveva esserci quanta più distanza e protezione possibile, doveva salvarsi, vivere, guadagnare tempo e salvare Ishvar.


    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 231
    ◕Stamina: 451-15-60-70-50 = 256

    • Azioni:
    - Attivazione Manipolatore della Pioggia
    - Tecnica della Polvere Esplosiva per rallentare/scontrarsi con il raggio della morte(?)
    - Creazione blocco Abnorme d'acqua, quanto più spesso possibile (?)

    Post schifoso, me ne vergogno. Scusate :rosa:
  6. .
    Il fiatone non le bastò, neppure il suo Vento riusciva ad aiutarla in quel riprendersi dalla sua contromossa; in uno scomparto del suo corpo sentiva il chakra in subbuglio. Borbottava come disturbato, come se qualcosa non andasse in quel corpicino che in un istante aveva creato una devastazione tale da polverizzare la bestia. Il fiatone era lì, ancora, lo sentiva montare in gola e solo dopo diversi istanti si rese conto che quella sensazione proveniva da qualcosa di diverso, di estraneo: lo poteva avvertire come un corpo pesante, una struttura che non doveva trovarsi neanche lontanamente in quel punto. Così la punta delle dita saggiò il buco e in un gesto secco tentò di estrarre il proiettile dal giubbotto, di certo poteva risultare una perdita di tempo inutile ma nulla le avrebbe assicurato che poteva trattarsi di qualche marchingegno meccanico totalmente distruttivo. Lei non conosceva neanche lontanamente quella tecnologia e per un naturale distacco cominciava a temerla, ad avere paura di quel costrutto innaturale, di ciò che è la diretta espressione dell’artificio umano.

    C’è mancato poco.

    CITAZIONE
    Ren, Yuna. Non fatevi fregare da questi pezzi di latta. Non esponetevi troppo e cercare di restare vivi. Io e Yuugi stiamo per terminare lo scontro, ma dovremo aspettare che voi tiriate la leva per spingere il bottone. Non esitate a chiedere rinforzi!

    La voce irruppe nel suo Seras e d’istinto portò una mano al dispositivo, era come se volesse accogliere quella voce nella sua testa, farla entrare come un unico ordine ed unico desiderio. Era lì, non poteva farla spegnere. La sua Fiamma della Determinazione ardeva come un unico impeto di follia, come un sostengo per quel corpo che non voleva mollare, per le sue note che si issarono a rispondere al Capo Squadra

    Sono ancora tutta intera, sono contro più nemici e ho dei prigionieri in pericolo. Cercherò di fare il possibile ma se dovesse avanzarvi del tempo sarei ben lieta di tenerlo occupato il più possibile.

    Nuovamente fece cadere il collegamento nel silenzio, proprio in quell’istante desiderava quanta più concentrazione possibile, tant’è che perfino le voci del Cyborg le passarono sopra come pioggia d’inverno. Ostaggi, Uccisioni, Sacrifici. Uno dopo l’altro questi principi acquistavano il loro significato dentro di lei, li accoglieva come priorità e responsabilità, sentiva come la sua gracile forza doveva plasmarsi e farsi prorompente in una nuova forma: in una più ricercata e controllata. Con lentezza avvertì l’impeto delle sue emozioni venire meno, con un perfetto controllo poté percepire lo scandire di ogni corrente ventosa sotto le dita, ad ogni movimento dell’animo ne poteva garantire l’impetuosità e la loro distruttiva magnificenza. Doveva concentrarsi, doveva porre in quell’unico sospiro un peso incommensurabile, un qualcosa che doveva donarle la giusta carica e la giusta concentrazione; il giusto equilibrio. Lei era Yuna Hittori ed era l’unica barriera tra il Cyborg ed i prigionieri, era responsabile per le loro vite ed il motivo risiedeva in principi forse un po’ meno cristallini di quel che si potrebbe pensare. Era in debito con Ishvar, il Gufo non andava dimenticato e probabilmente fu quel pensiero a far scattare le mani al borsello che teneva sul fianco. Le bastò cercare il metallo spinato, un fil di rovi che facilmente avrebbe dovuto estrarre in mille volute organizzate, perfette, sinuose ma letali e che si poggiarono a terra in un suono freddo ed inumano, inadatto per lei.

    Mi spiace per la tua perdita, Cyborg. Fatti da parte e non ci sarà nessun altro sacrificio, ritrova il tuo posto nel mondo e lascia vivere queste persone!

    In quello spasmo di voce quasi schifata ecco che i quattro sigilli della tecnica andarono ad imporsi tra le sue mani, uno dopo l’altro avevano il compito di schematizzare il Chakra dentro di lei per dargli una forma ed un senso. Impetuoso e disturbato ora si sarebbe riversato lungo il filo come una lenta corrente, una scossa che smosse quello strumento come un singulto di vita, un vagito della sua volontà impressa dalla Kunoichi stessa. In un rapidissimo movimento magico ecco che i quaranta metri di filo cercarono di misurare quei venticinque metri di distanza tra i due contendenti, ovviamente quell’arnese avrebbe minacciato di rubare la mobilità del Cyborg ma in realtà sarebbe arrivato a destinazione su Pioneer cercando di aggrapparlo in una morsa furiosa in quei quindici metri rimanenti di cavo. Se ci fosse riuscita ecco che lo avrebbe strattonato con violenza a sé, con ogni sforzo viscerale dei suoi muscoli tentò di strapparlo da quel collegamento empatico con il Cyborg sperando di trascinarlo fino a dieci metri da lei, forse anche complice il momento di distrazione del nemico ed una folata di vento che aizzò a suo favore grazie al suo controllo sull'aria. Se fosse riuscita a trattenerlo fino a quel punto avrebbe teso le mani in altri sigilli, in un altro ordine che impetuoso avrebbe costretto il suo chakra a mimetizzarsi nell’aria alla ricerca di quell’oggetto; lo avrebbe acchiappato e in un istante lo avrebbe sostituito alla ragazza. La sua speranza era quella di trovarsi tra Pioneer ed il Cyborg, prendendo il posto del primo con la Tecnica della Sostituzione e trovandosi dunque, in ordine, a 15 metri dal Cyborg avanti a sé e 10 metri da Pioneer dietro di sé. Fosse riuscita nell’intento un singolo movimento delle mani avrebbe imposto alle correnti di imporsi attorno a quella piccola macchina riparatrice, un tornado alle sue spalle ne avrebbe divorato le carni metalliche cercando di romperlo, triturarlo, farlo fuori in pezzi. Solo un attimo dopo avrebbe rivestito le proprie braccia di mille articolazioni di vento, un parto del suo stesso chakra che si sarebbe smosso senza nessun sigillo, semplicemente spinto da quell’insulso desiderio di non mollare, di abbattere e vincere, di guadagnare il tempo necessario per tutti e di non perdere nessun prigioniero nel tentativo. Ne andava del suo debito con il Gufo. E così due movimenti delle braccia si susseguirono uno dopo l’altro, imponenti, cercando di far saettare due potenti onde a forme di falce, verticali, che volevano imporsi nell’aria con un falcidio suono di morte. Veloci cercarono di dirigersi la prima verso il braccio teso verso la colonna, all’altezza della spalla, cercando di tranciarlo di netto con le proprietà taglienti dell’elemento; stesso destino per l’altra falce che avrebbe voluto distruggere la testa ed il petto a metà, provando a spaccare quel cranio in modo definitivo.


    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 297-66= 231
    ◕Stamina: 532-10-5-5-25-18-18= 451

    • Azioni:
    - Tecnica della Stretta d'Acciaio (Filo Spinato) su Pioneer per strattonarlo via + Folata di vento per aiutarlo a spostarlo
    - Tecnica della Sostituzione su Pioneer
    - Manipolazione del vento: Ciclone di Vento su Pioneer (2 metri x 10 metri)
    - Palmo dell’Onda della Bestia sul braccio teso del Cyborg[Verticale]
    - Palmo dell’Onda della Bestia sulla testa e petto del Cyborg[Verticale]

    Se ci sono problemi con le distanze, a disposizione :rosa:
  7. .
    Scombussolata e gettata a terra, il freddo pungente del pavimento le penetrò la guancia e la costrinse a rimanere lì sul posto a riprendersi da ciò che il suo corpo urlava. Un dolore interno che le aveva sconquassato l’anima, costretta al terreno in quel riversare in diversi mugolii ogni imprecisione del viaggio, ogni stilettata che lentamente si separò dal suo corpo per rimetterla in piedi. Si riprese con il giusto tempismo, mentre il mondo continuava a girare attorno a lei riuscì ad imprimere la giusta forza lungo le braccia ed issarsi dai palmi a terra fino a guadagnare una posizione ben più consona della precedente.

    Cosa diamine è successo –

    La sua voce stordita attraversò il borbottio del Seras ed immediatamente i suoi sensi andarono a posarsi sui suoi compagni; uno di questi era chiaramente assente e le bastò una minima nozione sulla Moltiplicazione del Corpo per percepire dentro di sé un senso di abbandono e sconfitta. Di certo non poteva neanche contare su quel cadavere a cui s’avvicino repentinamente, in fretta passò le mani sulla schiena del rospo riverso e con un dolore inimmaginabile sentì la vita scorrere via, sofferta nell’avversità, in un sacrificio che il suo corpo reclamava e che lentamente la costrinse a sentire gli occhi umidi.

    Mi dispiace, mi dispiace tanto.

    La sua voce pigolante probabilmente si sarebbe sciolta in un turbinio di emozioni, in un susseguirsi di battiti che la costrinsero a prendersi il proprio tempo per far vibrare la propria malinconia nei dintorni, in quell’atmosfera che lentamente si sarebbe inasprita di una borbottante pioggia leggera, viva. Così la prima parte del suo animo si distaccò dal corpo, la sentì scivolare lungo le dita come una fonte di pura energia, di essenza mistica pronta ad intrecciarsi all’etere e conformarlo al suo stato d’animo. Come una fotografia del suo spirito che si prosciugò in molteplici tocchi d’acqua al terreno, in un miscuglio di gocce e umidità leggera che le bagnava le guance. Il primo sacrificio era tra le sue mani, ne avvertiva la nera pesantezza insopportabile, uno strappo alla vita che non la fece reagire fino a che un dettaglio la costrinse ad alzare lo sguardo dal suo compagno caduto. Molteplici di bolle che risalivano i liquidi, il borbottio del vetro che veniva sfiorato dalla pioggia e l’inspiegabile pesantezza dell’ambiente che presto fece alzare il sipario su uno spettacolo più che raccapricciante. Decine di capsule la circondavano ai lati della stanza, ovunque. Contenevano una vita ferma, immobile, impossibile da percepire come in movimento: muta. Era lì, a portata di mano, esseri dagli stessi lineamenti del Gufo, di Ishvar. Lentamente il suo corpo si separò dalla ranocchia cercando di avanzare un solo mezzo passo verso una delle tante celle, un desiderio che la spinse a scacciare via la pioggia, a farla diventare pozzanghere al suolo: la realtà prese il posto della tristezza e non c’era momento migliore per rinsavire. Dalle ombre sbucò un passo pesante e metallico, un essere chiaramente impossibile da identificare e che portava con sé compagnia e burattini, non un buon segno per la ragazza che si ritrovò ad indietreggiare appena e a sentire la voce di uno sconosciuto albeggiare da qualche altoparlante fuori dalle sue competenze.

    CITAZIONE
    Finalmente...oh non fate quelle facce sorprese. Credevate di avere il vantaggio della velocità...ma un reticolato di chakra invisibile misto ad energia avvolge l’intera struttura come uno scudo e lavora sinergicamente con l’IA. I vostri aggeggi dell’OSU, quelli che avete lì sul volto, non possono rilevarlo...Pensavate che quella saracinesca proteggesse solamente dagli attacchi fisici? È una difesa costruita anche contro i jutsu spaziotemporali e vi è andata bene che non fosse a piena potenza sennò sareste rimbalzati...Credo che ci stiate sottovalutando.
    Il vostro rospo ha combattuto e ha dato tutto se stesso per riuscire a sfondare questa difesa, infatti guardatelo. Guardate com’è derelitto, quel poveretto si è quasi sacrificato ed ora non può neanche tornarsene alla sua casuccia. E, sfortunatamente per voi, ci ha impiegato tempo per entrare. Abbastanza per permetterci di arrivare in soccorso del laboratorio...ed è inutile spiegarvi quindi perché sia stata una pessima idea per voi venire qui, ve lo dimostreremo direttamente.

    Qualche momento dopo le parole del capitano implosero nel Seras. Scuse ed ordini che si sovrapposero ad un pensiero piuttosto immediato, il suo dito puntò al congegno sostenuto dall’orecchio e la sua voce si sarebbe dovuta spargere verso ogni compagno.

    Proverò a temporeggiare, sono con dei prigionieri e non posso combattere al meglio, potrei ferirli. Qui con me c’è un individuo con diverse macchine automatizzate, non ne capisco le capacità ma farò il possibile per tenerli occupati il più a lungo possibile. Cercherò di passarvi ogni informazione sul suo conto per tenervi aggiornati, passo e chiudo.

    Nella speranza che quelle non fossero le ultime parole proposte al suo team face discendere sul suo corpo un’intensa ondata di concentrazione, la sentì ripercuotersi come un tremito dal di dentro, da un covo dove regnava una vita che aveva accolto alla separazione. Il suo Gemello viveva in lei, lo sentiva crescere a dismisura con il suo potere, con quel dono che la perdita le aveva fatto, per ciò che la morte le aveva donato. Determinazione, una sicurezza tale che i suoi occhi s’infiammarono di una nota dannatamente forte e stoica, impossibile da smuovere. Era lì e doveva adempiere al suo compito, lo sentiva come un ordine del suo stesso cuore, di quella luce che rimaneva come ultimo ricordo della sua controparte strappata alla Vita. Non poteva non accoglierla, non poteva non farsi avvolgere da un potere che doveva immediatamente fluire come un unico e inarrestabile fiume delle sue emozioni; era lì, bastava solo aprirgli la strada.

    Io sono Yuna Hittori, agente dell’O.S.U. e dovrà abbattermi fino all’ultimo respiro per liberarsi di me, le renderò il compito quanto più duro possibile, glielo posso giurare.

    E mentre la macchina rinata richiedeva il suo sangue ecco che il suo pensiero si fissò su quel particolare marchingegno appena chiamato Pioneer, probabilmente il suo obiettivo a causa del ruolo appena concluso. Se riusciva a dar vita a quelle macchine mefistofeliche doveva sicuramente intervenire al più presto per mettere fuori gioco quel supporto chiaramene essenziale per il cyborg. Un pensiero dannatamente veloce considerando l’impeto della bestia che sembrava voler prendere il suo corpo e farlo a mille pezzi, dopo averlo triturato per bene con i proiettili si intende! Eppure il suo cuore rispose a dovere, un sonoro fischiò si issò sulle sue labbra e le bastò far circolare il suo potere nelle vene per sentir sospingere attorno a lei un vecchio amico sempre puntuale. Con velocità da ogni angolo della stanza i venti si svegliarono da un sonno eterno, ciò che l’atmosfera comandava in un perentorio silenzio ed immobilità ora si sarebbe smosso per sottostare al comando della ragazza. I capelli si mossero immediatamente, un fil di vento liberò l’elastico che reggeva la coda e all’improvviso un caschetto di ciocche di neve si sparsero attorno al suo viso, circondandolo in fumose forme dovute dalle correnti ascensionali attorno a lei. Fu come se stesse per spiccare il volo. Lei, a comando di quell’evento innaturale, sentì le mani smuoversi per tentare di ordinare le folate a raggrupparsi attorno ai proiettili, cercando di spingerli verso il basso per deviarli dalla loro traiettoria. Non avrebbe mai e poi mai deciso di sospingerli lateralmente per un eventuale pericolo alle capsule di crio-congelamento che ospitavano gli Ishivariani. Con due colpi delle mani ecco che dovettero smuoversi due particolari fumi del cielo; con forza le particelle del vento si raggrupparono per tentare di sparare al terreno quei proiettili e farli conficcare lì. Ovviamente il suo sguardo del gelo si posò poi su quella bestia e in un attimo le mani si chiusero tra loro cercando di imporre il sigillo unico della tecnica più impervia che conosceva, la distruzione personificata. Quella singola imposizione delle mani la costrinse ad impastare una quantità immonda di Chakra, lo sentiva pulsare dentro sé come una macchina che imperversava come una furia scatenata, impossibile da imbrigliare. Fluiva, circondava il suo petto e costringeva le mani ad avvicinarsi alla bocca mentre ispirava con forza. Aria e Chakra si mischiarono in una miscela esplosiva, tragica, fermentando nel suo stesso animo come un un’unica entità che premette per esplodere e vincere, distruggere.

    *S W O O O O S H*



    Il suo corpo venne tirato all’indietro mentre un tumultuoso cono di polvere e vento esplose dalle sue labbra, un gargantuesco vortice che avrebbe minacciato la distruzione della tigre in arrivo e si sarebbe ovviamente diretto a tutto ciò che si trovava nel suo cammino: Cyborg e Pioneer. Se fosse riuscita nel suo intento li avrebbe quanto meno danneggiati anche se la sorte poteva decidere per loro una profonda distruzione all’interno dei loro circuiti e meccanismi, quel vento infatti li avrebbe investiti nella loro notevole potenza nella speranza di infiltrarsi in loro e distruggerli in mille pezzi.

    Spero che questo possa fermarli, almeno per un poco. Devo farcela.


    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 350-53 = 297
    ◕Stamina: 600-15-35- = 550

    • Azioni:
    - Attivazione Manipolazione del Vento
    - Folata di vento per deviare la prima raffica
    - Folata di vento per deviare la seconda raffica
    - Tecnica della Polvere Esplosiva per respingere la tigre e colpire i due cyborg dietro


    Edited by Kuma° - 12/1/2021, 13:27
  8. .

    Lentamente la missione prese piede, e così anche i discorsi che uno dopo l’altro si frammentavano come voci lontane; sommerse da quel borbottio di emozioni che teneva dentro come uno scrigno segreto, al sicuro. Sapeva che al minimo spiffero del suo animo qualcosa sarebbe cambiato, una presenza nell’atmosfera di quella zona poteva renderli facilmente individuabili quindi il suo cuore si mise sotto chiave, in pesanti catene che sfioravano il freddo della neve e la costringevano a non rimanere al passo con quei discorsi. Non perché non volesse ma perché probabilmente il tempo per elaborare le risposte non era abbastanza, non era necessario per ponderare la sete delle sue emozioni, l’inflessione di quell’istinto che ribolliva in lei come un sangue scomodo, tenuto a freno dalla sua capacità di controllo ormai oltre ogni limite del conoscibile. Fu per questo che intervenne in ritardo, quasi al limite del loro tempo, prendendo la voce in prestito dall’animo e facendola sua in ghirigori di note gentili e curate, permeate comunque dall’inflessione di chi non vuole far trapelare nemmeno una stizza di insicurezza in ciò che esprime.

    Io sono d’accordo con il nostro Capitano, anche io ho fatto un discorso simile quando, in una situazione più semplice, ho dovuto vestire i panni di un Leader. Ciò che unisce i team sono anni di esperienza sul campo, incontri e sessioni di allenamento comuni: noi siamo fondamentalmente quattro sconosciuti dalle capacità più disparate e che non conoscono altri dettagli se non i nostri nomi. La Sfiducia non è una debolezza, è un ottimo fertilizzante per un terreno incolto. È grazie a questa che dobbiamo farci forza uno all’altro, si, ma dobbiamo tenerci salde alle nostre capacità: io vi affido la mia vita, come voi potreste fare con me, ma sono le nostre aspettative a misurare i rischi che vogliamo affrontare. Dobbiamo misurare il nostro raziocinio secondo questo senso della misura, è dalla sfiducia che può nascere la capacità di collaborare, credo che il nostro Capitano volesse dirci questo. Quindi rinnovo il mio mettermi in gioco al limite di ogni mia capacità ma faccio nuovamente presente come le mia capacità non eccellono e non mi sorprenderei se...

    Chiudendo le labbra il suo cuore si fece di ghiaccio, lo sentì esprimersi in un ultimo sbuffo costringendola a scuotere la testa e ad andare oltre, a sentire il sussurro vermiglio della missione prendere contropiede il loro arrivo. Ben presto le mani scorsero a reggere il Seras al posto giusto, un paio di movimenti di dita sul pannello lo settarono sulla stessa frequenza di comunicazione con i compagni e si preparò a sentire le loro voci metalliche nella sua testa. Un po’ sembrava odiare quell’oggetto, il suo schermino trasparente le permetteva di scandagliare le fonti di chakra nei paraggi e avvertì come se il suo apporto in questa missione suicida fosse diventato ancor più piccolo, inutile, rendendola ancor più pedina sacrificabile di quel che già era. Eppure con quel nuovo sentimento nel cuore, ormai ghiacciato da una consapevolezza drammatica, si mosse con la copia del suo Capitano affiancandola lentamente nei movimenti, seguendo le indicazioni e arrivando finalmente di fronte a quelle entrate sbarrate.

    Per caso sa dirmi cosa sono questi cosiddetti Cyborg? Mi vergogno ad ammetterlo ma sono poco informata sui fatti, non sono una cima alla Politica che smuove i Paesi, mi dispiace.

    Comunicò ovviamente con quella copia mentre i suoi occhi indugiarono su un ostacolo probabilmente insormontabile per lei; se avesse potuto avrebbe dato un nuovo incentivo alle dita che già sfioravano il ventaglio gigante che reggeva alla schiena ma probabilmente squarciare parte dell’edificio non rientrava nel concept di missione segreta. Ogni stilla del suo chakra probabilmente era inutile in quel frangente, lo sentiva acquietarsi in quella consapevolezza che tornava a farsi forza, a reprimere ogni capacità e sentirla vibrare come una luce sempre più spenta, a riposo, non una situazione perfetta per prepararsi alla battaglia.

    Se lei può occuparsi di questo ostacolo a me va bene, una volta dentro non so come le mie capacità possano essere utili. Devo confessarle che posso avere un certo controllo sull’Atmosfera e ciò che viene chiamato come “Meteo” ma non ho mai avuto modo di testare le mie abilità all’interno. In ogni caso sarò quanto più utile possibile per arrivare alla leva e concludere il mio compito. Mi chiedo però come potrebbero fare i prigionieri a concludere la fuga una volta liberi, crede che delle persone tenute qui per chissà quale motivo possano combattere con le stesse minacce che stiamo evitando noi? Desidererei essere lasciata indietro per aiutare con i fuggitivi se possibile, ho un debito con Ishvar che deve essere riscattato.

    E così, facendosi finalmente silente, si preparerebbe ad essere sottoposta alla tecnica per infiltrarsi all’interno dell’edificio.

    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 350
    ◕Stamina: 600
  9. .

    Ogni parola scivolò via come la neve, lenta svolazzava in giro prima di attecchire al suolo e scomparire in quel vasto inferno candido. Troppi dettagli da poter narrare, troppe frasi che si gettarono tra il mandante e i compagni, una dopo l’altra, veloci, costringendo la donna a sospirare in silenzio e spingendo il suo sguardo in un punto preciso del suolo. Le bastò un attimo per riconoscere la conformazione del terreno, neanche le impronte erano rimaste – così com’era ovvio – ma poteva quasi avvertire nell’aria un profumo diverso, una nota acidula che la costringe ad inghiottire l’aria con forza, quasi colta dalla disperazione. Se non fosse stata attenta sarebbe scoppiato un temporale da un momento all’altro. Dovette ricorrere ad ogni particellare del suo essere, di quel controllo che anelò in un sospiro e sentì forte dentro di sé come una fiamma di gelo, azzurra, in virulenti aliti di inverno che la costrinsero ad immergersi nella sua malinconia e ciondolare lì, in silenzio, riprendendosi dalla tristezza. Emozione nata dall’aver intercettato il punto esatto dove Gufo, il suo Azibo, aveva accettato insieme a lei l’incarico che l’ha visto strappato via da un’ignobile traditore. Il punto di partenza e di fine, chi mai le avrebbe suggerito che stava andando a recuperare proprio quel suo amico di una terra lontana e dall’odore di piume?

    Non era un’informazione concessale dal destino, le sembrò semplicemente una missione dannatamente rischiosa, mortale, che la costrinse a stringersi nelle spalle a soppesare un dubbio difficile, umano, a portata di mano da chiunque. Mettere a repentaglio la propria vita non era un passo così facile per una come lei, probabilmente per nessuno, rappresentava un rischio non solo per il suo cuore ma anche per l’incavo che ospitava gli ultimi desideri del suo gemello; poteva davvero portare verso la morte l’ultimo fardello e ricordo della sua metà? Un nuovo quesito, questo è certo, un dilemma che la costrinse a mordersi il labbro, a rimanere in silenzio mentre la bolla attorno a lei attutiva il rumore del mondo facendolo apparire distante, privo di significato. Fu in quell’istante che qualcosa in lei parlò, una forza che spinse sulle labbra parole che presto si accavallarono tra loro senza controllo, vigorose, dense di una sicurezza che per un attimo non sembrò quasi sua.

    Mettere la mia vita a repentaglio in questa missione non sarà semplice ma posso prometterle che farò tutto ciò che è in mio potere per liberare quelle terre e quelle persone, potete contare su di me.

    Quasi si sorprese davanti alla sua stessa missione, presto le mani si portarono al grembo, accarezzandolo con cura come se volesse calmarsi da sola, prendere parte in un rito quasi unico, tutto suo, degno di chi si immerge nel proprio animo per conoscere gli anfratti del suo Io. È lì che avvertì il suo inconscio ribollire della forza tramandata da suo fratello, di quella fulgore che le ha spaccato le labbra e che le ha permesso un nuovo passo, forse l’ultimo, nella sua vita da Kunoichi. Le bastò ringraziare nel silenzio il suo Hoshi per riemergere nel mondo e vedersi già in partenza per la nuova terra, con tanto di nuovo gadget offerto dallo sconosciuto che, insieme al resto, sembrò decisamente affrettato nel presentarsi. Un comportamento ovvio, è certo, ma decisamente lontano dalle sue corde emotive ed empatiche; il segreto di una persona si conosceva – secondo lei – da ciò che non dice e che il suo cuore promette, certo. Eppure la praticità di quelle parole dovevano essere innegabili, quasi una costrizione che si trovò a dover percorrere mentre il sentiero sotto i suoi piedi si formava sicuro sotto le indicazioni di Ren.

    Mi chiamo Yuna Hittori, Chunin del Paese del Fuoco.

    Le prime parole furono quelle, il resto del viaggio fu immersa nel silenzio lasciandosi il tempo di attraversare la neve fino al punto indicato dalle coordinate fornite. Dopo i dovuto accorgimenti e spostamenti la meta sembrava dannatamente vicina e solo un dubbio era ancora lì a tormentarla; di nascosto si sorprendeva ad osservare i suoi compagni di missione e sentiva in loro una distanza che sembrava troppo difficile da colmare, un salto nel vuoto, un monito della fiducia che non era mai dovuta, ma conquistata. Fu per questo che solo dopo parecchio tempo il suo discorso ebbe motivo per essere continuato.

    Sono un’utilizzatrice di Ninjutsu, non sono un’esperta e non sono abile nel combattimento ravvicinato. Potrei considerarmi un supporto in battaglia ma non sono nemmeno un Ninja Medico per potervi aiutare in caso di bisogno, contatemi come una pedina che può essere posta dove possibile, forse per questo il ruolo di agire da sola potrebbe non essere la scelta migliore per me.
    Io e.. il signor Yuugi potremmo arrivare fino al pulsante che ci hanno indicato. Immagino che se dovesse andare per il verso giusto l’incarico sulle leve noi potremmo trovarci soverchiati dalle forze nemiche che potrebbero capire il nostro piano, quindi due individui potrebbero essere un valido ostacolo per guadagnare il giusto tempo.


    E così tacque, senza voler dare troppo peso alle sue decisioni e probabilmente piegandosi a quello che sarebbe stato il pensiero unico del gruppo. La sua proposta infatti era stata gettata con una tonalità malinconica della sua voce, delicata, accessoriata però da una certa connotazione determinata che non dimostrava insicurezza, anzi. Poi continuò a prepararsi, prima dell’impatto con la missione.


    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 350
    ◕Stamina: 600
  10. .

    Far passare la fibbia del cinturone attorno alla vita, assestare la bretella sopra la spalla destra. Legare il borsello al cinturone, sentire il respiro farsi lento allo sfiorare i fiori all’interno di quell’involucro. Fissare i due cinturini alle cosce, uno per lato, avvertire il peso delle armi penetrare il cuoio e farsi parte del suo stesso corpo. Chiudere la zip del giubbotto imbottito, infilare i guanti sagomati fino ai gomiti, far scendere la maglia bianca al polso, assestare la ricetrasmittente dalla lente trasparente all’orecchio destro. Lentamente ogni cosa prendeva il suo posto, come un puzzle o un pensiero profondo, si localizzava nel suo corpo come un confronto con la realtà, un lento risveglio da un sogno che le stringe la gola e non le permette di respirare. Respirare. Quel momento lo ha avvertito per bene, solo all’istante in cui il ventaglio gigante le si fissa alla schiena può sentire le labbra schiudersi in un sospiro, in quel dipanarsi d’aria che l’ha riportata in vita da un’apnea lenta e pesante, quasi fatta di sogni ed incubi. L’ultimo pezzo del puzzle era davanti a lei, le basta un momento per far scivolare gli stivali lungo i piedi, li avverte stringersi poco sopra la caviglia e all’ultimo bottone, all’ultimo scalino, qualcosa la ferma e la costrinse ad avvicinarsi a quella fredda finestra che dà sulla sconfinata Tetsu. Il suo respiro rinnovata appannò il vetro, a pochi millimetri da lei si arraffa la neve in fiocchi e cumuli; per lei l’Allegria rarefatta non aveva senso di esistere ora, non ne poteva avvertire il maestoso potere che si collegava al suo sangue, a quel controllo che ora poteva esercitare perfino su quell’essenza birichina, viva e pura. Non c’aveva riflettuto molto, le sue capacità si erano dannatamente affilate dall’ultima missione, da quel momento in cui dalle sue dita era scaturita la morte. Man mano che perdeva ciò che la rendeva una civile il suo potere da Kunoichi cresceva con lei, si delineava con certezza in forma sempre più precise nelle sue capacità, in pensieri sempre più determinati e che sconfinavano interrottamente in una nuova ondata di fermezza per la sua missione, per il suo sogno tranciato dal lutto, per la vita rubata che le scorreva dentro e che ora teneva ferma, a bada, forse per evitare un sole contronatura in quelle terre ormai conosciute per il loro gelo. Di certo non si considerava un’assassina e non sentiva nessun’insulso richiamo all’oscurità, da quando la sua vita s’era votata alla carriera militare sapeva che questo momento sarebbe arrivato; faceva parte del contratto, di una clausola nascosta tra le righe e che le era cozzata in viso tra capo e collo. Funzionava così, certo, eppure quel peso andava rispettato, posto con cura nel cuore e tenuto come monito e come sentiero per un cammino nuovo, per qualcosa che poteva scaturire da ciò che aveva negato. Dalla Morte, la Vita. È così che andava avanti, senza tristezza nel cuore e con un velo di malinconia che appannava il vetro freddo gelato dalla neve.

    Uscì dalla casa senza concludere la sua preparazione, di certo quel sandalo non avrebbe protestato e lei avrebbe guadagnato un vago senso di leggerezza nel camminare tra le strade di una città che l’ha vista nascere e mai crescere. S’era precipitata nel Paese della Neve non appena ricevuta la missione dai superiori dell’ O.S.U. e aveva affittato una becera stanza da una vecchietta come le tante, aveva passato gli ultimi giorni a girovagare tra i cumuli di neve assaporando il freddo ricordo dei racconti dei suoi genitori ed informandosi su ciò in cui s’era fatta ingaggiare. I dettagli erano pochi, quasi nulli, costringendola ad abbandonare ogni tipo di preparativo e presentandosi all’appuntamento con tanto di copri fonte legato alla testa, a tenere la coda alta dei capelli color neve racchiusi per mera praticità. Lentamente il suo percorso mentale veniva occupato dai passi e dai luoghi che si era decisa di incontrare, uno alla volta superò i suoi obiettivi e le porte del villaggio erano l’unica cosa che la separavamo dal continuo della sua vita.


    Una missione del genere, dove mi sono cacciata?

    E il vento trasportò a sé i dubbi, li avvolse attorno al cuore e si incamminò con lei fino al punto precisato dalle indicazioni dei superiori.




    Yuna Hittori

    ◕Resistenza: 350
    ◕Stamina: 600
  11. .
    CITAZIONE
    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Haruki
    Parlato Kyoshi
    Parlato Eanor


    La voce del suniano arriva diretta come un pugnale che infiamma l’animo e allo stesso tempo dona un profondo senso di sicurezza in quel volto di donna che è pronto a riversarsi immediatamente al piano superiore. La porta a brandelli strappata via dalla sua irruenza cigola ancora un’istante mentre i suoi stivali saggiano le assi del pavimento che scricchiolano forse un po’ troppo. Per un momento sembra che i rumori s’infittiscano sotto i suoi piedi e per un attimo il dubbio la costringe a guardarsi i piedi; la fonte di quei suoni è invece sopra la sua testa e s’infrange con la caduta dei due ragazzi al suolo proprio davanti a lei. Colta alla sprovvista da quel marasma generale il suo corpo agisce in un leggero balzo all’indietro tendendo immediatamente il braccio destro per coprire Eanor da eventuali detriti o attacchi in arrivo. I respiri bloccati in gola sembrano sbloccarsi in un singulto di preoccupazione non appena qualche sguardo ben assestato riconosce nella polvere e nei lapilli qualcosa che gli appartiene di diritto: la vita di quei ragazzini. Sono i suoi protetti e ancora una volta si ritrova con una situazione al di sopra di ogni critica, inabissata verso qualcosa che non avrebbe mai dovuto permettere. La mano alzata per tenere fermo Eanor si stringe in un pugno, rimbomba in quella pioggia che sembra leggere ogni singola stilla di ciò che accade all’esterno e non sembra neanche degnarsi del cadavere che sprofonda nel pavimento dopo il siparietto dello sconosciuto.

    Ragazzi, state bene?

    Si avvicina lestamente cercando di dosare qualche buona mano per rimetterli in piedi mentre la finestra sbotta nel suo vetro in frantumi. In quel preciso attimo qualcosa turbina nell’aria, una sensazione che si dipana e costringe il panico a rigare la pelle e farla diventare punta, tremolante. Le capacità dello sconosciuto sono letteralmente un libro da leggere per lei, scorrere ogni sensazione di potenza avversa che le frantuma l’anima e mette da parte ogni sicurezza di essersela cavata con poco. Panico, paura, terrore. Sbianca in un istante mentre dovrebbe essere lei il pilastro dell’operazione, lei che è stata mandata dal suo Villaggio per tenere alla vita dei ragazzi e scoprire ogni significato nascosto del messaggio. Lei. Yuna. La ragazza dall’emozioni a cui è stato privato dal male il suo unico amico Gufo, lei che stava vedendo i suoi protetti cadere uno dopo l’altro contro nemici che non aveva l’opportunità di sbaragliare da sola. Se mai fosse esistita una definizione torrenziale di pioggia ecco che prenderebbe vita proprio al di fuori della casa, un flusso imponente d’acqua si scontrerebbe con ogni frammento di legna della casa – magari evitando il propagarsi del fuoco – mentre in lei quella scintilla lentamente si inumidiva e si spegneva, debole. Intanto il fumo prendeva piede e persino la vista cominciava ad annebbiarsi, un po’ come la sua mente, insieme a quella macchia nella foresta caduta dalla finestra e che cercava salvezza e vendetta, non esattamente in questo ordine. E Yuna lì a terra, con i suoi ragazzi feriti, con una donna da salvare, con un assassino ben oltre ogni sua capacità.

    Voi due recuperate la donna, io e Eanor prenderemo l’altro. Uscite dalla finestra e dateci supporto come potete.

    La voce si spezza nel fumo e pare quasi farsi beffe di quel marasma malinconico che le sconquassa l’animo, anzi, se ne veste come una veste infuocata e di quelle sensazioni negative ne fa forza, carburante per le sue mani che si intrecciano a mezz’aria come ad incantare l’acqua della pioggia che scorre non lontano da lei dalla porta aperta. Flussi di chakra si intreccerebbero a mezz’aria seguendo l’ordine della sua mente, trame inspessite d’umidità dovrebbero investire la stanza volgendo al tetto del primo piano così che possa accumularsi quanta più acqua possibile in quelle travi di legno. Da un momento all’altro, strato dopo strato, un gigantesco blocco d’acqua avrebbe sorretto il pavimento del secondo piano dal basso lasciando ovviamente l’apertura creatasi dalla caduta dei tre. Un segnale fin troppo preciso. La prossima mossa sarebbe stato lasciare i due suniani alle prese con le fiamme – un destino molto più sicuro dell’affrontare quell’uomo – saettando con eleganza verso l’entrata ed oltrepassandola gettandosi nella pioggia che immediatamente la investì con il suo freddo pungente. Una cascata fitta e precisa, almeno per lei, concedendole ancor più determinazione pronta a ruggire in quel momento più basso della sua carriera. Nell’oscurità lei sapeva brillare come nessuno. Forte e dirompente non degnò di uno sguardo Eanor facendogli segno di seguirla in quella corsa che l’avrebbe diretta verso lo sconosciuto dopo aver fatto il mezzo giro della casa e ritrovatasi praticamente al punto in cui la finestra è stata infrante.

    Eanor. Brucia ancora.

    L’unico ordine che la spinge a comunicare con il genin sembra rivolgersi con un fare stoico e perentorio, un vero e proprio obbligo seguito da una cintura che scatta e dal ventaglio gigante che penderebbe pesantissimo dalle sue braccia. Impugnato a due mani il grande arnese la costringerebbe a incurvare le spalle lasciando che il suo sguardo punti esattamente lì dove la sua pioggia localizza il fuggitivo e che secondo i suoi calcoli dovrebbe ancora trovarsi all’interno della sua area d’influenza delle tecniche. Le iridi del cielo tremano quando dal proprio corpo una quantità spropositata di Chakra verrebbe ad ammassarsi lungo le braccia, come un canto, un’onda che vuole irrompere dai canali straripanti che tendono verso le dita quell’agglomerato inumano di energia magica. Il ventaglio lentamente viene spostato all’indietro all’unisono di quelle sensazioni che attanagliano lo stomaco, il dolore di uno sforzo corporeo che volgerebbe il suo cuore a pompare a ritmo di mille vene che insozzano il collo e la fronte. Un accumulo preciso come una tela, veloce ed inesorabile e che all’improvviso ruoterebbe a mezz’aria insieme a quel ventaglio pronto ad essere dispiegato in avanti a seguito di un movimento del corpo e del colpo di polso che imprimerebbe ogni energia residua all’interno dell’oggetto.


    S W O O O O O O S H !




    Un boato potentissimo spazzerebbe via la pioggia facendo spazio ad una grata di pura energia dei venti, di raffiche inumane e taglienti pronte a riversarsi nel creato come un vero e proprio giudizio pronto ad essere infiammato. È quell’opportunità che vorrebbe essere offerta al genin, una possibilità di fondere i due jutsu in qualcosa di unico e sicuramente mortale, Yuna ha ben oltrepassato la linea della salvaguardia dell’esistenza. Per questo mentre la rete mortale spezzerebbe l’intero ambiente le sue mani corrono a prendere uno dei dieci fuori portati con sé, con maestria prenderebbe parte della sua vitalità e la immetterebbe nel terreno con la punta della dita destra: ecco che un giardino le fiorirebbe attorno e in un solo tocco del suo animo il chakra già borbotterebbe nell’insieme come una catena pronta a reagire ad una costrizione. Libera quell’energia farebbe sollevare ben venti fiori lasciando che in un singolo istante i sigilli necessari possano spedirli come lame verso il punto preciso in cui le sue sensazioni dovrebbero avvertirla della presenza del capo. Al loro impatto però qualcosa sarebbe cambiato, altri misteriosi sigilli richiamerebbero alla realtà un jutsu segreto, mai visto, irrorando nella Vita di quelle corolle qualcosa che costringe la natura a cambiare, ad essere non più lama ma pura e semplice detonazione. Da quel giogo di sfumature qualcosa le servirebbe come scintilla, come impatto per una spropositata onda di chakra che vibra come un ordine per quei petali. Esplodere. Se fosse andato come descritto ben venti fiori sul corpo dell’uomo sarebbero esplosi come carta bomba, non una carezza ma un atto quasi divino e giustizia. O di pura sopravvivenza.






    Yuna Hittori

    ◕ Resistenza: 350
    ◕ Stamina: 559-8-70-70-5-(3*20)-50= 296
    ◕ Fiori in campo: 10+20-20 = 10
    ◕ Azioni:
    - Effetto pioggia: Mantenimento (Supporto)
    - Effetto pioggia: Blocco Abnorme sotto al pavimento del secondo piano (Supporto)
    1) Reticolato avvolgente (Fuuton: Kakeami) + Sforzo Extra Max
    2) Piantare un fiore per otterne 20 istantanei (Giardino di Rose) (Supporto)
    3) Arte dei Fiori: Tecnica degli Shuriken di Fiori (Hana Ninpou: Hikarakuyo) [20 Fiori]
    4) Arte dei Fiori: Fioritura dei Cento Boccioli (Hana Ninpou: Hyakkasaihō) [20 Fiori]


    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno
    • Ventaglio Gigante
  12. .
    CITAZIONE
    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Haruki
    Parlato Kyoshi
    Parlato Eanor


    La pioggia è scrociante, lava via il sangue di Iazo e la preoccupazione di Yuna. È una serva meticolosa, né buona né cattiva, regalando però alla giovane una sensazione che le punge l’animo come uno spillo; è un’emozione che frantuma l’attenzione e la riporta ad osservare un punto non precisato della boscaglia. Lì, secondo i suoi calcoli, doveva trovarsi proprio Eanor ma qualcosa non pulsava nella pioggia come doveva andare. Ne poteva leggere tra le gocce una vita sempre più debole fino a spegnersi mentre un’altra, quasi più accesa, farsi avanti con un incedere lento e affaticato. È con questo contributo che il suo cuore si spezza, è frantumato a terra insieme alle parole del bandito che vogliono vederla morta dopo lo smacco datogli. È un momento distante, sospeso nel tempo, quello in cui la ragazza spinge le mani ad unirsi in più e più segni, simboli, mentre il suo Chakra rimbomba in lei come una tempesta che non vuole quietarsi, anzi, scalpita bruciando un carburante che la consuma dall’interno fino a farle tremare le dita. Eppure in quella confusione parte della sua energia dovrebbe tramutarsi in qualcosa di regolare e perfetto, lento, come filamenti che acchiapperebbero un masso a circa dieci metri alla sua sinistra cercando di sostituire la sua essenza con la propria.

    Ditemi quanti siete!

    Le basterebbe uno sbuffo di petali e si troverebbe ben distante dall’attacco mentre la voce si scomporrebbe con rabbia e nervosismo, gli occhi che non vogliono staccarsi da quel punto imprecisato del bosco cercando un chiarore nelle tenebre che la pioggia le sta offrendo. Ancora una volta inerme di fronte alla realtà le sue mani scorrerebbero al terreno cercando di afferrare cinque fiori appena nati nei paraggi, saggiandoli nei palmi mentre una strana luce esploderebbe avanti a lei, di fiamma, come una fenice che s’abbatte contro l’abisso per rinascere dalle proprie ceneri. Nel frattempo lei avrebbe animato quei petali, li sentirebbe sgusciare via dal proprio controllo cercando di tagliare l’aria come lame, letali ancelle della sua volontà che vogliono impossessarsi della carne di Iazo, tranciandola di netto, al petto – di striscio – cercando di metterlo fuori combattimento e magari non ucciderlo. Finalmente una figura farebbe la sua apparizione sul palco, lenta ma determinata come quella vita che sente in bilico, stremata, ormai spinta ad un limite che lei – in quanto capo – non avrebbe dovuto mai far raggiungere ai suoi ragazzi. I suoi passi ora esploderebbero in direzione del ragazzo, lo raggiunge in fretta senza degnarsi troppo della presenza di Iazo e trasmettendo in ogni sua sfaccettatura quella preoccupazione che la portano a fissare tutto quel sangue, quel dolore che lentamente s’insinua in lei come un’ardua verità. E inghiotte, inghiotte ogni cosa cercando di non sfiorare nemmeno per un istante quella figura, non volendo farla vacillare sulle sue forze, anzi.

    Eanor, tieni duro! H-ho sentito delle voci lì dentro, seguimi ma mi raccomando resta indietro e non fare niente di avventato. Adesso ci penso io. Qui fuori non c’è più nessuno.

    Per qualche strana ragione la paura si confonde con il coraggio e la determinazione, in quelle vene di panico si intravede un luce forte, qualcosa che rischiara la debolezza e che fondendosi a qualcosa di nuovo dà vita ad un travolgente donna stoica. Corre, corre come mai ha fatto, acchiappando una decina di fiori dal terreno per portarli con se, cercando poi di buttare giù la porta della dimora di legno e cercando disperatamente i suoi protetti

    RAGAZZI! DOVE SIETE?

    E li raggiungerebbe in fretta se potesse, per tenerli al sicuro, al sicuro per sempre.





    Yuna Hittori

    ◕ Resistenza: 350
    ◕ Stamina: 574-5-2-8 = 559
    ◕ Fiori in campo: 20-5(usati)-10(presi con sè)= 5 a terra + 10 con sè
    ◕ Azioni:
    - Effetto pioggia: Mantenimento
    - Tecnica della Sostituzione
    - Arte dei Fiori: Tecnica degli Shuriken di Fiori (Hana Ninpou: Hikarakuyo) [5 Fiori)


    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno
    • Ventaglio Gigante
  13. .
    CITAZIONE
    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Haruki
    Parlato Kyoshi
    Parlato Eanor


    L’aria rarefatta è solo uno dei presagi che lascia intendere una nota stonata nella canzone, danzante, come quella pelle che tremerebbe di una certa paura, dell’ansai che gronda da una responsabilità acerba, da un ruolo che ancora deve essere definito con forza. Yuna non è ancora pronta, non lo è mai stata in ogni cosa che ha fatto, ricucendosi addosso i suoi ruoli solo e soltanto con quel filo invisibile della sua determinazione; lì dove la vocazione non arriva – dice sempre lei – la volontà corre ai ripari. Ma è davvero questa la dimostrazione della sua filosofia? Una ragazza tremante a fronteggiare uno sconosciuto e sulle spalle diverse vite. Eppure non c’è tempo per un singolo dubbio, né per un istante che si diverte a giocare su un filo in bilico, come un circense, traballando verso la fine certa per ogni suo sottoposto e l’ennesima vergogna che borbotta in petto come una paura tetra e vertiginosa, già provata, pronta ad essere reclamata nel suo corpo e farla vinta. No, non questa volta. Le sue mani si stringono in uno spasmo inaccettabile mentre il busto le permette di notare i movimenti brutali dello sconosciuto, il vibrante scintillio argenteo della sua spada copre per un attimo quegli aghi velenosi che sfilano a mezz’aria come uno spartito pronto a mietere vittime con la sua tossica compostezza. La ragazza non può che assistere inerme mentre il suo cuore gronda d’aria, una bolla che vibrerebbe sempre più violentemente come un nucleo impazzito, un cavallo imbrigliabile, sentendo quell’energia che bestiale esploderebbe in una carica di chakra azzardata, priva di controllo. È lì, la sente farsi strada come una voragine, una sventagliata di vigore che irromperebbe dentro il suo corpo come un tifone, una tempesta borbottante di antiche storie e vendette, di rivalsa e di una luce, di una tenue luce, che lontana risplende a dar colore all’antro sconquassato del suo animo fatto di vento. È così che la sua vera natura prenderebbe piede, la natura inclinazione della sua energia si tesserebbe come rami di un antico albero narrando storie di vittorie e forza, di una volontà che si veste di protezione ed altruismo per quest’oggi. Le mani al petto ora si spingono ai lati dei fianchi, il busto inclinato in avanti e un singolo singulto pare scuoterla dall’interno come un’onda anomala. Le basta un attimo, far scattare quell’interruttore del suo cuore e…

    SWOOOOOOOOOSH!

    Dalle labbra un vortice d’aria imploderebbe con una ferocia tale da dover sbalzare via ogni cosa, ogni traccia offensiva verrebbe imprudentemente scacciata via da quel che si mostrerebbe come una potentissima ondata di vento. Le correnti sotto al suo comando, schiave, costellate da una ferocia che zampilla da un fronte all’altro di quell’attacco non troppo titanico, esagerato di certo per un nemico del genere. Eppure dietro tutto questo c’è un motivo, lì nascosto tra le spire e refoli che spingerebbero lontano, a dieci metri, lo sconosciuto armato e ogni suo tentativo di prenderla alla sprovvista. Al termine della tecnica il suo corpo si spinge appena in avanti mostrando quei rimasugli della forza per mantenersi ancorata al terreno, lì dove tra le piante spiccano due piccole strisce scosse di terra, ciò che i suoi sandali hanno scavato nell’incedere all’indietro. La mano destra intanto non rimane lì per nulla pigra, pizzica l’aria spostandosi al borsello contenente il suo filo spinato, al solo contatto con il freddo acciaio del suo fidato strumento sentirebbe la tempesta nel petto farsi sempre meno, più quieta, finché non poté finalmente avvertire il naturale incedere del suo chakra. Ora come una maestra il suo compito sarebbe quello di prenderne i fili d’energia e infonderli lentamente di una forma, dargli un senso, mitigando quella sua energia interiore a colpi di concentrazione e sigilli che vengono prontamente eseguiti a mezz’aria, avanti a lei, trascinando il filo d’acciaio con sé in ghirigori ben precisi e che seguono l’andamento dei palmi e di ogni singolo dito.

    Da lì non ti muovi!

    Esaudisce le sue prime parole mentre il braccio destro si tende in avanti con il palmo aperto, lì dove il filo si sarebbe raggrinzito come una serpe assassina, pronta a scattare a mezz’aria come una punta d’ago pronta a conficcarsi attorno le braccia del bandito. Come rovi animati stringe la pelle, la mastica, legando i suoi polsi alle sue caviglie, forzando e spingendo quel suo filo a compiere l’inverosimile per renderlo quanto più innocuo possibile per lei e per i suoi..

    Ragazzi! Dove siete?

    Così come un fulmine in ciel sereno la sua vita si spezza, ciò che il suo sguardo aveva guadagnato in speranza si conquista in perdita, sconforto, in un controllo andato via e che prorompe nell’aria come un’emozione dannatamente tangibile. È dentro di lei, come un bestia assetata di sangue, borbotta di un lingua lontana, priva di storia, recitando un cantico che immediatamente le fa scomporre il controllo in un miscela dannata di sentimenti, di una sorgente che sgorgherebbe rapida a bagnarle il cuore, come una sottile e triste pioggia. È in lei, la sente, la percepisce sotto pelle, è lì a farsi strada fino a che il petto non rimbomba di un certo frastuono che vuole imporsi al cielo, lontano, accatastando nuvole che nessuno avrebbe mai calcolato. Così il tempo si piega, il meteo è suo e come un pianto il cielo decide di abbandonare le speranza alla terra, bagnandola, dandole sostentamento e sfogo al potere di Yuna. Fortuna che lì, in quella presenza forse non troppo voluta, le sue sensazioni s’amplierebbero nella foresta, stringendosi ad ogni vita e leggendone l’essenza, controllandone la posizione e ogni altro segreto. E così, ferma nella sua pioggia cerca i suoi ragazzi, i suoi protetti, voltandosi ovunque e liberando dai capelli ormai zuppi una costante corona d’acqua che la accompagna nella sua silenziosa disperazione.




    Yuna Hittori

    ◕ Resistenza: 350
    ◕ Stamina: 600-15-15-18-5 = 547
    ◕ Fiori in campo: 20
    ◕ Azioni:
    - Tecnica della repressione (difesa aghi + sbalzare via il bandito)
    - Tecnica della stretta d'acciaio per legare polsi e caviglie insieme
    - Effetto pioggia: Attivazione + Tigre della pioggia

    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno
    • Ventaglio Gigante
  14. .
    CITAZIONE
    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Haruki
    Parlato Kyoshi
    Parlato Eanor


    Quelle parole, quelle movenze, in un solo momento la povera Yuna sembra irrigidirsi sul posto, come una scarica che le avrebbe sconquassato l'anima dal profondo. Lo sguardo verterebbe su un ipotetico punto in cui i suoi ragazzi dovrebbero trovarsi - un chiaro errore - ma i suoi passi non sembrano dare spazio ad una volontà che invece verrebbe espressa dalla sua mano destra che afferrerebbe il ventaglio. Deglutisce con forza mandando giù un miscuglio di emozioni e segnali di pericolo che probabilmente solo lei s'è fatta, del resto si trovano in territorio straniero e quell'uomo a conti fatti non sembra proprio raccontarla giusta.

    Signore io ho detto che voglio perlustrare prima di tutto il posto e successivamente la casa.

    Non sembra voler dare particolare impatto a quel suo muoversi cercando semplicemente di rimanere lì con quella rigidità che le pare prendere ogni muscolo, il suo scheletro divento di ferro non le permetterebbe di ragionare oculatamente mentre attorno a lei qualcosa dovrebbe continuare a plasmare il terreno. L'erba, ogni frutto di vita, qualsivoglia essenza vegetale dovrebbe continuare a crescere come lo sbocciare di una felicità passeggera, la stessa che un po' tutti i presenti dovrebbero provare a solleticare la pelle. Flutti di sole a pingersi come fruste in cielo, aiutati da quella sua essenza naturale che dovrebbe lentamente plasmarsi con mano decisa in altri dieci fiori da campo tutt'attorno, pronti ma lì in silenzio a percepire la ricchezza della luce su di loro.

    E basta chiamarmi in questo modo, sono una Chunin del Fuoco e dovrebbe smetterla di trattarmi come un'animale. Quindi si faccia da parte finché non avrò controllato il perimetro e successivamente anche l'interno, disposizioni dei Paesi Alleati.

    Continuerebbe a tessere la sua rete di menzogne mentre le sue intenzioni, rese chiare anche prima, tenderebbero a farle spostare lo sguardo nei dintorni fino a puntare su quella figura sconosciuta. I suoi occhi volano lungo le sue forme, scendendo per l'arma esposta che le frammenta lì l'attenzione.

    Mi scusi, perché attendeva fuori dal suo rifugio con quella? Se sta riposando dovrebbe togliersi un simil peso, non mi vorrà dire che teme un'incursione di banditi in un paese così pacifico? Eppure non mi sembra così prudente considerando che vorrebbe far entrare una sconosciuta dentro al vostro rifugio, le ho detto il mio nome ma queste vesti possono essere benissimo contraffatte.

    Che sia una situazione di stallo?



    Yuna Hittori

    ◕ Resistenza: 350
    ◕ Stamina: 600
    ◕ Fiori in campo: 20
    ◕ Azioni:
    - Luce solare: 10 fiori alle spalle dello sconosciuto

    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno
    • Ventaglio Gigante

    Per eventuali delucidazioni mi trovi per MP
  15. .
    CITAZIONE
    Parlato Yuna
    Pensieri Yuna
    Parlato Haruki
    Parlato Kyoshi
    Parlato Eanor


    Lasciati alle spalle gli ultimi alberi la giovane kunoichi avanza spedita, ormai sola accoglie il suo compito gettandosi in prima linea in quell’avvistare prima di tutto la costruzione nella foresta e solo in un secondo istante l’origine di quella voce che la fa letteralmente sussultare. I suoi passi al terreno si fanno più lenti, cauti, fino a riposare a diversi metri dallo sconosciuto ben intento a rendere l’aria putrida con poche ma salubri parole. Perché è sempre la prima cosa che notate? Un pensiero ben più che silenzioso taglia la mente e le mani della ragazza scorrono inevitabilmente a saggiare il profilo del ventaglio gigante che – nonostante tutto – le dona non pochi fastidi. Probabilmente in altre situazioni avrebbe agito molto più di petto, probabilmente non avrebbe fatto valere la ragione sul sentirsi tremendamente punta da quelle frasi dalla razionalità sottile eppure, ora, senza neanche degnare uno sguardo alle sue spalle, lì dove sarebbero i ragazzi, la responsabilità barcolla in petto come un peso, ancor più di qualsiasi equipaggiamento, risultando leggermente nervosa e pronta ad agire in ogni istante.

    Sono Yuna, Chunin del Paese del Fuoco.

    La voce trionfa nell’aria carica di ferrea determinazione, stoica fino al midollo cerca di imporsi nella scena con un linguaggio del corpo che dovrebbe ispirare – seppur fintissima – sicurezza. I piedi ben assestati al suolo mentre i capelli color neve raccolti in un trionfante codino alto si scuotono appena al levarsi del capo appena più in alto quasi a puntare verso il cielo. Per un’interminabile attimo i suoi occhi si chiudono, l’azzurro bizzarro delle sue iridi si perde in un richiamo ancestrale, unico, che sobbalza nell’aria come un caldo vento, un sussurro del meteo che è pronto a cambiare. Sopra di loro, lontano dagli occhi, un timido sole comincerebbe a far capolino tra le nubi, lento, come se fosse un evento naturale; eppure sotto quel piccolo mutamento si nasconderebbe invece il suo eterno potere. Il rifulgere della sua anima si ripercuoterebbe sulla realtà in un trionfo di luce che lenta scalderebbe i presenti con un fiotti d’allegria sopra pelle, una sensazione che pizzica il buon umore e non solo. Quei raggi di luce non sarebbero solo portatori d’emozioni – cosa che Yuna si preclude di provare – ma con sé esploderebbe la vita sotto la polvere, tra le rocce, conquistando un po’ posto che quasi naturalmente rifulgerebbe di un vigore innato. Dieci boccioli sotto terra crescerebbero alle spalle dello sconosciuto, fiori di campo, eterni, colorati di una sfumatura quasi inestinguibile dal resto della vegetazione: è nella vita che Yuna tesse i suoi inganni, come se ne sarebbe mai accorto?

    Sono qui in avanscoperta, posso chiederle perché si trova qui?

    Inevitabilmente il suo sguardo va oltre la figura, oltrepassa le spalle e fissa la dimora palesemente protetta dallo spostarsi del ragazzo. Inghiottendo un groppo di saliva le mani della ragazza sudano, si torcono accanto ai fianchi stringendo le dita a sé palesando un vero proprio dubbio su ciò che deve essere fatto. Le basta un nuovo sospiro per agire nuovamente.

    Se non le dispiace devo effettuare una perlustrazione dell’area per capire se è tutto regolare, sono stata autorizzata dal Paese del Fuoco e quelle delle Verdi Acque. In concomitanza di queste due organi politici le chiedo di farmi passare così che possa effettuare un sopralluogo anche dell’edificio alle sue spalle.






    Yuna Hittori

    ◕ Resistenza: 350
    ◕ Stamina: 600

    ◕ Azioni:
    - Luce solare: 10 fiori alle spalle dello sconosciuto

    ◕Equipaggiamento:
    • Wakizashi
    • Fiori Ninja x1
    • Carta Bomba x2
    • 40 m. Filo Spinato
    • Tracciante Luminoso
    • Palla di Luce
    • Fumogeno
    • Ventaglio Gigante
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